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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    17/02/2014    3 recensioni
(RIVISITATA)
Non è la solita storia, non è la solita battaglia.
Non sono le principesse ad essere in pericolo e nemmeno i loro principi ed i loro regni: sono i loro nemici a tremare, sono loro a trovarsi dalla parte dei fuggitivi.
La loro vita, la loro esistenza stessa è minaccia da un’entità che si definisce “il Bene” e che, in quanto tale, ha deciso di estirpare ogni male, alla radice stessa.
Un “Bene” che non ha nulla a che vedere con i “Buoni” delle fiabe, ma una creatura del tutto nuova ed implacabile.
Come reagiranno i Cattivi dinnanzi a questa nuova minaccia?
Ed i nostri paladini, da che parte si schiereranno?
A loro non resta che una sola ed umiliante scelta: chiedere, per una volta, l’aiuto di coloro che hanno sempre tentato di ferire in ogni modo.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note Autrice:
Solo una piccola premessina: il capitolo è incentrato su Riku in particolar modo ed è quindi abbastanza improtante aver giocato o -quantomeno conoscere- la storia presente nel videogioco "Kingdom Hearts" (il primo capitolo è sufficiente).
Non è ovviamente essenziale, ma se non altro chiarisce molto il rapporto (qui evidenziato solo in parte) tra il ragazzo e la Signora del Male.
In ogni caso buona lettura ;)


The darkness of light
 

Aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre più e più volte.
Sentiva un freddo quasi nauseante avvolgergli il corpo, impedendogli qualsiasi movimento: grosse catene bianchissime lo immobilizzavano ad un palo, in quella che sembrava una stanza tutt’altro che confortevole,
Anch’essa con le pareti bianche, tanto luminose da infastidire lo sguardo.
Cercò di orientarsi ma, oltre ad una porta davanti a sé, non vedeva nulla: di Derek e Sora non v’era alcuna traccia, era lì, solo.
Sospirò appena, dischiuse le labbra per consentire un movimento più fluido della lingua sino al terz’ultimo dente a destra, nel palato: bastò una piccola pressione perché la capsula contenuta all’interno si aprisse, lasciando che un’energia a lui ancora sconosciuta si diffondesse all’interno del suo corpo.
Questione di pochi attimi ed un’energia indecifrabile si scaturì involontariamente dal suo corpo, disintegrando senza troppa difficoltà quelle catene e liberandolo.
Aveva pensato a tutto, Rasputin, soprattutto alla possibilità che gli avrebbero impedito qualsiasi movimento – e quindi anche il richiamo del Keyblade.
E quell’incantesimo di distruzione del bene quanto del male, creato con l’aiuto dei defunti, era stato più che utile: i cattivi, alla fine, sapevano il fatto loro.
Si affrettò ad uscire da quella stanza tutt’altro che piacevole, l’enorme chiave scura alla mano e lo sguardo attivo, vigile: un’altra stanza, bianca anch’essa.
Due porte, ne aprì una a caso e si ritrovò nell’ennesima stanza bianca, così tornò indietro ed aprì la seconda porta ma anche questa sembrava condurlo nel medesimo luogo.
Si fermò, fece un respiro profondo: un labirinto bianco, completamente bianco e privo di qualsiasi punto di riferimento.
Cominciava a capire perché nessuno fosse riuscito a liberarsi e soprattutto perché non vi fossero guardie o altro a guardia dei prigionieri.
Prese il manico dell’arma, vi concentrò una consistente quantità di energia bluastra e fece un movimento rapido e deciso in cerchio, ruotando su se stesso: la potenza di tale colpo sembrò tagliare a metà molte pareti, distruggendo quelle innumerevoli stanze uguali ma altre se ne prospettavano ancora dinnanzi a lui.
Ansimò appena per lo sforzo, decisamente irritato da quella situazione.
«Sempre con metodi estremi, eh Riku?»
La voce di Sora alle sue spalle lo tranquillizzò, si volse verso di lui e lo vide in posizione di difesa: evidentemente aveva percepito l’arrivo di quel corpo e aveva provveduto a ripararsi.
«Pensiamo ad un modo per uscire da qui, piuttosto.» Disse mentre l’amico lo raggiungeva.
«Non possiamo di certo continuare con questo metodo, rischieremmo di ferire qualcuno.» Proferì Sora e l’altro non poté che assentire con un cenno del capo, convenendo con quel rischio.
Ma non avrebbero nemmeno potuto continuare ad aprire millemila porte!
Le iridi chiare del custode per eccellenza del Keyblade vagavno lungo le pareti bianche, anche se lontane da loro, sino a seguire la linea del soffitto ed un sorriso si stampò sul suo volto.
«Il tetto!» Esclamò prendendo più saldamente il Keyblade fra le mani.
«Se lo distruggiamo e saliamo, avremo una prospettiva dall’alto e sarà sicuramente migliore.» propose, cercando uno sguardo d’approvazione dell’amico.
«Allora qualche volta anche tu sei intelligente.» Scherzò dandogli una piccola gomitata, prima di mettersi nella medesima posizione.
Contarono fino a tre e spiccarono un salto non troppo ponderoso, quanto bastava perché le loro armi potessero distruggere parte del soffitto: bianco, ancora bianco oltre quel tetto.
Si arrampicarono sino a quello che pareva un piano “superiore” e non poterono che sbuffare nuovamente nel rendersi conto di trovarsi alla medesima situazione di prima: stanze, altre stanze bianche.
Sora roteò le iridi al cielo. «Non è troppo simpatico, questo Bene.»
Commentò incrociando le braccia sul petto. «E' intelligente, purtroppo.»
Riku cominciò ad osservare più attentamente le pareti, cercò di percepire anche una minima variazione, magari l’oscurità dei cuori dei cattivi ma nulla sembrava trasparire da esse.
Poi, d’improvviso, una piccola e quasi impercettibile energia gli attraversò il cuore, bloccandolo per un attimo, le iridi ghiaccio nel vuoto.
«Malefica.» Bisbigliò, attirando l’attenzione di Sora, appena preoccupato.
«Cosa?» Gli domandò. Aveva ben brutti ricordi di quella dark fairy, soprattutto in merito al suo migliore amico. «Io non sento nulla…» Azzardò, e per questo si sforzasse non percepiva veramente nulla se non la luce e la bontà di quel luogo.
Una bontà del tutto artificiale, naturalmente, tutt’altro che pura.
«Non puoi percepirla, infatti.» Disse contenendosi, lo sguardo ritto davanti a sé, nonostante vi fosse una parete lui sembrava vedervi qualcosa.
«Sono stato allievo della Signora del Male, ci sono segnali unici che soltanto alcuni possono percepire… allievi che è lei a scegliere.» Prese di nuovo il Keyblade fra le mani, distruggendo la parete davanti a sé con un sol colpo.
«E non mi stupisco che anche in queste condizioni sia capace di mandarli.» Aggiunse con un accenno di amaro sorriso: era stato un periodo orribile, quello trascorso nell’oscurità. Il periodo in cui il cuore era gelido, la mente offuscata e la volontà forte… ma per la parte sbagliata.
Eppure gran parte della propria forza e delle proprie conoscenze le doveva a lei, alla Signora del Male, a cole che chiunque avrebbe voluto eliminare o comunque lontano dal proprio cammino.
Per un attimo Sora temette che Riku sarebbe ricaduto in quel vortice, in quella tentazione, ma l’amico gli lanciò uno sguardo sicuro ed il ragazzo non tentennò: si fidava di lui, di lui come di nessun altro.
Con un cenno di assenso del capo lo affiancò ed insieme cominciarono a distruggere le stanze, parete dopo parete, bianco che andava a sommarsi ad altro bianco ma man mano che avanzavano quel segnale pareva più forte e Riku non l’abbandonava: per una volta l’avrebbe ascoltato volentieri, perché era la loro unica speranza.
Fendente dopo fendente, la parete che andarono a sfondare assieme fu più dura delle altre, più resistente, ma la combinazione dei due Keyblade fu sufficiente a disintegrarla.
Sora sgranò gli occhi, stupito, un poco sconvolto.
«E’ incredibile…» Nonostante avesse combattuto molti Heartless, vedere come la Signora del Male fosse stata capace di contrastare il “Bene” assoluto non poteva che stupirlo in tutta sincerità.
Malefica era come incastonata nella parete, probabilmente bianca anch’essa in origine ma ora apparentemente corrosa dalle tenebre che prendevano vita da lei, come un’irradiazione di oscurità nelle pareti laterali. Soltanto il volto e parte del collo e delle corna erano visibile, nonostante lei non sembrasse cosciente: gli occhi chiusi, il volto gelido impassibile.
«Liberiamola.» Disse semplicemente Riku, anche se il problema era alquanto complesso: non avrebbero potuto colpire la parete, il rischio di ferirla era alto e non servivano feriti inutili in più.
Il ragazzo sospirò per un attimo, il Keyblade scomparve dalla sua mano e lui tese quest’ultima verso la fata: pochi attimi e le tenebre cominciarono ad avvolgerlo.
«Riku no!» Intervenne immediatamente Sora, prendendogli un braccio.
«E’ l’unico modo. Fidati.» Gli disse con uno sguardo.
Sora tentennò: vedere il proprio amico di nuovo schiavo delle tenebre era l’ultima cosa che desiderava… eppure sembrava necessario.
Lanciò uno sguardo a quella Malefica inerme, un accenno di smorfia sul volto: ne valeva davvero la pena?
«Non tornerò da lei, ho fatto un'altra scelta.» Aveva intuito le sue perplessità, e anche ora completamente rivestito di tenebra non sembrava aver abbandonato la luce.
«Ho scelto te e Kairi.»
La mano tesa cominciò a richiamare il giusto potere, tanto che un filo di nebulosa andò a delineare completamente il profilo della donna e con un gesto deciso ritirò il braccio, portando il corpo della dark fairy oltre la parete.
Sora era pronto ad intervenire, per qualsiasi evenienza, ma non appena Malefica abbandonò la parete le sue inquietanti iridi giallastre si aprirono.
Toccò delicatamente terra, il bastone immediatamente prese forma tra le sue mani: e quel sorriso ironico e soddisfatto perennemente stampato sulle labbra rosse.
«Ottimo lavoro, mio caro.» Si limitò a dire. Riku abbandonò immediatamente le tenebre, come se per un attimo l’avere di nuovo Malefica davanti avesse potuto tentarlo.
Nessuno disse nulla, la donna stava per aprir bocca quando un rumore di passi non troppo lontano, alle loro spalle, attirò completamente la loro attenzione.
«Ehi ragazzi!» Derek faceva un segno con una mano, mentre sulle spalle teneva una Maga Magò avvinghiata a lui quasi avesse paura di toccare terra.
«E non ti agitare che poi cado!» Lo ammonì immediatamente, dandogli una pacca in testa.
Il principe si scusò, cominciando ad incamminarsi verso gli altri, seguito da Madre Gothel e da Scar che in tutta agilità superava i muri tranciati a metà, con la solita aria superiore.
«Magò, quante volte dobbiamo ripeterti che toccando terra non verrai di nuovo risucchiata da questo nauseante bianco?» Le disse scuotendo la criniera con fare sconsolato, mentre la strega si agitava ulteriormente sulle spalle di Derek, facendolo barcollare, mantenere a fatica l’equilibrio.
«Non voglio correre il rischio, sacco di pulci! Io ci tengo alla pellaccia!» inveì con la solita voce gracchiante, mentre Madre Gothel scuoteva sconsolatamente il capo.
Erano tutti e quattro in buona salute, non sembrava fosse stato fatto loro alcun male se non fosse per l’impossibilità di liberarsi.
Una volta radunatisi, Scar e la strega si inchinarono appena dinnanzi alla Signora del Male, mentre Maga Magò continuava a sgridare Derek per ogni non nulla – e lui ovviamente non replicava, più per rispetto che per timore.
«Ora possiamo andare?» Domandò Madre Gothel decisamente ansiosa di allontanarsi da quel luogo che le metteva i brividi: sì, lei che apparteneva all’oscurità non poteva che temere un biancore tanto vivo, lei come tutti gli altri.
«No, manca ancora la Regina di Arendelle!» Ricordò loro Sora, riportando l’attenzione altrove.
Cercarono per una decina di minuti, forse di più o forse di meno, il tempo era difficile da stabilire in un luogo del genere, fin quando non arrivarono dinnanzi ad un’enorme teca in vetro: al centro di essa, all’interno, era sospeso il corpo privo di sensi di Elsa.
Riku non esitò oltre, brandito il Keyblade ruppe tale sbarramento con un colpo secco ed immediatamente la teca andò in mille pezzi, disperdendosi quasi nell’aria.
La regina non tornò cosciente e per tale motivo, con uno scatto fin troppo rapido, il ragazzo dai capelli argentei la prese al volo, proprio prima che cadesse rovinosamente a terra.
Immediatamente sentì il gelo pervaderlo nelle braccia ma non l’abbandonò, la tenne a sé nonostante fosse perplesso da tale reazione.
«Riku ti stai congelando!» Si allarmò immediatamente Sora ma la Regina, contrariamente agli altri prigionieri, non sembrava riprendere conoscenza: respirava, era viva, ma non dava altri cenni di vita.
«E’ una reazione protettiva del suo potere, del tutto spontanea.» Spiegò freddamente Malefica, avvicinandosi a lui, il portamento tanto regale quanto inquietante.
«Il suo animo ed il suo cuore sono ancora troppo combattuti fra la luce e le tenebre per poter reggere un simile trattamento.» Continuò, fermandosi ad un passo da Riku: non distolse gli occhi dalla regina, lo sguardo profondo, indagatore, come se stesse studiando quella figura quasi afrodisiaca in ogni dettaglio.
«E dato che non credo ci sia qualcuno, qui, che abbia voglia di morire congelato…» Affermò ricevendo l’assenso di tutti, mentre il ragazzo alzava semplicemente un sopracciglio: la razionalità della Signora del Male non portava mai a nulla di positivo, non per i buoni almeno, anche se quello era un caso del tutto particolare.
«…di lei mi occupo io.» Affermò avvolgendola col proprio mantello, ed in quell’attimo il corpo della ragazza sparì di colpo.
Non diede il tempo agli altri di dirle nulla, un’occhiata fulminante a Maga Magò impedì qualsiasi reazione, se non lo sbiancamento di Derek.
«Se non sbaglio puoi trasformarti in qualsiasi animale, Magò…» Disse prima di allargare le labbra in un sorriso sadico: non aveva pietà nemmeno per chi si trovava nelle sue stesse condizioni, dalla sua stessa parte.
Non aveva pietà per nessuno.
Riku e Sora distrussero le ultime pareti mentre Maga Magò si trasformava in un enorme uccello, prendendo sul dorso tutti gli altri: e fuggirono da quella prigione, una morsa racchiusa nelle rocce bianchissime di un ghiacciaio lontano da qualsiasi forma di vita.

 
  
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