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Autore: MockingbirdBlack    17/02/2014    6 recensioni
One-shot per il contest "All you need is love" di S.Elric_
“Lunastorta è innamorato di te?” Chiese un James sconvolto a Sirius.
“Si, Ramoso. E’ da due ore che ne parliamo, avrai finalmente capito?” Rispose Felpato esasperato.
James aprì e richiuse la bocca, come ponderando la questione. Poi riprese a parlare, sentendosi squadrato dallo sguardo inquisitorio dell’amico.
“Tu lo sai da tre mesi!” Urlò furioso all’amico. “E non vi parlate da allora! E mi spieghi perché mi hai mentito per tutto questo tempo? I Malandrini non si dicono le bugie!” Lo accusò infastidito.
“Ecco, ora sembri un bimbo capriccioso,” disse prendendolo in giro, ma smorzò subito il ghigno divertito dipinto in volto a causa dello sguardo severo di James. “Che pretendi che faccia?” Gli domandò preoccupato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nome su EFP: MockingBirdBlack
Titolo: Chasing Cars 
Rating: Arancione 
Coppia: Sirius Black/Remus Lupin 
Tipo di coppia: Slash 

Lunghezza storia: One-shot (3.847 parole) 
Pacchetto: Mangia lumache 
Avvertimenti: Nessuno 

Note dell'autrice: Ho scritto questa one-shot ascoltando ripetutamente (almeno una ventina di volte) la canzone che le dà il titolo! E' "Chaising Cars" degli Snow Patrol, se volete ascoltarla ecco il link http://www.youtube.com/watch?v=XaKr98ktoxU. Fatemi sapere che ne pensate della fic! 


 
   Chasing cars   
 
   25 Novembre    

Il castello di Hogwarts era immerso nell’oscurità, solamente il bagliore della luna crescente lo accarezzava dolcemente, illuminando le tante torri della scuola. Un alto ragazzo moro nel buio attraversa a grandi passi l’ingresso della scuola. Una volta uscito all’aria aperta, si trasformò in un grande cane nero. L’animale, mimetizzato perfettamente tra le tenebre, cominciò a correre veloce nell’erba.
In poco tempo attraversò il passaggio segreto sotto al vetusto Platano Picchiatore e giunse nella familiare e polverosa catapecchia. Entrando in una delle camere da letto e riprese le sembianze umane.
Aveva scure ombre sotto gli occhi, che erano rossi e lucidi. I folti capelli neri incorniciavano il viso pallido e il contrasto tra i due era fortissimo. Si lasciò andare sul letto a baldacchino, ignorando la terra che aveva su mani e piedi. Chiuse le palpebre, ormai pesanti, prima di mettersi le mani tra i capelli come per proteggere se stesso da qualsiasi pensiero negativo.
Per almeno un’ora tentò di addormentarsi e, sebbene fosse ormai privo di forze, non ci riuscì. Rifletteva riguardo la discussione che poco prima aveva avuto con uno dei suoi migliori amici e non riusciva ancora a credere a ciò che era accaduto. Sirius aveva violentemente litigato con Remus, dopo che quest’ultimo lo aveva sorpreso con la più grande delle rivelazioni.
“Io… Ecco… Io sono innamorato di te!” aveva dichiarato il ragazzo con incertezza , quasi urlando contro Sirius poiché come suo solito non lo stava prendendo sul serio.
Dopo l’inaspettata dichiarazione, i due maghi avevano smesso di parlare all’improvviso. L’assordante silenzio era stato interrotto da Sirius, sconvolto dall’affermazione dell’amico.  
“Cosa? No… tu non… tu non lo sei!” Aveva detto urlando in tono accusatorio ed era uscito di corsa dall’aula vuota di Incantesimi.
Dopo aver riprodotto l’intera scena a mente, Sirius si rese conto di aver reagito ancora una volta d’impulso. Tuttavia, date le circostanze, sentiva che la sua reazione era più che giustificata. Non riusciva a pensare logicamente: la sua mente era confusa e affollata da mille pensieri, come uno stadio alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch. Ogni volta che tentava di usufruire di quel pizzico di razionalità rimastogli, un turbinio di emozioni lo investiva, annientando del tutto ogni suo tentativo.
La confusione era causata anche dal periodo stressante che stava affrontando. I suoi genitori lo avevano ripudiato e sebbene fosse stato lui in primis a scappare di casa, si sentiva fastidiosamente indesiderato. Fortunatamente, però, la famiglia Potter lo aveva accolto e James si era dimostrato sempre gentile e disponibile, rafforzando il legame tra i due. Difficilmente, in tutta la sua vita, era riuscito a individuare un luogo tanto familiare ed accogliente da farlo sentire al sicuro. Fortunatamente aveva trovato Hogwarts come proprio rifugio, purtroppo a breve se ne sarebbe dovuto andare e fin dall’inizio dell’anno aveva tenuto il conto dei giorni che lo separavano dal confuso futuro che lo attendeva. Un altro fattore di agitazione erano le sempre più recenti sparizioni ed omicidi che dilaniavano il Mondo Magico. Silente avrebbe di certo protetto in ogni modo Hogwarts, ma nessuno poteva assicurare la salvezza di tutti coloro che abitavano fuori dagli alti cancelli. Inoltre, frequentando l’ultimo anno, Sirius doveva anche preoccuparsi dei M.A.G.O., trascorreva così ogni giorno a studiare avendo a disposizione rare pause brevi. Quindi le preoccupazioni erano diverse, in più il tempo per dormire diminuiva nelle notti di luna piena.
Ma era a casa. Hogwarts era la prima vera e migliore casa che avesse conosciuto. Lui e Voldemort e Piton, i ragazzi abbandonati, avevano tutti trovato una casa lì.
Immerso nei suoi pensieri, Sirius non si era accorto che qualcuno era entrato nella stanza.
C’era un ragazzo in piedi accanto la porta, fermo. I suoi occhi erano malinconici, lucidi ed arrossati. Si concesse alcuni minuti per osservare il giovane mago disteso sul letto. Contemplava il suo corpo snello, notò una striscia di pelle scoperta tra i pantaloni e la maglietta, esaminò le spalle larghe. I suoi occhi indugiavano ora sul volto di Sirius, tanto familiare ma altrettanto imprevedibile. Era letteralmente distrutto: la solita solarità era assente dal suo splendido volto, bensì erano dipinte stanchezza e preoccupazione, tuttavia la sua bellezza non era alterata. Lo sguardo di Remus esaminò prima le labbra carnose così deliziosamente rosee, per poi passare alla barba lunga pochi millimetri che terminava sul morbido collo. Infine osservò i suoi occhi chiusi e coperti in parte dalla mano snella, ne ricordò ogni sfumatura ed il loro bellissimo taglio.
Prendendo coraggio, fece un timoroso passo in avanti, poi un altro sotto il leggero scricchiolio del vecchio pavimento in legno
“Sirius,” sussurrò con voce roca e stanca. “Per favore, ascoltami.” Non sapeva se avanzare un altro po’, oppure rimanere fermo aspettando una qualche reazione.
Sirius sobbalzò appena, poiché colto di sorpresa. Pienamente consapevole dell’identità della voce che aveva interrotto il suo assiduo riflettere, non alzò lo sguardo ma mantenne gli occhi ben chiusi.
“Posso avvicinarmi?” Chiese preoccupato Remus. Alle orecchie di entrambi quelle parole sembrarono così innaturali. Sirius rise appena, sconvolto dalle circostanze.
“Ti prego Remus, non trattarmi come un estraneo,” disse il mago, tentando un lieve sorriso. “Vieni qua.” Aprì gli occhi, ma fece attenzione a non incrociare lo sguardo dell’amico. Si mise a sedere, appoggiando la schiena sul muro.
Remus avanzò, sebbene ancora timoroso ed allarmato e si mise a sedere. Data la vicinanza, Felpato si sentì costretto a guardare Lunastorta negli occhi. Un brivido attraversò la schiena di entrambi.
“Allora,” cominciò Sirius, sforzando un tono tranquillo. “Tu pensi di essere innamorato di me.”
“Io lo sono.” Lo corresse Remus con fermezza.
“Perché?” Gli chiese allora con rabbia il mago, facendo trapelare così le sue emozioni.
“Io… lo so.” Affermò Lunastorta e abbassò poi lo sguardo evitando quello dell’amico. Sentiva pizzicare il naso, poi le lacrime sfocarono la sua visuale. Ripescò il coraggio che gli era servito a dichiararsi e guardò Sirius negli occhi, conscio che di lì a poco non sarebbe più stato capace di trattenersi dal piangere. “Ormai sono tre anni che lo so. Io sono innamorato di te e non scherzo, Sirius. Amo tutto di te. La tua pazza e meravigliosa personalità, il tuo senso dell’umorismo, il tuo cuore d’oro. Ma amo anche quelli che tu consideri difetti: la tua a volte esagerata sensibilità, il tuo accento londinese così buffo, la tua impulsiva praticità nel fare le cose. Poi amo i tuoi occhi, la tua bocca, le lievi fossette che si formano quando sorridi –“  Remus si bloccò, perché Sirius aveva afferrato il suo braccio. Le lacrime che fino ad ora aveva trattenuto gli scivolarono lungo il viso.
“Non ti credo!” Disse brusco Sirius. “Non cado mica ai tuoi piedi se elenchi le mie caratteristiche!” Affermò gelido.
Remus si liberò dalla presa stretta del mago e asciugò le lacrime, le quali però continuarono a cadere. “Spiegami perché dovrei mentirti! Io sono sincero con te! Lo sono sempre stato!”
“Poco fa hai dimostrato il contrario. Ritieni di essere innamorato di me da tre anni, ma non ne hai mai fatto parola. Io non riesco proprio a capirti, tu sei mio amico!” Ribattè.
“Cosa vorresti dire? Cosa c’entra!” Il licantropo sentiva delle dolorose fitte allo stomaco per ogni parola negativa pronunciata da Sirius, “Sono sempre tuo amico! Non cambia niente!”
“Cambia tutto, invece!” Ringhiò Felpato, allontanandosi il più possibile dal mago.
“Vuoi sapere perché non ti ho mai detto niente?” Domandò Remus, ormai scosso da violenti tremiti. “Io avevo paura! Di tutto! Di questo!” Esclamò inalberandosi. E mentre la rabbia di Felpato decresceva, quella di Lunasorta si acuiva sempre più.
Quest’ultimo fece per alzarsi, ma ancora una volta Sirius afferrò il suo braccio. “Ti prego, non andare.” Supplicò il moro dolente. In quell’istante Remus notò le lacrime dell’amico trattenute a stento. “Non lasciarmi solo. Possiamo risolvere questa cosa.” Sussurrò Felpato sofferente.
Entrambi i ragazzi erano emotivamente e fisicamente distrutti, entrambi con gli occhi arrossati, entrambi bisognosi l’uno dell’altro.
“Tu non mi ami, Sirius.” Affermò Remus e rendendosi conto della reale coincidenza fra quell’affermazione e la verità, sentì crollarsi il mondo addosso. La sensazione di voler scappare si fece più intensa. “Scusami, non vorrei mai lasciarti da solo in questa situazione. Ma ti prego,” lo implorò con la voce spezzata dal dolore. “Fammi andare via. Non ce la faccio. Pensavo di si, ma mi sbagliavo, è troppo difficile.” Remus si alzò di scatto, guardò un’ultima volta l’uomo che amava ed uscì quasi correndo dalla Stamberga Strillante.
Una volta uscito, Sirius si lasciò andare al pianto. Le lacrime erano abbondanti ed infinite. Si addormentò tra i singhiozzi, ignorando ogni obbligo di dover tornare al castello.

 
   *   
   26 Novembre   

Il giorno seguente un energico sole splendente abbracciava Hogwarts, che risplendeva nel verde. Sebbene fosse autunno inoltrato, non vi erano nubi all’orizzonte, bensì un cielo particolarmente terso proteggeva i giovani maghi e le colline inglesi.
Un cielo identico, tuttavia incantato, copriva il soffitto della Sala Grande. Più in basso, un oceano di studenti ingordi divorava toast e brioche.
Solo un ragazzo, precisamente un Grifondoro, non sfiorava cibo. Né la felicità collettiva, né il meteo tanto positivo lo scalfivano. Guardava un punto fisso dietro la chioma arruffata di James, il quale al contrario si ingozzava delle prelibatezze preparate dagli elfi. Lunastorta non rimproverò nemmeno l’amico per il suo modo di mangiare da cavernicolo, compito che assunse però una Lily particolarmente sconvolta.
“Potter, ti prego, non mangiare in quel modo… fa impressione!” Implorò la ragazza, fissando con aria turbata la forchetta che roteava tra piatto e bocca ad una tale velocità da sembrare invisibile. Poi Lily notò l’aria assente ed afflitta del suo migliore amico. “Lunastorta!” Chiamò strattonandolo per il braccio, non ricevendo alcun segno di risposta. “Sei tra noi?” Continuò a domandare Lily stranita.
Remus scosse forte la testa, resosi conto che qualcuno gli aveva afferrato il braccio. Si voltò verso la rossa con gli occhi sgranati, come se solo in quell’istante si fosse reso conto di trovarsi in Sala Grande tra studenti e cibo.
“Che c’è?” La interrogò con aria turbata.
“C’è che sei un tantino tra le nuvole,” esclamò la ragazza, se possibile ancora più sorpresa. “E di solito a te non capita,” concluse fermamente.
In effetti l’atteggiamento di Remus attirò anche l’attenzione di James, che aveva rallentato la sua impetuosa attività.
“Fi ifafti! Fe fuffede?” Chiese con la bocca totalmente piena. Poi si guardò intorno e, notando l’assenza di uno dei suoi migliori amici, cominciò ad allarmarsi. Prima di parlare nuovamente, inghiottì il boccone dato lo sguardo schifato di Lily. “Dov’è Sirius, ragazzi? Ha fatto colazione prima di noi? Io non l’ho visto in dormitorio!” Cominciò a tartassare di domande gli amici, i quali non riuscirono neanche a rispondergli data la velocità nel parlare. “E se fosse stato rapito? Remus dobbiamo salvarlo! Scommetto che è stato Malfoy, quel lurido biondo slavato! Oppure se la sta spassando con una ragazza! Secondo me è quella dolce Corvonero! Com’è che si chiama? Anne, Rose… Katie?” Con gran sollievo di Lily e Remus, all’improvviso James venne interrotto.
“Merlino!” Esclamò Peter fino a quel momento solo spettatore.
I tre ragazzi, compresi molti altri maghi delle varie case, si voltarono in direzione dello sguardo di Codaliscia. Lo spettacolo era pietoso ed impressionante. Sirius aveva appena varcato la soglia della Sala Grande e si dirigeva lentamente verso il tavolo dei  Grifondoro. Ciò che colpì tutti i presenti non fu la sua aria infelice e stremata, che venne notata solo da i Malandrini, bensì l’enorme quantità di terra che lo ricopriva. I capelli, il viso, i vestiti erano tutti imbrattati di fango. Sirius non fece una piega, continuò a percorrere lo stretto corridoio tra i due tavoli sotto lo sguardo attonito di tutti. Arrivato alla postazione dei compagni, si sedette noncurante delle espressioni sconvolte degli amici.
“Sirius!” Esordì James scioccato. “Che cavolo hai combinato?” Domandò indicando gli abiti luridi. Ma Sirius non rispose e cominciò a mangiare le uova strapazzate nel piatto dell’amico. “Eh no!” Esclamò James, togliendo il piatto da sotto il naso di Sirius. “Felpato, ora ti spieghi e poi, forse, ti ridarò il piatto!” Lo ricattò il Ramoso.
“Ti prego,” lo implorò allora l’amico. “Non ora. Ho fame.” Si riprese il piatto e, poco prima di fiondarsi sulle uova, guardò afflitto Lunastorta.

 
   *    
 10 Dicembre 

“Ancora non capisco perché vi parlate così poco, voi due!” Disse James a Sirius, mentre tentava di pulire in fretta una pozione che traboccava dai bordi del calderone sempre più velocemente, prima che il professor Lumacorno avrebbe potuto vedere quel disastro.
“Non è vero!” Tentò di ribattere Sirius, conscio dell’enorme menzogna che tentava di tutelare. Infatti James lo guardò di sottecchi con gli occhi ridotti a fessure, aspettando nient’altro che la confessione dell’amico. “E’ tutto normalissimo, Ramoso! Piuttosto chiedi alla tua bella Lily di darci una mano con ‘sta* pozione!” Obiettò Sirius, cambiando discorso in fretta.
“Non mi freghi, Felpato!” Dichiarò James, sogghignando malevolo. “Questa volta l’hai scampata, ma voglio sapere!”
Sirius ghignò a sua volta sinceramente divertito sia dall’averla scampata ancora una volta, sia dall’evidente difficoltà dell’amico a controllare l’intruglio che man mano prendeva vita e invadeva l’intera aula di pozioni.
E mentre i due Malandrini tentavano di ordinare il caos provocato, dall’altro lato della stanza Lily mescolava allegramente la sua pozione mentre chiacchierava tranquilla con Lunastorta.
“Remus, devi parlargli!” Consigliò Lily in tono affettuoso. “Lo sai com’è fatto, lui è troppo orgoglioso per venire da te!”
“Non ho intenzione di andare da lui, anche perché non prova quello che provo io! Non ha nemmeno parlato a Ramoso della discussione che abbiamo avuto!” Disse con fare sbrigativo e tono critico. “Non voglio tornarmene da lui piagnucolando!” Aggiunse in tono spiccio prima che Lily potesse aggiungere altro.
“Ma state soffrendo entrambi inutilmente! Sirius non sta bene ultimamente, lo sai meglio di me!” Ribatté la rossa. “Non ce la faccio più a cercare espedienti per non farvi stare insieme nello stesso posto!” Si lamentò, abbassando il tono di voce.
“Allora non farlo, io non te l’ho chiesto,” rispose freddo Lunastorta. “Scusa Lil,” le sussurrò, resosi conto del suo tono gelido. “Sei la migliore, dovrei ringraziarti e non accusarti,” dichiarò con tono affettuoso e le stampò un dolce bacio sulla guancia. “Occhio arriva Lumacorno!”

 
   *     
   20 Gennaio   

Il tempo trascorreva e i due maghi ancora non si parlavano, gli unici scambi erano pochi e rari saluti. Nessuno fra i due era intenzionato a fare il primo passo. E nel frattempo James stava uscendo di testa poiché nessuno lo aveva informato di cosa stesse accadendo e le serate tra i Malandrini diventavano sempre più spiacevoli e tristi.
 
   *   
   3 Febbraio   

“Lunastorta è innamorato di te?” Chiese un James sconvolto a Sirius.
“Si, Ramoso. E’ da due ore che ne parliamo, avrai finalmente capito?” Rispose Felpato esasperato.
James aprì e richiuse la bocca, come ponderando la questione. Poi riprese a parlare, sentendosi squadrato dallo sguardo inquisitorio dell’amico.
“Tu lo sai da tre mesi!” Urlò furioso all’amico. “E non vi parlate da allora! E mi spieghi perché mi hai mentito per tutto questo tempo? I Malandrini non si dicono le bugie!” Lo accusò infastidito.
“Ecco, ora sembri un bimbo capriccioso,” disse prendendolo in giro, ma smorzò subito il ghigno divertito dipinto in volto a causa dello sguardo severo di James. “Che pretendi che faccia?” Gli domandò preoccupato.
“Innanzitutto non puoi mettere a rischio il nostro gruppo come hai fatto in questi mesi solo perché ti comporti come una ragazzina imbarazzata!” Lo rimproverò inalberandosi. “Poi piantala di fare l’idiota! Tu adesso vai e parli con Remus, perché non è giusto che soffriate così!” Proseguì con fermezza. “Altrimenti vi infilzo con le mie corna meravigliose!” Lo minacciò infine.
Non è giusto che soffriate così?” Ripetè Sirius meditando.
“Si, cagnaccio pulcioso!” Rispose James accanendosi. “Guarda che sono tuo amico e anche se tu non volevi confidarti, riesco ancora a notare se stai bene o male! Per cui adesso tu vai da Lunastorta e gli dici cosa provi per lui!” Gli impose con aria severa.
“Io… lui… è mio amico,” Affermò Sirius incerto.
“Ti sei risposto da solo,” asserì risoluto Ramoso, con un sopracciglio inarcato.

 
   *   
   8 Febbraio   

Sirius saettava tra i bui corridoi della scuola, tentato di trasformarsi in cane. Mentre correva, decise di mandare un patronus a Remus con il messaggio di raggiungerlo.
Poco prima era entrato di corsa dalla sala comune dei Grifondoro in cerca di Remus, dopo averlo cercato nei dormitori e aveva bellamente ignorato le domande che James aveva urlato alle sue spalle, mentre sgattaiolava fuori dal ritratto della Signora Grassa. Dopo aver attraversato mezza scuola correndo, aveva perlustrato ogni corridoio della grande biblioteca, comprese le sezioni proibite. Non trovando Lunastorta da nessuna parte, decise che mandargli un messaggio era la sua unica possibilità di incontrarlo.
Appena cinque giorni prima, dopo la chiacchierata con Ramoso, aveva stabilito di parlare a Remus il prima possibile. Rendendosi conto che fino ad allora aveva cercato in ogni modo di tergiversare, alienandosi da ciò che lo circondava.
Negli ultimi mesi aveva a lungo riflettuto riguardo ciò che provava per Remus e se questi sentimenti si limitassero o meno ad una semplice amicizia. L’essere un Animagus lo aveva aiutato molto: trasfigurarsi gli permetteva di isolarsi per meditare. Tuttavia pensare con razionalità era difficoltoso, soprattutto durante le prime settimane essendo ancora sotto shock. Per fortuna ultimamente grazie al suo migliore amico era riuscito a focalizzare i propri sentimenti.
Felpato arrivò presso la riva del Lago Nero e pazientò. Inaspettatamente dovette attendere a lungo, preoccupandosi sempre più. Quando Remus arrivò, il cuore di Sirius martellava nel petto ad un ritmo sbalorditivo.
“Hey!” Esordì il moro, con il cuore in gola.
“Che vuoi, Sirius?” Disse a sua volta Remus, sorpreso e sospettoso.
Felpato non rispose immediatamente, ma si avvicinò cauto all’amico. Poi cominciò a parlare.
“Mi dispiace da morire,” Cominciò, scandendo bene le parole pronunciate. “L’ultima cosa che desideravo era ferirti. Sei importante per me.” Affermò prudente e tentò un sorriso, provando ad addolcire lo sguardo serio di Remus. “Sei uno dei miei migliori amici, lo sai. Mi sei sempre stato accanto ed io ho fatto lo stesso per te,” Continuò con voce tremante. “Quando mi hai dichiarato di essere innamorato di me… per me è stato un shock.” Sirius fece una pausa per respirare l’aria che ora gli mancava. “Insomma, non ti ho mai visto in quel senso. In più, immediatamente ho pensato che fosse impossibile che tu potessi amarmi, perché… beh, nessuno l’ha mai fatto.” Ammise con una smorfia che gli increspava le labbra. “Non è che io non ti credessi, ma non avrei creduto a nessuno. Mi segui?” Domandò cercando un cenno di approvazione, che ebbe poco dopo grazie ad un leggero cenno dell’amico. “Poi ho capito che ho avuto una reazione totalmente sbagliata,” Cominciò a parlare sempre più in fretta col timore di non riuscire a dire ciò che aveva in mente. “Perché sono un irrecuperabile idiota, perché sono uno stupido arrogante.” Sospirò aggrottando la fronte. “Tutto quell’amore proveniva da te e mi ha spaventato a morte,” Sussurrò con voce stentata. “Ma ciò che mi ha colto di sorpresa, ancor più della tua dichiarazione, è ciò che ho capito in seguito,” Affermò con voce lieve, si avvicinò ancora, guardò le sue labbra e riprese a parlare. “Io ti amo.”
Calò il silenzio.
Le parole tanto bramate rimbombavano nella testa di Remus che era rimasto immobile dall’inizio del discorso, ascoltando attentamente, stregato dallo sguardo ipnotico di Felpato. Non appena udì quelle parole pronunciate in un flebile sussurro, per un attimo credette di sognare. Ispezionò lo sguardo di Sirius in cerca di un qualsiasi segnale che rivelasse la menzogna, ma con sua fortuna trovò solo sincerità.
L’intera situazione era paradossale ed incredibile: dopo tre anni di incertezze e dolore, ai quali si era ormai abituato, finalmente aveva ricevuto l’unico dono che avesse mai desiderato.
“Remus,” sussurrò con aria gentile Sirius cercando di nascondere la preoccupazione. “Ti prego, dimmi qualcosa–“ la sua voce si spezzò poiché si accorse delle silenziose lacrime che cadevano lentamente dagli splendidi occhi nocciola davanti a lui.
“Remus, non devi,” mormorò il moro, poi fece un passo, ritrovandosi estremamente vicino a Remus tanto che i due petti si sfioravano leggermente ad ogni loro respiro. Sirius invase quello spazio, seppur minimo, per poter asciugare con delicatezza le gocce che bagnavano il suo volto. Le scacciò tutte, dalle sue guance morbide sebbene continuassero a scorrere, accarezzandolo ogni volta che ne rimuoveva una. Si soffermò a guardare il volto davanti a sé e  non vi scovò nessun difetto. Poi tornò a guardarlo negli occhi arrossati. Provò una fitta di dolore, realizzando tutta la sofferenza che gli aveva inflitto a causa del suo egoismo. Non l’avrebbe più permesso.
“Tranquillo,” gli sussurrò nell’orecchio poco prima di abbracciarlo. “Ci sono io qui, ora. E non permetterò che tu soffra ancora.” Disse con certezza, anche lui con gli occhi ricolmi di lacrime. Finalmente aveva dato identità al legame, più intenso dell’amicizia, che li incatenava l’uno all’altro.
Remus sciolse l’abbraccio, tuttavia mantenne il suo petto ben vicino a quello di Sirius.  
“Ti amo, Sirius Black.” Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi.  
“Nome e cognome, quanto sei serio!” Commentò divertito, poi accarezzò ancora una volta la pelle morbida della sua guancia e abbassò la mano in ricerca della sua. Le due mani si intrecciarono, stringendosi lievemente.
Avvicinò il volto alle sue labbra, così incredibilmente invitanti. Respirò il suo allettante profumo, che aumentò la voglia di assaggiarlo. All’improvviso Remus posò le labbra sulle sue, proprio mentre Felpato si chiedeva quale sarebbe stata la reazione di Lunastorta se l’avesse baciato.
Sirius fu piacevolmente sorpreso di come le labbra si Remus fossero particolarmente morbide. Fu sopraffatto da una miriade di emozioni. Se avesse potuto, il suo cuore sarebbe uscito dal petto per la potenza con cui batteva.
Remus sollevò le mani in cerca del volto amato e trovandolo lo strinse dolcemente. Assaporò le gustose labbra di Sirius, accarezzandogli i capelli. I due ragazzi si allontanavano ogni tanto per recuperare fiato, talvolta guardarsi negli occhi per poi riprendere quel bacio infuocato.
Il respiro di Sirius si fece affannoso e irregolare, tremava sotto le dita di Remus che scorrevano sulla sua pelle accaldata. Strinse a sé il ragazzo, avido del suo sapore, della sua pelle, del suo corpo. La dolcezza sfociò in passione. Sirius accarezzò la sua lunga schiena e muoveva impetuose le labbra sulle sue, respirando la sua stessa aria. Intrecciava la lingua con la sua, accorgendosi del calore che emanava la sua pelle. Bramava un contatto maggiore, desiderava disfarsi del sottile strato di stoffa che li separava. Voleva continuare a baciarlo fino allo strenuo delle sue forze e anche i brevi attimi, in cui si separava dalle sue labbra, erano troppo lunghi accrescendo la brama di baci. Aprì gli occhi e si allontanò dalle rosse labbra di Remus, guardando gli occhi del mago, ora felici. Sul suo volto si disegnò un leggero ghigno. Gli baciò la guancia calda, sfiorandogli i capelli sulla nuca. Poi avvicinò le labbra alle sue e lo baciò. “Ti voglio, Remus,” sussurrò sulle labbra del mago. Riprese a baciarlo e lentamente infilò entrambe le mani sotto la sua maglietta e la sollevò, accarezzandogli il ventre, “ora.”



Spero che vi sia piaciuta! Un abbraccio a tutti voi che siete arrivati fino a qui! Grazie! (*=scusate questo francesismo: è per evidenziare l'agitazione di Sirius, per cui ho messo "'sta" al posto di "questa" proprio come farei io se mi trovassi nello stesso stato di agitazione)
♥ 
  
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