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Autore: KiaJB    17/02/2014    0 recensioni
-Prometti che ti ricorderai per sempre di me- mi prega a pochi centimetri di distanza.
-Lo prometto Pam, non mi dimenticherò mai di te in milioni di anni, tra milioni di vite successive- le accarezzo dolcemente la guancia bagnata dalle lacrime.
-Sai vero che ci divideranno? Ricomincerò con la mia vita e tu con la tua, sei consapevole di questo?- mi sussurra tra i singhiozzi.
-No, io sarò ancora affianco a te, a rendere la tua vita migliore, lo prometto Pam. Tu sei mia- buio, buio totale.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 6

Le mani mi tremano, la testa mi gira.

Credo di non essermi mai sentito in questo modo, così male per una persona.

Tutta colpa mia, cosa potevo fare se mi controllavano?

Cammino per il corridoio grigio per raggiungere quelle quattro mura che hanno assistito al momento più brutto della mia vita…

Ormai non sono più una persona tra queste mura, sono diventato un pupazzo comandato dal governo per uccidere e fare del male alle persone a cui voglio più bene.

E la cosa che più mi fa sentire un mostro è il fatto di non poter far capire a nessuno che non sono io che faccio tutto ciò che faccio.

Ricordo ancora i suoi occhi, così stupiti e pieni di terrore come quelli di tutte le persone che da ieri mi incrocio nei corridoi del centro governativo.

Solo con una persona torno normale: il capo.

Adam Lowery.

L’uomo più sadico che io abbia mai conosciuto, nemmeno i miei genitori sono stati così crudeli, se avessero saputo non avrebbero fatto nulla di ciò.

Se tutti sapessero…

 

Mi sveglio urlando tra le lenzuola di uno degli unici letti rimasti intatti dopo la distruzione del palazzo.

Il sudore cade dalla mia fronte sottoforma di gocce.

Ero così debole, così incapace di fare ciò che volevo.

I suoi occhi, il modo in cui mi guardava mentre tradivo tutte le promesse che le avevo fatto.

Inizio a camminare per quel corridoio che mi sembra così familiare, non è quello del sogno ma sono sicuro di esserci già stato.

Inizio ad aprire alcune porte.

Nulla.

Mi ritrovo davanti all’unica porta color marrone scuro.

La apro senza pensarci molto.

Ed è lì che mi sento sprofondare.

Donne, decine di donne morte.

Corpi senza vita di persone come me, come Pam.

Rivedo il suo viso in quello di un’altra donna e il mio cuore perde un battito, la mia vita è come se perdesse tutta la sua importanza.

I miei occhi si riperdono nei suoi color ghiaccio mentre mi supplica di non farle del male.

Chiudo velocemente quella porta scivolando su di essa con la schiena e ritrovandomi inginocchiato a terra con gli occhi pieni di lacrime.

 

-Ma guarda chi si rivede? B126 cosa ci facevi nel corridoio presidenziale?- mi chiede il capo cambiando velocemente il tono di voce.

Non apro bocca, non mi darebbe nemmeno il tempo di parlare che mi punterebbe un coltello alla gola minacciandomi qualcosa di orribile.

-Va bene, ho notato che le minacce non funzionano con questo spirito libero quindi ho deciso di passare ai fatti- un sorriso malizioso gli si forma sulle labbra spaventandomi per la prima volta in un mese che l’ho conosciuto.

-Non provare a toccare Pamela!- urlo improvvisamente cercando di strattonare la guardia che però non molla la presa.

-Ah B126 quando imparerai a non cacciarti in cose troppo grandi da capire per un ragazzino della tua età?- mi chiede non aspettandosi alcuna risposta.

-Quando si tratta di morti anche un bambino capirebbe che questa non è la via giusta da percorrere!- gli rispondo ugualmente cercando di farlo ragionare anche se so che sarebbe quasi più facile vedere un asino volare che fargli capire che sta sbagliando.

-Visto che vuoi agire per aiutare il tuo pese ti permetterò di farlo- e con quel sorrisetto che tanto odio fa un cenno alle guardie di portarmi via.

 

Mi alzo e inizio a correre tra quei corridoi tutti uguali cercando di guardare il minimo indispensabile per non cadere e non ricordare altro, è troppo per un solo giorno e io sono umano, non riesco a sopportare tutto questo.

Apro la prima porta che mi ritrovo sottomano mentre corro.

La apro e mi ritrovo nell’ultimo posto in cui vorrei essere stato.

Ricordo ancora il numero sulla porta: E126 che è stato tolto nel momento in cui siamo arrivati io e Pam.

B126

P127

Ora non siamo più persone, siamo oggetti.

Quei materassi grigi e pieni di polvere.

Quelle quattro mura, le nostre quattro mura.

La mia mano trema e dopo un forte dolore alla testa il buio mi invade.

 

Sbatto le palpebre velocemente per mettere a fuoco la figura davanti a me.

Sono su un letto caldo e candido, per un momento penso di essere tornato all’ospedale.

Una ragazza più o meno della mia età mi guarda spaventata.

-La prego, mi perdoni. Non pensavo fosse il capo, immaginavo fosse solo un malvivente che cercava rifugio da qualche parte e io non avendo più una casa ora vivo qui. Pensavo volesse farmi del male- inizia a dire velocemente facendomi difficilmente distinguere le parole che usa.

-Hey non preoccuparti, non hai fatto assolutamente nulla. Ti ringrazio di avermi portato in questo posto caldo nonostante non mi conoscessi, ti ringrazio. Qual è il tuo nome?- le chiedo sorridendo dolcemente.

-Sono Elsa o almeno, una volta mi chiamavano Elsa. Ora il mio nome è E126- mi sorride facendo un piccolo inchino.

E126

-Per favore non comportarti come se fossi un capo del governo o qualcosa del genere, sono solo Justin o almeno, fino a qualche anno fa lo ero. Ora sono B126- la ragazza indietreggia fino alla porta e cerca di uscire velocemente ma viene bloccata da un’altra ragazza.

La mia ragazza.

-Chi sarebbe questa?- chiede seria e fredda senza far trasparire nessuna emozione dalle sue parole.

-P127, lei è E126- dico guardando Pam negli occhi.

-Lei è…-

  
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