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Autore: Hollow_Eyes    18/02/2014    2 recensioni
-Me lo dicevano sempre, a scuola, che non ero all'altezza..- pensava con ironia, rivolgendosi alla sua statura minuta. Il vento soffiava con insistenza, fischiava, correndo per i vicoli e le viuzze.
La città quella mattina non sembrava essere molto animata, se la ricordava più vivace; anche se, a dirla tutta, quello era l'ultimo dei suoi pensieri.
-Dove cazzo devo andare, adesso?!-
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiara aveva appena voltato l'angolo, sbucando in Piazza Grande, e questo proprio non se lo aspettava.
Che strano si diceva non dovrei essere qui..
Aveva seguito alla perfezione le indicazioni di quel fioraio, eppure era nel posto sbagliato.
Le capitava spesso, di essere nel posto sbagliato.
Ecco, e ti pareva! Arriverò tardi e via!, a calci nel culo! Altro che colloquio..
Chiara aveva venticinque anni. La necessità di un lavoro e di soldi si faceva sempre più pesante sulle sue giovani e gracili spalle. Ne aveva cercati tanti, di posti, ma non era ancora riuscita a lavorare con un contratto serio.
Me lo dicevano sempre, a scuola, che non ero all'altezza.. pensava con ironia, rivolgendosi alla sua statura minuta.
Il vento soffiava con insistenza, fischiava, correndo per i vicoli e le viuzze. La città quella mattina non sembrava essere molto animata, se la ricordava più vivace; anche se, a dirla tutta, quello era l'ultimo dei suoi pensieri.
Dove cazzo devo andare, adesso?!
_ Mi scusi, signora! Mi sa indicare il ristorante "da Florio"?
_ Ma certo: lei tiri dritto fino alla fine della piazza, giri nel vicolo di sinistra, quindi a destra in Via Altabella; la percorra tutta fino in fondo, poi giri a sinistra; prenda la seconda a destra e arrivi alla fine del vicolo. Tutto chiaro?
_ Grazie mille, buona giornata!_ esclamò Chiara, anche se doveva ammettere che si ricordava la metà delle cose indicate dalla vecchina.
Beh.. ci saranno delle indicazioni lungo la strada, no? si disse, e allungò il passo.
La luna era sbucata fuori dalle nuvole, oltre i palazzi color mattone e l'insegna spenta di quello strano bar; era lo stesso bar dove avevano pranzato quando erano piccoli, in gita, non lo aveva notato prima. Quanti anni erano passati? Dieci?
Lì era seduto Guglielmo, e lì Nicola ci provava con la cameriera! Raffaele invece ci stava venendo incontro da quella parte. Accidenti, sembra passata un'eternità..
Chiara ripensò al colloquio della mattinata. Aveva svolto anche il suo primo giorno, ma il risultato non era stato dei migliori.
"La richiameremo, signorina Curetti" ma chi pensano di far fesso? Come se non sapessi cosa vuol dire quella frase nel linguaggio del lavoro. Oh..ho una voglia matta di tornare a casa, nella mia città, dal mio Raffaele. Chissà come riderà quando gli dirò che ho rivisto quel vecchio bar.. pensava, e intanto camminava a falcate larghe verso l'albergo dove avrebbe dormito quella notte.
Era di nuovo in Piazza Grande, ancora più deserta di quella mattina. Al buio aveva un'aria tetra, da film horror, da thriller, o da romanzo d'amore. Voltando la testa verso i portici della piazza rivide quel vicolo cieco dove si erano rifugiati lei e Raffaele, per sfuggire alla rabbia di Giorgiana, alla quale avevano nascosto il portafoglio. Ricordava le risate fatte, che quasi facevano esplodere i polmoni, e ricordava lo sguardo di sempre che le rivolse Raffaele, prima di dargli il loro primo bacio.
Il vento gelato soffiava frustrato, sembrava voler strappare i capelli castani dalla testa di Chiara; sembrava lo stesso vento di dieci anni prima.
Ha..alla fine dei conti, chi lo avrebbe mai immaginato?! pensò la donna, ridendo di gusto. Sentì uno scricchiolio dietro di lei, e una stretta allo stomaco. Si girò di scatto. Buio; silenzio. Tornò per la sua strada, guardandosi intorno e facendoi falcate sempre più grandi.
Calma e sangue freddo, Chiara. Sarà stato il vento; su, non fare la bambina!
Di nuovo uno scricchiolio, il rumore di un tacco che sbatte contro la pietra, simile a..
_ AIUTO!
Rumori di lotta. Un urlo. Un suono sordo. Silenzio.
Chiara era sdraiata per terra, dallo stomaco usciva l'odore metallico del sangue e della polvere da sparo; davanti a lei, lontano, un uomo dal volto coperto correva via con la sua borsa in mano, scomparendo dietro il primo muro.
I suoi occhi erano rivolti verso l'alto, a guardare il cielo stellato, innocente e macchiato di sangue; la luna sembrava quasi volergli chiedere scusa.
Raffa.. aiuto..
Buio.
_ Donna, venticinque anni, colpo di arma da fuoco. Niente borsa, portafoglio, gioielli o documenti; probabilmente una rapina finita male. Venga, signore, la riconosce?
L'uomo si avvicinò con calma; non appena vide il viso della donna ebbe una stretta allo stomaco, e l'animo gli scivolo via dalla bocca nel sospiro di un urlo soffocato. Le lacrime gli bruciavano gli occhi, non si sentiva più le mani. Cadde bocconi accanto al corpo della fanciulla, abbracciandole la testa e accarezzandole i capelli in modo frenetico.
_No.. no, ti prego.. Non è possibile. Chiara, svegliati.. ti prego.._ sussurrava, mentre le lacrime bagnavano le guance bianche della donna.
_Signore, si alzi. Mi dispiace davvero tanto, ma mi deve dire se la riconosce in modo ufficiale. Raffaele si alzò piano, quasi non aveva il coraggio di allontanarsi dal corpo di Chiara. Le parole uscivano a fatica dalla sua bocca.
_ La riconosco. Chiara Curetti, la mia coabitante.._ e donna che amo da una vita pensò, leggendo l'ingiustizia nella trasparenza del cielo di quella mattina. Chiara aveva venticinque anni, e un futuro morto davanti ai suoi occhi.
Le era capitato spesso, di essere nel posto sbagliato.
  
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