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Autore: Landrins    18/02/2014    1 recensioni
Per Efiel il numero 9 era sempre stato presente in ogni momento della vita, belli e questa volta anche brutti. Era il 9 Settembre del 2009 quando un messaggio la stravolse.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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C' erano momenti in cui la musica copriva ogni rumore. Le note dei Queen le facevano dimenticare ogni rumore. Era stessa sul letto con gli auricolari nelle orecchie, il computer ancora acceso sulla scrivania e il pavimento sovrastato dai disegni che sfornava ogni minuto. Disegni di draghi, di esseri bizzarri, di fate ed elfi, troll, mostri e castelli incantati che sorvegliavano il cielo. La fantasia di Efiel non aveva limiti. Socchiuse gli occhi ed intonò il ritornello di "Kid of magic" alla ricerca di ispirazione per il suo nuovo disegno. A volte guardava il soffitto e immaginava un enorme foglio bianco che dipingeva piano piano con la mente, prendeva a caso uno dei disegni buttato sul pavimento e lo confrontava con quello immaginario appena realizzato per poi tornare sognante tra le note dell' mp3. Solo una cosa poteva distrarla dalle sue fantasie: il cellulare che teneva stretto nella mano destra. Ogni tanto se lo portava d'avanti agli occhi per controllare se c'era un messaggio o una chiamata persa da Jake. Erano giorni che non lo sentiva e nemmeno si presentava a scuola. Le innumerevoli chiamate che Efiel aveva fatto al suo migliore amico erano servite solo a farle aumentare la tensione. Non una notizia di lui. Solo la musica poteva coprire il vuoto delle sue parole attaccato per ore alla cornetta del telefono mentre parlava con Efiel. Stoppò la musica e si avvicinò il telefono all'orecchio dopo aver composto il numero di Jake a memoria. L'ansia le saliva secondo dopo secondo. Si morse il labbro. Sapeva che neanche questa volta, per una ragione ignota, non avrebbe risposto alla sua chiamata. Lo sapeva ma non voleva crederci. Odiava quella dannatissima voce della segreteria telefonica. Ormai per lei rappresentava la voce della sconfitta, della malinconia. Riattaccava. Gli auricolari nelle orecchie e il telefono stretto nella mano. Ogni giorno era così. Il telefono vibrò. Fece cadere le cuffiette sul materasso e con un movimento lesto mise il codice. JkqEl9. Le sigle del nome di Jake, l'iniziale del suo gruppo preferito, le sigle del suo nome ed il numero che da sempre l'aveva accompagnata, per qualche strana ragione, da quando era nata. "Vienimi a trovare, mi manchi. Jake" una stretta al cuore la fece sobbalzare giù dal letto calpestando il disegno del drago bianco che giaceva ai suoi piedi. "Dove sei é da giorni che non ti sento! Mi precipito a casa tua in un attimo. Efiel." "Non sono a casa, mi hanno dovuto ricoverare" "?????" "Ti spiego tutto in ospedale. Stanza 5B al secondo piano." "Arrivo subito" Si infilò velocemente il giubbotto e il cappello nero dalla quale fuoriuscivano ciuffi di capelli rossi e mossi che più volte erano stati paragonati ad onde del mare. Usci di casa ed iniziò ad avviarsi verso l'ospedale non molto distante da casa sua. Prende il sentiero che era solita fare con Jake per andare a scuola. La stradina era percorsa da cespugli di lavanda in fiore, si sentiva perfettamente l'odore di quei fiori che spesso Jake le metteva tra i capelli ma questa volta nessuno raccolse un fiore per lei. Il cielo sembrava scurirsi ogni passo sempre di più come se il cielo provasse le stesse sensazioni di Efiel. Ogni passo si sentiva sempre più vicina a Jake. Passo d'avanti alla sua scuola e la guardò con disprezzo, era convinta che durante le vacanze nulla l'avrebbe portata a ripensare a quel luogo, nulla tranne un amico molto speciale. Appena arrivò all'ospedale, la tristezza ebbe il sopravvento su ogni sua fantasia. Non riusciva ad immaginare i draghi che da sempre la consolavano nei momenti più tristi. Salì fino al secondo piano e cercò la stanza di Jake. Bussò alla stanza preindicata e una voce femminile le rispose di entrare. La stanza era bianca e triste, come ogni altra camera d'ospedale. Una donna la guardava con gli occhi rossi e gonfi quasi avesse appena finito di piangere. Si sforzava di sorridere soffocando qualche lacrima che ancora le bagnava il viso, le fece segno di avvicinarsi e così fece. Era seduta accanto ad un lettino. Efiel cercò di scorgere Jake. Stava dormendo. I fiochi raggi di sole che penetravano nella stanza gli illuminavano il viso e ricreavano riflessi biondi sui capelli castani dell'amico. -Vi lascio da soli. Efiel ringraziò e vide per un'ultima volta la probabile madre di Jake che che chiudeva la porta della stanza alle sue spalle. Non riusciva a capire cosa fosse successo. Prese la mano di Jake e la strette. Solo dopo si accorse che il solito silenzio delle camere ospedaliere era coperto dalla musica dei Coldplay. Jake aprì gli occhi e guardo gli occhi verdi di Efiel che splendevano come smeraldi e sorrise. -Perché sei qui? -Prima delle vacanze non pensavo che l'avrei mai detto. Mi mancherai Efiel. Lo sguardo della ragazza si incupì. La sua espressione raggiante si spense e gli occhi verde smeraldo sembravano divenire sempre più opachi. -Hanno riscontrato un cancro. Morirò Efiel. Forse domani, forse questa notte, forse prima che possa ricominciare la scuola... Morirò. Non so quando ma da un giorno all'altro i miei occhi si chiuderanno e morirò con il tuo volto dipinto nel buio profondo e sarai la mia luce. Una lacrima, poi un'altra, poi un'altra ancora e i suoi occhi divennero intrisi di lacrime che sgorgavano come acqua da una cascata. Non una parola, non un fiato, non un movimento. Immobile e incredula di quello che aveva sentito. Non sapevo cosa fare né cosa dire. Una statua. Jake si alzò lentamente dal letto. Lui non piangeva. Aprì le braccia per accogliere Efiel ancora in cantata sulla sedia. Jake la prese per mano e se la strette in un abbraccio. Intorno a loro era silenzio. Il suo battito, il suo respiro, erano la musica più bella che Efiel avesse mai sentito. Sentiva il suo cuore battere allo stesso tempo di quello di Jake. La strinse più forte e poi cedette la presa. La lasciò andare e lui si lasciò cadere per terra, come un foglio. Con gli occhi chiusi e il sorriso stampato sulle labbra perché era riuscito a raggiungere la sua destinazione. Ora, nei suoi occhi c'era una luce nuova, una luce verde che splendeva come smeraldi come gli occhi di Efiel. 09/09/2009
  
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