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Autore: Fanny Darcy    19/06/2008    0 recensioni
Una lettera: un uomo perde la sua donna e le chiede di perdonarlo. E' molto breve ma per me rappresenta qualcosa. Spero anche per voi.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenza: ecco, una piccola premessa che volevo fare. Innanzitutto questa "storia" è chiusa alla bell'e meglio per il semplice motivo che ho scritto le ultime righe da poco e tutto il resto almeno un anno fa. Però amo molto questa lettera, così ho deciso lo stesso di pubblicarla. Lo so, non dice nulla e forse dice tanto: non è neanche perfetta concettualmente ma è mia ed io non sono perfetta (che scusa patetica). Comunque sia, spero vi piaccia questo brandello della mia mente. Buona lettura

Non ho che il tuo profumo davanti agli occhi - da quando mi hai lasciato su quel molo infreddolito, col vento sferzante che spingeva i miei capelli a frustarmi, a darmi quella violenza che le tue mani non avevano avuto il coraggio di sprigionare, di dare quello che la tua rabbia covava sotto la tua pelle tanto da farti rabbrividire o forse solo tremare di impeti repressi… perché non mi hai picchiato? Non avrei adesso solo il ricordo di quello sguardo gelido che mi trapassa da parte a parte completando l’opera del vento tuo complice: non ridere adesso leggendo queste parole. Avrei preferito rimanere lì, lungo disteso, pieno della tua gioia vendicativa. Il tuo silenzio mi ha ucciso, ha ucciso tutto ciò che avrei voluto dirti, ha ucciso tutte le mie speranze.
Ti ho persa. Ti rivoglio.
Ho ritrovato quel che non sei riuscita a prendere prima di impacchettare le tue cose e la mia vita per portarle via con te, in quella valigia piccola, talmente piccola che a malapena penso sia riuscito ad entrarci un quarto del tuo guardaroba – e la mia gioia.
Ti ho preso spesso in giro per quella valigia… “è così colorata” mi dicevi “è così piena di vita, è piccola, ma è tenera, fa per me, questa valigia è me… io sono questa valigia! Non credi?” e ridevi per le dolci e ingenue stupidaggini che dicevi e io lì a darti poco conto – oh ora rimpiango quell’attenzione che avrei dovuto prestarti / ogni parola, mia cara, ogni parola adesso mi accorgo che era il mio respiro / s’è fermato, il mio cuore -.
Hai lasciato il ciondolo del nostro primo anniversario – e il mio anello – e la scatola dei miei bigliettini d’amore – e me, qua, perché? Perché?
Credo che le mie lacrime abbiano sgualcito le lettere, l’inchiostro – ma ormai per te quei segni sono già spariti non è vero?
Hai lasciato una sciarpa – a guardarla davvero ho il tuo profumo davanti agli occhi e abbraccerei quella stoffa leggera, credimi, se non fosse così eterea da sfuggirmi un attimo dopo e farmi ricadere nella mia angoscia, dove mi hai lasciato tu – non puoi farlo.
Ti chiedo perdono. Umilmente, con tutto quel poco che è rimasto di me, ti richiedo di ridarmi l’anima, la forza di andare avanti.
Voglio tornare a svegliarmi per scoprire che il letto è ancora caldo del tuo calore, trovare il tuo dolce biglietto di buongiorno, trovare un fiore diverso sul comodino ogni mattina – ma chissà poi dove riuscivi a prenderli – voglio la tua presenza che è ormai è scomparsa anche da casa.
Ho bisogno di ritrovarti e ritrovarmi, perdonami amore mio.
Non cancellarmi, ho bisogno di te.
Ti prego.
Ti amo.

  
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