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Autore: ladyvampiretta    18/02/2014    7 recensioni
Layla è destinata a morire tragicamente, così hanno deciso gli angeli. Castiel, però, ignaro di tutto, le salva la vita. I loro destini si incroceranno in un turbinio di amore e morte che li porterà ad attraversare l'Inferno e il Paradiso per sfuggire alla sorte avversa.
[Dalla storia]
"« Devo tenerti d'occhio... » continuò « ... corri un grave pericolo »
Rimasi colpita « Eh? Quale pericolo? » sbottai.
Castiel rimase impassibile « Ti vogliono morta »
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CASTIEL

 

"I'm leaving, gone yesterday

Brutal, laughing, fighting, fucking

The price I had to pay.

Bright lights, [...]

She dreams of love

Bright lights, [...]

He lives to run."

[Bright Lights – 30 Seconds to Mars]

 

 

Eravamo volati fino a casa nostra, in salone.

Quella stanza aveva visto di tutto, dal re dell'Inferno agli angeli, compresi quelli caduti. E io potevo davvero rientrare in quest'ultima categoria? No, non era possibile.

"Naomi deve essersi sbagliata, come posso essere un angelo?"

Volevo far presente a Castiel le mie perplessità. La nostra relazione, nel caos tra angeli e demoni, era qualcosa di marginale: il Paradiso voleva tenerlo lontano da me perché, in quanto caduto, lo avrei trascinato nella perdizione. Ma ero certa che il mio angelo non la pensasse allo stesso modo. Ne avevamo passate tante per credere alle parole di Naomi e compagni. Il mio corpo, però, era scosso dai tremiti, una paura interna serpeggiava in me in maniera irrefrenabile.

Castiel, senza guardarmi, raggiunse la cucina in poche falcate. La sua agitazione era palpabile. Le sue spalle erano rigide e sentivo che qualcosa in lui si era come congelato.

Io, d'altro canto, non riuscivo a muovermi. Ero rimasta ferma e immobile nel punto esatto in cui l'angelo mi aveva lasciata.

Nella mia mente, la parola "angelo" rimbombava, creandomi un dolorosissimo mal di testa.

"Avanti! Non posso essere un angelo!" mi ripetevo. Alla fine, mi uscì una specie di risata isterica.

« Non c'è niente da ridere » mormorò Castiel a denti stretti, mentre poggiava con violenza una ciotola scura sul tavolo.

« Gli angeli devono essere impazziti per credere che io sia un angelo » e risi ancora. Mi aspettavo che Castiel ridesse con me, ma il suo volto era freddo e glaciale.

Sembrava un altro angelo.

« Castiel... non crederai mica che... » provai a dire, ma le parole mi morirono in gola. Mi lanciò un'occhiata che mi diede i brividi.

Sentii le gambe tremare ancora di più. Quello che avevo davanti era un Castiel diverso, non quello di cui mi ero innamorata.

"Crede davvero nelle parole di Naomi?" pensai inorridita.

« Che stai facendo? » chiesi, con la voce rotta. Ero talmente in ansia che facevo fatica a respirare. Un peso mi opprimeva il petto, come se una morsa mi stringesse forte il cuore. Le orecchie mi fischiarono e la realtà intorno a me divenne ovattata.

« Un incantesimo per vedere se sei veramente un angelo, dato che non riesco a percepire il tuo barlume di Grazia » affermò, deciso.

Rabbrividii ancora.

Castiel credeva che io fossi un angelo... credeva che gli avessi mentito.

Dentro di me, si fece strada l'idea che, qualsiasi fosse stato l'esito dell'incantesimo, la nostra vita non sarebbe mai tornata come prima. Era una brutta sensazione, ma mi assillava come un tarlo nell'orecchio.

Più lo guardavo, più venivo attanagliata da un senso di vuoto.

Provai ad afferrargli la manica del trench, ma lui si tirò indietro, come se si fosse scottato.

Alzò lo sguardo su di me: era vuoto e inespressivo. I suoi occhi blu avevano perso tutto il calore.

« Non crederai davvero che io sia un angelo! » sbottai, con il tono più alto di un'ottava.

Non mi prestò attenzione.

Lo guardai, allibita.

« Cosa ti è successo? » continuai, mentre gli occhi cominciavano a inumidirsi.

Lo sentivo distante come non mai. Avevamo lottato l'uno per l'altra, ci eravamo salvati a vicenda... Inferno, Paradiso... avevamo affrontato di tutto. Ma vedere il modo in cui silenziosamente mi respingeva, mi lacerava l'anima.

Una lacrima mi rigò il viso, ma non feci nulla per fermarla.

Concentrato com'era sull'incantesimo, pensai che non mi avesse sentita. Improvvisamente, alzò lo sguardo su di me e... alla fine, esplose.

« Pensaci, Layla, come fai a vedere le mie ali senza che i tuoi occhi brucino? Hai una forza straordinaria, conosci gli incantesimi, non sei un essere umano normale, quindi sei qualcos'altro! » disse in un ringhio. Non mi aveva mai parlato in quel modo, quindi quello bastò per destabilizzarmi.

Gli occhi, un tempo così puri e caldi, erano diventati qualcos'altro. Il suo comportamento era cambiato dalle parole di quell'angelo.

« Solo perché Naomi ti ha messo la... » provai a dire con voce flebile, ma Castiel mi bloccò.

« No, non è stata lei! È da un po' che ci penso, ma avevo sempre allontanato quel pensiero perchè non lo credevo possibile »

« E allora cos'è cambiato? » urlai ancora, tra le lacrime.

Avrei voluto chiedergli "Cos'è cambiato tra noi", ma le ultime due parole mi erano morte in gola.

Giusto poco prima mi aveva detto "ti amo". Eppure, quelle cinque lettere sembravano aver perso ogni senso.

Ad una manciata di secondi di silenzio seguì una risposta che non mi sarei aspettata.

« Non lo so » disse solamente, inespressivo.

E il mondo mi cadde addosso. Bastarono tre parole per mettermi al tappeto.

Nella mente mi si affollarono i nostri discorsi, le nostre giornate... la nostra vita di un anno.

Non volevo (e non potevo) arrendermi davanti a quelle parole.

« Preferisci credere a Naomi che a me? » chiesi con voce flebile. Era un discorso irreale. Dopo tutto quello che avevamo passato, preferiva fidarsi di chi lo aveva torturaro che di me.

Fece finta di non sentirmi e continuò a preparare l'incantesimo.

A quel punto esplosi io.

« Dov'è l'angelo che diceva di amarmi? » sbottai, mentre mi asciugavo le lacrime che ormai scorrevano inesorabili lungo le mie guancie.

Quel "Ti amo" rubato in Paradiso sembrava scomparso nel nulla.

"Se mi ama davvero, cos'è tutta questa farsa?" pensai, serrando i pugni lungo i fianchi.

Ero stanca di piangere davanti a lui, ma era inevitabile. Mi sentivo così fragile davanti a tutto quello che mi succedeva da quando nella mia vita era entrato lui. Castiel aveva sconvolto la mia vita, poteva davvero smettere di provare qualcosa per me solo perché credeva che gli avessi mentito? Solo per il fatto che fossi un angelo caduto?

Per un momento, mi ritornò alla mente l'incontro con Menea: il caduto aveva detto che gli angeli "buoni" come Castiel, provavano un profondo disprezzo verso quelli come lui.

E, a quanto pare, anche verso di me per il mio probabile essere un angelo caduto.

Le mie parole lo fecero vacillare. Vidi un brivido percorrergli la schiena e per un attimo ebbi la fugace, stupida idea che mi sarebbe venuto incontro per dirmi che mi amava ancora. Mi aspettavo che mi dicesse nuovamente "ti amo", che era tutto uno stupido scherzo di cattivo gusto.

Ma non successe.

« Non lo so » ripeté nuovamente.

Ancora una volta, quelle tre parole furono peggio di una pugnalata. Il dolore che mi lacerò il petto non era per niente paragonabile alle sofferenze che avevo patito all'Inferno. Era più forte. Mentre il demone Crowley mi torturava, in me rimaneva la certezza che Castiel mi aspettava e che mi amava. In quel momento, però, il mondo sembrò perdere tutto il suo senso in un istante.

Le gambe non mi ressero più e caddi in ginocchio sul pavimento.

L'angelo, come se nulla fosse, riprese a trafficare con gli ingredienti.

Lo guardavo con occhi vacui, sperano che fosse solo il frutto di un incubo. Non piangevo più, in me il vuoto e il senso di smarrimento la facevano da padroni.

"Non può essere" mi ripetevo.

« Avevi detto che mi amavi... può il fatto che io probabilmente sia un angelo farti dimenticare tutto? » sussurrai. Non avevo la forza di alzare la voce, ma ero certa che mi potesse sentire.

Anche per la remota possibilità che fossi davvero caduta del Paradiso, poteva davvero odiarmi e cancellare il nostro passato insieme?

Improvvisamente, gli occhi di Castiel mi sfiorarono e avvertii un brivido di paura che mai avevo provato nei suoi confronti.

Mi afferrò per le spalle e mi tirò su velocemente. Mi lasciai guidare inerme, come una bambola di pezza.

« Allunga il braccio » mormorò, inespressivo.

Come una macchina, feci quanto mi venne ordinato. Non avevo più niente da perdere.

Allungai la mano destra fin sopra la ciotola. L'angelo tirò fuori dal trench un ago e mi pizzicò l'indice, tenendomi fermo il braccio con l'altra mano

Non avvertii il dolore. Mi resi conto del suo gesto solo per il fatto che, dopo ciò, qualcosa di rosso cominciò a spuntare dal mio dito. Si formò una goccia che abbandonò il mio corpo e finì nella ciotola, insieme agli altri ingredienti.

Ritirai la mano e me la strinsi al petto. Il suo tocco aveva lasciato un alone di gelo sul mio corpo.

« Dopo aver pronunciato l'incantesimo, se ne esce una fiamma blu, significa che in te c'è la Grazia... o quello che ne resta »

Lo guardai, impassibile. Il verdetto era alle porte, che potevo fare?

Non tremavo neanche più. Niente aveva più senso.

Senza guardarmi, pronunciò l'incantesimo in enochiano.

Finita la formula, fece un passo indietro e i nostri sguardi si incrociarono.

Per un breve, piccolissimo istante, mi sembrò di scorgere un sentimento di scuse nei suoi occhi... come se fossero stati attraversati da un sentimento di tristezza.

Improvvisamente, dalla ciotola partì una luce accecante. Era bianca, con quelle che sembravano fiammelle rossicce splendere all'interno.

La luce raggiunse quasi il soffitto.

L'interno della ciotola brillò.

Restammo entrambi con il fiato sospeso, attendendo il responso dell'incantesimo.

Poi, come era apparsa, così la luce sparì e per un breve istante, credetti che la mia vita sarebbe dipesa dall'esito di quella magia.

La luce si esaurì del tutto e scomparve.

Provai a dire qualcosa, ma Castiel mi bloccò con una mano.

Si sporse per vedere meglio il fondo della ciotola.

Una scarica sembrò percorrere ancora una volta tutto il suo corpo, da cima a fondo.

Istintivamente, rabbrividii di riflesso.

"Angelo o umana?"

Mi sporsi a mia volta con cautela per vedere meglio.

Sul fondo, tra le ceneri di quelli che un tempo erano stati gli ingredienti, bruciava una piccola fiammella azzurra.

 

 

« Mi hai mentito! » mi urlò contro Castiel, guardandomi in cagnesco.

Cominciò a buttare all'aria tutto quello che gli capitava a tiro. Sedie, libri, piatti... niente rimaneva integro al suo passaggio.

Io mi sentivo svuotata, incapace di formulare un pensiero coerente.

"Sono un angelo" pensai, allibita.

« Magari tutto quello che mi hai detto era solo per trascinarmi nella perdizione! » continuò, afferrandomi per le spalle e costringendomi a guardarlo negli occhi.

« Io... non ricordo...non so... » provai a biascicare tra le lacrime.

Era vero. Non ricordavo di essere un angelo. Come potevo?

Castiel era diventato una furia... pensava gli avessi raccontato solo bugie.

« Naomi aveva ragione » sibillò.

A quel punto, la rabbia mi pervase « Io non ricordo di essere un angelo! Non ho ali, non ho niente! »

Ma ancora una volta, fece finta di niente

« Volevi solo trascinarmi nel peccato! » disse. Mi guardò come un animale ferito, carico di rabbia e di sofferenza.

« Ho combattuto i miei fratelli per te! È questo il tuo modo di ringraziarmi? Continuare a mentirmi come hai sempre fatto? »

Tremai. Non lo avevo mai visto così infuriato.

« Io ti ho amata e per te era tutta una menzogna? » chiese a bruciapelo quando i nostri sguardi si incrociarono.

Davanti a quelle parole, vacillai « Ma io ti amo... sul serio » mormorai a mezza voce. Malgrado la sua poca fiducia in me, non potevo fare a meno di pensare che avremmo potuto superare anche questo.

« Se mi amavi, non mi mentivi » sussurrò tetro.

Rimasi di sasso. Il mondo si era fatto buio e freddo.

« Non ti ho mentito » mugugnai « Devo aver perso la memoria nella caduta, non puoi accusarmi di averti mentito! » urlai. L'angelo, però, non sembrava disposto ad ascoltare.

« Perchè Raffaele ti cerca? Di quale conto in sospeso stava parlando Naomi? » sibillò.

Sgranai gli occhi.

« Non lo so... lo giuro! »

Si scansò da me e mi guardò in modo grave. Vidi i suoi occhi pervasi da una profonda tristezza, simile a quella volta che mi aveva trovata all'Inferno.

E mi si spezzò il cuore.

In quel momento, sentii di averlo perso.

Vacillai davanti ai suoi occhi. Temevo che mi lasciasse, che se ne andasse.

Non mi rimase altro da fare che scusarmi, anche se non avevo colpe.

"Non posso perderlo!"

Piansi e sussurrai delle scuse. Mi scusai per tutto, perfino del fatto di non sapere che fossi un angelo. Ero una creatura celeste caduta ma senza averne memoria. Mi scusai per tutto perché sapevo cosa stava per fare... e non ero certa che sarei sopravvissuta.

« Altre bugie » sussurrò, tenendo gli occhi bassi e scuotendo la testa.

Per lui, una menzogna rappresentava il più grave sgarbo che potessi fargli... me ne accorsi tardi, malgrado il mio continuo dire la verità.

Le mie peggiori paure si manifestarono quando Castiel mi guardò negli occhi.

« Addio » mormorò.

Quelle parole furono il colpo di grazia.

In un attimò, sbattè le ali e scomparve davanti ai miei occhi.

Caddi a terra e il vuoto mi circondò.

Non c'era più.

Nella casa aleggiò il silenzio.

"No, non può essersene andato" pensai.

« Castiel? » provai a chiamarlo in un sussurro.

Non poteva avermi abbandonata.

« Castiel? » riprovai, con voce flebile.

Se ne era andato. Questa volta per davvero.

 

Piansi e mi maledissi per tutto quello che era successo. Castiel odiava i caduti e, in quanto tale, odiava anche me. In più, credeva che gli avessi mentito per trascinarlo con me nella perdizione, macchiando e distruggendo la sua Grazia purissima. Credeva che lo avessi ingannato e messo contro i suoi fratelli.

Io lo amavo davvero, poteva dubitare dei miei sentimenti?

Battei i pugni per terra e continuai a piangere. La sofferenza degli ultimi mesi era esplosa davanti a Castiel.

Il gelo mi avvolse. Ero sola.

Dopo quella che mi sembrò un'eternità, anche la lacrime finirono, trascinandomi in uno stato di vuoto interiore. Non sentivo più nulla.

Non so per quanto tempo rimasi in quello stato catatonico sul pavimento.

Minuti, ore, giorni.

Quando riuscii a farmi forza e alzai lo sguardo, vidi che il cielo stava albeggiando.

"Non può finere così" pensai, mentre afferravo il cellulare da sopra il tavolo.

Provai a tirarmi su, ma le gambe cedettero e così decisi di rimanere in ginocchio.

Composi il numero. Una voce dall'altro capo rispose dopo il secondo squillo.

« Layla? »

Provai a dire qualcosa ma le parole mi morirono in gola. Facevo fatica a parlare e a respirare.

« Layla che succede?» il tono si fece più urgente.

Presi un bel respiro e mi feci forza.

« Dean... ho bisogno di aiuto » disse solamente, prima di riprendere a piangere.

 

To be continued...

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

 

Ed eccoci arrivati alla fine di questa prima parte della storia. Lo so, non ho dato a Layla e Castiel un lieto fine e un po' mi dispiace per loro. "Bright Lights" è finita, so di non aver risposto a tutti i dubbi sulla storia, ma non preoccupatevi, sto scrivendo un sequel, dove verrà sbrogliata la matassa. Ho già scritto un paio di capitoli, ma non posso dirvi con certezza quando pubblicherò il continuo.

Ringrazio tutti quelli che sono passati a leggere le avventure di Layla e del suo angelo, grazie davvero.

Grazie a chi ha recensito, a chi ha lasciato un segno del suo passaggio, a chi l'ha messa tra le seguite, preferite e/o ricordate.

*Indossa un casco * bene, sono pronta a ricevere le ultime recensioni della storia (e anche tutte le cose che, immagino, mi tirerete dietro).

Un grazie di cuore a tutti!

Un abbraccio,

Ladyvampiretta, Layla & Castiel.

  
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