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Autore: Sonomi    18/02/2014    5 recensioni
"Fissava le pareti della stanza senza vederle realmente, cercando di captare ogni piccolo rumore. L’unica cosa che sentiva era il suo flebile respiro. Le luci al neon del lampadario rendevano l’atmosfera circostante molto ospedaliera, e quel paragone non fece altro che accrescere l’ansia dentro le sue membra. Non sapeva come mai, ma la sola idea che quella camera potesse sembrare un ospedale lo terrorizzava abbastanza.
Guardò impotente la porta sbarrata davanti a lui, per poi lasciar scivolare gli occhi sulla scarsa mobilia che lo circondava: un comò di medie dimensioni, un traballante tavolino di mogano e una sedia inutilizzata, considerando che era seduto sul pavimento freddo. Ingoiò l’aria, aspettando che qualcosa accadesse. Ma non succedeva niente da almeno cinque giorni.
Uscirò mai da qui?"
(Taoris, Kaisoo, Hunhan, Baekyeol, Sulay, ChenMin)
(Titolo cambiato! Precedente: "Il college degli orrori")
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sonomi's home: 
Buonasera gente! Finalmente sono riuscita ad aggiornare, di nuovo in ritardo, perdonatemi. La quinta si sta facendo più difficile del previsto, ho avuto da poco una simulazione d'esame che mi ha portato via un sacco di tempo. ç_ç Cooomunque. Posso dire che questo sia un capitolo cruciale e...Non voglio fare spoilers (?). 
-sudare100anniperarrivareaquestopunto-
Comunque sia ammetto che non sono molto soddisfatta di come ho scritto il capitolo, ho provato ad aggiustarlo, ma il meglio che mi è uscito è questo ç_ç spero vi piaccia :) 
Non voglio stare ad assillarvi, vi lascio alla lettura! 



18.
Let out the beast (parte 1)


-Signor Ahn! Signor Byun!- 
Il ragazzo correva velocemente, scansando con gesti bruschi tutti gli impiegati che intralciavano il suo cammino. I due uomini, fermi in fondo al corridoio, si voltarono nella sua direzione, l’espressione del volto sorpresa.
-Signori.. È successo.. Un disastro..-
-Ragazzo stai calmo e racconta senza mangiarti le parole- affermò con voce ferma Ahn, posando una mano sulla spalla del giovane.
-Giù nelle celle.. La porta era scardinata e.. c’erano due corpi per terra signore.. Io non.. Non ho potuto fare nulla..- 
-Corpi, porta scardinata?- chiese Byun, mentre l’angolo delle sue labbra si sollevava leggermente. -Quale cella?-
-Quella.. Credo quella di Park Chanyeol, signore. Non so cosa sia successo.. Ma dubito che il ragazzo sia ancora vivo. Deve vedere i corpi delle guardie signore.. Sono.. A brandelli-
Quell’impiegato sembrava aver molta voglia di vomitare l’anima, ma il signor Byun non vi diede peso, e si voltò a osservare l’espressione di Ahn, identica alla sua. 
-A quanto pare ha funzionato- commentò quest’ultimo, impassibile.
-Già.. A quanto pare, dopo anni, ci siamo riusciti- sussurrò Byun, congiungendo le mani e assaporando il momento. Erano arrivati alla fine della sofferenza, avevano trovato la giusta formula. Tutto il lavoro svolto in quel tempo aveva dato finalmente i suoi frutti.
-Chiama i nostri cari soci, Ahn- continuò Byun con un sorriso. -Dobbiamo festeggiare-

A pochi passi di distanza, Baekhyun ascoltava la loro conversazione nascosto dietro una porta semichiusa. Le dita tremavano intorno al cellulare che stringeva fra le mani, gli occhi erano pieni di lacrime, la testa girava vorticosamente. Appoggiò il capo al muro alle sue spalle, lasciandosi scivolare fino a terra, scontrando con il sedere il pavimento freddo. 
“A quanto pare ha funzionato”.
Quelle parole rimbombavano nelle sue orecchie, richiamando alla mente immagini che non avrebbe voluto vedere. Chanyeol. Chanyeol. Baekhyun posò lo sguardo sul display del cellulare, fissando la fotografia dello sfondo: lì Chanyeol aveva un bellissimo sorriso, uno di quelli che nell’ultimo periodo raramente faceva; indossava i suoi pantaloni preferiti, quelli neri un po’ larghi e che sembravano averne passate di tutti i colori; la maglietta grigia copriva le sue lunghe braccia, nascondendole al freddo dell’inverno. Quella foto era dell’anno prima, nel mese di dicembre, durante il periodo natalizio. Baekhyun ricordava benissimo il momento in cui l’aveva scattata. Chanyeol non amava farsi fotografare da solo, e il ragazzo ancora poteva sentire nella sua mente le parole che il fidanzato gli aveva rivolto.
“Ricordati che questa foto verrà scattata solo perché sei tu a chiedermelo Byun. Quindi dovrà rimanere tua, tua e di nessun altro”.
Baekhyun cominciò a singhiozzare, nascondendo il volto fra le mani. Fuori dalla stanza, suo padre e il signor Ahn si erano allontanati, ma il ragazzo poteva ancora sentirli parlare, ordinare di far sparire i corpi delle guardie, ripulire tutto. Facevano schifo. Si faceva schifo. Aspettò che le voci dei due uomini scomparissero definitivamente prima di alzarsi dal pavimento e uscire dal suo nascondiglio. Guardò il corridoio semi deserto, e senza dare troppo nell’occhio si incamminò verso la porta che conduceva alle celle. Se gli impiegati lo avessero visto là sotto non avrebbero avuto nulla da dire: lui era Byun Baekhyun, figlio di uno dei pezzi grossi, lavoratore diligente per quella società. Per quel motivo percorse tutta la strada a testa alta e non si scompose mai, neanche di fronte allo scempio che trovò una volta giunto a destinazione.
La prima cosa che saltava all’occhio era il rosso. C’era sangue ovunque, sulle pareti, sul pavimento, sulle porte, sugli addetti alla pulizia dell’agenzia. I corpi dovevano essere già stati rimossi perché di cadaveri e membra non vi era nessuna traccia. Fece qualche passo avanti, e il suo sguardo venne intercettato da una signora di mezza età, dall’aria stravolta, che il ragazzo riconobbe come la donna delle pulizie che spesso si occupava dell’ufficio del padre.
-Signor Byun.. È passato a vedere- disse secca la donna, posando lo straccio. -Come può notare, suo padre ha già fatto liberare il campo-
Baekhyun deglutì, e posò gli occhi sulla porta scardinata lì in terra.
-La cella?- chiese, titubante, mentre l’impiegata scuoteva il capo.
-Vuota. Completamente vuota. E devastata. Non ho mai visto tanta..distruzione in vita mia-
-Posso entrare un attimo?- domandò il giovane, mentre la signora annuiva debolmente. 
Baekhyun prese coraggio e sporse il capo all’interno della stanza. Quello che vide quasi lo sconvolse più che il sangue sulle pareti: il bancone di metallo sui cui Chanyeol era stato adagiato di trovava a dieci metri dalla sua usuale ubicazione, pieno di ammaccature e tagli; il lampadario al neon penzolava dal soffitto staccato per metà, pericolosamente vicino al pavimento; l’armadio delle medicine era rivoltato in terra, i liquidi bagnavano le piastrelle. 
-Come può notare signor Byun, qui c’è stato un vero scempio. Qualunque cosa abbia provocato questo, ora è libero. I miei colleghi hanno detto che la porta d’uscita è scardinata proprio come questa- affermò la donna, spuntando alle spalle di Baekhyun. -Spero che giri alla larga da questo posto. Non voglio fare la fine di quelle povere guardie-
Qualunque cosa abbia provocato questo, ora è libero
Baekhyun deglutì, uscendo dalla cella, e guardando verso la fine del corridoio. Era vero: la porta di uscita era in terra, si poteva intravedere la strada deserta. 
Cosa ti hanno fatto..
Il ragazzo sbucò nel cortile dell’edificio, l’aria gelida che lo tagliava fin sotto i vestiti. 
-Signor Byun, entri! Fa freddo fuori!- urlò la signora da dentro il palazzo, e il giovane si voltò scuotendo il capo. Poi si mise a fissare l’inizio del bosco, che da quel punto si estendeva lungo la periferia della città, fino alle campagne. 
Sei sicuramente qui dentro.
Baekhyun osservò ancora per un attimo quelle fronde scure, prima di incamminarsi lentamente all’interno di esse, sentendo ancora la donna delle pulizie urlargli dietro. Non aveva idea di quello che stava facendo, nemmeno di cosa avrebbe trovato e neanche di cosa aspettarsi. Sapeva soltanto di dover fare qualcosa, qualsiasi cosa, per cercare Chanyeol. 
Anche a costo di fare i conti con un essere di natura non umana.
Un essere che, probabilmente, si sarebbe rivelato essere il suo fidanzato.


L’erba profumava di fresco. La terra era umida, leggermente fangosa, si infilava sotto le unghie a ogni passo. La luce della luna filtrava attraverso gli alberi, illuminando il sentiero, ma non ne aveva bisogno: i suoi occhi vedevano benissimo. Fece ancora qualche passo, sentendo scricchiolare un’infinità di rametti secchi. Quel suono lo disturbava parecchio, era irritante. 
Al suo fianco poteva percepire un altro respiro, leggermente affannato, ed ebbe come l’impressione che fosse sincronizzato al suo. Lo sentiva vicino, compagno, sulla stessa lunghezza d’onda. Aveva l’impressione che, se lui si fosse mosso, quel respiro si sarebbe spostato con lui. Spiccò una leggera corsa, e si rese ben presto conto che c’erano altri respiri simili al primo che aveva sentito, tutti diversi ma allo stesso tempo identici. Sembravano accerchiarlo, ma non si sentiva minacciato. 
Si sentiva più forte. Importante.
Sovrano.
Ma aveva fame, molta fame. E aveva come la sensazione che anche chi era con lui, in quel momento, ne avesse. Annusò l’aria, cercando una qualunque scia che potesse condurlo a una fonte di cibo. Sfiorò col naso il terriccio, captando un vago odore di sangue. Doveva esserci un animale ferito da qualche parte. Iniziò a correre, mantenendo alta l’attenzione per seguire quella scia debole, e percepì la serie di respiri seguirlo al suo stesso passo. 
Era elettrizzante. L’aria si scontrava con il suo corpo, i muscoli erano caldi, rispondevano a ogni comando con incredibile attenzione. La sua mente era lucida, sveglia, e al contempo totalmente affascinata da quelle sensazioni. Era vivo, lo poteva sentire in ogni fibra del suo essere, in ogni battito del suo cuore, in ogni movimento delle sue palpebre. 
Sperò, per qualche attimo, che quella sensazione potesse durare per sempre. 




Ore 6:34, college.

Jongdae aprì gli occhi alla tenue luce del mattino, rigirandosi per un attimo nel letto. Allungò una mano nello spazio vuoto accanto a sé, e quasi gli venne da piangere. Non sopportava la lontananza di Minseok, non dopo tutto quello che era successo. Nonostante sapesse benissimo di trovarlo in ospedale, Jongdae non poteva fare a meno di temere un’altra scomparsa. 
Si alzò lentamente, stiracchiandosi i muscoli delle braccia, e scese dal materasso sbadigliando rumorosamente. Trascinò il suo corpo intorpidito in bagno, per poi osservare la sua espressione allo specchio: gli occhi semichiusi, i capelli in tutte le direzioni possibili e immaginabili, le guance colorite dal calore delle lenzuola. Con una smorfia si sfilò il pigiama, infilandosi nella doccia e accendendo l’acqua fredda, rabbrividendo. Nel giro di pochi secondi si sentì più sveglio che mai, pronto a sopportare un’altra giornata degna di essere dimenticata. Alle otto in punto sarebbe andato assieme al gruppo di amici dritto in ospedale, sperando in qualche buona notizia. L’ospedale iniziava a essere un luogo particolarmente detestabile, e davvero prese a sperare di non dover metterci più per qualche anno, una volta finito tutto quel casino. 
Uscì dalla doccia, infilandosi l’accappatoio scuro, e tornò in camera per aprire le tende. Scostò la pesante stoffa, permettendo alla luce di inondare la stanza, e socchiuse lievemente la portafinestra, lasciando un leggero spiraglio per far cambiare l’aria. Il sole cominciava a sorgere dietro i monti, e a giudicare dal cielo sereno quella sarebbe stata una bellissima giornata. Jongdae sorrise leggermente, e poggiò la fronte contro il vetro freddo. E quasi gli venne un colpo. 
Trattenne il respiro, spalancando gli occhi talmente tanto da fargli quasi male, come a voler sperare che ciò che stava vedendo fosse solo un brutto gioco della luce. Eppure, a ogni secondo che passava, quei corpi ammassati in giardino, sotto al suo balcone, c’erano ancora. Erano sei, totalmente nudi, coricati in terra vicini, come se fossero stati buttati lì assieme. Jongdae non sapeva cosa fare, le mani gli tremavano talmente tanto che a stento riuscì ad aprire totalmente la portafinestra e a camminare lungo il balcone. Guardò ancora di sotto: i corpi ora erano più distinguibili. Notò con terrore che erano tutti girati di schiena, la pelle coperta da sottili strature rosse, ma le macchie di sangue sembravano sparse lungo ogni centimetro di pelle. Per un momento il ragazzo pensò di svenire. Poi notò che uno di quelli che aveva ritenuto cadaveri aveva mosso una mano. Poi si rese conto che quel corpo gli era fin troppo famigliare. Poi si rese conto che quello era Minseok. E quelli accanto Jongin, Zitao, Sehun, Luhan, e un‘altra persona che non aveva mai visto in vita sua. E poi, a quel punto, urlò, portandosi le mani all’altezza della bocca. Indietreggiò fino in camera, sbattendo i vetri della portafinestra e scattò verso l’armadio, afferrando i primi vestiti che gli capitarono sotto tiro. Non si mise nemmeno le scarpe. 
A piedi nudi corse fuori dalla stanza, lungo i corridoi della scuola, fino alla camera di Yifan e Yixing. Prese a bussare con forza, facendosi quasi male alle mani, fregandosene di svegliare gli altri studenti del college, fino a quando un Yifan ancora in pigiama e mezzo assonnato non si fece finalmente vedere.
-Cosa diamine stai facendo?- sbottò infastidito, mentre alle sue spalle compariva anche il compagno di stanza. 
-Dovete venire con me… io.. Minseok.. Fuori..- 
Stava farfugliando, se ne rendeva conto, ma non riusciva a porre le parole in un ordine sensato. Anzi, non sapeva dare un senso a tutta la faccenda, per essere sinceri. 
-Cosa c’entra Minseok adesso? Jongdae hai avuto un incubo?- chiese premuroso Yixing.
-No! Dovete venire con me, dovete aiutarmi..- 
Jongdae prese a piangere, infilandosi le dita nei capelli, mentre i due amici lo guardavano sconvolti. 
-In giardino.. Sono tutti in giardino e.. Dio mio sembrano morti! Dobbiamo aiutarli!- urlò poi. -Prendete delle coperte.. Servono delle coperte!-
-Amico non so cosa ti stia prendendo ma..- iniziò a dire Yifan, prima che Jongdae lo interrompesse un’altra volta. 
-Guarda fuori dalla finestra e dimmi cosa vedi, cazzo!- sbraitò il ragazzo, spingendo gli amici dentro la stanza e correndo verso la loro portafinestra. Spalancò i vetri, ritrovandosi davanti lo spettacolo di prima. I sei giovani non si erano mossi di un millimetro. Dire che Yixing fosse sbiancato e che Yifan fosse sconvolto sarebbe stato un eufemismo. 
Nel giro di dieci secondi uscirono tutti e tre con delle coperte fra le braccia, e si attivarono a gettare giù dai letti anche Kyungsoo e Joonmyun senza dare loro un’apparente spiegazione. Corsero lungo i corridoi, per fortuna ancora deserti, e uscirono dalla porta secondaria che conduceva al giardino. L’aria fredda li colpì in pieno, quasi tutti ancora in pigiama, Jongdae addirittura scalzo, e si diressero al limitare del bosco, nella zona sotto le ampie balconate. Non ci misero molto a raggiungere gli amici, ancora stesi sulla terra umida, la pelle arrossata sia dal sangue sia dalle temperature ormai invernali. Kyungsoo urlò, mentre Joonmyun tratteneva il respiro di fronte a quello spettacolo orrendo. 
Jongdae si accucciò vicino a Minseok, girandolo a pancia in su, prendendogli il volto fra le mani. Respirava. Afferrò una coperta, avvolgendovi il corpo del fidanzato, e se lo portò per un attimo al petto, appoggiando la fronte al capo del ragazzo. Lì vicino Yixing stava aiutando Joonmyun a coprire Sehun e Luhan, mentre Kyungsoo si muoveva attorno a Jongin, cercando di occuparsi di lui senza toccare le varie ferite che vedeva sulla sua pelle. Yifan, invece, stava per issarsi sulle spalle Zitao quando vide l’altro ragazzo accasciato in terra. Nessuno lì per lì aveva fatto caso a lui, troppo presi a mettere in salvo gli amici. Ma quel giovane era steso accanto a loro, nelle stesse identiche condizioni. Yifan lo osservò per qualche istante, soffermandosi particolarmente sulle orecchie sporgenti, la chioma ribelle e i tratti dolci. Lo conosceva. E aveva paura di scoprire come mai fosse lì in quel momento. 
-Questo ragazzo..?- balbettò Joonmyun, con Luhan sulle spalle, avvicinandosi a Yifan.
-Credete che venga qui al college?- chiese Yixing, ancora accucciato accanto a Sehun.
-No, non è di questa scuola..- sussurrò Yifan, le labbra serrate in una smorfia severa. 
-Lo conosci?- 
-Purtroppo si..lui è Park Chanyeol- 

Portare dentro il college i loro amici senza dare nell’occhio fu un’impresa, ma riuscirono a trascinarli indenni fino alla camera di Zitao e Jongin, la più vicina. Piano piano i sei ragazzi sembravano riprendere coscienza, ma da lì a svegliarsi del tutto la strada pareva ancora lunga. Per quel motivo decisero di non aspettare e uno alla volta, tutti insieme, li infilarono sotto al getto della doccia, cercando di lavare via le scie di sangue secco e capire in effettivo le loro condizioni fisiche. Nel complesso sembravano messi abbastanza bene, escludendo qualche graffio lungo la schiena e gli arti, e quello di certo era un dato rincuorante. Il vero problema, in quel momento, stava nel capire come quei ragazzi dall’ospedale fossero finiti lì, nudi, e insieme a Park Chanyeol, un totale estraneo. Quel pensiero attanagliava la mente di tutti mentre cercavano di rivestirli con cautela, donando a Chanyeol alcuni abiti di Yifan, l’unico che potesse indossare qualcosa di adeguato alla corporatura del nuovo arrivato. Quando ebbero completato la lunga operazione, rimasero tutti a fissare i sei corpi distesi in fila, con una particolare sensazione di disagio. La situazione era assurda, quasi fastidiosamente..inquietante. 
-Li abbiamo sbatacchiati per tutto il tempo.. Possibile che nessuno di loro abbia aperto un occhio?- sbuffò Yixing incrociando le braccia. -Mi sto preoccupando-
-E mi stupisco che l’ospedale non abbia ancora chiamato..- sussurrò Joonmyun perplesso.
Yifan serrò la mascella, sapendo perfettamente per quale motivo nessun medico si fosse ancora fatto sentire. Avrebbe scommesso qualunque cosa su un’intromissione del dottor Kang, era la risposta più logica. Ma di certo non poteva parlarne ai suoi amici come se la notizia potesse essere del tutto scontata.
-E poi questo ragazzo?- chiese Kyungsoo osservando Chanyeol. -Yifan lo conosci sul serio?-
Il giovane annuì, affiancandosi all’amico.
-E’ il fidanzato di.. Un mio conoscente. Ci siamo incrociati un paio di volte in rare occasioni- bofonchiò poi, deviando la risposta. 
-E’ sorprendente.. Come sarà finito qui?- 
-Non ne ho la minima idea..- rispose Yifan secco, dando le spalle ai letti. Posò lo sguardo fuori dalla vetrate della portafinestra, sospirando, guardando con attenzione i raggi del sole sfiorare le cime degli alberi. La situazione stava cambiando, lo sentiva. Coloro che erano dietro a tutta quella faccenda erano riusciti nel loro intento, oramai lo aveva capito. Rimaneva solo da pensare a un modo per impedire che i suoi amici cadessero del tutto in quel girone infernale, e lui era l’unico a poterlo fare. Si voltò nuovamente verso di loro, osservando i volti rilassati, soffermandosi su quello di Zitao. Non appena si era presentato al college, Yifan si ripromesso di fare in modo che lui non venisse immischiato in tutta quella faccenda, e aveva fallito. Aveva giurato a se stesso di salvarlo da quella situazione, e aveva fallito. Aveva sperato che il suo arrivo al college fosse frutto del caso, ma temeva di essersi sbagliato. E ora cos’altro gli rimaneva da fare? Con quel pensiero triste per la testa, Yifan si sedette di fianco a Jongdae e cominciò ad aspettare assieme a tutti gli altri che uno di quei sei decidesse di svegliarsi.
Dovettero attendere altre due ore di puro silenzio e contemplazione prima che Luhan aprisse gli occhi, strizzando le palpebre alla violenta luce del giorno. 
-Luhan!- urlò Joonmyun scattando dalla poltroncina su cui era seduto, affiancando l’amico nel giro di due secondi. Quello cercò di mettersi seduto, contorcendo il volto in una smorfia di dolore. 
-Cosa..cosa è successo?- mormorò, passandosi una mano nei capelli, per poi spalancare gli occhi nel vedere gli altri cinque ancora belli coricati vicino a lui. 
-Speravamo potessi dircelo tu..- 
In quel momento anche Zitao riprese coscienza, quasi in contemporanea a Sehun, e tutti e due cercarono di alzarsi dal letto, sorpresi della scena che si stava presentando sotto i loro sguardi perplessi. 
-Dannazione che dolore..- sbottò Sehun tenendosi un braccio. 
-Mi scoppia la testa- sussurrò Zitao, posando il capo fra le braccia, mentre tutti gli altri fissavano i neo-coscienti con ansia. Pochi minuti dopo anche Jongin prese a svegliarsi, seguito a ruota da Minseok e da un Chanyeol totalmente confuso. I sei ragazzi presero a guardarsi fra di loro, mentre gli amici continuavano ad aspettare che dicessero qualcosa. Non volava una mosca, la tensione sembrava salire. 
-Porca miseria..- mormorò Chanyeol osservando atterrito il paesaggio attorno a sé. -Dove sono?-
-Sei in un college al limitare di Seoul..- iniziò a spiegare Joonmyun cercando di essere il più gentile possibile. -Ti abbiamo trovato, anzi, vi abbiamo trovato tutti svenuti in terra.. Qui fuori, nel giardino- aggiunse poi, notando con agitazione il mutare dell’espressione dei presenti. 
-In giardino?!- quasi urlò Jongin. 
-Si..ehm..anche nudi e pieni di graffi- continuò Yixing, cauto.
-Come è possibile.. L’ultima cosa che ricordo è..- iniziò a dire Sehun. -Molto dolore. C’eri tu Luhan.. Poi devo essere svenuto e..ero in ospedale?-
-Eravate tutti in ospedale a dire il vero. Vi siete sentiti male ieri sera, dopo cena- azzardò Jongdae. -Non abbiamo idea di cosa sia successo dopo.. Non ricordate nulla?-
Quelle parole caddero fra di loro come macigni. Presero tutti a fissare il vuoto, Chanyeol sull’orlo di una crisi isterica, cercando di riportare alla mente un’immagine qualsiasi. 
-Io ho qualche vago ricordo di un bosco. C’era uno strano odore di.. Terriccio? Misto a qualcosa che sembrava sangue- cominciò Minseok rabbrividendo. 
-L’aria profumava d’erba..- mormorò Jongin, come assorto. 
-Io..rammento di aver avuto la sensazione di non essere solo. Era come se ci fossero altre persone con me, potevo sentire il loro respiro- continuò Zitao, rabbrividendo. 
-Io ero in una cella buia- affermò secco Chanyeol, facendo scattare tutti gli sguardi nella sua direzione. -Mi hanno rapito circa.. Due giorni fa? Si, credo. Questo è un ricordo che avrei preferito dimenticare. L’ultima immagine sicura nella mia mente è il dolore nel sapere che il mio fidanzato ha portato alla morte il mio migliore amico. Poi un gran dolore.. E tutte immagini sfocate- continuò mente il resto dei presenti rimaneva a bocca aperta a ogni parola detta con spudorata freddezza e sincerità. 
-Non ci sto capendo nulla!- sbottò Yixing scattando in piedi. -La situazione sta diventando assurda! Negli ultimi mesi gente è scomparsa, ricomparsa senza memoria e nelle maniere più strane! Ce ne sono successe di tutti i colori e adesso la mia pazienza sta raggiungendo il limite! Vi troviamo mezzi svenuti, nudi, assieme a un completo sconosciuto che prima di trovarsi qui con voi era stato sequestrato! Ma che razza di mondo è questo?!- continuò poi, aumentando il tono della voce. -Io esigo una fottutissima spiegazione ADESSO- 
Nessuno osò rispondere a quello sfogo. Tutti fissavano Yixing come se fosse stato una bomba a orologeria, e il ragazzo cominciò a sentirsi vagamente pazzo. Joonmyun stava per aprire bocca, deciso a confortarlo un minimo, quando tutti sentirono un chiarissimo urlo risuonare per tutto il corridoio. 
-Oh mio Dio! C’è un ragazzo svenuto in giardino!- 
Tutti e undici si voltarono verso la portafinestra al suono di quella frase, scattando come molle. E proprio come quella ragazza aveva urlato, probabilmente da una balconata adiacente, si poteva notare benissimo il corpo di un ragazzo minuto totalmente steso sull’erba. I vestiti che portava erano stracciati, o meglio dire lacerati, e a quella visione il cuore di Yifan perse un battito. E non solo il suo. 
-Santo cielo..- Chanyeol poggiò completamente le mani ai vetri, spalancando gli occhi, tremando di fronte a quella scena. 
Non è lui.
Non può essere lui.

-Baekhyun..- mormorò, senza fiato. -Baekhyun!- urlò poi, facendo qualche passo indietro e scattando come una molla fuori dalla stanza.
-Chanyeol, aspetta!- 
Joonmyun gli corse dietro, seguito da un Yifan totalmente rigido e sconvolto e dal resto della compagnia che sembrava nettamente sull’orlo della disperazione. Corsero fuori per la seconda volta in quella fredda mattinata, dirigendosi verso quel corpicino accasciato al suolo. Una ventina buona di sguardi, dai balconi, fissava la scena, mentre i professori, proprio in quell’istante, venivano informati della cosa. 
Da vicino il gruppo si rese ben presto conto che la salute di Baekhyun era tutto fuorché buona: dall’alto delle camere non avevano notato i profondi tagli lungo la schiena, la scia di sangue che percorreva ininterrottamente il suo corpo, i lividi neri che spiccavano sulla sua pelle perlacea. Chanyeol cadde in ginocchio, prendendolo fra le braccia, dimenticando in un istante tutto quello che era successo fino a quel momento. Non importava essere stato rapito, poteva sopportarlo. Non importava aver scoperto che Baekhyun gli aveva mentito, poteva sopportare anche quello. Non importava essersi ritrovato assieme a dei completi sconosciuti, svenuto in un prato di una chissà quale scuola, poteva sopportarlo. Ma quello che non poteva tollerare era vedere il suo fidanzato in quello stato. Calde lacrime presero a rigargli il volto, cadendo lungo le guance.
-Baekhyun..- mormorò Chanyeol, accarezzando la guancia del ragazzo, notando con orrore la mano rimasta insanguinata. 
-Dobbiamo chiamare un’ambulanza!- esclamò Jongdae, aggrappato a Minseok, mente da lontano si potevano intravedere i professori correre nella loro direzione. Fu in quel momento che Byun Baekhyun aprì gli occhi, regalando un colpo di tosse, che a Chanyeol sembrò quasi il suono più bello del mondo. 
-Baekhy! Ehi ehi..- cominciò a dire il giovane con un sorriso bagnato. -Amore guardami, guardami..-
Il ragazzo sembrava totalmente sconvolto, scioccato, ma puntò comunque gli occhi persi sul volto di Chanyeol. Bastò vedere il viso del fidanzato per sentire gli occhi pungere e non per il dolore al corpo. 
-Chanyeol..- la voce sembrava un lamento. 
-Sono qui..-
-Stai bene allora.. Ero così in ansia quando..- cercò di dire Baekhyun, ma un altro attacco di tosse lo fece zittire.
-Ssh, non parlare- cercò di rassicurarlo Chanyeol, stringendolo maggiormente fra le braccia. Yifan, rimasto in disparte fino a quel momento, si chinò affianco ai due ragazzi.
-Cosa ti è successo Baekhyun?- sussurrò serio, usando un tono che non ammetteva repliche. Il giovane deglutì.
-Quando…ho saputo del casino successo alle celle.. Mi sono immediatamente precipitato di sotto- altro colpo di tosse. -La cella di Chanyeol era.. Un disastro, e ho capito subito.. Sono uscito a cercarlo..nel bosco. Solo che poi..-
-Solo che poi..?-
-Era lì.. C’era quell’essere e io.. Ho capito subito che non era Chanyeol.. Era qualcos’altro.. Io.. Mi ha attaccato e poi.. E poi il buio- 
-Che essere era, Baekhyun?- 
Quell’ultima domanda di Yifan pesò per un attimo sulla testa di tutti, la risposta sembrava quasi temuta. Perché sapevano, nel profondo del loro cuore, che da quello sarebbe stato risolto l’enigma. Baekhyun tremò per un istante, prima di aprire la bocca e pronunciare quelle due parole:
-Un lupo-



  
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