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Autore: Wayfarer    19/06/2008    2 recensioni
Un vecchio racconto giallo, il secondo raccnto completo che abbia mai scritto, perdonate quindi la forma... un protagonista alla Marlowe, il suo fedele amico e logicamente la bella cliente..
Genere: Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meditai che avevo urgente bisogno di soldi…il whisky era quasi finito e, si sa, senza quello non risolvo un bel niente

Meditai che avevo urgente bisogno di soldi…il whisky era quasi finito e, si sa, senza quello non risolvo un bel niente. Così avevo accettato di vedere il signor Robins e gli avevo dato appuntamento per oggi alle 17 in punto.

Sono le 17.45 e non si è ancora visto nessuno. Giungo intanto alla brillante conclusione che un detective che puzza di whisky non lo ingaggia nemmeno il più imbecille marito cornuto. Così mi metto una camicia decente e mi lavo la faccia. Finalmente sento il campanello e vado ad aprire. Mi trovo davanti il tipico borghese benestante, panciotto e baffetti e scarpe lucide che, con tono leggermente stupito, chiede: “E’ lei il signor Russel?” e io mi trovo a dover rispondere come un idiota: “Sì, certamente. Lei dovrebbe essere Frank Robins, giusto?”. Quello annuisce e si siede sulla poltrona. Io, tanto per darmi un po’ di arie, mi metto dietro alla scrivania. E, giusto per essere gentile, chiedo: “Desidera un goccio?” ma purtroppo il borghese rifiuta. Cominciamo proprio male. “Allora, volevo chiederle di indagare su un omicidio” incomincia lui. Non va proprio bene. Troppo conciso per i miei gusti. “Dica pure” rispondo e mi sorprendo del mio magnifico tono formale. “Allora… Come le ho già accennato c’è di mezzo un morto e il problema è che la vittima è il fidanzato di mia figlia. L’assassino è uno preciso… ha svolto il lavoro con una mezzaluna e non ha lasciato nemmeno una traccia che la polizia ha saputo trovare”. Ohi, ohi… se la sbirraglia non ha trovato tracce… “E’ stato molto chiaro…Accetto il caso, ma parliamo del compenso…”. “Oh! Sicuramente…la pagherò profumatamente se scoprirà il colpevole”. Troppa enfasi sul “se”. Non mi sembra che confidi molto nelle mie capacità. “Va bene. Per prima cosa parlerò con sua figlia e vorrei anche visitare il luogo del delitto, se è possibile”. “Perfetto, le do l’indirizzo di mia figlia Claire, poi l’accompagnerà lei sul luogo del delitto”. Mi porge un foglietto… tutto già preparato su un block notes. “La saluto signor Russel”. “Arrivederci”.

Domani andrò a trovare la figlia. Intanto dovrò farmi aiutare dal mio miglior amico ad entrare nell’ottica del caso. Sorrido al mio compagno d’avventure appoggiato sul tavolo e tracanno una sorsata abbondante. Mi sento subito meglio.

Mi sono ripulito dalla formalità in cui mi ero calato con il borghese. Finalmente ho di nuovo il mio odore. Non dovete credere che puzzi e che mi trovi a mio agio nel tanfo, sia ben chiaro! Ma ogni animale ha il suo odore e anche io ho il mio, che, tra l’altro, è molto migliore di quello di alcuni uomini che usano dopobarba. Per fortuna ne ho incontrati pochi, perché quelli sì che puzzano.

Il whisky mi ha fatto venire sonno, però. Così mi butto sul letto e mi addormento in pochi minuti. Niente sogni.

Mi preparo la colazione e, tanto per stare leggero, trangugio una porzione abbondante di uova con bacon e fagioli riscaldati seguita da un bel bicchierino di whisky con ghiaccio. Non c’è niente di meglio per iniziare una giornata intensa. Decido che la figlia del borghese potrebbe voler essere consolata e quindi decido di farmi la barba e perfino una doccia con lo shampoo. Poi mi vesto, infilo la mia vecchia giacca di tweed e salgo in macchina.

Arrivo a casa della ragazza verso le 11 e appena suono il campanello lei viene ad aprire. Quando vedo la ragazza capisco che la visita sarà molto interessante. E’ una donna alta e abbastanza magra, ma con tutte le curve necessarie per essere considerata molto bella. Inoltre ha una cascata di capelli rossi e degli occhi verdi profondi e luminosi. Insomma, l’insieme potrebbe far perdere la testa a chiunque. Inoltre, io ho un debole per le rosse.

 “Chi è lei? Che cosa desidera?”. “Sono il detective Russel. In altre occasioni sarei qui per invitarla a pranzo, ma purtroppo sono stato ingaggiato per l’omicidio del vostro fidanzato”. “Oh! Mi scusi, non l’avevo riconosciuta! Mio padre mi aveva avvisato della sua visita , ma non la immaginavo così… così…” “Attraente?”. Lei mi sorride. E’ veramente bellissima. “Magari potrei invitarla io a pranzo”. Il mio cuore prende a galoppare… Sto andando bene! Se continuo così, ora di sera avrà dimenticato il fidanzato! “Accetto con piacere! Intanto potrò farle delle domande, se per lei va bene”. “Oh…Sì, certo!”.

Mi conduce in un salotto arredato in stile orientale. Molto accogliente. Mi fa sedere sul divano e mi offre da mangiare. Si aspetta che inizi subito con le domande. Non la deludo: “Come mai suo padre mi ha dato il suo indirizzo staccando un foglietto già preparato da un blocco?”. Lei ride. Le compaiono delle deliziose fossette sulle guance. E’ davvero irresistibile! “E’ una sua mania! Ha tutti gli indirizzi su un blocchetto”. “Ma quello del suo fidanzato non me l’ha dato. Mi ha detto di chiedere a lei. Come se lui non lo avesse”. Lei non ride più. “Deve averlo già usato” risponde, rabbuiandosi all’improvviso. “So che per lei può essere difficile… ma ho bisogno di vedere al più presto il luogo del delitto”. Mi sento un verme. Se non fossi così al verde lascerei l’incarico e la porterei via con me. “ Capisco… possiamo andare anche ora, se non ha altro da fare”. “Oh, grazie! Prima mi permette di offrirle da bere? Conosco un ottimo locale qui vicino”. “No, grazie…Preferisco sbrigare al più presto questa visita a casa di Will”. Occhi pieni di lacrime. Ohi, ohi…mi sa che non glielo farò dimenticare in fretta il suo bello! Nemmeno sfoderando tutto il mio fascino virile. “Va bene, allora andiamo”.

Raggiungiamo una villetta a circa un chilometro di distanza e la ragazza mi fa accostare. “Abitava qui… ed è qui che lo hanno…”. Non rispondo. Quando ho davanti una bella ragazza divento insensibile ai suoi problemi per qualche giorno. Dopo sono il più dolce psicologo che si possa immaginare, ma all’inizio riesco a vedere solo il corpo della fatina in questione…in particolare alcune parti del corpo.

Entriamo nella stanza. Inizio a guardarmi intorno, ma non vedo niente da cui poter ricavare qualcosa. Comincio ad innervosirmi e mi avvicino alla grande scrivania di mogano spalancando tutti i cassetti. Il loro contenuto è in gran disordine, come se qualcuno vi avesse frugato affannosamente in cerca di qualcosa, ma per il resto nessun indizio.

Osservando la ragazza capisco che è meglio se usciamo subito. Mentre l’accompagno a casa, dico: “L’assassino doveva conoscere il ragazzo. Lui gli ha aperto la porta”.

Ci mettiamo d’accordo di trovarci domani a casa del padre per discutere. “Patrigno” precisa Claire. Sono stupito, però effettivamente lei non gli somiglia affatto.

Il giorno dopo mi presento puntuale. Il signor Robins mi apre e mi fa accomodare. Claire è seduta sul divano e fruga nella borsetta con la sigaretta tra le labbra, cercando da accendere. “Ehm, signor Russel,  ha da accendere?” “No, mi spiace”. Peccato, poteva essere l’inizio di una gran bella conversazione. Sento Frank Robins che armeggia in cucina nel tentativo di prepararmi un cocktail. Claire si alza “Allora cerchi nel cassetto della scrivania di mio padre, per favore” e si allontana verso la stanza da bagno al piano di sopra. Frugo nel cassetto, ma non c’è traccia dell’accendino. In compenso un foglietto e una lettera spiegazzati attirano la mia attenzione. Sapendo di invadere la privacy del mio cliente, ma vinto dalla curiosità, leggo il biglietto: c’è scritto un indirizzo che mi è familiare e sotto il nome di William Chamber. E’ il ragazzo morto. Ecco che fine aveva fatto il biglietto, se l’era dimenticato. Uffa! Mi aspettavo qualcosa di più interessante. Apro la lettera: “Possiamo vederci il dieci settembre alle ore 21, per discutere della sua proposta”. Non è firmata. Ma sul retro leggo l’indirizzo del destinatario. Coincide con quello del biglietto. Cosa ci fa una lettera di proprietà della vittima in casa del mio cliente? Inoltre confrontando la scrittura della lettera con quella del biglietto, noto che il mittente deve essere proprio il signor Robins. E la data… Cristo! E’ il giorno dell’assassinio! Mi giro bruscamente e sbatto la testa sulla canna di una P38. Frank Robins mi guarda con occhi stralunati. Ora capisco che è completamente pazzo. “Non avrei dovuto accettare la richiesta di mia figlia di ingaggiare un detective. Sono tutti dei maledetti ficcanaso! Ora lei mi seguirà e smetterà di fare il gradasso, la consegnerò nelle mani di due… galantuomini di fiducia…”. “Cosa dirà Claire? Non le sembra che la mia scomparsa le sembrerà sospetta?”. Non riesco a non fare lo spaccone, intanto se mi fanno fuori, sospetto o no, io sarò solo un cadavere. “Le dirò che se n’è andato e ha rinunciato al caso”. Sono fottuto. Mi preparo a passare dei brutti momenti. Improvvisamente sento un grande desiderio di un goccio di whisky.

“Signor Russel, l’accendino era in bagno!”. E’ Claire. Se viene, posso salvarmi. Sento dei passi sulle scale. Frank spinge la pistola sulla mia schiena e mi strattona ordinandomi di seguirlo. Io non mi muovo.

“Signor Russ… Oh! Mio Dio!”. Claire entra nella stanza. Frank nasconde la pistola. Io mi giro e gli tiro un diretto sul naso. Centro, si affloscia sul pavimento e rimane immobile. La ragazza è sconvolta. “Ma cos…?”.sussurra con un filo di voce. “Chiami la polizia. Poi le spiego tutto” rispondo prendendo la pistola dalla tasca del signor Robins.

Lei va in soggiorno e compone il numero. Sento la sua voce agitata dettare l’indirizzo alla polizia.

Poco dopo ritorna. Le do la lettera e il biglietto e le mostro la pistola. Non c’è bisogno di parole. Lei sbianca e sembra sul punto di svenire. “Ma perché l’ha fatto? Perché?” mormora. Io non rispondo, non so cosa dire. La guardo,  ma sono costretto a distogliere gli occhi da lei per non baciarla.

Più tardi sono venuto a sapere che Frank Robins ha agito per gelosia. Amava Claire talmente tanto che è impazzito. Viveva solo per lei. Credetemi, in un certo senso lo capisco

  
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