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Autore: nightmaresandstars    18/02/2014    3 recensioni
[SPOILER! Se non avete letto la trilogia, sbrigatevi e poi tornate qui!]
Helene Snow è la nipote dell'ormai ex Presidente di Panem. Questa è la storia degli ultimi Hunger Games.
Che i Settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8 – SITUAZIONI IMBARAZZANTI

Quando i carri hanno iniziato la loro sfilata i miei occhi cercavano con ansia il dodicesimo carro.
Eccola!
Si stava guardando intorno spaesata.
Cosa non le quadra? Cosa c’è di diverso questa volta?
Non mi piaceva guardare i Giochi, ma quelle poche volte che l’ho fatto avevo notato, parecchio disgustato, l’entusiasmo dei Capitolini durante la parata...
Ecco! Ecco cosa c’è! Siamo tutti in silenzio...
La disposizione dei carri è stata la solita, Katniss e Peeta erano affacciati al balcone, al posto di Snow, stavano guardando ogni singolo tributo, quasi con la speranza che tutto ciò che era stato fatto da Capitol potesse essere estinto con quei ragazzi. Peeta teneva una mano intorno alle spalle di Katniss, speravo quasi parlasse lui, ma a quanto pare le mie speranze non sono state ascoltate, perché il discorso è stato fatto da lei.
«Benvenuti tributi di Capitol City in questa ultima edizione degli Hunger Games!» ha iniziato. «Tutti sapete bene come funzionano i giochi, e rispetto alle vecchie regole, solo una è stata modificata: ci potranno essere due vincitori, un ragazzo e una ragazza qualsiasi. Il resto delle regole valide da quando entrerete nell’Arena sono rimaste invariate. Detto questo, che i Settantaseiesimi ed Ultimi Hunger Games abbiano inizio!»

La mattina dopo la Parata dei Carri ero quasi delusa di essere da sola.
Avevo avuto di nuovo gli incubi, ma quella notte non c’era stato nessuno a tranquillizzarmi.
Dopo essermi lavata sono andata all’armadio, ma l’ho trovato vuoto, l’unico cassetto pieno era quello dell’intimo.
Almeno quello l’hanno lasciato! Ma adesso che mi metto?!
Mi sono guardata intorno. La stanza era la stessa, ma sulla scrivanie c’era qualcosa ripiegato.
Una maglia? Una maglia e dei pantaloni?!
Ho allargato la maglia per vederla meglio.
Nera. A maniche corte. Due strisce blu partivano dalle spalle e si univano in fondo alla maglia. All’altezza del seno c’era scritto un “C12” dello stesso colore delle strisce.
La stessa sigla c’era su entrambi i lati del pantalone (anche questo nero). Il tutto fatto di un materiale resistente ma elastico. Sembravano quasi di pelle, solo che più morbidi ed elastici.
Li ho indossati, e guardandomi allo specchio ho notato che mettevano in risalto tutto ciò che volevo nascondere. In generale non ero una persona che amava mettere in mostra il suo corpo, anzi, mi metteva molto in imbarazzo.
Sono rimasta scalza per andare di là, non mi interessava vestire bene o essere particolarmente educata
Oggi sarebbero iniziati gli allenamenti, oggi sarebbe iniziato l’Inferno.
Qualcuno ha fischiato quando sono entrata in sala.
Scommetto che è stato Jale.
Ma ho comunque tentato di far finta di niente.
Non ho salutato nessuno e mi sono accontentata del latte caldo e una fetta di pane con della crema di nocciole per colazione.
«Siamo di cattivo umore? O hai passato un’altra notte in bianco?» ha detto Haymitch con l’evidente intenzione di fare allusioni alla mattina precedente.
«Lasciami in pace Haymitch, non sono dell’umore giusto!» ho risposto acida.
«Perfetto! È solo cattivo umore, cominciavo a pensare di dover prendere precauzioni serie per...»
«Basta!» gli ho praticamente urlato in faccia alzandomi. «Ti ho detto che non è successo niente tra noi!»
Detto questo mi sono alzata e sono corsa in camera.

«Devi proprio trattarla così?» ho quasi urlato quando ho sentito la porta chiudersi.
«Gale, smettila, devo per caso ricordarti di chi è nipote?» mi ha risposto Haymitch.
«Ma che c’entra? Non può farci niente se è sua nipote!» mi stavo scaldando e sapevo che non andava bene, non andava per niente bene!
«Lei ti piace!» ha detto Jale, che fino a quel momento era stato zitto a guardare, con una punta di divertimento nella voce.
«Che... che cosa... che c’entra adesso?»
«Dio, Gale! Questo è puro masochismo! Ci sei ricaduto?! Vedi di fartela passare prima di subito questa volta, o non andrà a finire bene!»
Mi ha guardato con uno sguardo pieno di rimprovero e poi se n’è andato.
Jale aveva ancora un ghigno divertito, e mi stava fissando, poi improvvisamente ha cambiato espressione e con un sorriso triste ha aggiunto: «Beh, almeno vedi di non deluderla...»
E come gli altri si è alzato e se n’è andato, ma invece di andare nella sua stanza, si è diretto verso quella di Helene.
Ha bussato e, dopo aver aspettato qualche minuto, è entrato.
Gli piace veramente... ma questo in realtà già lo sapevo, non ho proprio nessuna speranza... Haymitch ha ragione, deve passarmi!
Mi sono messo sul divano con la speranza di non pensarci –senza riuscirci, ovviamente.

Ero stesa sul letto da meno di due minuti quando qualcuno ha bussato alla porta.
Jale, ma perché devi rompere così tanto?!
«Hel, Hel, posso entrare?» lo sentivo dire da dietro la porta.
Ad una mia "non risposta" ho sentito la porta aprirsi.
Diamine
Mi sono raggomitolata ancora di più nel letto. Non volevo mi vedesse in quelle condizioni.
Stavo sperando con tutto il mio cuore che se ne andasse, ma a quanto pare non era la mia giornata fortunata.
Si é seduto sul bordo del letto e ha posato una mano sul mio braccio.
«Ehi» ha sussurrato dolcemente. «Non prendertela, é Haymitch, é fatto così, sembra uno stronzo, ma in realtà é buono...»
A sentire quelle parole mi sono girata, e nel farlo ho sbattuto la spalla contro il petto di Jale. Senza che me ne rendessi conto si era sdraiato dietro di me, la mia schiena era ad un pelo da lui.
Ho sentito il sangue salire alla faccia.
«Che fai arrossisci, Snow? Ti mette ansia questa vicinanza?»
«Io non arrossisco. E non chiamarmi Snow, lo sai che mi da fastidio.» Mi sono sistemata in modo da guardarlo in faccia. Anche da così si vedeva che era più alto di me. «Perché dici così?! Come fai a saperlo?»
«Beh... perché dopo che te ne sei andata Haymitch ha capito che tu piaci a Gale, e gli ha detto di farsela passare, perché lo farai solo soffrire... in realtà gli vuole bene!»
«Già, a lui, non a noi.» ho detto abbassando gli occhi.
«Guardami.» ha detto in un sussurro appena percettibile, avevo anche paura di aver capito male, ma ho alzato lo stesso lo sguardo.
I nostri nasi a meno di un centimetro di distanza.
«Ho quasi un déjà-vu...» ho detto piano piano sorridendo, ma non ho aspettato la sua mossa, mi sono sporta un po’ più in avanti e le nostre labbra si sono incontrate di nuovo, dopo due giorni di mute richieste.
Baciarlo era come ritrovarsi a respirare dopo un'apnea prolungata. Era quasi come rinascere.
Non so dopo quanto tempo ho aperto gli occhi. Jale era sopra di me, puntato sulle ginocchia e sui gomiti per non farmi sentire il suo peso, con le mani tra i miei capelli.
Ho pensato che non c'era niente di male, in fondo ci stavamo solo baciando.
«Sai» ha iniziato a dire tra un bacio e l’altro. «Io gli ho detto di non deluderti... ma a quanto pare non dovrà neanche provarci...»
Ho sorriso contro le sue labbra.
Ci stavamo solo baciando...
Sono solo baci, fantastici, ma baci...
Solo baciando...

Finché una sua mano non é arrivata sotto l'orlo della mia maglia.
La sua mano era fredda, mi stava venendo la pelle d'oca. E solo quando mi sono ritrovata con la pancia completamente scoperta ho capito il suo vero intento.
«Fermo... fermo...» ho detto tra un bacio e l'altro. «Fermo, che stiamo facendo?!» ho aggiunto quando sono riuscito a staccarlo da me.
«Dicesi sesso, Hel. É quello che fanno due persone che si amano per coronare il loro amore!»
«No, quello é amor... aspetta!» mi stava guardando con un sorriso furbo sul volto. «Tu... tu mi ami?» ho chiesto poi in un sussurro.
«Ovvio, ancora non l'avevi capito?» mi ha chiesto sinceramente sorpreso.
«Io... no, in realtà no... mamma quanto sono stupida!!»
«Non sei stupida, semplicemente non mi hai creduto quando te l'ho detto la prima volta...»
In quel momento era praticamente seduto sopra di me.
Devo porre fine a questa situazione imbarazzante...
Stavo per parlare quando Jale si é piegato su di me, eravamo talmente vicini che riuscivo a sentire il calore del suo corpo.
«Perché, tu non mi ami?» ha chiesto con una voce insolitamente bassa.
«Io... io... ecco, io non lo so...» balbettavo sempre quando ero in difficoltà.
Come potevo dirgli che mi piaceva, ma che non volevo innamorarmi di lui? Che avevo paura di ciò che sarebbe successo una volta entrati nell'Arena e che per questo volevo estraniarmi dal mondo?
«Ecco...» ho ripreso. «La verità é che io ho paura. Paura di innamorarmi su serio e soffrire. Insomma siamo realisti, probabilmente moriremo e io non voglio vederti morire e rimanere sola, o peggio farti soffrire con la mia morte.» la velocità della mia voce aveva assunto livelli record. Le lacrime stavano raggiungendo gli occhi. «Non ce la farei ad andare avanti, tu hai ciò che resta di una famiglia. Tutta Capitol City si aspetta di vedermi morire, i miei hanno già preso in considerazione quest'idea, ci stanno già facendo l'abitudine, la tua é stata solo sfiga! Insomma...»
A quel punto ha deciso che dovevo stare zitta, quindi mi ha baciato.
Io ho iniziato a piangere, mi sentivo ridicola, ma non riuscivo più a fermarmi.
«Non dirlo neanche per sogno, tu non morirai, okay?»
«Okay...» ho risposto.
«Io ti porterò fuori di lì, e ti darò tutto il tempo di cui hai bisogno per innamorarti di me. A quel punto potremmo vivere la vita migliore del mondo, lontano da Capitol City, lontano da tutti. Non saremo più la nipote di Snow e lo sfigato del Quattro. Capito?»
Ho annuito e poi l'ho abbracciato.
Oh Jale... mi dispiace così tanto! Io so già che morirò, ma spero con tutto il mio cuore che tu possa uscire vincitore, non ho bisogno di dirtelo... di turbarti adesso, goditi il momento...
Siamo rimasti sdraiati e abbracciati per un'altra mezz'oretta. Poi abbiamo deciso che era ora di andare e siamo usciti dalla stanza.
All'inizio del corridoio c'era Gale, in piedi, con lo sguardo più triste che avessi mai visto in faccia ad una persona. Stava prendendo coscienza di una cosa a cui io non avevo ancora pensato: non so se razionalmente, o inconsciamente, io avevo scelto Jale.
«É quasi ora di andare, siete pronti?» ha detto con un tono di voce piatto.
Abbiamo annuito entrambi, poi ci ha sorpassato dicendo che andava a chiamare Haymitch.
C'é voluto un po’ prima di riuscire a farlo uscire dalla stanza, erano solo le nove e mezzo del mattino, e già era quasi ubriaco.
Senza neanche pensarci due volte Gale ha preso la brocca dell'acqua e gliel'ha versata addosso.
Haymitch ha imprecato e lui, quasi per scusarsi ha detto che Katniss faceva così quando lo trovava a casa ubriaco.
Adesso era fresco come una rosa, bagnato come un pulcino e arrabbiato in un modo che non mi era mai capitato di vedere: sembrava sul punto di afferrare un coltello per ucciderlo.
«Dai, va a cambiarti, dobbiamo quasi scendere!» era la prima volta che gli sentivo usare quel tono con Haymitch, la prima volta che sembrava autoritario. Aveva quel fascino particolare, che non svaniva neanche quando faceva il duro, anzi, sembrava aumentare, oserei dire, quasi in maniera esponenziale!
Ero praticamente incantata, tanto che Jale ha dovuto ripetermi la sua domanda per due volte.
«Dicevo, tutto bene?»
«Eh? Oh! Sì, sì, tutto bene... perché?»
«Eri imbambolata...»
«Ah, no, no, va tutto bene!» ho detto tentando di sorridere.
Abbiamo diligentemente aspettato il ritorno di quei due e poi siamo andati tutti insieme verso l'ascensore. Il viaggio di circa cinque minuti ovviamente l'abbiamo passato in silenzio, non che mi importasse, in realtà, avevo già abbastanza pensieri nella mia testa, altre chiacchiere non mi avrebbero aiutato di certo!
A circa metà della discesa un pensiero é entrato nella mia testa con la stessa potenza di un treno ad alta velocità che si schianta contro un muro che pochi secondi prima non c'era.
White!
E a quel punto il tempo sembrava non voler più scorrere.
La sala in cui siamo entrati era quasi vuota, c'erano solo i tributi del Quattro e del Dieci.
A quel punto ho deciso che se proprio dovevo morire, tanto valeva godersi quei pochi giorni che mi rimanevano!
Le due ragazze stavano chiacchierando, mi sono avvicinata a loro.
«Ehi ciao! Io sono Helene, voi siete le ragazza del Quattro e del Dieci, vero?»
«Sì, piacere, io sono Fannia, e lei é Volumnia.» ha detto la ragazza del Dieci.
«Ehi,» le ho detto. «tu sei nella mia stessa classe di matematica!»
«Già, ha detto lei, con quell'arpia della Circensis!»
«Hel! Hel!» era Jale, stavo per rispondergli sgarbatamente, ma non me ne ha dato tempo. «Vieni, dai! O Haymitch ucciderà qualcuno!»
«Arrivo!» gli ho urlato. «Scusate, devo andare... magari ci sentiamo dopo!»
«Certo!» mi ha risposto Volumnia sorridendo.
E detto questo me ne sono andata via correndo verso Gale, stava iniziando un dei giorni più imbarazzanti della mia vita...

*Angolino autrice*
Scusate l'attesa, le solite cose:
compiti, mancanza d'ispirazione...
Ma ora voglio pareri, tanti pareri,
sporattutto su Gale e Jale!
Alla prossima,
Lady_Periwinkle
  
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