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Autore: dierrevi    18/02/2014    3 recensioni
«Mi piacerebbe sapere» mormorò fra sé, «che diavolo c'è in un libro fintanto che è chiuso. Naturalmente ci sono dentro soltanto le lettere stampate sulla carta, però qualche cosa ci deve pur essere dentro, perché nel momento in cui si comincia a sfogliarlo, subito c'è lì di colpo una storia tutta intera.»
Michael Ende - La Storia Infinita
Volete sapere da dove viene il libro che morde? Ricordate cosa succede a chi legge Sonetti di uno stregone? Bramate di dare un'occhiata alle letture preferite di Percy Weasley? Vi andrebbe di scoprire quali rischi si corrono ad aprire impunemente i libri della biblioteca di Hogwarts?
Questo e molto altro, se troverete il coraggio di addentrarvi in questa raccolta. Buona lettura.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Delitto e Castigo



Se qualcuno ruba un libro,
o lo prende a prestito e non lo restituisce,
possa esso mutarsi in una serpe nelle sue mani,
e morderlo.
Possa essere egli colto da paralisi,
e gli si dissecchino tutte le membra.
Possa essere travagliato
da infiniti tormenti invocando pietà,
e la sua pena non cessi
finché non sarà consumato.
Possano i vermi divorare le sue viscere;
e quando si presenterà al Giudizio Finale,
venga scagliato nelle fiamme dell'Inferno
che lo consumino per sempre

Avvertimento trovato nella Biblioteca del monastero
di San Pedro a Barcellona.

* * *



Cara, vecchia Hogwarts.
Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore. È sempre piacevole tornare a fare una passeggiata tra le tue mura. Imboccare il corridoio del terzo piano lungo il quale si trova la porta della biblioteca, e poi aggirarsi fra i suoi labirintici corridoi di scaffali. E imbattersi in un tavolino al quale quattro giovani matricole di Tassorosso, resistendo al richiamo della primavera che vorrebbe attirarli all'aperto, a fare qualunque altra cosa, stanno svolgendo il proprio dovere di studenti.

«Quelli del quinto anno stanno facendo dei colloqui per scegliere cosa studiare. In base a cosa vogliono fare dopo Hogwarts.»
«E stai pensando anche tu a cosa vorresti fare?»

Va bene, non stanno proprio svolgendo il loro dovere. Ma chi siamo noi per negare a quattro ligi studenti almeno una distrazione di tanto in tanto? Stanno anche attenti a parlare a bassa voce.

«Mio padre dice che dovrei fare l'Auror, ma penso che lo dica solo per scherzare. Uno dei suoi cugini è il padrone dell'apoteca di Diagon Alley; mi piacerebbe provare a lavorare lì.»
«Lavoro tranquillo per tipi tranquilli.»
«Bé, sì, direi di sì.»
Questo qui è Owen “Cold” Caldwell. È detto “Cold” perché non urla mai e ride molto di rado. Il che, a Tassorosso, è una cosa degna di nota.
«Io penso che vorrei lavorare sul Nottetempo. Lo conoscete? Dev'essere divertentissimo.»
«Io no che non lo conosco; perché è divertentissimo, Mad?»
«Ah, già, è vero. Tu sei figlia di Babbani. Il Nottetempo è un autobus bellissimo che va in giro trasportando maghi che hanno bisogno di viaggiare. Ti porta ovunque tu chieda di andare. A parte sott'acqua. Dev'essere troppo bello, sempre gente nuova e sempre posti nuovi. E poi mi piace da matti il suo modo di viaggiare. Un giorno devi provarlo, Brain, ti divertirai sicuramente un sacco.»
Laura Madley, detta “Mad” per motivi che appaiono evidenti a chiunque la conosca da più di dieci minuti. Grifondoro ha i gemelli Weasley, Corvonero ha Luna Lovegood, ma anche Tassorosso sa di potersi difendere.
«E tu, Brain, cosa vorresti fare?»
«Da piccola volevo fare il medico, come mio zio. Lui ha un ambulatorio a Didsbury.»
«E ora hai cambiato idea?»
«Adesso che so di essere una strega, potrei fare la guaritrice.»
«L'anno scorso uno dei miei cugini ha avuto il Vaiolo di Drago» intervenne Owen. «Per fortuna l'ha contratto in forma leggera, ma non ti ci potevi avvicinare. E il medimago doveva farlo. Bleah! Non farebbe per me.»
«E' vero, se fai il medimago devi occuparti di un sacco di cose davvero repellenti.»
«E se un giorno dovessi visitare, che so, mastro Gazza? Io mi rifiuterei.»
«Oh, no! Saprei esattamente cosa fare.»
«E cosa faresti?»
«Gli direi: “Prego, signor Gazza. No, non si spogli, so già tutto. Comincerei con un trattamento dermatologico integrale: una idrodetersione per la rimozione delle difformità cromatiche e l'abbattimento degli stimoli olfattivi. Poi, per restare sulle cose urgenti, effettuerei una terapia igienica del cavo orale. Completa, totale e approfondita. Sono cose che si possono fare anche in day-hospital, sa? Poi, per essere sicuri del risultato, le consiglierei di sottoporsi anche a una tricotomia con risistemazione dell'area pilifera craniale. Potrebbe essere impegnativa, ma ne vale la pena.»
Eleanor “Brain” Branstone: l'equivalente Tassorosso di Hermione Granger. E, tutto sommato, con una media di voti paragonabile. Indubbiamente la scienziata del gruppo, e quella con l'humor più upper class dell'intera casa. Forse anche troppo. Owen accennò un sorriso e fece un cenno di approvazione con la testa, gli altri due si guardarono e sui loro volti passò quell'espressione, priva di qualsiasi complicità, di due che hanno il sospetto di dover ridere, ma non riescono bene a capire perché.
Eleanor agitò una mano davanti agli occhi della compagna:
«Mad, torna tra noi. Smetti di correre nei prati e mettiti a studiare, su.»
L'altra colse la palla al balzo:
«Nei prati ci sono le mucche. Sapete qual'è il colmo per una mucca? Soffrire di raffreddore da fieno!»
Eleanor si batté la mano sulla fronte.
«Allora, ci sono i sette nani, no? Quelli di Biancaneve. E un giorno vanno al bar per bersi un té tutti assieme. Però il bancone è altissimo e loro sono bassissimi, no? Allora si mettono d'accordo: il più forte si mette a quattro gambe davanti al bancone, poi il secondo gli salta sopra, poi il terzo ancora sopra, poi il quarto, il quinto, il sesto, finché l'ultimo, arrampicandosi, sbuca fuori sopra il bancone e urla al barista: “Sette té!” E quello lo guarda e gli risponde “Buh-buh”».
«Raggelante...» fu il commento di Eleanor. Ma gli altri stavano ridacchiando apertamente. Per quanto consentito dal trovarsi in biblioteca.
«Sapete cosa ci fanno i sette nani chiusi in un orologio?» rincarò la dose Mad Laura. «Semplice, fanno i minuti!»
Owen si teneva la bocca con le mani e tremolava cercando di ridere in silenzio.
Eleanor sbuffò, infastidita. Anche senza confrontarlo con Mad Laura, Owen non era affatto male come compagno di studi. Era anche abbastanza carino e un pensierino ogni tanto, Eleanor ce lo faceva. Ma se c'era una cosa che la contrariava, dannazione, era che lui rideva molto più alle battute di Laura che alle sue. “Cosa ci troverà poi da ridere, in certe sciocchezze”.
Gelosie tra compagne a parte, Laura era effettivamente l'unica che fosse mai riuscita a far davvero sbellicare “Cold” Owen. E, forte del suo successo, stava continuando imperterrita.
«Due pescecani si incontrano in fondo all'oceano. Si guardano per due secondi, poi esclamano in coro: “Incredibile! Siamo proprio tali e squali!”»
Eleanor rischiò di strozzarsi e di darsi la penna in un occhio.
«Saranno stati due pesci gemelli» commentò Owen.
«No, i pesci davvero gemelli li riconosci, sono i dentici» rispose subito Laura, ammiccando per evidenziare il gioco di parole. La battuta però ebbe un effetto minore delle precedenti, e Cold Owen si limitò al solito sorrisetto. Fatto, questo, che fece fare a sua volta un sorrisetto a Eleanor, ma i due secondi perduti a godersi la scena le impedirono di bloccare Mad Laura in tempo, prima che partisse con la freddura successiva:
«I giapponesi sono esperti di pesci: ne mangiano un sacco. A proposito: il bambino più brutto del mondo è giapponese. Sapete come si chiama? Soshito Nakaga-»
Ma quando era troppo, era troppo:
«Mad!» la bloccò Eleanor. «L'ultima volta che te ne sei uscita con battute del genere siamo stati mandati a studiare giù in sala comune. Non voglio dover fare quella figuraccia di nuovo» le sibilò contro.
«-ta» concluse Laura. «Dai, Brain, ne dico solo un'altra. Lo sapete come si chiama...»
«Mad, sto per picchiarti con questo libro » minacciò Eleanor, brandendo una copia di Storia di Hogwarts che si trovava sul tavolo.
«Veramente lo stavo usando io, Brain, per favore...»
«Scusa, caro. Tieni. Mad,» intimò puntando un indice verso la compagna, «sei diffidata dal fare altre scene delle tue per i prossimi venti minuti almeno, altrimenti mi vedrò costretta a picchiarti con il libro di Incantesimi».
Gli ordini sono ordini, soprattutto se a darli è Eleanor, alla quale tutti devono già almeno un favore in ambito studio&ripasso. Mugugnando, Laura chinò la testa sui propri compiti.
Passarono dieci minuti tranquilli, finché Owen, girando l'ennesima pagina, si lasciò sfuggire un sospiro avvilito.
«Tutto bene, Cold?»
«Questa roba è... tanta! Spaventosamente tanta! Mi sta sommergendo!»
«Problemi con lo studio? Serve aiuto?» chiese Eleanor.
«Grazie ma, per capire, capisco tutto» spiegò Owen. «Ma questa massa di roba è avvilente; non mi serve aiuto, mi serve supporto morale.»
Mad Laura saltò su immediatamente:
«Compra anche tu un pratico supporto morale, avrai in omaggio una simpatica pacca sulla spalla!» declamò, battendo affettuosamente sulla spalla di Owen.
Owen fece un mezzo sorriso.
Anche Kevin aveva sorriso. Anche se non aveva ricevuto pacche sulla spalla.
Oh, già. Dimenticavo: Kevin Whitby, detto “White”. White è spesso usato in inglese come sinonimo di “uncool”. Uno che non sa ballare, non sa cantare, uno scoordinato e sempre preoccupato per i compiti.[1] Uno un po' sfigato, insomma.
Per dirla tutta, quello del libro di storia, prima, era lui.
C'è anche da dire che la sfiga, che (com'è noto) al contrario della fortuna ci vede benissimo, i suoi bersagli li sceglie fra quelli già predisposti. Per esempio: Eleanor si sarebbe accorta subito se due burloni del quarto anno le avessero sottratto la sua penna-prendiappunti nuova e l'avessero sostituita con una penna normale. Kevin invece non se n'è ancora accorto. Ma sta facendo una ricerca per il professor Rüf, e ha appena trovato su Storia di Hogwarts un brano che è meglio ricopiare. Solleva la sua (presunta) penna-prendiappunti, la appoggia sulla pagina, e prima di realizzare cosa è successo ha già tracciato una bella serie di linee nere sul testo.
«Oh, no! Per la miseria, ho fatto un guaio!» esclamò a voce alta.
«Shhh! E se urli ne fai un altro!» gli sibilò Eleanor, girando lo sguardo per vedere se la bibliotecaria era nelle vicinanze.
«Cos'hai combinato stavolta, White?» si informò educatamente Laura.
«Ho sporcato Storia di Hogwarts!» sussurrò Kevin in tono contrito. «La Pince si arrabbierà! Mi leverà un sacco di punti!»
«Dai, tranquillo, White. Stasera chiediamo a Diggory di far sparire le macchie, vedrai che si rimedia tutto» intervenne Owen.
«Stasera, sì... No! Stasera è troppo tardi!» rispose Kevin, sentendo il panico avvicinarsi.
«Perché troppo tardi?» chiese Laura.
«Perché l'ho preso in prestito martedì scorso! Devo riconsegnarlo oggi, prima che la bilioteca chiuda.»
«Ma no, dai. White, non farti sempre prendere dal panico» cercò di consolarlo Laura. «Basta che rinnovi il prestito, no? Lo riprendi per un'altra settimana e avrai il tempo di mettere tutto a posto. Vedi, non c'è problema.»
«Dici davvero?» chiese Kevin speranzoso.
Ma intervenne Eleanor: «Direi di no, temo.»
Kevin ripiombò nel panico: «Perché no?»
«Perché il prestito è di una settimana, ossia sette giorni: se l'hai preso di martedì, dovevi riportarlo di lunedì, ossia ieri. Sei in ritardo di un giorno.»
«Ma, ma, ma... Oh, no!» Kevin si prese il viso fra le mani.
I suoi tre compagni alzarono gli occhi al cielo.
Owen gli batté una mano sulla spalla.
«Dai, White. Fatti coraggio e vai a chiedere che ti rinnovi il prestito. Così non conta più che sei in ritardo, e stasera ti mettiamo a posto il libro.»
«E se non me lo rinnova? A me il libro serve ancora per la ricerca.»
«Se non te lo rinnova,» intervenne di nuovo Eleanor, «vado io a prenderlo in prestito appena l'hai riconsegnato. Dai White, non disperarti ogni volta per tutto!»
Eh, la facevano facile, loro. Ma il povero Kevin aveva la sensazione di avere un laccio attorno al collo che si stringeva di minuto in minuto, inesorabile. La consapevolezza che sarebbe stato colto in fallo davanti a tutti, avrebbe fatto perdere punti alla sua casa, e si sarebbe vergognato da morire.
«E se si accorge delle righe?» mormorò.
«Tu spera che non se ne accorga» riprese Owen. «Hai sporcato una pagina su un libro che ne ha ottocento, le probabilità sono a tuo favore. E comunque non puoi fare altro.»
«Allora... Vado adesso?» chiese Kevin esitante.
Gli altri annuirono.
«Forza White!» lo incoraggiò Laura «Via il dente, via il dolore! Ma ricordati che una mela al giorno leva il medimago di torno! Meglio un uovo di drago oggi, che un drago adulto domani!»
Decisamente poco confortato, Kevin si avviò verso il banchetto della bibliotecaria, mentre alle sue spalle Eleanor chiedeva a Laura cosa diamine c'entrasse l'uovo di drago con tutto il resto.
«Secondo me l'uovo di drago rappresenta la grana del prestito, no? E allora se fai la frittata subito, invece di aspettare che...» fu ciò che Kevin riuscì a cogliere della risposta mentre si allontanava.
L'immagine di sé che andava ad affrontare un drago per “fare la frittata” descriveva benissimo il momento presente. Ma avrebbe preferito non averla sentita.

«Whit- hem W-Whitby, miss Pince» balbettò Kevin quando fu davanti alla donna. «Vole- volevo chiedere se potevo rinnovare il prestito di questo libro...»
«Dia qui un momento, giovanotto» rispose secca la bibliotecaria. Guardò il libro e, senza neanche consultare il proprio registro, esclamò: «Lei è in ritardo di un giorno.»
«S-sì, ma mi chiedevo se era poss-».
«No, non è possibile, avrebbe dovuto farlo ieri. Mi spiace, ma ci sono già altre richieste.»
“Altre richieste”, realizzò Kevin, significava che nemmeno Owen o Eleanor avrebbero potuto farselo prestare: impossibile rimediare al danno. A quel punto pensò che era meglio provare a defilarsi.
«Capisco, ehm, allora io... verrò a richiederlo, ehm, domani...» disse cominciando ad arretrare.
«Aspetti un momento, giovanotto» lo bloccò madama Pince. «Prima devo controllare.»
La bibliotecaria aveva iniziato a sfogliare rapidamente le pagine del grosso volume, e Kevin aveva iniziato a sudare freddo.
“Una pagina su ottocento” cercò di ripetersi mentalmente. “Vedrai che non riuscirà a vedere proprio que-” ma non riuscì a finire di dirselo, che madama Pince ebbe un sobbalzo e alzò su di lui due occhi carichi di disapprovazione.
“Ecco...” fu tutto quel che Kevin riuscì a pensare.
«Lei ha rovinato il libro che aveva ricevuto in prestito.» Il tono della donna doveva essere stato elaborato nel corso del tempo per far percepire al malcapitato tutta la gravità e la bassezza del suo gesto. Su Kevin funzionò a meraviglia.
«E, per giunta, lo ha restituito in ritardo. Lei è espulso dalla biblioteca, per sette giorni.»
«S-sette giorni!?» cercò di protestare Kevin. «Ma io devo finire un tema e una ricerca per dopodomani!»
Madama Pince fu inflessibile.
«Non alzi la voce. Queste sono le regole. Sette righe: sette giorni! Da ora.»
Agitò la bacchetta e Kevin si ritrovò in un corridoio, davanti ad un muro. Boccheggiò per un po' sul posto, fissando il muro comparsogli davanti così repentinamente; poi arretrò di un paio di passi e prese a guardarsi intorno. Il corridoio aveva un'aria familiare, ma d'altronde molti dei corridoi di Hogwarts erano simili tra loro. Questo assomigliava parecchio al corridoio del terzo piano. Davvero parecchio. Avresti potuto dire che era il corridoio del terzo piano, a parte che mancava la porta della biblioteca. Avrebbe dovuto essere sul lato sinistro del corridoio. C'era solo quella, era soprattutto per questo che riconoscevi il corridoio del terzo piano. Solo che non c'era. Kevin si girò di qua e di là un paio di volte, esaminando il corridoio nella speranza che la porta ci fosse, magari un po' più in là, magari dietro la statua che stava lì a qualche metro, e che fosse lui a non averla vista subito.
Niente.
Non c'era.
Non era un problema da poco: sul tavolino, accanto agli altri, erano rimasti i suoi compiti da finire, la sua penna, la borsa con i suoi libri. I compiti da finire. La ricerca! E doveva anche trovare qualcuno che prendesse in prestito Storia di Hogwarts per lui al più presto. Uffa.
Doveva ritrovare la porta della biblioteca e riprendersi le sue cose. Almeno avrebbe potuto finire i compiti giù in sala comune.
Sì, ma in quel corridoio non c'era nessuna porta.
Forse non era il corridoio del terzo piano. In fondo lui era lì solo dall'inizio dell'anno scolastico, non conosceva ancora nei dettagli tutto il castello. Forse quello era solo un corridoio che non aveva mai frequentato. Comunque avrebbe potuto chiederlo a quei due ragazzi più grandi di lui che si stavano avvicinando. Erano anche di Tassorosso, avrebbero aiutato un compagno di casa in difficoltà.
Si girò ancora una volta per un ultimo controllo (sarebbe stato imbarazzante se gli avessero detto “ce 'hai davanti al naso”), ma quando si voltò di nuovo i due ragazzi erano spariti.
Puff, svaniti. Anzi, senza neanche il puff. Avrebbero dovuto superarlo entro pochi secondi. Ma non lo avevano fatto. E non erano nemmeno tornati indietro, Kevin non si era voltato per più di un paio di secondi, avrebbe dovuto vederli allontanarsi.
Volatilizzati.
Kevin conosceva bene quella sensazione: quella che ti avvolge in quei momenti in cui tutto dovrebbe andare secondo i piani perché non può fare altrimenti, ma non lo fa. La odiava, la temeva, ma la conosceva bene. Quei ragazzi procedevano verso di lui in un corridoio senza porte. In pochi secondi sarebbero stati davanti a lui, lui avrebbe chiesto loro dove fosse e come arrivare alla biblioteca, sarebbe rientrato a prendere le sue cose e avrebbe potuto finire i compiti. Semplice e lineare. Inevitabile. Tranne che non era successo.
Cercando di non abbattersi, si voltò e si avviò per andare alla ricerca del corridoio del terzo piano, ma dopo pochi passi un suono di voci lo fece voltare: due studentesse con i colori di Corvonero si allontanavano lungo il corridoio, chiacchierando del più e del meno.
E quelle da dove accidenti erano sbucate?
Si allontanavano da lui. Ma non erano passate vicino a lui. Pareva che dovessero essere spuntate dal muro. Sarebbe stato interessante chiederglielo, ma Kevin sapeva benissimo che non avrebbe mai avuto il coraggio di fare una domanda simile a due ragazze, che dall'aspetto erano almeno del quinto o sesto anno, e per giunta di Corvonero.
La vergogna di essere stato espulso dalla biblioteca sarebbe stata sufficiente a fargli venire un groppo in gola, ma la frustrazione stava per farlo davvero scoppiare in lacrime.
E proprio mentre stava lì, immobilizzato a chiedersi il perché di una simile sfortuna, successe: Mad Laura uscì letteralmente dal muro a qualche passo da lui.
Il mento di Kevin minacciò di arrivare a toccargli al petto. Laura si guardò attorno, lo vide e, apparentemente inconscia del prodigio appena compiuto, gli si avvicinò e gli disse:
«Oh, bene, eccoti qui. Ci chiedevamo dove fossi andato.»
«M-mi ha es-espulso d-dalla bib-biblioteca» riuscì a rispondere Kevin.
«Oh, White, ma com'è possibile che capitino tutte a te? Va bé, dai, stai tranquillo, vieni a riprenderti le tue cose, te lo prendo io Storia di Hogwarts in prestito».
E così dicendo, Laura si voltò e scomparve di nuovo attraverso il muro, lasciando nuovamente Kevin piantato lì con la bocca aperta.
Un momento! Poteva essere un meccanismo come quello del binario nove e tre quarti! Forse il varco per la biblioteca era solo nascosto, ma si poteva passarci attraverso. Kevin si avvicinò speranzoso al muro e toccò il punto in cui la ragazza era scomparsa: solida pietra.
Fece due passi indietro e fissò la parete, nuovamente perplesso.
E in quel momento Mad Laura emerse nuovamente.
«Bé? Vieni o no?» chiese.
«Non posso, mi ha espulso...» cercò di spiegare Kevin.
«Va bene. Entri, prendi le tue cose e esci di corsa. Andiamo» e scomparve di nuovo.
Kevin fissò il muro con disperazione. Laura riemerse e lo acchiappò per un braccio:
«Forza, dai, non fare storie e entra!» disse strattonandolo verso la porta.
«No-no-no-no aspetta non capisci... ahi! OUCH!» fece quando la sua mano impattò sul muro, seguita a ruota dalla testa.
Kevin si ritrovò seduto a terra al centro del corridoio. Si poggiò la mano sana sulla fronte, alzò lentamente lo sguardo, e il suo cuore saltò un battito quando dalla pietra emerse solamente la testa di Laura.
«Si può sapere cosa ti prende?» chiese la testa, stizzita. «Cos'è questa bambinata?»
«Mi ha espulso dalla biblioteca, non posso rientrare!»
«Ho capito, ma devi solo riprenderti la borsa e poi te ne vai.»
«Non hai capito, non è che non voglio rientrare in biblioteca, io neanche vedo la porta! Vedo la tua testa che sporge da un muro!»
La testa di Laura ruotò su sé stessa guardando da una parte all'altra.
«Ma se sono sulla porta! Guarda...» la punta di alcune dita emerse dal muro, «questo è il battente chiuso...» le dita corsero in verticale dal basso in alto, «e di qua c'è il battente aperto...» le dita si spostarono verso sinistra di qualche pietra.
Quella vista diede a Kevin un accenno di nausea.
«Ti giuro che io non...»
Laura uscì dal muro e gli andò accanto.
«Smettila di prendermi in giro, White...» disse in tono paziente. «La porta è davanti a noi, ed è aperta.»
«Io ti credo, Mad, senz'altro...» piagnucolò Kevin. «Ma non la vedo, e non riesco a passarci attraverso. Guarda!»
Così dicendo si alzò, appoggiò le mani al muro e spinse con forza.
«Vedi?»
«Grazie tante» fece Laura. Lo prese per le spalle e lo spostò di mezzo metro a sinistra, piazzandolo esattamente davanti al battente aperto.
«Prova adesso, magari.»
Kevin appoggiò di nuovo le mani sul muro e spinse di nuovo.
«Vedi?»
«White...» sibilò Laura in tono di avvertimento.
«Non sto facendo apposta! Lo giuro!» pigolò il poveretto.
Laura gli si appressò, gli afferrò le spalle da dietro e lo spinse in avanti.
«Smettila di fare lo stupido...» disse mentre la testa stava per entrare nel varco.
Ma, da lì in poi, il povero Whitby non avanzò di un centimetro.
«Ahia, ahia! Smettila, mi fai male!» singhiozzò.
Senza smettere di spingere, Laura si chinò in avanti e guardò da vicino la faccia di Kevin. La guancia era schiacciata come se fosse appoggiata al muro, e oltre poteva vedere l'interno della biblioteca. Allungò una mano, che passò tranquillamente oltre la porta e la faccia premuta sul niente.
«Oh, per la miseria...»
E, finalmente, il povero ragazzo fu lasciato andare e si staccò dalla parete.
«Mi credi, adesso?» le chiese lui, massaggiandosi la guancia.
«Me lo ricorderò: mai riportare un libro in ritardo. Mai.» fece lei.
Se gliel'avessero raccontato, Laura avrebbe trovato la cosa molto esilarante, e avrebbe riso di gusto. Invece stava vedendo accadere tutto ciò in prima persona, al povero Witby, che aveva il pregio di attirare su di sé qualunque sfiga concepibile. Trovava il tutto ugualmente esilarante, ma sentiva quel minimo di compassione per il proprio compagno che le impediva di ridergli in faccia. Così si limitò a dire affettuosamente:
«Sai White? A volte mi chiedo perché ti chiamiamo così. Ma tu provvedi sempre a ricordarmelo.»
Kevin cercò di prendere la cosa come un complimento, ma si stava ancora massaggiando il viso dolorante, e il tentativo non gli riuscì molto bene.
«Io invece non potrei mai scordarmi perché ti chiamiamo così, Mad Laura» disse in tono mesto. Si avviò lungo il corridoio. «Credo che andrò a mettermi dell'acqua fresca sulla faccia. A dopo...»




Non c'è nulla che mi faccia sentir male come la porta chiusa di una biblioteca.

Barbara Tuchman





Doverose note dell'autore:
Ok, qui il libro è poco più che un accenno. Diciamo che questo capitolo potrebbe essere considerato uno spin-off.
Se vi va.
Se no pazienza.

Salve! Questa volta ci sono voluti solo sei mesi per un aggiornamento, è un passo avanti, no? È che nel frattempo ho trovato lavoro (finché dura, e durerà ancora poco) e ho cambiato città (finché dura il lavoro, poi si riparte). E soprattutto, sto sprecando la mia poca e altalenante creatività “letteraria” per una long che non pubblicherò MAI perché non riuscirò mai a riempire gli enormi vuoti di trama che sto amorevolmente spalancando.
Ma sappiate che prima o poi aggiornerò ancora questa raccolta.
Intanto, come sempre ringrazio chi ha letto, recensito lo scorso capitolo, e chi mi ha aggiunto fra i propri autori preferiti. Mi spiace, non sono molto prolifico, ma spero che quel che scrivo meriti l'apprezzamento.
Grazie ancora, saluti!

Dimenticavo! Eleanor, Kevin, Laura e Owen non li ho inventati io: vengono tutti smistati a Tassorosso nel "Calice di Fuoco". Giusto per chi non se ne ricordasse.
  
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