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Autore: reggina    02/12/2004    7 recensioni
Julian, Amy, Philip e Jenny si troveranno ad affrontare la vita.
( Storia in rielaborazione, per il momento rivista solo fino al capitolo 25)
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scorre il tempo…

Scorre il tempo…

Sui sorrisi della gente,

sulle lacrime di chi soffre.

Inesorabile è il suo scorrere,

portando lontano voci care,

emozioni vissute,

domande senza risposta…

Lascerà i ricordi di attimi,

di amori, di risate.

Scorre il tempo

E sulle nostre ferite passerà,

non si fermerà sui nostri dolori,

non ci darà la gioia di prolungare un attimo felice.

Inutile la lotta,

inutile la rabbia…

Vano il tentativo di fermarlo…

Unica cosa da fare è tentare di viverlo.

 

Capitolo 34 EPILOGO

Manchester si desta pronta ad assistere a una nuova, sfrenata giornata dei suoi abitanti. È bello vivere nel Regno Unito, in una confortevole abitazione un po’ isolata dalla città industrializzata per giovani emigrati, che ormai dopo tre anni dal loro atterraggio in terra inglese, si sono adattati allo stile di vita inglese, abbracciando Manchester come loro seconda patria.

"Mamma, papà non è ancora tornato?"

Un grazioso bimbetto abbandona i suoi giochi che sembrano non interessarlo più, per rivolgere a una giovane donna la stessa domanda per l’ennesima volta. La madre gli rivolge un sorriso tenero e paziente, arruffandogli con le dita i morbidi capelli castani, mentre il figlio la fissa con disappunto, con due enormi occhi neri.

"Jamie, tesoro, mi hai fatto la stessa domanda almeno un minuto fa! Abbi pazienza, papà sarà qui tra poco!"

Lo rassicura, per nulla preoccupata del lieve ritardo di suo marito.

"Quando partiremo per il Giappone? È vero che è lontano, lontano da casa nostra e li abita la nonna?"

Cambia quindi argomento il bimbo, con la tipica enfasi dei suoi tre anni. Il richiamo alla sua terra d’origine risveglia il Jenny ricordi lontani e il desiderio di riabbracciare le persone a lei care: tre anni che non le vede e finalmente si presenta l’occasione propizia per tornare in patria, pur se per breve tempo, complice la convocazione di Philip Callaghan per una partita amichevole.

"Ehi mamma, non rispondi?"

Lei sorride dissolta dai suoi pensieri dal viso angelico di quel diavoletto di suo figlio.

Ogni qualvolta guardi Jamie, il cuore mi trabocca di felicità: lui e Philip sono la mia vita, il mio porto confortevole dove so che sarò sempre al sicuro durante una tempesta, mi danno sicurezza e gioia di vivere. A volte mi chiedo se meriti davvero tanta felicità! Eppure i primi tempi non è stato affatto semplice, ormai mio padre lavevo perso per sempre ed ero timorosa del lasciare sola la mamma, dopo il divorzio da papà: non sapevo se avrebbe sopportato un duplice abbandono. E invece si è dimostrata una donna caparbia, ostinata e non mi ha ostacolata in nessun modo, anzi al contrario mi ha incoraggiata a non voltare ancora una volta le spalle alla felicità. Ha saputo rifarsi una vita, durante lestate è venuta a trovarci qualche mese, restando estasiata alla vista di Jamie: quei due sembrano andare damore e daccordo. Dal canto mio cerco di essere una madre buona e presente per il mio piccolino, senza per questo rinunciare al mio lavoro. Non scorderò mai il momento in cui è nato: la mia paura assortita con lemozione di Philip, che mi ha tenuto la mano per tutto il tempo. Eravamo entrambi senza parole, quando mi è stato messo in braccio quellesserino frignante e famelico, lesempio palese del nostro amore, che ha arricchito la nostra vita e del quale non sapremo più fare a meno. Quando Jamie aveva un anno, io, nonostante tutti i pronostici mi fossero contro, sorprendendo persino me stessa ho conseguito la laurea in ingegneria alla Victoria University e dopo qualche mese ho iniziato la mia attività. Da allora le nostre giornate sono scandite dagli allenamenti di Philip, dal mio lavoro, dalla scuola materna del piccolo, dalle serate in cui ci riuniamo o invitiamo amici, e dalle trasferte di Philip al cui seguito, a volte andiamo anche io e Jemie. Sì era questa la famiglia che volevo!

"Papà! È tornato papà!"

I gridolini festanti del bimbo, ricolmano di allegria la casa.

"Ciao campione!"

Philip lo solleva in braccio, facendolo volteggiare nell’aria. Jenny si affaccia all’ingresso, salutando il marito con un sorriso che si tramuta subito in un bacio a fior di labbra.

"Sono stati pesanti gli allenamenti?"

Chiede, mentre il figlio fruga nel sacchetto che il padre aveva in mano, estraendone gongolante dei cioccolatini. Ma a smorzare il suo entusiasmo è la mamma.

"Eh no Jemie, quelli dopo cena! Vuoi rovinarti l’appetito?"

Chiede fingendosi severa, ma lo sguardo corrucciato e colpevole che le destina il bambino la fa scoppiare a ridere, sciogliendole il cuore.

"E va bene! Ma solo uno!"

Mentre Jamie corre felice verso il suo angolo di giochi, Callaghan abbraccia la moglie.

"Stasera siamo facilmente corrompibili, caro il mio ingegnere?"

Lei afferra il doppio senso della domanda e un lieve rossore le imporpora le gote, quindi con fare scherzoso respinge il marito.

"Oh Philip Callaghan! Ti sei fatto strane idee…meglio andare a tavola, prima che si raffreddi!"

Lui sorride divertito e la segue.

"E dopo cena tutti a preparare i bagagli! Domattina si parte!"

Esclama, raccogliendo il favore degli altri.

 

Quando, dopo sforzi e sacrifici, raggiungi la tua meta ne gusti appieno tutto il suo valore, beandoti degli attimi felici che ti offre la quotidianità. Quando hai lottato strenuamente per costruire quella famiglia, dalla quale ora ti senti appagato, ti chiedi se la meriti veramente. Felicità allora è per te seguire tuo figlio nelle tappe della sua crescita, osservare quanto sia simile a te, educarlo, riempirlo di coccole, aiutarlo a non discostarsi dalla retta via e poi condividere le sue scelte quando sarà più grande...Sì Jamie avrà tutto ciò di cui io non ho disposto: avrà un padre e una madre che saranno sempre il suo sostegno. Mio padre ha cercato di rimediare agli errori del passato, ma ormai quel che è stato non si può cancellare. Lo scorso Natale è venuto a trovarmi insieme a Raika e a Ricky, che ormai è un ragazzone di dodici anni! Anche con la mamma conservo buoni rapporti, anche se non si aspettava lavrei resa nonna così presto! La mia sorellina Lizzy, invece, nel pieno delle sue crisi adolescenziali, impazzisce allidea di essere zia e ne va fiera con le sue amiche.

Non credevo che accettando di sottoscrivere un contratto con il prestigioso club del Manchester United avrebbe reso così completa la mia vita. Eppure, tre anni or sono, ho tentennato a lungo prima di prendere una simile decisione: non è mai facile staccarsi dalle persone care, dal luogo dove si è nati e cresciuti, la nostalgia è sempre in agguato. I primi tempi sono stati duri, ma ora posso affermare con sicurezza di non essere per nulla pentito della mia scelta.

 

 

"Jane prendo in prestito il tuo cardigan verde, per abbinarlo con la gonna!"

"No, cara sorellina quello mi serve oggi! E guai a te se ti intrufoli ancora una volta in camera mia!"

Esclama stizzita una carina ventiquattrenne dai corti capelli rossi, alla sorella minore. Da qualche tempo non vivono più da sole, raggiunte dai genitori, dopo il loro soggiorno a Singapore.

"Ehi ragazze che avete da ridire questa volta? Dio litigavate di meno quando eravate bambine!"

Le riprende una simpatica signora sulla cinquantina, affacciandosi dal piano di sotto. Sbollita la rabbia, Jane ne approfitta per mettere un po’ in imbarazzo la sorella.

"Sai mamma, Amy vuole farsi bella per il suo appuntamento galante!"

Urla giù per le scale e per sfuggire alla furia della ragazza, si rifugia in cucina pronta ad assaggiare le leccornie che sta preparando la madre.

"Jane piantala! Non sono affari tuoi!"

La riprende Amy, facendo il suo ingresso nello splendore dei suoi vent’anni, accentuato da un trucco leggero, un abbigliamento casual ma elegante, e i riccioli color mogano ad incorniciarle l’ovale luminoso, e il passo aggraziato nonostante il tacco alto delle scarpette.

"Ah l’amour!"

Sospira Jane, addentando una polpetta di carne e beccandosi perciò una mestolata sulla mano da parte della mamma, che fa ridere Amy.

"Jane, a volte sei peggio di una vecchia bisbetica! Lascia in pace tua sorella o vuoi che le elenchi i tuoi struggimenti d’amore quanto eri molto più piccola di lei?"

Notando che la madre si schiera dalla propria parte, Amy ne approfitta per consumare la sua piccola vendetta.

"Ah parli di Mark, o di Hartur, o ancora di Peter e…come si chiamava quell’altro?"

"Ok, ok mi arrendo!"

Si difende Jane, addentando una nuova porzione di cibo e sgattaiolando fuori. Amy sorride alla mamma, felice di averla accanto.

"Sai che tua sorella scherza! È fatta così, è un tipo gioviale e allegro! Ma parlandoti da mamma ti auguro tutta la felicità possibile con Julian, figlia mia!"

"Mamma io e Julian non stiamo certo per sposarci…e ancora questa prospettiva è ben lungi da noi! Tuttavia non sai che gioia mi da il tuo appoggio e quello di papà, mi fa piacere che rispettiate le mie scelte e che oltre che mamma, tu sia per me anche una preziosa amica! Ti voglio bene!"

Poi sciupa l’attimo di commozione, addentando anche lei una polpetta.

"Oh Amy, buon sangue non mente! Si vede che sei sorella a Jane!"

Non potrei immaginare una vita più perfetta della mia! A parte lo stress che mi procura luniversità, ricompensato però, egregiamente, da altri valori. Un fidanzato, che tutte le ragazze mi invidiano, capace di amarmi come nessun altro, la mia classica anima gemella, so per certo che entrambi ci completiamo, nonostante le nostre piccole scaramucce e qualche battibecco; in fondo che amore sarebbe senza qualche battibecco? Si cadrebbe nella routine e nella monotonia e a lungo andare il nostro amore potrebbe arrugginirsi! E invece necessita di queste piccole fiammelle che lo alimentano, mantenendolo quel sentimento forte forgiato dalle innumerevoli prove di cui è stato vittima. Eppure ne siamo usciti vincitori noi e ora credo sia giusto godere quella felicità tanto agognata e anelata! Accanto a me ho poi una famiglia unita, due genitori splendidi e una sorella rompiscatole, che è però anche la mia confidente e la mia migliore amica! Riguardo agli amici, Dafne è una delle migliori che abbia e ora feltra con Robert! Non avrei mai creduto che, un giorno, quei due potessero mettersi insieme! In alcuni momenti sento la mancanza di Jenny, ora lei ha la sua vita in Inghilterra, ma abbiamo instaurato una fittissima corrispondenza e mi tiene costantemente aggiornata sui progressi del suo bambino! È ammirevole la solida famiglia che, con Philip, hanno saputo dare a Jemie nonostante la loro giovanissima età. Io e Julian abbiamo scelto diversamente per noi, e credo che prima dei trenta anni non metteremo su famiglia, anche se queste cose non si possono mai programmare e inoltre prima vorremo girare un po’ il mondo, sì fare i turisti, per poi non vivere di rimpianti! E poi, ora come ora, ci pensano i due gemelli a dargli parecchio filo da torcere!

 

"Joshua dove hai fatto sparire i miei vestiti?"

Questa la domanda, col tono irato di chi è in mostruoso ritardo ad un appuntamento, rivolta da un giovane ragazzo avvolto nell’accappatoio ad un bambino pronto a provocarlo. Julian sa che suo fratello si diverte da matti a fargli sparire i vestiti, invitandolo poi a giocare a una sorta di caccia al tesoro, ma questa volta oltre agli indumenti riposti sul letto, pare essersi dissolto nel nulla anche il bambino. Sulle scale, siede invece una graziosa bimba di tre anni e mezzo, con i capelli divisi sapientemente in due trecce tenute ferme da due nastri colorati, la maglietta pasticciata dai colori e la gonna stropicciata e non esente nemmeno lei da qualche macchiolina da inchiostro. La piccola artista prosegue assorta il suo lavoro dal quale è Julian a distoglierla. Infatti si accuccia alla sua altezza, rivolgendosi a lei con tono gentile.

"Ehi Kenya…ciao piccolina!"

Riconoscendo quel tono, la bimba non si lascia abbindolare.

"Cota ti serve fratellone?"

"Oh nulla…volevo solo aiutarti a completare questo piccolo capolavoro!"

Osserva, indicando gli scarabocchi che adornano il foglio bianco, ma tante attenzioni e cortesie insospettiscono ulteriormente la sorellina. Infatti ella balza in piedi, puntando i pugni serrati sui fianchi in un atteggiamento che, in altra situazione, risulterebbe comico.

"Sputa il roppo…Ju!"

Infatti esclama indignata, facendo perdere la proverbiale calma al baronetto del calcio.

"Ah voi due…piccole canaglie! Se mi capita tra le mani quel diavoletto del tuo gemello…siete tali e quali…!"

Borbotta, iniziando ad ispezionare per conto proprio ogni angolo della casa.

"Se Joshua non viene subito allo scoperto, manderò il lupo cattivo a prenderlo!"

Proferisce a voce alta, in modo da spaventare il bambino, ma le sue minacce non sortiscono l’effetto sperato. Ma appena il dottor Ross, di ritorno dal lavoro, fa capolinea dal portone d’ingresso, Joshua dimentica i propri giochi e le minacce del fratello, sgattaiolando da sotto il sofà e correndo a rifugiarsi nelle braccia di John.

"Papà, papà"

"Oh ecco qua il mio ometto!"

Lo accoglie l’uomo, prendendolo in braccio, Kenya invece esita a raggiungerlo, poiché timorosa di qualche rimprovero visto il disastro combinato sui vestiti, perciò rasenta il muro ritardando l’incontro con il padre, che in ultimo la scorge.

"Ehi la nostra piccola pittrice non viene a dare un bacio al babbo?"

I lacrimoni che le stavano sgorgando dagli occhi, si tramutano in un raggiante sorriso e anche lei corre nel salotto.

"Ciao papà!"

Lo saluta, mentre lui guarda con disappunto le macchie sul vestitino.

"Tesoro come hai fatto a conciarti in questo modo?"

"Ti ho beccato ladro di vestiti!"

A salvarla è Julian, che finalmente ha scovato Joshua, ma la sorella approfitta della situazione per trarsi dagli impicci.

"Pà…è tato Julian…mi ha rovetiato i colori addosso!"

Esclama, destinando una linguaccia al fratello sicura di aver dimostrato la propria innocenza, ma il padre pare non crederle molto.

"Sai che alle bambine bugiarde cresce un naso lungo, lungo come quello di Pinocchio?"

Intimorita, finisce per confessare e Joshua approfittando della situazione non vorrebbe spostare i riflettori su di sé, perciò cerca di svignarsela.

"Eh no caro fratellino! Ora tu troverai i miei vestiti!"

"Che storia è mai questa?"

Chiede John, messo subito al corrente da una concitata sintesi di Julian, il quale sbigottito riprende i pantaloni nel forno e la camicia nel frigorifero.

"Teppista che non sei altro…se un'altra volta mi fai una cosa simile!"

Joshua sul punto di piangere cerca appoggio in John.

"Julian mi stupisco di te!…Sei il più grande e invece di dare il buon esempio ti mostri più bambino di loro?"

"Ma papà…è lui che ha iniziato!"

Obbietta il ragazzo, rendendosi poi che non è il caso di mettersi a discutere con un bimbo di quasi quattro anni.

"Oh, meglio lasciar perdere! A proposito posso prendere la tua auto stasera?"

"No pà…ieri ha guidato veloce, veloce!"

Si intromette Kenya, attirandosi uno sguardo omicida da parte del fratello.

"Devo credere che sia la bocca della verità, Julian?"

Lui scuote il capo, poiché non è nel suo stile superare i limiti di velocità previsti, per lo meno quando ha i bambini con sé.

"Eh va bene mi fido di te, per sta volta! Ma fa attenzione!"

"Ok papà e ti prometto anche che non farò tardi!"

Dunque pone fine al siparietto familiare, rintanandosi nella sua camera pronto a recuperare parte del tempo perso.

"Cos’è tutto questo trambusto?"

Chiede Andy di ritorno, con i sacchetti della spesa.

"Julian ti fa bello per Amy…!"

Inizia a canzonarlo Kenya in parte divertita, in parte alla ricerca di nuovo motivo di svago, lui cerca di ignorare la presa in giro, mentre la bimba lo grida saltellando per tutta la casa, ma la voce le muore in gola quando si trova innanzi la madre.

"Oh santo cielo…che diavolo hai combinato Kenya?"

Andy guarda allibita il vestitino macchiato, mentre la figlia si pasticcia ulteriormente il viso con le manine colorate.

"Oh staserà dovrò calarti in una tinozza di sapone!"

"Devi ammettere che come baby-sitter Julian non è molto capace!"

La riprende divertito il marito.

"Guarda che ti ho sentito e non mi pare che questi due bricconcelli non si siano divertiti in mia compagnia!"

Lo interrompe il ragazzo, il solo vederlo così giovane, bello, spigliato e pieno di vita è motivo di gioia per i genitori e in un attimo cancella i rimproveri che vorrebbero destinargli. Non è più il Julian pessimista, rassegnato e apatico, pronto ad attendere solo la morte che lo avrebbe strappato alla sofferenza. È un ragazzo in gamba che programma il proprio avvenire secondo i propri desideri, non più accecato dall’invidia o dai paragoni con altri che gli sembravano più fortunati, ma pronto a godere dei valori che la vita gli ha destinato. Ha costruito un rapporto di stima e amicizia con i genitori, rispettandoli ma facendo valere le proprie idee, non privo di qualche discussione di tanto in tanto. Nonostante, quasi quotidianamente, lo portino all’esasperazione, vuole un gran bene al fratellino e alla sorellina non riuscendo più ad immaginare la famiglia senza di loro.

"Io esco!"

Cambia poi discorso.

"Julian ette con Amy!"

Lo canzona ancora Kenya. Ma stavolta il fratello non appare adirato e le scioglie i soffici riccioli scuri, scompigliandoglieli affettuosamente.

"Dammi un bacio furetto!"

La saluta infatti, siglando la pace tra loro, dopo chiama anche Joshua.

"Pace fatta?"

Chiede al bimbo che acconsente, entusiasta.

"Ti prometto che domani giocherò con te alla caccia al tesoro…ma non mettere mai più i miei vestiti nel forno o nel frigo, potrebbe essere pericoloso per te!"

Il piccolo annuisce, consapevole della lezione.

"Mamma, papà io esco! A dopo!"

Una volta che si è chiuso la porta alle spalle, Andy si rivolge al marito.

"John è mai stato bambino il nostro Julian? Ha già venti anni non riesco a crederci!"

"Non so se sia mai stato bambino, Andy. Purtroppo allora eravamo avidi arrivisti, pronti ad immolare la famiglia per la carriera!"

"Per fortuna Julian ci ha fatto capire i nostri errori! Gli voglio un bene dell’anima e sono orgogliosa di lui!"

"Anch’io Andy! È cresciuto il nostro Julian e sono sicuro che ci darà ancora enormi soddisfazioni!"

"Già lo credo anche io! Ma ora pensiamo a questi due furfanti!"

Si riprendono da quell’attimo di meditazione spostando l’attenzione sui bambini.

In genere, quando si volta lo sguardo al passato si scopre una dolce realtà che non esiste più: i problemi di allora appaiono sempre meno penosi e più sopportabili di quelli attuali, e nel continuo paragone si viene travolti dalla nostalgia; è così per la maggior parte delle persone, ma non è il mio caso! Sono passati ormai tre anni e tre mesi da quella sera in cui, in preda allangoscia e alla disperazione, Amy mi trovò in un campo di calcio dopo la mia folle fuga e tentò di riportarmi sulla via razionale della ragione. Da allora non è stato tutto rose e fiori, ma ancora sacrifici, impedimenti, momenti di scoraggiamento in cui avrei veramente mollato tutto; ma proprio allora quando la volontà e lentusiasmo mi abbandonavano, vi erano Amy e i miei genitori come pilastri fondamentali pronti a sostenermi e incoraggiarmi. Ero sicuro di dover definitivamente rinunciare ai miei sogni, invece quando meno me lo aspettavo ho ricevuto la visita del DS di un club militante nella massima categoria giapponese: da lì è iniziata la mia ascesa calcistica, culminata nella prima convocazione in nazionale. Dalla scorsa stagione poi, il mio cartellino è stato acquistato dalla squadra di Tokyo, neo vincitrice del torneo. Dunque anche dal punto di vista professionale, posso dichiararmi appagato. Non so se tenterò mai lavventura estera: nonostante i miracolosi progressi, sono cosciente che i miei problemi cardiaci non si risolveranno mai definitivamente, così senza troppe illusioni cerco di conviverci serenamente, senza i tormenti che mi assalivano un tempo; anzi quella angoscia mi accompagna solo nei saltuari controlli di routine che sono costretto a compiere in ospedale. Inoltre qui ho i miei affetti, ho Amy, le nostre vite sono qui e non intendiamo sottoporle ad altre scosse, ora che la situazione pare essersi assestata. Alla Mambo sono ancora legato da un sentimento strano da definirsi: forse è riconoscenza per quello che ha fatto per me, forse qualcosa in più, in particolare nei riguardi del Mister, che tante volte ha assunto per me la figura di un padre! Ora insegna i rudimenti del football a nuovi, piccoli talenti. Con alcuni compagni di allora ho mantenuto ottimi rapporti di amicizia: quella "zucca vuota" (simpaticamente detto!) di Ralf Mellory, compagno insostituibile ai tempi del Liceo e spalla ideale in campo, dopo un viaggio di piacere in Italia, ha deciso di aprire una pizzeria qui a Tokyo: gli affari gli vanno a gonfie vele e la sua è veramente la pizza più buona che abbia mai assaggiato, inutile parlare del suo orgoglio! Per quanto riguarda gli altri, alcuni hanno abbandonato il calcio per proseguire gli studi e altri hanno scelto la via inversa: ad essi appartiene Robert Flower. Sebbene non siamo diventati mai ottimi amici, in seguito alla sua visita quel giorno, le nostre divergenze si sono appianate e in campo non abbiamo più tentato do ostacolarci ma di aiutarci, ed è così che la Mambo ha vinto quell’anno il campionato nazionale. A Robert ispiravo fiducia, così divenni anche il suo confidente: infatti fui io il primo a sapere dellinteresse che il Liverpool nutriva nei suoi riguardi, ed e a me che palesò le sue perplessità e il desiderio di tornare nella terra natia. Due anni or sono ha accettato lingaggio dei "Reeds", dopo una dichiarazione damore d parte della nostra ex manager Dafne Mckenzie. Lei si trova ancora in Giappone, ma Flower approfitta di ogni evento per fare la spola tra Inghilterra e Giappone; credo che la situazione non durerà molto e Dafne premediti già da tempo di raggiungerlo! Con Amy abbiamo promesso e giurato che non faremo mancare certo una nostra visita. Con la mia dolce manager infatti, abbiamo deciso di dar piede ai nostri desideri di bambini e dunque di conoscere un po il mondo: la scorsa estate siamo volati a New York restando ammaliati dalle bellezze che possiede e dallo stile di vita dei suoi abitanti. Sicuramente la nostra prossima tappa sarà lEuropa, motivo in più per far visita a Robert e Dafne e a Philip e Jenny. Riguardo al matrimonio...con Amy non abbiamo ancora affrontato largomento, in fondo siamo giovani e desiderosi di scoprire quel lato che la vita non ha mai voluto mostrarci! Forse un giorno ci stancheremo optando per una fissa dimora...ma oggi come oggi quel giorno è ben lungi dal venire; ci sazia il nostro amore! Lucas ha affrontato coraggiosamente il trapianto di un cuore nuovo e ora gode di buona salute, a volte viene a trovarmi ed è entrato a far parte della mia ristretta cerchia di amici! A proposito di amici...ecco che laereo con Phil e la sua famigliola sta per atterrare: chissà come sarà cresciuto il loro bimbo!

Dopo i tipici rituali cui l’aeroporto è ormai abituato: abbracci e saluti commossi, frasi di circostanze tra persone riunite dopo tanto tempo, la coppia di amici si addentra nel pittoresco crepuscolo primaverile scegliendo poi un luogo appartato e calmo dove discorrere.

"Jenny sei splendida! Non credevo che il matrimonio e la gravidanza di facessero questo effetto: il mio prototipo di donna sposata è sempre stato una casalinga frustrata e isterica, pronta ad esplodere alla minima parola! "

Riflette Amy.

"Tu hai sempre una visione stramba delle cose, amore mio!"

La riprende il fidanzato, attirandosi una linguaccia. Divertiti gli amici scoppiano a ridere.

"Grazie del complimento, Amy! Siete veramente una coppia affiatata!"

Osserva, tenendo d’occhio Jemie intento a spiluccare i diversi gusti del suo gelato.

"Ti piace Jemie?"

Chiede Julian, interessandosi a lui. Il bambino si ferma a riflettere, poi tira Philip per un braccio, insistentemente, costringendolo ad abbassarsi, per poi bisbigliargli all’orecchio:

"Lui è lo zio Julian?"

Con fare serio, ma divertito il padre gli da conferma e, rotto il ghiaccio, il bimbo inizia a porre domande al ragazzo come se fosse un amico di vecchia data.

"Ehi Julian ci sai fare con i bambini! Non pensi sia ora di averne uno tuo?"

Lo prende in giro Callaghan, stuzzicandolo come ai vecchi tempi.

"Per carità Phil! Non ci penso nemmeno a diventare padre a vent’anni! Mi bastano quei due diavoletti a darmi man forte tutto il giorno!"

Si difende, alludendo ai fratellini.

"Credo che si faranno compagnia con Jemie durante il nostro soggiorno!"

Gli altri annuiscono continuando la serata tra discordi, ricordi, aneddoti della loro vita durante i tre anni di lontananza.

 

"Lo stadio è gremito in ogni ordine di posti: c’è grande curiosità nel vedere all’opera i giovani campioni nipponici, pur trattandosi di una semplice amichevole!"

La voce del cronista si lascia trascinare dall’enfasi e dallo spirito patriottico. Lo stesso entusiasmo anima la voce dello specker che passa in rassegna i vari giocatori, mentre raggiungono il terreno di gioco.

Sugli spalti volteggia la bandiera bianca con il disco rosso, simbolo di sincerità e passione, onestà e purezza. Portando gli occhiali da sole sulla testa, per fermare le rosse ciocche ribelli, Amy prende posto accanto alla sua amica Jenny, al fianco della quale tutto eccitato Jemie segue la scena, ammaliato dalla variopinta cornice formata dai vari settori, poi riconosce subito il suo papà. Le due ragazze, invece, non hanno bisogno di scambiarsi parole, con il cuore e la mente rivolti nel medesimo punto. I loro compagni sono al centro del campo, pronti ad onorare la maglia giapponese insieme ad altri nove atleti, tutti impettiti e fieri. È appena risuonata l’ultima nota dell’inno cinese, inno degli avversari e subito si levano le prime note del "Kimigayo", le cui strofe vengono accompagnate dalle voci dei giocatori. Risuonata l’ultima strofa, essi si sciolgono dall’abbraccio per entusiasmare la platea con i loro gol. Altre volte si troveranno abbracciati, pronti ad onorare la loro patria; altre si troveranno da avversari su un campo di calcio; la vita offrirà loro ancora molte partite da giocare…e ogni volta avvertiranno sulla loro pelle la stessa, entusiasmante sensazione di sfida.

   
 
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