Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Patta97    19/02/2014    3 recensioni
Perché il giorno in cui non ci si dovrebbe sentire soli è proprio quando ci si rende conto di esserlo di più.
Una raccolta di one-shot dedicata a quasi tutti i personaggi senza il loro Valentino.
Note: angst, contenuti forti (primo capitolo), triste, fluff, amori unilaterali, SPOILER terza serie
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hello!
Nuovo capitolo. Praticamente solo dialogo stavolta. Ed Harriet Watson, la quale non mi sta particolarmente a genio (ERA IL MATRIMONIO DEL SUO DANNATO FRATELLO, AVREBBE POTUTO PRESENTARSI), ma nel contesto ci stava. Avvertimenti ulteriori? Altro amore per Mary. Oh, e punto di vista di John, ovviamente.
Besos e grazie per le meravigliose recensioni,
Chiara




 


A perfect match - John





John Hamish Watson non era mai stato un uomo propenso a parlare di certi argomenti.
O alle effusioni futili, in pubblico o meno.
Diciamo ai sentimenti in generale.
Infatti fu con restio calore che ricambiò debolmente l’abbraccio di sua sorella Harry.
Si sedette sulla poltrona accanto al letto e cercò di trovare un posto dove posare lo sguardo.
 
- Oh, andiamo, John. Sei un dannato dottore, avrai visto degli alcolizzati attaccati a delle flebo.
 
John le riservò un’occhiata carica di disapprovazione, una di quelle che esercitava da quando aveva tre anni, grazie a lei.
- È diverso quando attaccata a delle flebo c’è tua sorella.
 
- Sarà – lo liquidò lei con un gesto della mano e John notò i polsi estremamente sottili. – È da un po’ che non ci si vede.
 
- Tre anni.
 
- Sì, beh… Ho avuto da fare.
 
John non rimarcò che il “da fare” di Harry equivaleva a sbronzarsi così tanto da farsi andare in tilt il cervello e svenire in mezzo a una strada. Con lei, d’altronde, non importava disturbarsi o meno con certi chiarimenti. Lo aveva imparato fin da piccolo.
 
- Non mi racconti nulla? Come sta tua moglie?
 
- Mary sta bene. È incinta, trentottesima settimana.
 
Harry fece un veloce conto con le dita. Da ragazza era un genio della matematica.
John si sforzò di non sospirare.
 
- La pagnotta è quasi pronta, allora!    
 
- Sì – il sorriso di John fu impossibile da trattenere. Quel piccolo essere umano ancora incapace persino di respirare da solo, era già stato capace di rubargli il cuore.
 
- Verrò a conoscerla, sai. Quando… starò meglio.
 
- Intendi la bambina o Mary?
 
- Entrambe, credo.
Ci fu una pausa mentre Harry cercava di mettersi seduta il più possibile sui cuscini, cercando una posizione confortevole per le proprie giunture indolenzite.
- Verrò a conoscere anche lui.
 
- Hmm?
 
- Sherlock Non-morto Holmes, ovviamente.
 
- Lo vedo a malapena io, ormai – commentò John, amareggiato.
 
- Oh? Non gli piacciono le cose a tre?
 
- Bada a come parli – scattò John, stringendo le mani a pugno e fissandola truce, la bocca una linea sottile. – Si tratta di mia moglie e del mio migliore amico.
 
Harry non parve per nulla impressionata.
- Migliori amici? È così che li chiamano, oggi?
 
- Basta, Harriet.
 
- Subito, fratellino. Mi chiedevo davvero come sta Sherlock, però. Sai, i notiziari ne dicono di tutti i colori…
 
- Oh, guardi pure la televisione, tra una sbronza e l’altra?
 
- …E mi chiedo come tu possa averlo lasciato in questo stato – terminò lei, come se John non le avesse parlato sopra.
 
L’ex-militare fece una faccia tra il sorpreso e il divertito. – In che senso, scusa?
 
- Perché, dopo che è tornato, hai rinunciato a Sherlock Holmes per Mary? – Harry era seria.
 
- Non… non risponderò a questa domanda.
 
- Hai paura di non saper rispondere?
 
Era sempre stato così, fin da piccoli. Se John non voleva fare qualcosa, Harry lanciava una sfida e lui, ogni volta, ci cascava, inconsapevole o meno.
- Tu non sai com’è Sherlock. “Il detective col cappello”, “il genio”, “lo psicopatico”… lui non è nulla di tutto questo. Niente di alieno, nessun circuito al posto del cuore. Sherlock è l’imprevedibile. È corsa nel cuore della notte, è l’aria che ti entra a stento nei polmoni, è adrenalina. È un incredibile stronzo, anche… della peggior specie – prese un bel respiro prima di continuare, lasciandosi scappare un sorriso prima di uno sbuffo frustrato. - Sai che non sono bravo con… Ma non mentirò dicendo di non amarlo. Lui è stato la mia ancora, il mio salvagente, la mia evasione. Ed è ovvio che io lo ami profondamente. Ma Mary Morstan è…
John si prese un’altra lunga pausa, cercando di fermare il tremore alla mano.
 
- Oh, stavi andando così bene. Hai esaurito le metafore? – Harry si tenne ben stampato in volto il sorrisetto di chi la sa lunga.
 
- No, Harry, è che… Mary Morstan è molte cose, tante delle quali non ti posso parlare e di parecchie… non ne sono a conoscenza nemmeno io, né credo lo vorrò mai. Ma sicuramente lei non è fatta di metafore o romanticismi. Lei è tutto ciò di concreto che avrei mai potuto sperare di trovare. Riesce sempre a farmi sentire a mio agio e a farmi capire dove sbaglio. È così in gamba… Se con quella domanda stavi insinuando che lei non sia paragonabile a Sherlock… Hai totalmente ragione: Mary e Sherlock potrebbero stare benissimo accanto e lei sarebbe comunque la più furba nella stanza. Sono stato così fortunato… I suoi difetti, il suo passato… pensandoci, l’hanno solo resa più perfetta per me.
 
Sua sorella rimase a guardarlo attentamente. Era scivolata sui cuscini ed ora era quasi totalmente sdraiata.
Poi scoppiò a ridere.
 
- Cosa? – chiese John, confuso.
 
- Niente – riuscì a dire Harry fra una risata tossita e l’altra. – È che ricordo quando ancora l’unico requisito per la ragazza perfetta per te doveva essere l’amare gli oreo.
 
- Ma…
 
- “Così li possiamo mangiare insieme su una panchina!”. Oh, adorabile.
 
- Avevo sei anni!
 
- Otto, prego! – precisò Harry, scherzosa, tenendosi fra le mani la testa dolorante per i medicinali e il poco sonno e le troppe improvvise risa.
 
Si guardarono per un po’, due identiche paia di occhi blu con frasi diverse impresse sopra.
 
John fu il primo a rompere il silenzio.
- Io devo andare… Mi ero preso solo un paio d’ore di permesso allo studio. Una ragazza appena laureata ha preso il posto di Mary ora che lei è in maternità e… devo andare – ripeté.
 
- Vai, pure, John. Ti sto forse trattenendo?
 
- Io… no – realizzò l’altro, alzandosi dalla poltrona stretta e facendo ciondolare le braccia lungo ai fianchi. – Tornerò domani, spero. Se vuoi.
 
- Solo se prometti – sorrise Harry.
 
John aveva sempre mantenuto le promesse e lei si divertiva un mondo quando poi lui era costretto a fare cose che altrimenti non avrebbe mai fatto.
Era la battuta di Harry, così John rispose con la propria. – Lo prometto.
Con un altro breve sorriso e un cenno del capo, John si dileguò.
 
Il freddo fuori dell’ospedale gli colpì il viso e lui si alzò il bavero del cappotto, ricordandosi un certo detective.
Dovrai cercarlo, prima o poi…
Per il momento, guardò il cielo nuvoloso e continuò a camminare.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Patta97