Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: Marumind    19/02/2014    2 recensioni
Per Takao non c’erano suoni, neanche sfocati, non c'era quella poca coscienza sopravvissuta al momento che lo avrebbe potuto collocare in una realtà sconosciuta, non c’era nulla… Era come morto, completamente spento.
Venne dato il time out tecnico e immediatamente arrivò la croce rossa che caricò su un telo Takao.
-
[Questa storia è scritta con la cooperazione dell'autrice Elsa Maria. E' una MidoTaka ispirata al seguente video di youtube: http://www.youtube.com/watch?v=Qb0s90fD-yk .]
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

6
Sorridi, Shin-chan.

 

Era appena iniziata la tempesta. Sia nel cielo, che dentro di sé. 
Le gocce di pioggia battevano violentemente sui suoi capelli e correva il più veloce possibile, senza guardarsi indietro. Il brutto tempo non sarebbe bastato ad intimorirlo.
Doveva assolutamente raggiungere l’ospedale. Doveva farlo, per Takao.

“Certo che quelli del Seirin sono diventati proprio dei mostri!” Commentò Miyaji, mentre entrava, assieme al resto della squadra, nello spogliatoio. “L’assenza di Takao ci ha indeboliti, detesto ammetterlo...” Aggiunse a denti stretti, quasi nell’intento di non farsi sentire.
Midorima ascoltava la voce dei compagni, seduto in un angolo, mentre si asciugava il sudore con l'asciugamano. Si sforzava di prestare attenzione, ma la sua mente era altrove; era incapace di non preoccuparsi per quella persona: quella che gli aveva chiesto espressamente di non andare a trovarla, quel giorno.

“Non dobbiamo sottovalutarci così!” Intervenne Otsubo, mentre si allacciava frettolosamente i lacci delle scarpe, poggiandosi sulla panchina accanto al tiratore.
“Dovete essere più reattivi. In questi due quarti non eravate minimamente concentrati!” Li sgridò il coach, ponendosi di fronte a loro, con le braccia incrociate. “Vorrei inoltre che passaste di più la palla a Midorima, oggi non l'ha quasi toccata.”
“Non è colpa nostra!” Intervenne il capitano scattando in piedi innervosito. “Midorima era distratto e le poche volte che gli abbiamo passato la palla se l’è fatta sfuggire di mano come niente.”
“Lo so, l’ho notato, ma non abbiamo altre possibilità. Midorima, si può sapere che ti prende oggi? Vedi di concentrarti!" Lo rimproverò il coach, rivolgendosi al ragazzo che fino a quel momento non aveva aperto bocca.
“Chiedo scusa, cercherò di rimanere concentrato...” Sussurrò a voce bassa Midorima, con la faccia rivolta a terra. 
-“Ma che dico?! Non riuscirò mai a concentrarmi!”- Rifletté, mentre si chinava a prendere una borraccia poggiata ai suoi piedi. –“Non riesco a giocare se penso alle condizioni di Takao. Mi aveva anche detto di non andare a trovarlo, ma che senso ha? Mi vuole nascondere qualcos’altro?”- Bevve il contenuto della bottiglia con avidità e, dopo aver richiuso il tappo, l'appoggiò laddove l'aveva presa. –“Forse mi sto preoccupando troppo?”- Si portò le mani alle tempie nel tentativo di rilassare i nervi. –“Takao è vivo e vegeto, io devo stare tranquillo e pensare alla partita.”- Ripeté tra sé e sé, cercando di darsi pace. –“È ridicolo che mi stia veramente preoccupando così tanto!”-
“Vedi di tenere fede alle tue parole, intesi?” Disse il coach interrompendo il suo esame interiore; lasciando, però, la domanda senza risposta. Il telefono di Midorima squillò improvvisamente dall'interno della sua borsa, che gli stava accanto. Subito questi lo estrasse dalla tasca laterale, chiedendosi chi in quel momento aveva avuto urgenza di chiamarlo. Lo aprì senza esitare e rispose alla chiamata: il numero era sconosciuto. “Pronto?”
“Sei Midorima Shintaro, giusto?” Rispose una voce femminile e familiare.
“Sì, sono io.”
“Io sono la madre di Takao, potrei... Potrei disturbarti?” La voce della donna tremava.
“Mi dica pure.” Disse il ragazzo, alzandosi dal suo posto e dirigendosi in un angolo dove si potessero sentir di meno le voci dei compagni che chiacchieravano. –“La madre di Takao, adesso? Perché mi ha chiamato?”- Si chiese preoccupato il ragazzo.
D’un tratto, sentì dei singhiozzi provenire dal telefono, la madre di Takao iniziò a piangere.
“Ti prego, va da lui!” Gridò improvvisamente, in un tono quasi disperato. Midorima trasalì all'alzata del tono di voce, si poteva chiaramente sentire il suono del naso che tirava su e i forti singhiozzi, come sottofondo alla chiamata.
“Cosa è successo, signora?!” Il tiratore, allarmato, si infilò frettolosamente, con la mano libera, la giacca che portava il nome della sua squadra, appesa accanto alle altre.
“E' successo tutto così in fretta, non era previsto...” Mormorava, mentre cercava di trattenere i singhiozzi. “Non faremo mai in tempo a raggiungerlo. Proprio ieri siamo partiti io e mio marito per un viaggio d'affari, speravamo... Di tornare in tempo, ma...” Di nuovo il pianto la travolse, interrompendo ciò che diceva. Fece una pausa, cercando di respirare in maniera rilassata. “Ti prego, sta con lui. Se no resterà da solo e... Non me lo perdonerei mai...” La donna, terminata la frase, liberò il nuovo pianto trattenuto, sussultando., spostò persino il cellulare dal volto per non farsi sentire.
“Non si preoccupi, sto andando proprio adesso.” Affermò Midorima, chiudendo la chiamata e infilando il telefono nella tasca della giacca; con forza aprì la porta dello spogliatoio, pronto per una corsa disperata. L'improvviso senso di allarme lo sconvolse, al punto di mettergli una gran fretta e spingerlo ad uscire subito di lì. Non importava a che punto fosse la partita, né del fatto che la sua presenza fosse importante o meno.
“Ehi, si può sapere che...” Il capitano venne interrotto bruscamente dal tiratore. “Non è il momento ora! E non cercare di fermarmi. E' un'urgenza, c'entra Takao!” E Midorima, con uno sguardo feroce negli occhi, che fece rabbrividire il povero ragazzo, chiuse violentemente la porta alle sue spalle.

Ora correva come un forsennato, lungo il marciapiede di una strada. Era la strada che percorreva ogni giorno, per andare a trovare l'amico, quel giorno, però, non aveva l'aspetto di sempre. Il grigiore del cielo ed il manto di pioggia che ricopriva tutto il paesaggio circostante dava quasi l'impressione che quel giorno avesse qualcosa di diverso, che non avrebbe mai dimenticato.
Il senso di pericolo, la sensazione che se non si fosse mosso velocemente sarebbe stato troppo tardi, lo preoccupavano terribilmente.

“Ti prego! Vai da lui!”
“E' successo tutto così in fretta.”
“Se no resterà da solo, e non me lo perdonerei mai.”

Le parole della donna gli rimbombavano in testa come un campanello d'allarme.
Controllò nuovamente il telefono, per vedere che ore fossero, rendendosi così che aveva delle altre chiamate perse, sempre dallo stesso numero che lo aveva chiamato poco prima. La madre di Takao probabilmente non pensava che avessero una partita, o se lo sapeva non ne conosceva gli orari. –“Questo significa che sto già rischiando di arrivare tardi!”- pensò. Ma tardi per cosa? Un'operazione chirurgica imminente?
Dopo una lunga corsa disperata, che sembrò durare un'eternità, finalmente raggiunse l'edificio ospedaliero. Entrando si rese conto di quanto si fosse infradiciato, sopratutto sulla testa, nonostante avesse cercato di coprirsi i capelli con la giacca. La fretta, inoltre, non gli diede tempo di prendersi la borsa, che era rimasta negli spogliatoi, forse era anche grazie a non averla con sé che gli aveva permesso di correre più velocemente.
La porta scorrevole si aprì al suo avvicinamento e con passo pesante si diresse verso le scale, per raggiungere il reparto di Takao. L'ascensore era solitamente pieno di persone e ci metteva molto a raggiungerlo quando tentava di chiamarlo, gli avrebbe rallentato tutto, per cui scelse le scale. Salendo i gradini, e poggiandosi al corrimano nel tentativo di faticare di meno, incrociò diverse persone che lo guardarono un po' preoccupate. Sicuramente era per via degli abiti tutti bagnati ed i capelli scompigliati in modo poco presentabile.
Arrivato al piano dove era ricoverato Takao, si diresse senza esitazione verso la sua stanza, vide il medico uscire di corsa seguito da altri medici. 
“Preparate un referto.” Gli sembrò di sentire, ma non ci fece caso. Aprì con forza la porta e la chiuse alle spalle.
“Shin... chan?” La voce spaventosamente debole di Takao spinse Midorima a girarsi verso di lui. Era il momento di vedere finalmente che stava succedendo. Il ragazzo, completamente immobile nel letto e pallido come un fantasma, portava una mascherina che gli copriva la bocca ed il naso, era collegata ad una bombola di ossigeno, poggiata per terra accanto alla flebo.
“Takao!” Esclamò Midorima spaventato, avvicinandosi al compagno di squadra. Che ti succede? Perché hai una bombola di ossigeno?” Lo guardò negli occhi, ed il playmaker volse le pupille verso il basso, incapace di incrociare il suo sguardo.
“Shin-chan, non dovresti essere qui...” La sua frase terminò con tre colpi di tosse distinti. Sembrava gli mancasse l’aria.
“Idiota!” Sbottò il tiratore, stringendo i pugni. “Tua madre mi ha chiamato dicendomi di venire con urgenza! Mi spieghi che sta succedendo?!”
Silenzio. Negli occhi assenti di Takao si tinse un’espressione rassegnata. E così la madre era ancora fuori città, però, forse, la presenza di Midorima sarebbe stata migliore rispetto alla sua.
“Non posso nasconderti più nulla, a quanto pare.” Sussurrò debolmente, continuando ad evitare lo sguardo del compagno.
“Che significa?!” La voce di Midorima cominciò a tremare. “Smettila di inventarti scuse e nascondere sempre tutto!” Gridò furioso. Non era mai capitato a nessuno di vedere il tiratore perdere il controllo in quel modo, ma le parole dell'amico lo avevano spaventato. Che altro sarebbe successo?
“Perdonami...” Gli rispose il corvino malinconico. “Hai ragione, avrei dovuto parlartene fin dall'inizio.” Il suo respiro era affannato, aveva molta difficoltà a tirar fuori lunghe frasi. 
“Il mio tumore... Non è mai stato curabile.” Mormorò malinconico. Riprese fiato, tremante. “Era terminale fin dall'inizio.” A Midorima mancò il respiro per un momento.

Terminale.

Quella parola riecheggiava nella sua mente. Stinse i pugni ancora più forte, senza riuscire a tirar fuori alcuna parola, per via del nodo in gola che gli soffocò la voce. “Terminale.” Sussurrò, come se quella parola fosse troppo irreale da collegare alla realtà. 
“Il medico me lo aveva riscontrato una settimana prima di conoscerti, sai?” Aggiunse il playmaker tentando invano di sorridere. La tensione nel dover dire quelle parole lo sconfortava, non c'era spazio per i sorrisi. “Ho passato tutti i minuti, le ore, i giorni dell'anno, con la consapevolezza di questo.” Lo sguardo di Midorima si abbassò, tentando di nascondere i suoi occhi lucidi. –“Questo vuol dire che...”-. Non voleva concludere quel fastidioso pensiero. “Per cui... La bomboletta d'ossigeno...?”
“Già...” Sospirò Takao, che ancora di più in quel momento si sentiva in colpa nei confronti del compagno, per averlo illuso di poter giocare con lui un’altra volta. “In realtà era previsto per dopodomani” Disse il playmaker. “Ma la diagnosi non poteva essere sicura. E' successo all'improvviso.”
-“Ma allora lui non voleva nascondermi questo, quando l'altro ieri mi aveva pregato di non venire!”- Rifletté Midorima.
“Io... Perdonami, per avertelo nascosto, Shin-chan.” Concluse il ragazzo, riuscendo finalmente a guardare in faccia il tiratore, che contraccambiò lo sguardo incredulo. 
Il cuore di Takao accelerò improvvisamente il battito. Le iridi color smeraldo di Midorima gli parvero più vivaci. –“Quanto sono belle...”- Pensò il corvino, sentendosi quasi uno sciocco.
Il tiratore non aggiunse nulla, mentre i suoi occhi divenivano sempre più lucidi. Lentamente, la realtà che stava affrontando diventò sempre più reale.
“Takao...” Riuscì a sussurrare, mentre la prima lacrima gli rigò la guancia destra. Si coprì il volto per la vergogna e cominciò a singhiozzare silenziosamente.
“Non piangere...” Gli disse Takao con una voce più serena. 
-“Dovrei confortarlo… Dopotutto è colpa mia se si sente così.”- Pensò il playmaker, maledicendosi per ciò che aveva provocato nel compagno. Sarebbe stato meglio se non si fossero mai conosciuti, tutto sommato, gli venne da pensare; un pensiero che lo invadeva tutte le sere prima che si addormentasse, conscio che quello che stava vivendo, alla fine, non era altro che uno sciocco sogno, destinato, presto o tardi, a finire. Si era promesso di non affezionarsi a nessuno, ma non c’era riuscito, non con Midorima… Gli era stato praticamente impossibile, l’aveva colpito dal primo momento, da quella sconfitta e l’ultimo tiro segnato dal miracolo, che gli era passati sulla testa, disegnando una perfetta parabola prima di finire con precisione nel canestro; mai avrebbe voluto rincontrarlo, mai avrebbe dovuto affezionarsi a lui, mai avrebbe dovuto provare quei sentimenti innaturali che lo stavano assillando ormai da tempo e con forza aveva dovuto reprimere, proprio in vista del giorno che stava vivendo. Avrebbe avuto molti rimpianti, il primo era proprio quello: non aver mai detto che la loro amicizia, per lui, era ben altro.
Midorima sentì delle dita fredde accarezzargli una guancia, scostandogli con delicatezza le mani che erano sul viso, mostrando il suo volto arrossato pieno di lacrime, le palpebre socchiuse e contratte così come le sopracciglia. “Sorridi, Shin-chan.” Gli occhi del tiratore, che non smettevano di versare lacrime, si incrociarono con quelli del corvino. Dopo un enorme sforzo emotivo, Midorima riuscì a tirar su un lieve, quasi impercettibile, sorriso. Sorriso che riuscì a rasserenare Takao, per un momento; ma ecco che di nuovo una fitta tosse colpì il ragazzo. Una tosse più violenta di quella di prima, più insistente.
“Sembra che... Quel momento sia sempre più vicino.” Sussurrò Takao, riprendendo fiato ansimante.
“No, Takao!” Gridò Midorima, tornando nuovamente in preda alle lacrime e facendo scomparire così il sorriso di poco prima. “Non morire, Takao!” Il citato protese le mani verso di lui, desideroso di un contatto fisico. Allora Midorima le protese a sua volta, intrecciandole assieme a quelle del corvino. La stretta di entrambi era forte, sebbene Takao tremasse lievemente per la debolezza.
“Shin-chan...” Sussurrò Takao, guardandolo intensamente negli occhi. “Toglimi la mascherina.”
“Come?! Sei impazzito?”
“Fallo e basta.” Ribatté il corvino. Non voleva portarsi dietro nessun rimpianto.
Non c’era bisogno di spiegare il motivo di quella richiesta; alla fine, anche Midorima lo desiderava, anche se ancora non cosciente del maggior importanza del legame che lo legava all’amico che mai avrebbe voluto lasciare, soprattutto alle braccia della morte.
Midorima levò con delicatezza la mascherina del compagno, che sorrise nel vedere il suo volto così vicino. Non smisero di guardarsi. Midorima si chinò ancora di più verso di lui, le mani di Takao si sciolsero dalla stretta, per accarezzare nuovamente le guance, ancora bagnate dalle lacrime. Sentiva come il compagno cercasse di mantenere il respiro. Riusciva a specchiare i suoi occhi in quelle sue iridi verdi. Occhi impauriti, senza speranza, ma con ancora un desiderio.
Senza esitare oltre, nel timore che il tempo stesse scorrendo troppo velocemente, Midorima si avvicinò a Takao al punto che le labbra di entrambi si toccarono. Premette delicatamente sulle sue, facendo così uscire la lingua. Il compagno aprì allora la bocca, facendola entrare e ricambiando il gesto protendendo la sua.
Rimasero a baciarsi più che poterono.
Midorima intrecciò avidamente le mani tra i capelli del compagno, che ebbe un lieve sussulto. Il calore che sentivano respirando non bastava ad interromperli, e li fece sentire più sicuri. Più intimi.
Anche il tiratore sussultò, quando si accorse che il corvino si stava staccando. Aveva bisogno nuovamente della mascherina, che aiutò a indossare.
“È stato bello conoscerti.”
“Non dire così... Takao... Non puoi morire ancora, non adesso...” Il playmaker sorrise lievemente. 
“Ho sempre ascoltato le vostre richieste egoistiche, ma... Non c'é tempo, Ace-sama...” Disse Takao, con la voce nettamente più soffocata. Le mani, che fino a quel momento erano poggiate sulle guance di Midorima, caddero sul lenzuolo.
“Takao!” Gridò il tiratore intimorito, stringendole tra le sue.
“Grazie di tutto, Shin-chan. È stato divertente.” Aggiunse, assicurandosi di riuscire a tirar fuori quelle ultime parole in modo chiaro e preciso. Alla fine quella breve vita non era stata così male. 

E come finiscono i sogni, si risvegliò.


 


N.d.A.
Questa volta a scrivere sull'ultimo capitolo sono io, Elsa Maria! Ringrazio le altre mie due mani che hanno scritto questo bellissimo ultimo capitolo che ho avuto il piacere di poter rivisionare per poter anche piangere davanti a degli amici. Grazie, veramente Marumind -sì, è ironico. Chiediamo perdono per aver fatto penare per quest'ultimo capitolo, ma, dai. è stata bella la suspence, ammettetelo! -Siete costretti a farlo.
Sono in debito con una lettrice per averci spronato a pubblicare la fine e, come le ho promesso, le dedico questa fine, come Dante dedicò a Della scala il Paradiso: Orfeo-kun! Veramente grazie.
Perdono il finale-non-finale, ma quella frase mi è sembrata così ambigua che l'ho trovata perfetta da mettere alla fine, aggiungendola al lavoro di Marumind, quindi che anche lei mi perdoni >.<  Cos'altro dire? Beh, siamo ai saluti, no? Se ci avete seguiti, la storia vi è piaciuta, due parole potete scriverle dato che è l'ultimo capitolo e non ci sono altri progetti di collaborazione fra noi due -almeno momentaneamente- quindi vi incito a lasciare una recensione! Breve, che ci faccia capire che abbiamo avuto dei seguaci e che non abbiamo scritto sciocchezze, anche delle critiche perché, ahimé, quelle ci sono. Vi ricordo anche che esistono i tasti per mettere la storia nelle preferite, nelle seguite, nelle ricordate... Io lo ricordo non per far la presuntuosa, ma proprio per ricordarlo!
Detto ciò mi volatilizzo, sperando di poter in futuro ripresentarmi in una collaborazione con Marumind! E' stato un piacere poter lavorare con lei.
Here we Go!


 
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Marumind