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Autore: angelo_nero    19/02/2014    3 recensioni
Family Brief: Vegeta, Bulma, Trunks e Bra. Momenti della vita di tutti i giorni come una comune famiglia.
dal primo capitolo:
Dopo una buona ora e mezza finalmente l'intera tavolata aveva finito di mangiare, c'era ancora chi restava seduto a bersi un bicchiere di vino, mentre altri si intrattenevano chiacchierando o, come i piccoli Saiyan mezzo sangue, si sgranchiva i muscoli tirando quattro pugni. Vegeta era rimasto seduto a tavola ad osservarsi intorno, il suo sguardo passava dalla moglie che chiacchierava con C-18 e la moglie dell'eroe, al figlio che giocava con Goten. Come lui, seduto ancora al tavolo, c'era il suo amico/nemico, forse l'unico, che sorseggiava un bicchiere d'acqua a pasto ormai ultimato. Goku si sentiva troppo spossato per alzarsi da quella sedia diventata improvvisamente troppo comoda: anche l'eroe teneva d'occhio la propria famiglia per assicurasi che nessuno si facesse male o che il Genio non si avvicinasse eccessivamente alla moglie.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: Family and Work

Quel suono cominciava a dargli sui nervi, il bip continuo unito alla voce di qualche radio che augurava il buon giorno all'intera città, era decisamente fastidioso a quell'ora di mattina. Allungò un braccio e diede un pugno alla sveglia, zittendola. Aprì un occhio cercando di mettere a fuoco i numeri sul display: segnava le 6:45. Richiuse gli occhi coprendosi la testa con il cuscino, non ricordava il motivo per cui aveva impostato la sveglia a quell'ora la sera precedente.

Si tirò su a sedere strofinandosi gli occhi ancora mezzi chiusi, scostò le coperte e si diresse in bagno ancora mezza addormentata. Si buttò sotto la doccia aprendo l'acqua al massimo, fredda o calda che sia non le interessava, aveva bisogno di svegliarsi.

Quando il getto d'acqua freddo la colpì in testa facendola sussultare, allungò un braccio e girò la manopola verso il muro per portare l'acqua a una temperatura più consona.

Dopo 10 minuti uscì dalla doccia, si vestì e si mise un filo di trucco sul viso, giusto per mettere in risalto i suoi occhi azzurri. Rientrò in camera e notò il marito ancora placidamente addormentato.

Si avvicinò al letto e stampò un bacio leggero sulle labbra del Saiyan, quel contatto bastò a svegliarlo -Buon giorno bello addormentato!- il guerriero si mise seduto sul letto strofinandosi gli occhi, comportamento più consono ad un ragazzino che a lui. -Ti lascio fare con calma, io intanto preparo la colazione- gli disse lasciandogli un bacio sulla fronte. Lui annuì ancora nel torpore del sonno.

La donna uscì dalla stanza entrando in corridoio per poi dirigersi verso le scale. Passò davanti la stanza del loro primogenito notando la porta ancora chiusa e la luce spenta. Bussò un paio di volte chiamando il nome del figlio senza ricevere risposta. Chiamò una terza volta poi entrò nella stanza scoprendola ancora avvolta nella penombra della notte: la tapparella abbassata, la luce spenta e il ragazzino ancora nel mondo dei sogni sdraiato a pancia in giù sul letto. Si avvicinò ad esso e scosse il bambino con l'intento di svegliarlo ma, quest'ultimo, si girò dall'altra parte, mugugnando un “altri 5 minuti”, tornando a dormire. La donna uscì dalla stanza sconsolata senza però aver prima alzato la tapparella per far entrare la luce: ancora una volta lui si girò dalla parte opposta.

 

Dopo la doccia si sentiva decisamente meglio anche se, la notte precedente, non aveva dormito gran che: avevano passato la nottata nel vortice della passione facendo l'amore per tre, quattro o addirittura cinque ore consecutive. Sorrise al ricordo constatando la propria resistenza e stupendosi di quella della compagna che poi, ormai all'alba, era crollata addosso a lui.

Prese dall'armadio un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e una giacca anch'essa nera: non che andasse matto per quell'abbigliamento ma era costretto ad indossare quantomeno la giacca in ufficio. Indossò le scarpe e si apprestò a fare colazione.

Passando per il corridoio,vide la stanza del primogenito con le tapparelle alzate e la porta socchiusa ma non ci fece molto caso e con un'alzata di spalle la superò.

La moglie gli dava le spalle e sussultò quando gli chiese: -Dov'è Trunks?- la donna si voltò e gli rispose che aveva provato a svegliarlo ma non c'era stato verso. -Non è che potresti provare tu?- l'uomo sbuffò, girò i tacchi dirigendosi nuovamente verso le scale da cui era appena sceso percorrendo le due rampe velocemente, facendo gli scalini a due a due si ritrovò danti alla camera del figlio in meno di 5 minuti. Aprì la porta con talmente tanta forza da farla sbattere contro il muro: il bambino ebbe un lieve sussultò ma continuò a dormire -Trunks! Ti do 5 secondi per alzarti da quel letto dopo di che non risponderò più delle mie azioni!- il diretto interessato continuò beatamente a dormire senza dare peso alle parole del padre. Sbagliato. Una manciata d'acqua gelida si riversò su di lui costringendolo ad alzarsi di scatto ed annaspare -Ma sei impazzito!? Volevi affogarmi per caso!?- scattò furente il ragazzino. Il padre gettò il secchio da un lato guardandolo serio, incrociò le braccia: -Ti avevo avvertito. Ti voglio fra 10 minuti in cucina dopo di che a scuola ci vai a piedi- se ne andò.

Il ragazzino scostò le coperte fradice e si ributtò sul cuscino, ormai completamente sveglio, con le mani sulla faccia.

 

La mattinata si prestava serena a giudicare dal sole che brillava nel cielo. Prese le chiavi della macchina e, dopo aver richiamato il figlio, uscì dalla porta. Il glicine gli corse dietro solo dopo aver raccattato velocemente lo zaino -Ciao mamma ci vediamo più tardi.- la salutò velocemente.

Salì in macchina appena prima che il padre mettesse in moto: gli aspettava un lungo e noioso viaggio in silenzio.

-Ehi Trunks, ho sentito dire da tua madre che questa mattina avrai un tema d'italiano. Sai già la traccia?- il bambino rimase un po' stupito dalla domanda del padre, ma pur di intraprendere una conversazione avrebbe risposto a tutto -Si, una delle tre è un testo argomentativo. Giorni fa abbiamo affrontato una discussione alquanto idiota su un tema che non avevamo mai affrontato.- -Ossia?- Il ragazzino aggrottò leggermente le sopracciglia per esprimere il suo disappunto sull'argomento -Sull'esistenza o meno di esseri pensanti nell'universo.- per poco non scoppiò a ridere: gli umani erano veramente degli idioti, credevano di essere l'unica razza pensante nell'arco di anni luce. Scosse la testa divertito -Che casualità. Immagino tu abbia dato la tua opinione- il bambino annuì -Si. Non potevo di certo dire che mio padre è un alieno venuto dallo spazio, però ho esposto la mia opinione, e cioè che la Terra non è l'unico pianeta abitato nell'universo e quindi di conseguenza, la razza umana non è l'unica ad essere in grado di formare un pensiero di senso compiuto.- si stupì non poco dell'intelligenza di quel ragazzino, così piccolo eppure così maturo. Dopotutto essendo figlio di due geni non poteva non essere altrettanto.

Continuarono a parlare per tutta la durata del tragitto. Arrivati danti ai cancelli della scuola, Vegeta accostò, spense il motore ed uscì dalla macchina seguito a pochi passi dal figlio.

-Ehilà! Ciao Vegeta, come mai qui?- la voce dell'eterno rivale gli era talmente familiare che non ebbe bisogno neanche di voltarsi per riconoscerla -Secondo te?- gli rispose alludendo al figlio. L'altro si portò una mano dietro la testa nel solito atteggiamento infantile.-Già è vero! Eheh che stupido!- avrebbe voluto tirargli un pugno solo per togliergli quell'espressione infantile dalla faccia. Ancora non si spiegava come potesse quel tipo, che più che un uomo sembrava un bambino cresciuto, essere l'eroe della Terra. Era dannatamente infantile e stupido! Girò su se stesso diretto alla macchina parcheggiata poco più avanti, intento a lasciare il bambinone a ridere da solo. Purtroppo l'altro aveva altri piani: infatti con due falcate gli era accanto -Come va tra te e Bulma?- da quando faceva domande così personali? Non gli sembrava il tipo da invadere la privacy né lui stesso era mai stato uno a cui piacevano le domande, soprattutto se invadenti. -Non credo siano affari tuoi.- gli rispose. -Beh si in effetti hai ragione. Ehi che ne dici di tirare quattro colpi con me?- Era incredibile come passasse da un argomento all'altro senza dare peso a nulla. Il maggiore arrestò per un attimo il passo per poi riprendere il suo tragitto -No.- gli rispose semplicemente. L'altro sbarrò gli occhi sconcertato dalla risposta appena ricevuta. Da quando in qua lui rifiutava un allenamento? Cominciò a pensare di aver capito male. -No? Come no?- l'altro non rispose continuando a dirigersi verso l'autovettura. Le domande idiote non erano degne di risposte se non altrettanto idiote, e lui non lo era di certo. Goku continuava imperterrito a seguirlo e a porgli domande -Come mai rifiuti un invito ad allenarti con me? Stai male per caso? Vegeta mi stai ascoltando?- Vegeta si fermò di colpo facendo quasi cadere il suo pedinatore, girò la testa verso il suo interlocutore guardandolo dritto in faccia con le sopracciglia corrugate nel solito cipiglio -Ti sto ascoltando, no non sto male e si, sto declinando il tuo invito. Ho altro a cui pensare.- era sempre più confuso dall'atteggiamento del compare. Cosa aveva di così importante da fare? Più importante di un allenamento!?

Abbassò lo sguardo confuso mentre piegava la testa da un lato portandosi ancora una volta una mano dietro la testa -E cosa dovresti fare di così importante scusa?- chiese un po' deluso. Sperava veramente che Vegeta accettasse il suo invito dato che Gohan passava più tempo con Videl che con lui e Goten doveva studiare per mettersi in pari.

Vegeta non rispose subito meditando sulle parole da dire -Devo lavorare. Non esiste solo l'allenamento sai? C'è un mondo al di fuori.- si stava decisamente trattenendo dal mandarlo al diavolo lui e le sue domande. Per quel momento preferiva rispondere arrivando dritto al concetto in modo da toglierselo dai piedi al più presto. -Senti chi parla! Colui che fino a qualche anno fa passava i tre quarti della sua giornata chiuso all'interno della stanza gravitazionale! E poi, tu che lavori? E cosa faresti scusa?- -Sono direttore della Capsule Corporation insieme a Bulma.- continuava a guardare l'altro Saiyan che sembrava più confuso che mai. Non ricevendo altre domande riprese il suo tragitto oltre i cancelli scolastici, lasciando un interdetto e confuso Goku a rimuginare.

***

L'edificio si stagliava contro il cielo, imponente, come a voler sfidare il creatore e il sole stesso, mentre la scritta blu a caratteri cubitali posta sull'edificio che riportava il nome dell'azienda a gestione familiare contrastava con il colore giallognolo del cemento rivestito.

-Mr. Prince! Mr. Prince!- da quando lavorava lì dentro sentiva il suo nome talmente tante di quelle volte che era finito per odiarlo. Erano soltanto un paio di mesi che passava la mattinata in quel posto e il suo nome riecheggiava per i corridoi non appena metteva piede nell'edificio. -Mr. Prince ho un progetto interessante da mostrarle! Sono sicuro che le piacerà!- l'ometto buffo che si era affiancato al principe continuava imperterrito a elencargli una serie di prerogative per cui la propria azienda, a parer proprio, avrebbe dovuto far parte di quella ormai nota a tutto il mondo quale la Capsule Corporation. Vegeta entrò nell'ascensore panoramico come se nulla fosse, seguito dall'ometto che continuava a parlare convinto di avere anche solo la minima attenzione del superiore. Uscì dall'ascensore camminando a passo svelto, percorrendo il corridoio incrociò lo sguardo di alcuni suoi subalterni che lo salutarono, chi con lo sguardo chi a parole, con rigoroso rispetto.

-...quindi credo che aumenteremo le entrate e le uscite minimo del 50%...- continuava a parlare nonostante l'altro non lo degnasse neanche di uno sguardo.

Vegeta, d'altro canto, sentiva solo un leggero fruscio nelle orecchie, fastidioso certo, ma non più di un borbottio sommesso. -Mr. Prince che ne dice?- Il Saiyan semplicemente entrò nel proprio ufficio sbattendo la porta in faccia all'uomo che lo seguiva dal pian terreno.

Sbuffò leggermente guardando in direzione della porta chiusa scorgendo ancora chiaramente la figura dell'improvvisato stalker.

-Ciao tesoro. Pensavo non venissi più.- voltò la testa per dirigere lo sguardo verso il suo interlocutore, o meglio interlocutrice, sollevando leggermente un sopracciglio, segno di un suo leggero interessamento. -Cosa ci fai tu qui dentro?- le chiese incrociando le braccia al petto. La donna, che stava guardando alcuni fogli sparsi sulla scrivania del compagno, alzò lo sguardo per fissare gli occhi scuri del consorte. -Dovevo controllare alcuni calcoli e mi sono ricordata che i dati erano sulla tua scrivania. Ho pensato di aspettarti ma quando ho visto che non arrivavi mi sono presa la libertà di entrare- tornò a guardare i fogli scrivendo qualcosa di apparentemente incomprensibile. L'uomo la squadrò da capo a piedi: Bulma era seduta sulla comoda poltrona davanti alla scrivania con le lunghe gambe accavallate, lasciate scoperte dalla gonna nera che arriva sopra al ginocchio. Sopra portava una camicia bianca abbastanza opaca da non far intravede nulla, sopra di essa portava una semplice giacca nera dal taglio femminile, appartenente forse a un tailleur che non indossava più dato che non l'aveva mai vista nel loro armadio, ai piedi un paio di decoltè nere lucide facevano mostra di sé.

Fece schioccare la lingua sul palato affascinato da quella visione sublime e un angolo della bocca si sollevò in una specie di ghigno, se avesse avuto ancora la coda starebbe sicuramente ondeggiando alle sue spalle. Si avvicinò alla scrivania poggiandovi le mani tornando ad osservare la compagna che ancora non aveva staccato gli occhi da quei fogli. -Tra 10 minuti dobbiamo essere in sala conferenze, la D.C. Company ha inviato un suo impiegato per esporci nuovi progetti.- L'uomo sbuffò visibilmente contrariato. La D.C. Company era un azienda di ingegneria che da anni cercava di entrare nel giro della prestigiosa Capsule Corporation per accaparrarsi, oltre i migliori clienti sul mercato, il miglior giro d'affari dell'intero paese. Però i dirigenti della C.C. non avevano mai trovato un singolo motivo per farli integrare, dato che la loro azienda faceva anche progetti di ingegneria oltre che di elettro-informatica.

Nell'arco di due settimane lo stesso dirigente si era presentato ben tre volte, tutte e tre naturalmente respinte, e Vegeta aveva avuto il “piacere” di scoprire quanto possano essere assillanti i concorrenti sul mercato.

Appoggiò la schiena alla scrivania, incrociando le braccia al petto e chiudendo gli occhi per riflettere.-Perchè non l'hai respinto ancora? Non sopporto la gente assillante!- disse. La donna alzò gli occhi sul marito distogliendo l'attenzione dai fogli che stava esaminando -Neanche io sopporto la gente appiccicosa, per questo ho accettato di vederlo.- l'uomo aprì gli occhi e si voltò leggermente verso la compagna non capendo dove volesse arrivare. Lei si alzò e mise in ordine i fogli all'interno della sua 24ore.-Ho pensato che avresti potuto parlare tu. Col tuo modo di fare “fai come dico io e non fiatare” puoi sbarazzarti di quel tizio in meno di 10 minuti.- Seguì la moglie con lo sguardo finché non se la ritrovò di fronte. Con quel completo approssimato sembrava veramente una donna d'affari in carriera.

Qualcuno bussò alla porta per poi aprirla subito dopo, senza attendere una risposta -Mi dispiace disturbare ma Mr. Dreep è arrivato. Vi attende nella sala 202.-

Vegeta guardò il nuovo arrivato con un espressione impassibile attendendo che continuasse o che se ne andasse, oppure che la moglie lo congedasse, cosa che accadde.

La donna, voltata verso il suo interlocutore per metà, squadrò il marito intenta a capire quale sarebbe stata la sua reazione, anche se l'aveva già immaginata. L'uomo stava fissando il ragazzo impassibile, intento a rimuginare sull'eventualità di cacciarlo a pedate o di congedarlo con un sibilo maligno, la moglie però lo anticipò -Grazie Mark puoi andare. Dì a Mr. Dreep che tra pochi minuti saremo da lui.- il ragazzo fece un mezzo inchino e, uscendo, richiuse la porta.

Il direttore si voltò ed afferrò la 24ore della consorte per poi porgergliela con un mezzo sbuffo. La consorte sorrise e si precedette il marito dirigendosi alla porta.

 

Alzò lo sguardo sulla parete di fronte guardando l'orologio appeso. E per fortuna che era questione di dieci minuti! Era più di mezz'ora che era chiuso in quella stanza, seduto su quel tavolo insieme a colleghi e subalterni, intenti ad ascoltare attentamente ciò che l'uomo in piedi davanti a loro, in un completo elegante con tanto di cravatta, che additava di tanto in tanto la lavagna con su scritti una serie di dati apparentemente incomprensibili.

Sbuffò annoiato tornando a guardare distrattamente i fogli appoggiati ordinatamente davanti a lui. Aveva letto quegli appunti decine e decine di volte e non aveva trovato una sola virgola che potesse interessare a lui o all'azienda stessa. Allora perché era ancora seduto su quella sedia!?

Voltò lo sguardo al suo fianco dove un caschetto azzurro si muoveva a destra e a sinistra come a cercare di capire i calcoli scritti sulla lavagna, poi si fermò come se il suo proprietario avesse rinunciato a capirci qualcosa; la donna aveva quindi cominciato a giocare con una matita, facendo scarabbocchi qua e là.

La sua vista sviluppata gli permise di capire cosa la donna stesse scrivendo. Alzò impercettibilmente un sopracciglio quando comprese che, ciò che passava per la mente della donna era proprio lui dato che aveva scritto almeno una decina di volte le loro iniziali e il suo nome.

-Mrs Prince, Mr. Prince? Voi cosa ne pensate?- la voce di uno degli uomini presenti in sala li distolse entrambi dai loro pensieri.

Non avendo ascoltato quasi una parola di ciò che Mr. Dreep aveva detto in quei quaranta minuti, gli ci volle un attimo per mettere insieme le idee e formulare una frase di senso compiuto. Riportò alla mente gli appunti letti sul foglio, lesse velocemente i calcoli sulla lavagna e fece la domanda più sensata che un dirigente potesse fare -E cosa ne guadagneremmo noi?-. I gentil uomini seduti al tavolo si voltarono verso il direttore della D.C. in attesa di una risposta.

Rimase immobile, con il sudore freddo che colava lungo la schiena, in cerca di una risposta concreta ed esauriente, purtroppo non aveva previsto quella domanda e, trovandosi in difficoltà, cominciò a balbettare cercando di evitare lo sguardo dell'uomo che gli aveva posta la domanda. -Insomma, ha elogiato le caratteristiche della sua aziende e dei progetti, calcolato perfettamente le entrate e le uscite. Però la mia azienda cosa ne ricava?- era calato un silenzio gelido in sala e ciò non aiutava il poveretto a trovare una risposta decente.

Vide l'uomo di fronte a sé spostare lo sguardo in cerca di qualcosa a cui appigliarsi. Quando notò che si era posato sulla camicetta indossata dalla moglie gli ricordò che gradiva essere guardato negli occhi quando gli si parlava. Il poveretto alzò per un attimo lo sguardo incontrando quello serio del proprietario dell'azienda, lo abbassò poco dopo non sapendo sorreggerlo. Centro.

Constatando che non gli sapeva rispondere prese i fogli davanti a lui e glieli porse come un invito a rivederli. -Bene, siccome non è in grado di rispondere alla mia domanda, la riunione è finita, per ciò che mi riguarda.- si alzò e si diresse verso la porta, aprendola ed invitando il dirigente ad uscire.

Mentre tutti gli altri dipendenti si apprestarono a uscire, lui si risedette affianco alla moglie. Prese il foglio di carta posto sul tavolo e glielo fece sventolare davanti -Vedo che sei stata molto attenta a ciò che diceva.- disse sarcastico. L'azzurra arrossì leggermente per poi alzarsi, seguita dal marito, ed uscire dalla sala.

***

Guardava il timido sole brillare sugli edifici grigi dandogli un tocco di luce, ma non tolse la freddezza che li circondava.

Nonostante fosse Dicembre il sole non accennava a volersi arrendere alle nuvole, peccato che quel timido sole non bastava a riscaldare l'aria gelida dell'inverno. Per fortuna il suo sangue, per metà alieno per metà umano, faceva in modo che non sentisse il freddo più di una leggera ebbrezza autunnale, al contrario dei suoi compagni che erano coperti di felponi e giacche imbottite. Lui indossava semplicemente una maglia di cotone a maniche lunghe, giusto per non far destare troppi sospetti.

Il professore continuava a spiegare da venti minuti i concetti di astronomia. Sbuffò annoiato, lui quelle nozioni le aveva ricevute dalla madre in teoria e il padre gliele aveva mostrate, quindi ancora si chiedeva per quale motivo stesse lì, seduto, a far finta di essere interessato, quando era tutt'altro. Attendeva semplicemente il suono della campana per uscire dalla classe e andare a rifocillarsi. Quel giorno non si sentiva molto bene.

-Prince!- lo richiamò il professore. Il glicine si girò e fissò l'insegnante, sbattè un paio di volte le palpebre per riprendere il controllo. -Stai attento! Ci sarà un compito in classe su queste cose!-sbraitò l'uomo prima di riprendere la spiegazione.

Il glicine portò la sua attenzione sulla lavagna anche se non riusciva a mettere bene a fuoco nella sua mente quei dati: lo stomaco aveva cominciato a fare i capricci e l'acidità gli salì nell'esofago fin quasi in bocca. Riuscì a non rigettare in classe miracolosamente.

La testa gli doleva terribilmente e lo stomaco non sembrava volesse calmarsi. Aveva bisogno di una boccata d'aria, subito. Alzò la mano e chiese all'insegnante di letteratura il permesso di andare in bagno. Quando gli fu accordato uscì dall'aula quasi di corsa, fece appena in tempo ad arrivare al water che tutto ciò che aveva mangiato quella mattina vi finì all'interno.


Angolo autrice (se così mi posso definire):
Ed ecco il secondo capitolo :3 Diciamo che mi sono ispirata alla vita di tutti i giorni xD
spero vi piaccia :3 recensiteee :D


StarDoll95: Che dire? Ti ringrazio infinitamente! Si anche a me piace quando Veggy si lascia un po' andare con la sua famiglia (Non chiamarmi Veggy!nd Vegeta  Veggyyyy ^w^ nd Bulma Veggy, Veggy nd Trunks *sguardo assassino verso il figlio* nd Vegeta *ammutolisce e scappa* nd Trunks)
ahahaha uno dei miei piccoli siparietti che tanto amo :D 
La fede? Beh doputto è un uomo sposato perchè non portarla anche sotto i guanti? u__u anche se cozza un po' con il fatto che durante il torneo ha rinnegato tutto ma è un'altra storia XD
Un bacio angelo_nero

  
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