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Autore: DDimples    19/02/2014    2 recensioni
-In ogni caso, io so dov’è Hargeon, e potrei accompagnarti.-
-No grazie, non mi serve l’aiuto di un narcisista dai capelli rosa.-
Il ragazzo mi fissò con i suoi grandi occhi scuri, in maniera così intensa che mi fece venire i brividi. Era vestito con un gilet a maniche corte completamente sbottonato sul davanti, pantaloni corti e degli strani sandali. Ma la cosa più fuori luogo era la sciarpa bianca che portava al collo.
[I nomi dei personaggi che appaiono qui sotto sono inseriti in ordine alfabetico e non in ordine di importanza nella storia]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erza Scarlet, Gray Fullbuster, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premetto subito che descrivere i combattimenti, per me (e forse anche per altri), è la cosa più difficile. Non so se con questo capitolo riuscirò a trasmettervi le immagini che avevo io nella mia testa mentre scrivevo. Spero di si. Bene, stavolta ho fatto questo 'angolo autrice' all'inizio per scusarmi in anticipo se i combattimenti non vi piacessero...(Ma così ci hai spoilerato che ci sono dei combattimenti! Eh lo so, ma come potevo fare? Dovevo dirlo!). Okay, scappo e vi lascio alla storia. 
Grazie in anticipo a chi recensirà. 


                                                                                       *


Mi sentivo come quando combinavo guai da bambina. Magari rubavo un po’ di caramelle a mio padre, anche se sapevo che lui mi avrebbe sgridato tanto, se mi avesse scoperto, e mi sentivo furtiva, in gamba, trasgressiva delle regole. Poi passavano le ore, e mi sembrava che mio padre s’insospettisse sempre di più, e ogni volta che mi guardava mi trapassava con lo sguardo. Più passava il tempo e più mi pentivo di averlo fatto, nonostante una parte di me cercasse di convincermi che era la cosa giusta da fare per crescere. Ma alla fine, la parte con il senso di colpa prevaleva. Cominciavo a domandarmi cosa avessi fatto, mi sembrava la cosa più grave del mondo, e allora piangendo, andavo da mia madre a chiedergli di rimettere apposto le cose. E lei lo faceva. Potevo sempre contare su di lei. Ma stavolta no. Stavolta ero sola, e non potevo tornare indietro.
Mi riparai dietro un muro, sperando di aver seminato l’investigatore. Era da un sacco di tempo che stavo scappando, avevo quasi raggiunto Magnolia. Mi esaminai il braccio sinistro. Aveva preso una strana curvatura, dopo la caduta, e mi faceva un male cane. Naturalmente, data la mia fortuna, mi ero rotta un braccio. Il dolore quasi mi mozzava il respiro, e stanca com’ero, mi feci prendere dalla disperazione. Mi accasciai al suolo, con le spalle al muro, e non riuscì più a trattenere le lacrime. Cos’avevo combinato? Dov’ero finita? E perché mio padre mi dava questa caccia così sfegatata? Stavolta non avevo nessuno che potesse risolvere la mia situazione, stavolta non avevo nessuno che ascoltasse la Lucy presa dai sensi di colpa, che si pentiva di ciò che aveva fatto. Ebbi quasi la tentazione di arrendermi all’investigatore e lasciare che tutto tornasse alla normalità. Provai a pensarci. Io che tornavo piangendo e a capo basso da mio padre per sperare nel suo perdono. Mai e poi mai! Non lo avrei fatto! Cercai di cacciarmi dalla testa quel pensiero, o altrimenti sarei dovuta andare a raccattare il mio orgoglio sottoterra fra i topi. Pensai anche a quello strano ragazzo dai capelli rosa. Che sarebbe successo se lo avessi rincontrato? “Oh, eccola qui! La ragazza scappata di casa, che infrange le regole, è tornata a capo basso da suo padre!” No, no! Non so perché ma quel ragazzo mi aveva dato un coraggio e una voglia di continuare uniche. Forse, nonostante mi avesse preso in giro e mi avesse fatto arrabbiare mi aveva aiutato molto. Si avrei dovuto continuare!
-Ah finalmente ti ho trovato!-
Sobbalzai mentre la faccia dell’investigatore era sbucata da dietro il muretto. Più che dietro un muro mi ero rintanata in un vicolo cieco. Dannata la mia abitudine di fermarmi nei vicoli! Erano sempre luoghi di spiacevoli incontri. Scattai in piedi e mi ricacciai dentro le lacrime che avevano provato ad uscire.
-Senti, non mi va di rincorrerti ancora, coraggio, arrenditi, tanto non ce la puoi fare a sfuggirmi!-
-Questo lo dice lei! E poi perché tutta questa confidenza? Mi dia del lei, non sono di certo sua figlia!-
-No, ma per me sei solo una mocciosetta di poco valore! Riportarti indietro mi farà guadagnare un bel po’ di soldi… -
-Che uomo vile…tutto per i soldi?-
-Sono un bel gruzzoletto, sai? Sarà il tuo paparino a sborsarli, così finalmente anch’io potrò godermi un bel po’ di ferie e soprattutto, potrò comprarmi così tante scorte di caffè da non rimanerne mai senza!- Sbraitò, mentre diceva l’ultima frase. Ok, in stranezza questo batteva anche quello con i capelli rosa e il gatto azzurro.
-Più che del caffè le servirebbe della camomilla.-
-Sta zitta! Forza! Non costringermi a metterti delle manette.-
-Oh non avrà bisogno delle manette! Può tenersele! E adesso mi faccia passare!-
-Non se ne parla!-
-Bene, se l’è cercata!- Senza pensarci due volte, più decisa che mai, afferrai il mio mazzo di chiavi e ne presi una di quelle dorate. –Apriti porta d’oro del Cancro! Cancer!- Lo spirito stellare che avevo evocato, partì subito all’attacco, ma l’investigatore sembrò non spaventarsi nemmeno un po’. In un lampo, un muro di ferro comparse davanti a lui e respinse il colpo.
-Credevi davvero di potermi sorprendere usando la magia?- Disse con un tono sprezzante. –Beh, invece anch’io ne sono dotato, e a quanto pare, sono più forte di te! Posso creare oggetti di ferro a mio piacimento. Sarà impossibile per te battermi.-
-Questo è tutto da vedere.- Ribattei io arrabbiata.
-Perdonami!- Mi disse con uno sguardo colpevole il mio spirito stellare dopo essere stato scaraventato con violenza qualche metro più indietro.
-Non preoccuparti! Adesso puoi andare.- Lo spirito ripartì. I suoi attacchi non funzionavano, ci voleva un’altra strategia. –Apriti porta d’oro del toro! Taurus!-
Ed ecco che apparve uno degli spiriti stellari fisicamente più forti. Taurus. Era un minotauro con la pelle bianca a chiazze nere, stile mucca, che brandiva continuamente un’enorme ascia quasi sempre inutilizzata.
-Lucy!- S’inginocchiò davanti a me. Ma perché doveva fare tutte le volte così?!
-Taurus, il tuo obbiettivo è quel tipo!- Gli dissi indicando l’investigatore. –Devi sconfiggerlo.-
-Sei ferita?- Sembrò che gli uscisse il fumo dalle narici, non appena vide il mio braccio rotto. –Quello ha osato toccare il tuo fisico impeccabile? La pagherà cara!- Si lanciò sull’investigatore con una forza mostruosa, e quello, questa volta si trovò un po’ in difficoltà, ma riuscì comunque a bloccare il colpo dopo aver formato uno scudo. Era così concentrato su Taurus che se avessi mirato alle gambe non averi avuto intoppi. Presi la frusta che portavo sempre con me per sicurezza, e con un movimento deciso del mio braccio funzionante, riuscì ad intrappolare le gambe dell’investigatore. Lo guardai in faccia, ma non era affatto spaventato, sul suo volto c’era un sorriso maligno.
-Non hai proprio capito con chi hai a che fare tu…- Creò una lama ben appuntita con la mano destra, e Taurus, purtroppo, se ne accorse troppo tardi. Quell’uomo riuscì a ferirlo ad un braccio, e lui indietreggiò urlando. Basta! Non potevo più mettere a rischio inutilmente la vita dei miei spiriti, era il momento di farlo rientrare! E così feci. Rimanemmo soltanto io, l’investigatore, e una frusta che andava dalla mia mano alle sue gambe.
-Ormai hai perso.- Disse soddisfatto l’investigatore, abbassando la lama verso la mia frusta. L’avrebbe tagliata. Ormai era finita. I miei due spiriti stellari più forti erano quasi stati messi fuori combattimento, ed io, con un braccio fuori uso, non avrei potuto fare granché. Non mi restava che scappare, ma ero in un vicolo cieco. Forse avrei potuto fargli perdere l’equilibrio e passargli accanto il più veloce possibile. Si questa era l’unica soluzione. Tirai con tutta la forza che avevo in un solo braccio, ma lui opponeva resistenza. Era la fine. Se si fosse liberato da quella frusta, non ci sarebbe stato più niente da fare. Era così vicino a tagliarla, così tanto, troppo, vicino…e cadde a terra, stordito.
Si, improvvisamente l’investigatore si accasciò al suolo, probabilmente aveva appena ricevuto una botta da qualche parte. Dietro di lui era comparsa una figura, che pian piano si fece avanti.
-Va tutto bene?- Domandò il mio salvatore.
-Si, si…- Mi limitai a dire mentre studiavo la persona che mi si stava avvicinando. Era un ragazzo alto, dai capelli scuri e gli occhi blu. Indossava dei pantaloni lunghi verdi, e una camicia bianca un po’ sbottonata sul davanti. Sorpassò l’investigatore senza evitare di tirargli un calcio e mi arrivò praticamente davanti.
-Perché quel tizio ti dava fastidio?- Mi chiese gentilmente.
-Oh, beh è una lunga storia…in ogni caso grazie!-
-Figurati, non avrei potuto sopportare di vedere un uomo che importuna una ragazza, è un gesto da vigliacchi!-
-Ti devo la vita, come posso sdebitarmi?-
-Oh non preoccuparti, non mi devi niente.- Mi studiò attentamente, mettendomi molto in soggezione. –Il tuo braccio…è stato lui?-
-No…beh cioè…diciamo che mentre scappavo da lui ho dovuto saltare da una certa altezza, e…questo è il risultato-
-In ogni caso hai bisogno di cure! Vieni ti accompagno all’ospedale della città.- Fece per girarsi ma si bloccò immediatamente con un’espressione di sofferenza nel volto.
-Ehi! Che ti succede?- Gli domandai preoccupata. Ma lui non mi rispondeva, e si guardava il fianco destro. Abbassai lo sguardo anch’io e vidi la sua camicia macchiarsi di sangue, mentre delle gocce cadevano a terra.
-Ti sei messo contro la persona sbagliata, ragazzo!- Ghignò l’investigatore, mentre con il gomito sinistro si puntellava per arrivare più in alto, e nella mano destra teneva la stessa lama che aveva usato per colpire Taurus conficcata nel fianco di quel ragazzo dai capelli neri.
-Ti sei ripreso brutto bastardo!- Disse il mio salvatore a denti stretti per il dolore, mentre si girava lentamente. Poi, raccolse tutta la forza che aveva e colpì l’investigatore con un calcio, così violento che riuscì a liberarlo dalla mia frusta e a spingerlo verso il mare, dove, dopo aver vacillato un po’, cadde nel mare privo di sensi.
-Adesso sei tu che hai bisogno di cure!- Dissi al mio salvatore sostenendolo con un braccio solo mentre cadeva in avanti.
-No, no, tranquilla!- Si appoggiò a me e lentamente si rimise in piedi. Si poggiò una mano sulla ferita, stava per fare qualcosa, ma io non lo vidi. Quel momento fu interrotto da una voce alle mie spalle.
-Si può sapere che diavolo hai combinato, idiota?-
 
 
 
                                                                              


 
  
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