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Autore: Kat25    19/02/2014    1 recensioni
*“Kate, svegliati, forza!” sento sbraitare dall’altra parte della porta.
Ma è un urlo ovattato data la mia ancora permanenza nel mondo dei sogni, che non ho assolutamente voglia di abbandonare, nonostante Sarah stesse dandole del filo da torcere da cinque minuti.*
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*Avevo lasciato un pezzo di cuore qui ai tempi ed ora l’avevo finalmente recuperato.
Mi sento completa.*
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*Il mio sguardo si scontra con due occhi color … cioccolato (?).
Non faccio in tempo a notare altro.
All’improvviso mi sento tremendamente imbarazzata, senza sapere il motivo*
Passate se vi ho incuriosito! :)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- The right place  -

 
Kate, svegliati, forza!” sento sbraitare dall’altra parte della porta.
Ma è un urlo ovattato data la mia ancora permanenza nel mondo dei sogni, che non ho assolutamente voglia di abbandonare, nonostante Sarah stesse dandole del filo da torcere da cinque minuti.
La porta si spalanca e sbatte contro la scrivania accanto, mandando in fumo ogni mia resistenza.
Tutte le mattine da quasi tre mesi è la stessa storia con te” inizia a sproloquiare la mia logorroica amica che in quei momenti tanto odiavo. E tra i miei mugugni continua a parlare, parlare, mentre è intenta a aprire le tende della mia camera e accecarmi con i raggi del sole londinese di inizio Luglio.
Ancora sdraiata riesco appena a sbiascicare “e dai Sarah quanto tardi sarà mai? Lasciami in pace, il mio letto mi ama troppo”.
Con gli occhi socchiusi la vedo tirare fuori il suo telefono dalla tasca dei jeans e ficcarmelo davanti alla faccia per farmi vedere l’orario, ma la mia vista, ancora appannata, ci mise qualche secondo per focalizzare.

Cavolo, cavolo, cavolo.
Un’altra volta Sarah aveva tutte le ragioni per essere così frenetica nel farmi alzare.
Vedi, Miss Katherine Piacenti, la sottoscritta ti vuole bene e non ti vuole fare arrivare tardi l’ultima settimana di tirocinio prima dell’inizio della pausa estiva” dice con aria altezzosa, ma con il sorriso in faccia.
In mia risposta le arriva un cuscino in piena pancia seguito da un “Cretina, ma ti ringrazio, come tutte le mattine” e, ahimè alzandomi, le scocco un bacio sulla guancia.
Bene, cominciamo la solita routine mattutina. Non che la cosa mi dispiacesse, anzi.
Doccia, scelta dei vestiti, missione impossibile per dare un verso ai miei tanti e mossi capelli castani e poi di corsa a prendere la metro per arrivare all’università.
Ehi Sarah, io sono pronta in tempo! penso sia un miracolo, sto scendendo, che fai tu!?” dico a voce abbastanza alta dall’ingresso per farmi sentire dalla mia amica che si trovava in camera.
Eccomi” mi dice mentre la vedo spuntare dal corridoio e prendere la borsa appoggiata al divano
Scendo con te, raggiungo Ed.. ha detto che mi offre la colazione!” con gli occhi a cuoricino,
Oh che dolci che siete!” mi intenerisco io “Dai scendiamo o faccio più tardi di quello che è”.

Appena scese ci salutiamo e ci diamo appuntamento per pranzo vicino all’università perché lei sarebbe venuta a studiare più tardi, anche se non facciamo la stessa. Lei fa architettura, mentre io ingegneria.
Arrivata alla metro, quasi inciampo per salire sopra, colpa della mia sbadataggine costante, ormai ci sono abituata!
Trovo miracolosamente un posto libero, molto raro in questo periodo dell’anno.
Seduta, inizio a rimuginare su tutto quello che avevo realizzato in quegli ultimi quattro mesi.
A quando scoprì che la mia università italiana (sì, sono italiana) organizzava gli Erasmus proprio a Londra, a quando partecipai al concorso e alla gioia che provai quando lo vinsi e realizzai che avrei passato sei mesi a Londra. La Londra che tanto sognavo da bambina, che tanto amavo anche se l’avevo visitata soltanto una volta in gita alle superiori.
Avevo lasciato un pezzo di cuore qui ai tempi ed ora l’avevo finalmente recuperato.
Mi sento completa.
Anche se qua devo comunque studiare perché devo finire gli esami e in più in lingua inglese, ma me la sono sempre cavata con le lingue e inoltre devo seguire il professore a cui mi avevano affidata per svolgere il lavoro di tesi che poi dovrò completare  una volta tornata in Italia.
Ma anche se sono impegnata, e molto, sono felice, nel vero senso della parola e non posso neanche immaginare che tra tre mesi dovrò lasciare la mia vita qua.
Cerchiamo di non pensarci per ora, Kate, mi dico.
Penso a come sono stata fortunata a incontrare Sarah, che è originaria di Manchester, e a dividere con lei quel piccolo appartamento. A come abbiamo stretto subito una grande amicizia, e anche con Ed (adesso il suo ragazzo) e Jason, due londinesi doc.
Siamo un quartetto eccezionale.
Sono stata sempre molto timida e questa era la mia unica preoccupazione quando sono partita.
Avevo paura di non trovare amici e starmene in disparte, scambiando poche parole con tutti. Lo stretto necessario.
Ma qui è tutto diverso.
Sono diversa. Migliore, direi.
Certo, mi mancano la mia famiglia, i miei amici (anche se non sono tanti) che sono in Italia, ma comunque li rivedrò tra qualche mese e qualcuno mi è anche venuto già a trovare e altri sicuramente verranno nei prossimi mesi.
Chi non ne approfitterebbe per venire a vedere questa fantastica città?

Mi desto dai miei pensieri quando mi accorgo che la metro è arrivata alla mia fermata, supero la scritta “Mind The Gap” e mi avvio.
Mentre faccio la strada a piedi dalla metro all’università, sento il mio stomaco brontolare.
Non ho fatto colazione, è vero!
Prendo in fretta un cappuccino al primo bar che incontro per la strada.
Quando sto per uscire sento qualche urletto di qua e di là ma non ci faccio tanto caso perché sto cercando di riporre il mio portafoglio nella borsa senza far cadere il cappuccino che è in bilico nell’altra mano.
Mentre sono indaffarata in quell’azione e impacciata, la mia spalla sbatte, fortunatamente abbastanza piano, contro il braccio di qualcuno.
Alla svelta senza perdere troppo tempo, alzo la testa, essendo bassina, per almeno scusarmi.
Il mio sguardo si scontra con due occhi color … cioccolato (?).
Non faccio in tempo a notare altro.
All’improvviso mi sento tremendamente imbarazzata, senza sapere il motivo e, abbassando immediatamente le palpebre, facendo finta di ricontrollare qualcosa all’interno della mia gigante borsa, sussurro un delicato “scusa”.
Sento un “di nulla” provenire dal diretto interessato, mentre apro di corsa la porta del bar ed esco.
Stramaledetta timidezza. Ho fatto la figura della maleducata.
Perché faccio così a volte?
Sono in atto studi per capire il mio comportamento in determinate situazioni. La scienza dovrà lavorarci molto:  a volte sono espansiva e sorridente, altre invece, il più delle volte direi, mi imbarazzo con niente, come adesso, dopo aver soltanto intravisto i profondi occhi (almeno così mi è sembrato, per quei pochi millesimi di secondo) di quello sconosciuto.

Sovrappensiero arrivo davanti all’edificio che ospita i miei studi con soltanto un quarto d’ora di ritardo.
Era immenso ed infatti ancora non riesco a orientarmi molto bene al suo interno.
Ho imparato solo il percorso dall’entrata al laboratorio dove sto svolgendo la tesi e alle aule studio.
Ogni tanto, nelle pause dallo studio, mi ritrovo a vagare tra i corridoi, guardandomi intorno notando dettagli, dall’antico al moderno.
Mi trasmetteva tranquillità in un certo senso, vedere gli studenti inglesi, e non, interagire tra loro in quell’ambiente che per me, le prime volte, poteva sembrare idilliaco.
Quello che ho sempre sognato è lì sotto i miei piedi, sopra la mia testa.
Sono al mio posto.
  
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