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Autore: Lilian Potter    20/06/2008    14 recensioni
Dentro di me, nella mia testa, i miei neuroni piagnucolavano.
E, ad accompagnare questa follia, un Edward vestito d’angelo, con aureola e ali e un Emmett,
con un vestito rosso e oscenamente attillato, le gambe depilate,
una spaccatura vertiginosa con delle corna luminose e un forcone;
che aveva appena strappato di mano ad uno gnomo incredibilmente alto!
Edward, mentre suonava l’arpa, intonava una canzone a favore d’Alice,
e qualcosa sul fatto che un nuovo look non mi avrebbe di certo danneggiato.
Tra le grandi mani d’Emmett una sfavillante chitarra elettrica, da cui si elevava una movimentata canzone rock,
accompagnata dalla sua voce che, in un pessimo tentativo di cantare, mi dicevano di fuggire più velocemente possibile.
Ero impazzito?Molto probabilmente sì, e questo era colpa di quel folletto indemoniato!
Genere: Generale, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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,, Imbarazzanti ed esilaranti paure {Ovvero; quando tutto è colpa d’Alice!},,

<< Dannato elfo malefico, ci vuoi far impazzire?! >>

                                    

 

 

Benvenuti sul Lilian Potter Express,

accomodatevi in questo viaggio verso le più intime rivelazioni dei Cullen.

Oggi, scopriremo i loro timori, da chi o che cosa sono ossessionati.

Direi che possiamo iniziare, tenetevi forte ed allacciate le cinture!

 

Ognuno dei fratelli Cullen, più il bel Dottore, aveva una paura insensata,

annidata nei più reconditi angoli della loro paura.

Se c’era qualcosa di cui Edward Cullen era letteralmente terrorizzato,

erano le nonnine. Quelle piccole, rugose e vecchie palle di pelle erano capaci

di far scappare a gambe levate il vampiro temerario di cui Bella s’era innamorato.

La debolezza della forza del nerboruto Emmett, erano le giostre del Luna Park.

Il giorno in cui furono inventate, il giorno in cui le provò per la prima volta… Bhe,

fu maledetto da lui per gli anni a venire a partire da quell’orribile esperienza.

La vergogna che struggeva il cuore morto di Jasper era la sua incontrollabile fobia

per gli uomini, e le donne, armate di spazzole e forbici; i parrucchieri.

E la morbosa avversione [e paura] di Carlisle erano le penne stilografiche,

alla quale vista -nonostante i vampiri non sudino- piccole goccioline comparivano ad

imperlargli la pallida fronte.

 

Nonostante siano completamente sciocchi, stupidi ed assurdi, anche questi problemi

hanno una loro origine, un inizio, insomma. E le ripercorremmo tutte, passo per passo.

Partendo dall’esperienza del biondo Hale, Jasper.

 

-[ Jasper ]-

 

Osservai gli occhi dall’aria imperante d’Alice, che, a prima vista, potevano sembrare contradditori con il sorriso dolce che regnava sulle sue labbra piene.

Eppure, sottolineo il fatto che tutto ciò era semplicemente apparenza.

Non c’era nulla di dolce, ma piuttosto di sadico! Quella matta della mia ragazza, o meglio,

di mia moglie, si era fissata su uno stupido desiderio.

Che doveva, naturalmente, essere accontentato. Sarei stato entusiasta di realizzare i suoi sogni,

se non fossi stato io il soggetto di tali. Voleva che mi tagliassi i capelli, che cambiassi stile.

Dentro di me, nella mia testa, i miei neuroni piagnucolavano. E, ad accompagnare questa follia,

un Edward vestito d’angelo, con aureola e ali e un Emmett con un vestito rosso e oscenamente attillato,

le gambe depilate, una spaccatura vertiginosa con delle corna luminose e un forcone;

che aveva appena strappato di mano ad uno gnomo incredibilmente alto!

Edward, mentre suonava l’arpa, intonava una canzone a favore d’Alice, e qualcosa sul fatto che un nuovo look non mi avrebbe di certo danneggiato.

Tra le grandi mani d’Emmett una sfavillante chitarra elettrica, da cui si elevava una movimentata canzone rock accompagnata dalla sua voce

che, in un pessimo tentativo di cantare, mi dicevano di fuggire più velocemente possibile.

 Ero impazzito?Molto probabilmente sì, e questo era colpa di quel folletto indemoniato!

 

Cercai di mantenere la calma, nonostante il cambiare acconciatura non rientrasse esattamente nei miei programmi per i prossimi…

duemila anni? Sì, credo sia un lasso di tempo sufficientemente largo per potermi anche solo abituare all’idea.

Per desiderarlo ci sarebbe voluto, come minimo, il triplo.

Ma la giovane donna –vampira- al mio fianco non era intenzionata a concedermi di scegliere, e stringeva calorosamente la mia mano,

non in segno d’affetto, ma come una manifestazione di potere.

Non potevo scappare, sarebbe stato impossibile. La sua stretta d’acciaio non avrebbe abbandonato le mie dita, e, se fosse stato possibile,

le avrebbe distrutte con la sua prepotenza.

Sbuffai e aumentai il passo di marcia, lasciandola sorpresa. Quando giunsi a destinazione,

mi fermai di colpo, concedendomi il tempo d’inspirare profondamente. In seguito spalancai la porta, rassegnato al compiersi del mio destino.

 

Immediatamente un’assistente parrucchiera mi si fiondò addosso, togliendo la giacca prima a me e poi alla mia compagna,

il tutto con un’enorme sorriso. Andò a sistemarle in un armadio apposito,

mentre un’altra ragazza, questa ancora più giovane, mi si avvicinò. Tra le mani stringeva una mappetta rigida,

dal quale spiccavano dei fogli ammucchiati disordinatamente.

Diedi una rapida occhiata ad un foglio di uno stomachevole colore rosa, per poi domandare;

-Lei è Jasper Hale, vero?-

In risposta io annuii lievemente, mentre Alice sorrideva radiosa.

Ci fece il segno d’accomodarci su due poltroncine nell’angolo della stanza.

Noi andammo e con grazia ci sedemmo, il mio folletto completamente a suo agio, io l’inverso.

 Con dolcezza le presi una mano, stringendola delicatamente tra le mie.

Lentamente avvicinammo i nostri visi, le nostre labbra erano a cinque centimetri di distanza, quattro centimetri, tre, due…

-Bene! Che acconciatura vuole fare?- disse una voce allegra e spensierata,

menefreghista di aver interrotto un momento importante.

Quella ragazza che ci aveva accolto, portando via le nostre giacche, si trovava seduta davanti a noi,

e ci guardava incuriositi Feci per rispondere alla sua domanda, ma lo sguardo cagnesco d’Alice mi consigliò di non aprire bocca,

 se volevo conservare ogni parte del mio prezioso corpo.

Soprattutto le parti basse, sapevo che sarebbe stata capace di amputare qualche cosa…

Lasciai a quella piccola peste l’onore di parlare, e decidere quindi per me.

 

-Bhe, io direi di scalargli i capelli dietro, lasciando che una ciocca gli ricada sull’orecchio destro, mi raccomando.

Davanti semplicemente una frangetta laterale, anch’essa leggermente scalata. Poi facciamo le punte dietro nere, quanto la pece, mi raccomando.

Ed un ciuffo della frangia rosso, come la passione. Magari pure dei riflessi…

viola, decisamente! Perfetto, così dovrebbe andare.-

 

Rabbrividì.

 

Questo non era un cambio di look, era una tortura con la T maiuscola, dannazione!

Emmett, nella mia testa, continuava ad imprecare e a consigliarmi la fuga,

mentre Edward se ne stava rannicchiato in un angolo polveroso e pieno di ragnatele, vicino a qualcosa di minuscolo e rosa…

Oddio, quello era il mio cervello?!  Non era possibile, io ero molto, molto intelligente.

 

Alice, contro la mia volontà, mi trascinò a sedere su una sedia in pelle nera.

Mentre io, terrorizzato, mi mangiavo le unghie, un parrucchiere con in mano un paio di forbici professionali mi si avvicinava.

Indossava una camicia rosa, i capelli erano neri con le punta anch’esse rose.

Ridacchiò a voce bassa, ed io mi concentrai per percepire le sue emozioni, . Rabbrividì nuovamente,

congelato dal disgusto. Con passi lenti e sensuali –o almeno ci provava- s’avvicinava a me, guardandomi con un sorriso malizioso e facendomi un occhiolino.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Mi alzai di scatto e mi buttai giù dalla finestra, infrangendo il vetro. Atterrato sul sedere poco elegantemente,

mi sollevai in posa eretta e urlando come un matto scappai da quella prigionia.

Nella mia testa Emmett ballava la salsa con aria vittoriosa, mentre Edward, piangendo, si succhiava il pollice.

 

-          [ Emmett ] -

 

Le urla di divertimento mi risuonavano nelle orecchie e le luci smaglianti ed allegre si presentavano alla mia facoltà visiva,

 eppure non collegai tutto questo alla parola morte immediata.

La mia testa non formulava simili pensieri, c’era tutt’altro che il ragionare su ciò che mi succedeva quel giorno.

In uno spazio del mio cranio, c’erano litri e litri di vodka, in cui, su un sasso,

 era appoggiata una stupenda sirenetta drogata che intonava la chucharacha, con dietro all’orecchio una canna. Che visione stupenda.

Comunque, a separare il mare di alcolico, c’era la muraglia cinese, formata da un paio d’ossicini di cotolette di bue.

Aldilà del muro vi era un deserto, in cui le balle di fieno rotolavano sperdute ed i granelli di polvere cantavano una stonata musica rock,

 litigando per chi fosse il pezzo da solista.

Una domanda mi venne istintiva? E dov’erano finiti i miei neuroni?! Non trovai mai risposta a questo quesito,

dato che al posto della memoria avevo un pollo mangiucchiato a metà.

 

Alice mi strattonò il braccio, scuotendomi dai miei pensieri. Osservai il suo volto, ed il panico m’invase.

Sorrideva eccitata, quasi malignamente, ed i suoi occhi erano oro colato… con aggiunta di perfidia!

Mi divincolai leggermente dalla sua presa, ma lei non mollava! Dannato elfo!  Cosa voleva fare a me,

povero ed innocente fratellino orso?

 

A passo di corsa mi trascinò fino ad una immensa colonna di persone, che tutte allegre aspettavano il loro turno

per salire su una giostra il quale nome era ‘’ Montagne russe ‘’ Ahia, non prometteva nulla di buono.

Con gli occhi analizzai le vie di fuga. Avrei potuto dire di volere un gelato, poi prendere come ostaggio il gelataio e minacciare

di ucciderlo se non mi lasciavano andare via, per poi liberarlo all’uscita del Luna Park.

‘’No, no, no! Idiota d’un Emmett, i Vampiri non mangiano, ignorantone!’’ sussurrò nella mia mente l’orso mangiucchiato

di quando avevo cinque anni, che stava seduto sulla muraglia.

‘’E se dicessi di dover andare in bagno e passassi per le fognature fino ad arrivare a casa e chiudermi nella mia stanza per l’eternità?’’ c

hiesi mentalmente al mio consigliere.

‘’No, neppure questo funziona! Pensa a qualcosa d’altro, dai!’’ rispose lui.

Ma, prima che potessi proporre un’altra opzione, l’orsetto cadde dagli ossicini e annegò nel lago di vodka,

diventando un alcolista e non avendo più un’intelligenza per aiutarmi.

-Porco di quel lupo bastonato da un albero le cui origini sono state modificate geneticamente per tramutarlo in un serial killer omicida

di mille e trecento orsacchiotti di peluche e non!- esclamai ad alta voce.

-Hai detto qualcosa, fratellino adorato?- domandò Alice. Negai con la testa.

Dannata di un folletto pestifero che non era altro, maledetta!

 

Ormai la fila si era diradata e, con un sospiro enorme m’apprestai a salire su quell’aggeggio.

Quando ebbe caricato il giusto carico di persone, esso partì con un rumore inquietante.

Subito dopo partì una canzone scatenata, che esaltò tutti mentre l’aggeggio, simile ad un trenino tra parentesi, iniziava a salire lentamente per poi…

 

‘’OH SANTO DRACULA O QUALSIASI ALTRO PROTETTORE DI NOI POVERI VAMPIRI!

 

Merda, sterco, cacca…!

 

Rallentaaa!! Ahhh! Sto coso va a tremila allora, non è una giostra, e un suicidio volontario!

Che ho mai fatto di male per meritare una cosa simile, cosa? Vi prego, dei vampiri,

salvate il vostro povero e fedelissimo Emmett da questa tragedia.

 

Ah, sì. Sapete cosa fa Alice, mentre io grido dal terrore, vostre divinità?

Ride, se la spassa alla grande! Porco di quel licantropo calpestato da dinosauri riportati in vita da una strana scienza di cui io non so nulla!

Non è giustoo! E questo coso continua ad aumentare velocità!
S.O.S Vampiro in pericolo, ripeto, S.O.S.’’ Ecco cosa pensai, mentre quella giostra era in azione.

 

Quando il giro terminò, mi liberai dalle cinture di sicurezza e sapete cosa successe dopo?

Me la diedi letteralmente a gambe, ecco cosa! Mangia la mia polvere, dannato folletto malefico!

 

-          [ Carlisle ] –

 

Me ne stavo seduto sulla comoda sedia del mio ufficio, ad osservarla con aria assorta.

Lucida, splendente e dorata brillava alla luce della lampada. Era stupenda, appariva senza difetto alcuno, troppo meravigliosa per essere vera.

Una penna stilografica unica, strepitosa.

Il regalo per il mio –ennesimo- compleanno, da parte di Alice. Davvero una brava ragazza,

quel piccolo e talvolta pestifero folletto. Risi a quella considerazione.

Considerare Alice una di quelle creature mingherline era ormai tradizione di famiglia, inaugurata da Edward.

 L’unica a non chiamarla così, erano Rosalie ed Esme. Solidarietà tra donne, forse.

Udii tre lievi tocchi regolari alla porta.

-Avanti- dissi, educatamente. Dalla porta entrò Emmeline, la mia segretaria.

Dai suoi occhi trasparivano sentimenti del quale io avrei, come sempre, ignorato l’esistenza. Esme era l’unica luce dei miei occhi.

-Dottor Cullen, avrei dei moduli da farle firmare. Sono molto importanti, da trattare quindi con riguardo.

Entro le quindici di questo pomeriggio mi servono firmati e compilati, se non le dispiace.-

Lasciando una pila di fogli sulla mia scrivania, se ne andò. Sospirai;

era una noia doversi occupare di questa faccenda, quando potevo rendermi utile in sala operatoria.

Presi il primo foglio; perfetto, necessitava solo di una firma! Impugnai la penna stilografica,

e scribacchiai velocemente la mia firma… Ehm, no, non esattamente.

Quello sarebbe stato CIÒ CHE AVREI DOVUTO FARE!

Invece macchiai il foglio d’inchiostro irrimediabilmente. Afferrai dal cassetto un cancellino, con cui provai ad eliminare la macchia.

Mossa errata! Calcando troppo nel utilizzare il Cancellino, bucai il foglio.

 

Grrr… Dannata di una penna!

 

Mi rimboccai le maniche della camicia bianca, e presi il secondo foglio.

 

‘’ Nome del dottore;

Età;

Specializzazione;

Firma; ‘’

 

Elementare da compilare! Presi la penna, ma invece di scrivere, essa con uno spruzzo mi macchiò la camicia!
La mia pazienza, per quanto immensa, era giunta al termine! Era stata immersa in un calderone d’olio bollente, ecco cosa!

Mi strappai la camicia di dosso, e con uno scatto mi sedetti sulla scrivania.

Nuovamente la stilografica si ritrovò tra le mie dita, ed il terzo foglio pure.

Cercai di scrivere tre parole in croce, ma il pennino s’arrotondò, schizzando inchiostro non solo sull’intero foglio,

ma anche sulla scrivania di pregiato legno di Salice!

Come poteva una semplice penna battere un dottore laureato? Ruggì di rabbia e ritentai, ancora e ancora!

Ma ottenni solo inchiostro ovunque, sulle tende, sulla sedia, sui pantaloni, per terra…

OVUNQUE!

Mi perseguitava, semplice! Voleva rendermi pazzo, mandarmi in manicomio… Dannato inchiostro,

maledizione!

 

Alice, allegramente entrò dalla porta, guardandomi sorridente.

-Come va, Carlisle?- domandò. Io mi tra tenni dal ringhiare, ma la guardai quasi con uno sguardo violento e selvaggio.

‘’Calma, Carlisle. Va tutto bene, dai.’’ cercò di placare la mia ira la pazienza che annidava in me,

sotto forma di un enorme foca gigante che faceva visite ad ogni mia parte del corpo.

Ma… Allora ero veramente da rinchiudere! E questo per una semplice penna stilografica…

Cavolo, maledizione a te, Alice! È Sempre colpa tua!

 

Perfetto, potete iniziare a togliervi le cinture di sicurezza, prendere i vostri bagagli

e scendere dal mezzo di trasporto. Se vi state domandando perché non abbiamo parlato di Edward, bhe…

Per questa volta, lo abbiamo risparmiato.

Infondo è il suo compleanno, no?

 

 

Ecco fatto, ed anche questa missione è stata portata a termine!

Fanfic dedicata ad Edward Cullen ^-^
Spero vivamente che vi piaccia, l’ho scritta per festeggiare il Compleanno di Edward e la fine della mia Scuola!
Da oggi sono ufficialmente in vacanza, evviva! Comunque,

vi supplico, recensite!

 

Il cucciolo di Link vi prega, con i lacrimoni agli occhi!

*Chi ha letto Fiore Impuro, ha capito*

 

 

 

 

 

 

  
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