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Autore: moni_cst    20/02/2014    9 recensioni
Beckett ha dovuto affrontare uno dei casi più difficili della carriera senza avere Castle accanto.
Castle è impegnato in Colombia per fare ricerche per il suo prossimo romanzo della saga su Nikki Heat.
Sarà il loro primo San Valentino separati?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Nuovo personaggio, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Castle'
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HOME SWEET HOME

Le luci di New York erano sfavillanti più che mai. Il neo eletto sindaco Weldon, al suo secondo mandato,  aveva voluto festeggiare in grande e aveva indetto una settimana di controausterity eliminando i turni e gli orari imposti dall’amministrazione nell’ultimo anno. Aveva anche ribadito che dopo una settimana sarebbero tornati a rispettare la turnazione prevista decidendo di destinare quanto risparmiato ad un fondo speciale di assistenza sanitaria per i sempre più numerosi homeless presenti in città.  
La luce arancione del semaforo la indusse a rallentare e a fermarsi. Beckett non poté fare a meno di guardare quell’esplosione di luci e colori e si appuntò mentalmente che l’indomani avrebbe dovuto chiamare Bob Weldon per congratularsi per la sua rielezione. Castle non era in città e lei avrebbe già dovuto chiamarlo da giorni ma tra il caso e i bambini non aveva proprio avuto tempo.
Ripartì seguendo il flusso di macchine e si preparò a svoltare. Era quasi arrivata, finalmente.
Era distrutta.
Entrò nel garage e spense il motore.
Prese un grande respiro appoggiando il capo sul poggiatesta e chiuse per un momento gli occhi, nel tentativo di ricaricare le energie.  Era stata così poco tempo a casa nelle ultime due settimane che Tommy e Julia non le avrebbero dato tregua.
Giustamente.
Sorrise.
Un pensiero arrivò veloce e improvviso e sentì il suo cuore accelerare. Prese in mano il cellulare e cercò le note dove si appuntava separatamente cose professionali e personali. Controllò la nota aperta e corrugò la fronte. Il cuore le martellava forte in petto.
Respirò lentamente un paio di volte in modo volutamente lento e ritmato, riappoggiò la testa indietro e chiuse nuovamente gli occhi. Assaporò quella nuova consapevolezza lentamente, apprezzando quella sensazione di tranquillità che le aveva invaso l’anima. Le mancava Castle più che mai, avrebbe voluto averlo accanto a lei quella sera e non disperso chissà dove. Sospirò e dopo pochi secondi si riscosse, sussurrando a se stessa un “forza e coraggio” e si diresse verso l’ascensore.
All’interno del loft regnava una discreta confusione. Tommy stava rincorrendo la sorella per tutto il salone e cercava di colpirla con la spada laser. Castle aveva iniziato a giocare con i bambini, allo stesso gioco che per anni aveva condiviso con Alexis, molto presto.  Si ricordava ancora quando era rientrato con quell’armatura taglia 2/4 anni. Beckett ne era stata molto felice perché quella era l’ennesima dimostrazione che Rick sarebbe stato non solo un padre premuroso e attento, ma anche giocherellone, esattamente come lo era stato con la sua primogenita. Si ricordava ancora quando, incinta di Tommy, si domandava tra sé e sé che genitore sarebbe stato Castle per il loro figlio. Aveva cresciuto Alexis da solo sin dall’inizio, ancor prima della separazione da Meredith, che di fatto non aveva mai realmente svolto il suo ruolo di madre. Ma con lei sarebbe stato diverso, lei ci sarebbe stata eccome. All’improvviso, dal primo momento in cui era rimasta incinta si era sentita assolutamente sicura di sé. Certo, aveva mille dubbi e mille domande su aspetti pratici e concreti ma era sicura che il suo istinto materno sarebbe uscito fuori in maniera prorompente. E così era stato.
Una giovane donna sui venticinque anni, bionda e sorridente le si avvicinò.
“Bentornata Kate”
“Ciao Sally”
“Oggi prima del solito?”
“Sì, l’abbiamo preso finalmente. “
Poi rivolta ai bambini “Hey, nessuno mi viene a salutare?” disse allargando le braccia.
“MAMMAAA” disse Julia andandole subito incontro saltellando.
“COLPITA!” gridò di rimando Tommy mentre il corpetto della sorella si era illuminato di rosso. Aveva subito approfittato della distrazione della piccola.
“NON E’ GIUSTOOO, NON VALEEE, MAMMAAA!” cominciò ad urlare Julia dimenticandosi di salutare la mamma ma andando da lei in cerca di giustizia.
“BUGIARDA! Sì che è giusto. Non hai detto toppa!” rispose sulla difensiva Tommy.
“Non conta è arrivata mamma. MAMMAAA diglielo tu che non ha vinto”
“BASTA! Sono rientrata e vi ho chiamato io, quindi il time out l’ho chiesto io, ok?”
“Toppa, mamma, si dice toppa” disse uno scocciatissimo Tommy “non impari mai!” detto questo scosse la testa teatralmente: i geni della nonna avevano saltato una generazione evidentemente.
Sally si avvicinò a Tommy per intervenire ma Kate la fermò con un gesto della mano.
“Ok ragazzi. Ricominciamo. La mamma è tornata e ha per voi una notizia buona, una buonissima e una cattiva. Quale volete sapere per prima?”
I due piccoli di casa risposero contemporaneamente.
“La buonissima!” urlò un’entusiasta Julia.
“La cattiva” fu invece la risposta di Tommy.
“Ok! Decido io, iniziamo dalla buona: la mamma stasera è tutta per voi e domani vi accompagnerò a scuola e sarò io a venirvi a riprendere. Contenti?”
Mentre dei siiiii riecheggiavano nel salone, Beckett si rivolse a Sally
“Ho pensato che puoi prenderti un giorno libero, considerando gli orari che ti ho chiesto di fare nelle ultime settimane avrai sicuramente delle cose da fare”.
“Oh Grazie. Effettivamente mi fa molto comodo un giorno libero. Ho un esame all’università ma mi mancano delle dispense e il tutor le consegna solo di persona… tanto per semplificarci la vita”.  disse storcendo la bocca
“E la buonissima?” chiese impaziente Julia.
“Papà mi ha scritto una mail e dice che tornerà presto. Mi ha chiesto di salutarvi e di abbracciarvi. Gli mancate tantissimo”.
“Wooow! EVVIVA!!! “disse Julia con un sorriso aperto, che ricordava tanto quello della mamma, mentre batteva le manine per la gioia.
“E la cattiva?” chiese Tommy
“La cattiva è che stasera ceniamo insieme ma dopo andiamo tutti a letto presto perché sono distrutta.”
“Ce lo avevi PROMESSO! ” gridò Tommy allontanandosi arrabbiato.
Kate fece scendere dalle gambe Julia e si alzò per andargli dietro.
“Tommy vieni qui!” esclamò avvicinandosi a lui.
“NO!”
“Ok, come vuoi, ma ascoltami. Mamma è stanca e so che vi avevo promesso che appena finito il caso avremmo giocato tutti e tre a laser game, ma credimi non ce la faccio, ho dormito pochissimo negli ultimi giorni e non riuscirei a giocare bene. Non ti divertiresti.” provò a convincerlo.
“LO AVEVI PROMESSO” urlò ancora Tommy cercando di ricacciare indietro le lacrime.
“Lo so. E le promesse sono promesse. Ma ti divertiresti a giocare se poi mamma è così stanca che riesci a prendermi subito? Non ci sarebbe storia stasera, Tommy!” cercò di convincerlo.
“Dovevi farci lezione di mira e insegnarci le strategie di alleanze per battere papà” disse in tono un po’ più conciliante ma non celando tutta la sua delusione.
A Kate si strinse il cuore.  Aveva sempre mantenuto le promesse fatte ma quella sera si sentiva esausta a dir poco.
“Tommy non sto scherzando: sono davvero stanca e non riuscirei stasera a combinare nulla di buono. Tu non ti divertiresti e se ti conosco un po’, ti arrabbieresti anche molto, perché non mi riuscirei ad impegnare a sufficienza!” gli cinse un braccio intorno alle spalle e provò a ricondurlo al divano dove Sally aveva preso Julia in braccio per non farla intervenire.
“Non è possibile mamma, tu sei sempre la più forte. Papà non ti ha mai battuto e avevi promesso che ci avresti aiutato!” disse con un filo di voce.
Kate gli accarezzò la testa e si inchinò per guardarlo negli occhi. Fu sufficiente.
“Ok, ok, ma stanotte dormi perché domani sera giochiamo, d’accordo?” chiese Tommy con gli occhi ancora lucidi tirando su col naso.
“Intesi. Promesso. E ora venite qui e datemi un abbraccio coccoloso” allargò le braccia e fece sedere i due figli uno su una gamba e una  sull’altra.  Strinse forte pensando con nostalgia all’anello mancante di quell’abbraccio.
“Kate, se vuoi riposarti penso io a dar da mangiare ai bambini” disse Sally che aveva assistito con discrezione a tutta la scena.
“No, grazie Sally, me ne occupo io. Puoi andare. Ci vediamo dopodomani” rispose gentilmente.
“Ok come preferisci. La cena è già pronta nel forno” disse mentre si infilava il giaccone.
“Tu sei un angelo” fu la sincera risposta.
“Ah dimenticavo: ha chiamato la signora Rodgers, ha lasciato detto che sta bene e che adesso si trova a Roma. Domani il tour si sposta in Polonia, a  Cracovia. Mi ha detto che se hai bisogno di contattarla puoi chiamarla al numero che ho scritto nel blocchetto accanto al telefono in cucina” fece un cenno di saluto con la mano e richiuse piano la porta.

Dopo cena Beckett lasciò che i figli guardassero un po’ di cartoni animati in tv fino alle nove così lei avrebbe avuto il tempo di sistemare la cucina e di andare a controllare se Rick avesse mandato una nuova mail.
In quel momento il telefono di casa squillò.
“Pronto?” rispose al terzo trillo dopo essersi asciugata le mani sul canovaccio appoggiato sul bancone.
“Quant’è bella la tua voce!” poco più di un sussurro si sentì dall’altro capo del telefono.
“Rick? Sei tu?”
“SIIIIIII’, ho trovato campo. Come stai Kate? E i bambini?”
Kate si appoggiò ad uno sgabello e poi ci salì sopra. Era emozionata. Si sentiva come una ragazzina ma era giustificata, non lo sentiva da giorni.
“Rick, dove sei? Noi, noi … stiamo bene. I bambini stanno guardando un po’ la tv mentre io sistemo qui in cucina… ma dimmi di te. Dove sei? Stai bene? Hai avuto problemi con i ribelli?” chiese ansiosa di sapere che fosse tutto veramente a posto.
“Guarda, i ribelli della FARC li ho incontrati una sola volta, sono nel sud est della Colombia anche se non so di preciso dove. So solo che il territorio ora è meno selvaggio e siamo arrivati in un insediamento rurale abitato. Sto bene, ho sempre mangiato e sono solo distrutto fisicamente: non sono abituato a camminare per così tanti giorni di seguito”.
 “Castle quante volte te l’ho detto che dovresti fare un po’ di movimento in più?” Una risata cristallina risuonò nell’etere mentre Castle cercava di farsi rispettare cercando di trasmettere con qualche verso il suo temutissimo e considerato  sguardo da tenerone.

In quel momento il campanello della porta suonò due volte.
“Uh, Rick, aspetta. Suonano alla porta.  A quest’ora? Strano?”
Tommy era già sceso dal divano e si era precipitato a spalancare la porta.
“PAPAAAAAA’ sei tornato!!!!”. L’entusiasmo del piccolo era incontenibile. Lo abbracciò con la faccia immersa nella pancia mentre la piccola Julia era riuscita già ad afferrare e stringersi forte ad una gamba.
Castle portò istintivamente le braccia sulle spalle dei figli per ricambiare quell’affetto. Un’accoglienza così gli faceva dimenticare tutta la stanchezza e la fatica delle ultime giornate.
Kate, a pochi passi da quella scena, rimase senza parole, vedendo Castle che abbracciava i figli tenendo ancora il cellulare in mano.
Abbracciava i bambini ma lo sguardo era fisso su di lei.
Lacrime di commozione e felicità le inumidirono appena gli occhi mentre un sorriso enorme le illuminò tutto il viso. In pochi istanti l’abbraccio familiare fu completo anche dell’anello mancante.

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Spazio di Monica:
Capitolo con tanto spazio a mamma Kate e con la sorpresa del finale: Castle è tornato!
Mancava un po’ a tutte, me lo avete fatto capire a gran voce ;-)

  
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