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Autore: Fiamma Erin Gaunt    20/02/2014    3 recensioni
Cosa succede quando un foglietto di pergamena incontra un Serpeverde geloso, una festa a sorpresa e un cugino che fomenta possibili fraintendimenti?
[Evan/Dorcas centric!]
[Questa storia partecipa al contest "Old Generation: my obsession" indetto da ColeiCheDanzaConIlFuoco sul forum di EFP]
[La storia partecipa al contest “Qual è la miglior Edita che abbiate mai scritto?” indetto sul forum di EFP da PhoenixQuill]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Evan Rosier, Fabian Prewett, Wilkes
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Tanto rumore per nulla

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Evan, seduto al tavolo dei Serpeverde, osservava con aria corrucciata davanti a sé. Giocherellava distrattamente con la fetta di arrosto che aveva nel piatto e che si stava lentamente raffreddando.

- Se proprio non la mangi, dalla a me. –

Rabastan lo fissò accigliato, sventolandogli una mano davanti agli occhi blu notte.

- Niente, è andato. – annunciò teatralmente, togliendogli il piatto da davanti e appropriandosi dell’ultimo pezzo di carne.

- Chissà che gli è preso. – aggiunse Barty.

Non erano strano che Evan si perdesse in ragionamenti tutti suoi, ma di solito rispondeva quando gli veniva rivolta la parola.

- Problemi di cuore. – replicò Rabastan con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Saresti molto più credibile se non parlassi con la bocca piena d’arrosto. –

- Vuoi vedere come risulto credibile dopo averti rifatto la faccia a suon di pugni, Crouch? –

Rico, seduto davanti al cugino, sospirò alzando gli occhi al cielo. Non gli ci era voluto molto a capire di cosa si trattasse. Lo sguardo di Evan puntava insistentemente verso il tavolo dei Grifondoro, dove la Meadowes e Fabian Prewett ridevano per chissà quale battuta.

- Sul serio, Ev, dovresti proprio smetterla di sentirti in competizione con un idiota totale come Prewett 1. –

- Io non mi sento in competizione con nessuno. – bofonchiò in risposta, ma persino alle sue orecchie suonava come una bugia colossale.

- Ceeerto. Infatti è proprio per questo che stai cercando di ucciderlo con la forza del pensiero; tra parentesi, lasciati dire che non sta funzionando. –

Evan doveva riconoscere che le parole del cugino avevano un fondo di verità. Si stava comportando come un perfetto imbecille. Dorcas gli aveva ripetuto mille volte che i Prewett erano i suoi migliori amici, nulla di più, ma sembrava proprio che a quel Fabian la cosa non volesse entrare in testa.

Quando lo vide scostarle una ciocca di capelli dal viso, e dilungarsi in una specie di carezza, decise che ne aveva abbastanza. Spostò la sedia all’indietro con un gesto brusco e marciò con decisione verso il tavolo rosso oro.

- È partito, e questa volta sul serio. – commentò Rico, con appena un accenno di divertimento che trapelava dalla sua voce.

L’intera Sala Grande seguiva l’avanzata di Evan, che mai in quei sette anni aveva perso il controllo o si era lasciato andare a discussioni e risse in pubblico. L’erede dei Rosier, tuttavia, sapeva bene che Dorcas non gli avrebbe mai perdonato una sceneggiata, perciò decise di affrontare la cosa con tutto il garbo di cui era capace. Anni di rigida educazione Purosangue dovevano pur essere serviti a qualcosa.

- Devo parlarti. – annunciò, fermandosi davanti a Dorcas e guardandola con aria seria.

La Grifondoro inarcò un sopracciglio perfettamente curato, studiandolo con quei suoi occhi verde smeraldo che erano capaci di fargli correre brividi lungo la schiena. Stava soppesando la sua espressione, come se volesse prepararsi a quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

- D’accordo, andiamo. – acconsentì, seguendolo fuori dalla Sala Grande.

Si fermarono al centro dell’atrio.

- Allora, di cosa vuoi parlarmi? – gli chiese, incuriosita.

- Di questo, ecco di cosa. – replicò, mettendogli sotto gli occhi un piccolo foglio di pergamena che aveva trovato in uno dei suoi libri durante l’ultimo pomeriggio di studio che avevano trascorso in biblioteca.  

Dorcas prese il foglio, scorrendolo con lo sguardo, poi gli rivolse un sorriso sghembo.

- Lo sapevo che l’avresti scoperto. –

Evan sgranò gli occhi, incredulo. Non provava neppure a negarlo, lo confermava con quella spontaneità disarmante?

- Come sarebbe a dire lo sapevi, e me lo vieni a dire così? –

Il sorriso sul volto della ragazza si allargò ancora un po’.

- Bè, sei morbosamente geloso quindi era ovvio che lo scoprissi. Però quella di ieri è stata l’ultima sera che ho passato con Fabian, tornerà tutto come al solito da oggi in poi. –

Era forse impazzita?

- Tutto come al solito. Dì, mi stai prendendo in giro, vero? Non può tornare tutto come al solito, dovresti saperlo. – sbottò.

Gli rivolse un’occhiata perplessa. Non riusciva proprio a capire quale fosse il problema.

 - Ok, ora sono davvero confusa. Si può sapere cosa pensi che significhi quel messaggio, Evan? –

- Come cosa penso significhi. È piuttosto evidente, non ci sono molti significati a: “Quello che abbiamo fatto ieri sera è stato incredibile”. –

Improvvisamente capì cosa doveva essere passato per il cervello contorto e iper possessivo del suo ragazzo. Scoppiò a ridere, scuotendo la testa.

- Tu credi che io e Fabian abbiamo passato la notte insieme? –

Evan tentennò, - Non è così? –

- In nome di Godric, certo che no! Si può sapere chi diavolo pensi che io sia, Rosier? – sbottò. Il sorriso aveva lasciato posto a un’espressione indignata.

- Ma … Il messaggio. –

Dorcas sbuffò. – Che giorno è oggi? –

E questo adesso che c’entrava?

- Venerdì e quindi? –

- Lo so anche io che è venerdì, grazie per l’informazione, ma che giorno è? –

Si lambiccò il cervello alla ricerca di una risposta. Non era una delle loro ricorrenze, perché il loro mesiversario capitava a fine mese e quel giorno era solo il due. Un momento … il due gennaio!

- È il mio compleanno. – realizzò. Se ne era completamente dimenticato.

- Esatto. L’incredibile cosa che abbiamo fatto io e Fabian, insieme a tuo cugino tra l’altro, è stato nient’altro che preparare la festa per stasera. –

Al cervello di Evan arrivarono solo due cose: Dorcas non lo aveva tradito e Rico gli aveva fatto fare la figura dell’idiota.

- Io lo uccido. – decretò, più a se stesso che altro, poi cinse i fianchi di Dorcas e l’attirò a sé.

- Sono un idiota. –

- Mai stata più d’accordo su qualcosa. – confermò la ragazza, incrociando risolutamente le braccia al petto, - E poi? –

- E poi midispiacenonaccadràmaipiù. – disse tutto d’un fiato.

Non gli era mai piaciuto scusarsi e in tutta la sua vita non l’aveva fatto più di una manciata di volte, quasi tutte durante gli ultimi tre mesi a dire la verità.

- Adesso ripetilo più lentamente, mi piace ricevere delle scuse comprensibili al genere umano. – lo stuzzicò, consapevole di quanto gli stesse chiedendo.

- Devo proprio, non posso semplicemente baciarti e far finta di non essermi comportato come un idiota geloso? –

Dorcas scoppiò a ridere davanti alla sua espressione supplichevole. Decise che per quella volta poteva anche accontentarsi. Gli cinse il collo con le braccia e lo attirò a sé, baciandolo con trasporto.

- Lo prendo per un sì. – ironizzò Evan, dopo aver ricambiato il bacio.

- Ma che sia l’ultima volta. –

- Assolutamente. – promise, sigillando la dichiarazione con l’ennesimo bacio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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