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Autore: Vamg    20/02/2014    1 recensioni
Parla di ricordi, pensieri che si formulano man mano che i protagonisti iniziano a farsi più maturi e decidono di impegnarsi in una loro vita, una loro famiglia e nei loro nuovi piccoli, curiosi, bambini.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Luna/Neville, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Una tazza di tè

«Tu come l’hai capito?»

Soffia un vento leggero dalla collina davanti a casa, quasi piacevole in una giornata che si preannuncia particolarmente torrida. Le fronde erbose sobbalzano come strattonate da una mano invisibile, il cancelletto di legno dell’orto sembra voler interpretare un’antica nenia sfregando contro il chiavistello arrugginito. Dalla finestra del quarto piano intravede una sagoma ancora inzuppata nelle tenebre di un’alba primaverile. La figura ha folti capelli rossi e un passo claudicante ma Harry non lo riesce a riconoscere. Si sporge leggermente fuori dalla finestra e aguzza lo sguardo: intravede una maglia a righe gialle e verdi. La sagoma raggiunge la parte del prato illuminato dal sole e si ruota leggermente lasciando intravedere gli occhi verdi e labbra carnose. Riconosce subito il viso di Ron ma fatica a capire la sua espressione, immagina ciò che stia pensando e decide di tornare nella stanza e lasciare l’amico ai suoi pensieri.

Harry si appoggia a un mobile per metà logorato dal tempo che, chissà come, si è ritrovato a essere messo nel corridoio. Passa una mano sul volto e stringe forte le dita attorno alle tempie. Non dorme da giorni e non riesce ancora nemmeno a socchiudere le palpebre per più di mezzora prima di sentire una fitta lancinante alla bocca dello stomaco e svegliarsi di soprassalto. Nella mente ha ancora, marchiato a fuoco, il viso di Lupin o quello di Fred, terrorizzati, qualche attimo prima di morire.

Sente degli scricchiolii dalle scale e poco dopo affiora dalla rampa del piano superiore Hermione, vestita con un abito lungo fin sotto al ginocchio, scuro come la pece con piccole balze al fondo, copre le spalle con una sciarpa piuttosto consunta ma che adorava indossare perché l’aveva comprata un giorno poco dopo Natale assieme ai suoi genitori.

Entrambi hanno uno sguardo stanco e teso allo stesso tempo. Si sorridono appena, la ragazza lo fissa quasi fosse un animale raro da esaminare. Sospirano entrambi senza parlare, Hermione schiarisce la voce, trattiene la voglia si tornare a piangere e si appoggia al mobile di fianco a lui.

«Sei riuscito a dormire, Harry?»

Il ragazzo scuote il capo e fa spallucce, non ne voleva parlare in quel momento, in quella giornata. Come un tacito accordo cambiano subito argomento. Hermione indica il piano superiore dal quale era appena arrivata e distoglie lo sguardo.

«So, sono passata da Ron ma non mi ha risposto, forse lui è riuscito a riposare..»

Harry scuote il capo prima ancora che sia finita la frase. Indica la finestra dalla quale, pochi minuti prima, aveva intravisto l’amico. La flebile luce di speranza che era sorto sul volto di Hermione, prospettando una notte di sonno per almeno uno di loro, lascia il passo all’espressione di sconforto. Fa qualche passo per vedere meglio al di là e riconosce una sagoma fulva che cammina per il giardino.

«Dici che dovremmo andare da lui?»

Non si guardano in faccia ma Harry immagina che nel dire quella frase gli occhi color caramello si sono tersi nuovamente di lacrime salate, lo capisce dal tono soffocato della sua voce.

«Temo che ora non ci voglia o sarebbe venuto da noi»

Non aggiungono altro perché sentono dei rumori, brusii e poi qualcuno che scende più rampe di scale.

Ginny sembra interdetta nel vederli, rallenta il passo e sorride solo dopo, quando teme di poter essere troppo scortese se non lo facesse. La più giovane dei Weasley indossa un vestito sancrato sui fianchi che gli arriva fino alle ginocchia e delle scarpe con un leggero tacco, tutto sui toni di un grigio scuro e una giacchetta che le copre le spalle a mezzemaniche nere. Il viso bianco è incorniciato dai lunghi capelli vermigli, solcato da profonde occhiaie corvine e impreziosito da dolci occhi mori.

Nel vederla Harry si stupisce di come sembri una donna adulta, quasi fosse maturata nella giornata in cui non si sono visti. Vorrebbe parlarle e stringerla forte, non farle sentire il dolore che deve provare in quel momento ma non si muove. Nessuno fiata per qualche secondo e poi vengono raggiunti da Percy e Charlie. Indossano entrambi un completo scuro con delle camice dalle tinte piuttosto splendenti. Educatamente si salutano e Charlie fa i suoi complimenti a Harry per la battaglia. Il secondogenito della famiglia ha il naso regolare solcato da alcune ferite in via di guarigione e un profondo livido tutto attorno all’occhio destro, una macchia violacea che risalta ancora di più sugli occhi cristallini. La battaglia di Hogwarts la conosce già tutta la comunità magica ma non è l’unico posto in cui c’è stata battaglia. Bucarest è stata dilaniata da una sanguinolenta guerra a cui Charles ha potuto dare poco conto, impegnato com’era a cercare di tornare dalla sua famiglia. Quelle ferite se l’è procurate in parte tra le Alpi in Italia, mentre combatteva assieme ai maghi alleati all’Ordine, e in parte a Hastings al fianco di Kingsley, pochi giorni prima della Battaglia Finale. Le ferite procurategli da Augustus Rookwood l’hanno tenuto a letto fino a quel giorno. Il dolore allo stomaco ancora lo dilania ma non può stare rannicchiato tra le coperte, non per colpa di quello stesso essere che ha portato via la luce da suo fratello.

Percy si schiarisce la voce poggia una mano sul braccio del fratello e guarda Ginny.

«Non facciamola aspettare»

Si ritrovano nella sala affollata della casa ancora imbevuta nel silenzio, la luce, i mobili tutto appare assolutamente normale e il ché ha del paradossale. Ginny si guarda attorno, il lavoro a maglia della madre, il libro sui babbani del padre. Tutto sembra irreale, come può essere ancora lì se non c’è più Fred? Vorrebbe urlare e non dover fissare negli occhi il viso della madre o sentire i pianti di George.

Si schiarisce la voce e guarda la cucina, vuota anch’essa.

«Volete prepari un tè?»

Nessuno risponde subito, un po’ stupiti da quella domanda, ma poi scuotono la testa e vanno ad accomodarsi sulle poltrone dai colori caldi.

Come possono non volere del tè? Dovrebbe farlo comunque perché sicuramente è ciò di cui hanno tutti più bisogno. La mamma vorrà sicuramente il tè quando si sveglierà e s’indispettirà sicuramente nel non trovarlo.

Va in cucina, scuote la bacchetta per prendere il bollitore e lo mette a scaldare. Dalle scale affiora la figura dolce e malinconica di Molly, seguita a pochi passi da quella alta e impacciata di Arthur. Indossano due abiti con toni neri sbiaditi dal tempo, sono formali e dalle tinte cupe che sembrano tanto lontani dai calorosi colori della loro famiglia. La padrona di casa sorride leggermente e allarga le braccia per stringere le spalle della figlia.

«Ginny, cara, credo nessuno di noi voglia prendere il tè ora, non c’è ne bisogno»

La ragazza si comporta come se non avesse sentito il commento della madre e continua a trafficare tra pentolini e padelle per preparare la colazione. Molly e Arthur si scambiano uno sguardo confuso e poi il padre prova a prendere la parola ma il rumore delle stoviglie è troppo alto. Si limita ad alzare le spalle allo sguardo dubbioso di Molly. In simultanea arrivano nella stanza Percy e Ron mossi da quel rumore fastidioso di tegami che sbattono uno contro l’altro.

«Cos’è questo rumore?»

Ginny non smette di fare baccano e per poter rispondere è costretta a urlare.

«Preparo il tè»

Dalla sala affiorano anche gli altri ragazzi che erano andati in sala. Arthur spinge delicatamente il braccio della consorte verso di sé e si avviano nuovamente per le scale, devono ancora prepararsi ed è meglio lasciare i ragazzi ai loro discorsi.

«Non è il tempo da te, direi»

Ron deve schiarirsi la voce per non sembrare troppo roco, scambia un’occhiata con Charles e poi con Harry, l’amico non fiata. Ginny smette di fare tanto fracasso ma non si volta a guardare il fratello mentre gli risponde.

«Impossibile, è sempre momento per un tè»

Percy stringe forte i pugni della mano e sibila per evitare di alzare il tono di voce

«No! Ora non lo è»

«Io voglio il tè»

«Non m’importa, smettila ora»

Ginny scatta come un giocattolo a molla quando lo si lascia libero di rimbalzare. Lancia l’asciugamano in un angolo e va tanto vicino al muso di Percy da potergli contare tutte le lentiggini sul volto incavato.

«Il tè è quello che ci serve ora, un po’ di tè aggiusta sempre tutto»

«NO!» il fratello ora urla e gesticola con forza, sembra quasi voglia colpire la sorella «Invece non aggiusterà proprio nulla» Charlie cerca di trattenerlo dalle braccia e Harry si sporge per allontanare leggermente Ginny «Perché Lui è morto, non sarà dello stupido tè a riportarlo quì»

Per quella frase tanto cruda Charlie dimentica della sua presa sul ragazzo e lo lascia andare dalla stretta. Hermione trattiene il fiato e fissa Ron con fare pero. Ginny non si muove mentre Charlie sbianca e sibila contro il fratello minore.

«Percy!»

È Ron a prendere in mano la situazione.

«Basta!»

La voce è forte e autoritaria, lo stesso tono che aveva avuto quando aveva discusso con Harry e Hermione nella tenda l’anno prima. L’attenzione generale è rivolta su di lui. Ginny vorrebbe ordinargli di non immischiarsi ma nello stesso momento in cui prova a urlargli di tacere sente nuovamente quel dolore.

Scaraventa lo strofinaccio a terra e imbocca la porta che da sul giardino dando un fortissimo colpo alla spalla del fratello. Sente allo stomaco come qualcosa che si è spezzato e che l’attanaglia dal giorno della battaglia. Odia crollare, soprattutto davanti agli altri ma non riesce a frenarsi. Un pianto forte che non le lascia il tempo di prendere fiato o di pensare su cosa stia facendo. Eccetto le crisi amorose provocate da Harry stesso l’ultima volta che Ginny aveva pianto era probabilmente quando Billy aveva inavvertitamente mozzato la testa alla sua bambola magica appena comprata per il compleanno. Ora la giovane ragazza sta correndo via dal giardino e non vuole smettere di fermarsi finche non sente la fitta alla milza e il fiato troppo corto perché riesca a continuare.

Hermione porta una mano sul volto. Ron corre alla ricerca della ragazza dicendo all’amico di aspettarlo lì. Aspettano per quasi mezzora prima che i due fratelli ritornino, Ginny cammina con fare ancora alterato, nessuna lacrima le riga il volto.

Mentre la sorella va a sedersi in un angolo e Hermione le porta un bicchiere d’acqua Ron passa una mano sulla barba incolta e schiarisce la voce. Indica le scale e si rivolge a Percy.

«Vai a cambiarti, per la casa risolvo io» senza aspettare che risponda guarda fuori dalla finestra rapidamente e questa volta si rivolge a Charles «Dovresti aiutarlo con la cravatta, sicuramente non si ricorderà a fare il nodo»

Tanto Charlie quanto Percy non vorrebbero lasciare la stanza ma sono stremati da troppe ore insonni da riuscire a farsi valere.

Harry propone di andare via ma Ginny fa un flebile segno di negazione con il capo, Ron le si accosta, stringe una mano con la sua stando appoggiato sui talloni «In realtà a me un tè farebbe piacere, ti va se lo preparo io?»

Immediatamente la sorella si tranquillizza, annuisce con il capo e alza gli occhi quel tanto da poterlo vedere. Harry e Hermione non sanno che fare e si guardano incerti. Ron deve averlo intuito perché fa scivolare dal ripiano al tavolo quattro tazze di tè e sorride a Hermione.

«Vi unite a noi?»

«Quello è stato il momento. L’esatto istante in cui ho capito che il ragazzino che amavo al tempo di Hogwarts era diventato l’uomo con cui poter costruire un futuro. Quando penso alla prima volta che ho completamente capito che tipo di uomo volevo al mio fianco mi immagino sempre Ronald, sicuro e leggermente illuminato dal sole del mattino, che si preoccupa che tu, Harry ed io abbiamo una tazza di te»

Ginny sorride commossa e passa una mano sulle ginocchia di Hermione, quello era stato uno di quei giorni speciali nel quale suo fratello aveva tirato fuori il pragmatismo che nessuno si sarebbe mai immaginato e che poi aveva dimostrato di aver maturato più e più volte in futuro. Si rimette a camminare per la stanza, passa la mano attorno al collo sinuoso e sente la collana di perle prestatagli per l’occasione da Luna. Torna a guardare Hermione e quella le si avvicina sorridendo di gioia.

«È un momento importante, ma sono sicura che andrà tutta bene. Siete fatti per stare assieme e lo sai!»

Ginny pensa al volto di Harry che la guarda e ai suoi abbracci quando erano davanti al camino nella nuova casa appena comprata. Sorride e lascia che Luna le aggiusti i capelli, un po’ troppo ribelli per le necessità dello chignon.

Dal corridoio della Tana affiorano voci concitate nella stanza, ingombra di oggetti abiti e quant’altro. Spalanca la porta una Fleur particolarmente tondeggiante e boteriana nelle forme. La ragazza fatica a fare le scale per l’enorme pancione del secondo figlio e si è dovuta far aiutare da Molly ad arrivare fino a lì. Insieme all'affascinante francese dai lunghissimi capelli biondi, stringendo forte la mano della nonna, affiora la piccola Victoria in un vestitino blu edue fiocchetti in tinta che le raccolgono i capelli fulvi.

«Teddy dice che se zia Ginny sposa zia Hally lei diventa padlina sua come lo è zio Hally. È velo, maman

Prima ancora di risponderle la donna si butta sul letto della cognata. Ispira a fondo e poi si rivolge alla bambina massagiandosi le gambe doloranti.

«Semmai può divenir sua madrinà, il padrinò può essere solo maschio»

La ragazza lascia la presa della nonna e tentenna verso Hermione, la ragazza la prende in braccio e la fa tamburellare sulle gambe contro il pavimento.

«Madlina come la zia Elle è con me?»

«Ouì, come zia Gabrielle, ma petit»

La frenetica furia di poco più di tre anni si lascia scivolare a terra e si butta sul letto a fianco della madre rubando una risata alle altre donne nella camera.

Molly non trattiene una lacrima nel vedere la sua bambina già stretta nell’abito da sposa. Un bel lilla con delicate elaborazioni in pizzo viola sul petto. I capelli fulvi li ha acconciati Hermione raccogliendoli in un alto chignon e Luna ha aggiunto due fiori di pesco pinzati poco sopra l’orecchio.

«Oh piccola mia!» le si avvicina e la ragazza china il capo perchè possa baciarle la fronte come quando da piccola voleva farle un complimento. Si spoge a stringere il braccio della bruna seduta poco lontano e anche a lei rivolge un grande sorriso «Hermione, cara, Ron chiede se puoi raggiungerlo in camera sua. Ha dei problemi con il nodo alla cravatta!»

Hermione e Ginny ridacchiano tra di loro e poi la ragazza si alza dallo sgabello e sistema le pieghe dell’abito, indossa un vestito piuttosto corto di più sfumature di verde che le illumina il volto.

Scende le scale verso l’ex camera di Ron, quante estati avevano speso tutti e tre tra quelle pareti. Bussa una sola volta contro la porta e non aspetta la risposta. Ron è sdraiato sul suo letto con la cravatta ben sistemata attorno al collo e gli occhi socchiusi. Nel sentire il rumore si riscuote e si alza in piedi.

«Tua madre mi aveva detto che ..»

Ron arrossisce e fa un paio di passi verso di lei.

«Dire a mia madre che volevo baciarti mi pareva sconveniente»

Hermione si mette a ridere poi gli passa le due braccia attorno al collo con fare divertito, lui ricambia passando le mani sui fianchi.

«Scommetto che sappia che ci baciamo»

«Lo spero o negli ultimi quattro anni ha pensato fossimo veramente molto affettuosi come amici»

«Ahah! Comunque, considerando che a breve ci sposiamo, sono piuttosto certa sappia che ci baciamo»

Ron spalanca gli occhi e quasi boccheggia.

«Maledizione! Il matrimonio..»

Sembra completamente sconvolto e Hermione corruga il viso, lui cerca di allontanarsi ma lei gli stringe le spalle e lo obbliga a guardarla negli occhi.

«Che ti prende Ronald?»

«Avrei dovuto portare a Harry le fedi più di un’ora fa!»

Hermione lascia la presa e si metta a fissare il vuoto «Per la barba di Merlino!» la ragazza inizia a muoversi per la stanza, tinteggiata d’arancio e ricoperta da poster di Quidditch -nessuno più con Krum-, si concentrata sui suoi pensieri e li riformula ad alta voce «Ora sarà già completamente impazzito»

«Non esagerare»

Spalanca gli occhi color caramello e punta l’indice contro il naso del fidanzato, Ron si trattiene dall’indietreggiare per lo spavento.

«Harry scapperà perché non ha le fedi, Ginny avrà il cuore spezzato e Billy spalleggerà Harry, Fleur no e vorranno il divorzio. Charles, Percy e George hanno questa relazioni altalenanti! Nessuno di loro ha dei nipoti. E noi? Noi eviteremo tua sorella perché ormai sarà diventata acida come zia Muriel e non vedremo più Harry perché si sarà già rassegnato all’alcolismo. I tuoi genitori ne saranno distrutti e vivranno in questa casa silenziosa senza l’ombra di figli o nipoti che li vengono a salutare»

Ron afferra il polso prima che Hermione corra fuori dalla stanza e spaventi a morte i futuri sposi.

«Stai esasperando la situazione, Herm»

«Moriranno soli!»

Ron spalanca i grandi occhi verdi e la scuota leggermente. Attende qualche secondo, la tattica non sembr afunzionare a tranquilizzarla e quindi decide di adottarne un'altra: accarezza dolcemente la guancia e l’abbraccia con forza.

«Stai esagerando il problema»

Hermione fa profondi respiri e con lentezza ricambia la stretta del fidanzato.

«Sì, hai ragione»

Quando si lasciano dall’abbraccio Ron estrae una scatolina dalla tasca e le sorride facendole un cenno per dirle di scostarsi, ora deve portare gli anelli all’amico. Hermione lo frena sulla soglia della stanza con la porta già aperta.

«Potresti aspettare qualche minuto»

Passa la mano affusolata sulla maniglia della porta e la spinge per chiuderla, il ragazzo sorride divertito e fa girare la chiave della serratura. Le afferra il volto con le mani e la bacia con vigore, lei ricambia ed energicamente gli allenta la cravatta. Ron passa le dita sulla sua schiena e le abbassa la lampo.

«In fondo è più di un’ora, cosa saranno dieci minuti in più?»

Hermione sbatte a terra la cravatta, sbottona il colletto e poi gli fa una leggera pressione sul petto per allontanarlo lievemente.

«Facciamo pure venti minuti!»

  
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