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Autore: Ita rb    21/02/2014    3 recensioni
6 giugno 1944: un’estate che non sa scaldare, un'estate di molti addii.
[…] Intrecciavi le tue dita con un filo di lana, creando volute chiare e tese, chiedendomi di forgiarne altre a mia volta – oh, ma non sono mai stato bravo a mentire tra un nodo e l’altro. […]
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Forse, se il tempo si fosse fermato, avrei visto il tuo sorriso oltre il cruccio delle nubi, ma capriccioso com’è ha continuato a scivolare via senza il coraggio di fare marcia indietro.
Contro i tuoi occhi, intento a specchiarsi quasi per vanità, solo il mio riflesso ha saputo brillare per qualche istante; poi è fuggito via, irraggiungibile, relegato nella corolla di perle che portavi al collo come fosse davvero la promessa scappata via dalle mie labbra: un pegno, un giuramento inesistente.
Intrecciavi le tue dita con un filo di lana, creando volute chiare e tese, chiedendomi di forgiarne altre a mia volta – oh, ma non sono mai stato bravo a mentire tra un nodo e l’altro.
Continuavi a guardare in basso, fissando le piccole unghie curate che, ferme in cima a quegli angoli tirati, tremavano appena: lo ricordo bene, quasi quanto i tuoi sussurri e quel fare fintamente allegro che incrinava l’aria tutt’attorno con mormorii sconnessi.
«Come i nodi si sciolgono, anche i problemi seguiranno la stessa scia», dicevi. «Basta allungare un po’ nel centro, così, pizzicando un poco e sfiorando appena senza farsi coinvolgere del tutto. Bisogna solo ricordare chi è il vero padrone delle proprie azioni e come sia possibile raggirare ogni cosa.»
T’illudevi sotto i raggi del mattino, seduta in terra sul manto erboso che carezzava la stoffa fiorata della gonna – troppo piccola per sbocciare davvero, troppo innocente per comprendere tutto.
«Vedi, daddy? È semplice.»
No, affatto.
«È semplice, hai ragione», mentivo anch’io, guardandoti spostare i capelli che scivolavano via dall’orecchio, scossi dal vento o dalla gravità stessa.
Sulla tua fronte, le mie labbra avevano la pressione di una condanna.
«Torna presto.»
E lì, sulla collina dove ti ho lasciata, ti ricordo nitidamente: vedo le tue piccole spalle frementi di paura e bisognose di rassicurazioni, il capo chino e fisso sul filo chiaro, addirittura il sorriso che, lieve, mi saluta contratto dalle lacrime senza dirmi addio.
Quella corolla di perle, spezzata, ha distrutto il tempo.
«Torna presto», echeggia la tua voce.
Non posso.


 
Note: Il titolo che ho dato a questa storia è letteralmente stato scelto come incipit della stessa, perciò devo ammettere che per comprenderlo io stessa ho dovuto ragionarci in seguito alla sua stesura e quanto segue ne è il prodotto: il sole è quel sentimento caldo, fatto di speranza, soffice e dolce come l’amore che motiva ad andare avanti in tutti i modi; l’inverno è invece il gelo che c’è nel cuore quando, a fronte della catastrofe, l’uomo perde umanità e si adagia sul suo stesso dolore e sulla disperazione. In questo caso specifico, però, può anche essere inteso più semplicemente come amore e guerra, aspettative e fatalità – o magari, per chi ha già letto, credo si comprenda che il sole sia la figlia e l’inverno il tormento della bugia.
So che non sono solita a scrivere fan fiction senza alcun pairing, ma per questa volta necessitavo farlo e a dirla tutta è la prima volta che dedico un pensiero alla figura paterna, perciò sappiate che queste poche righe sono molto importanti per me e un qualsiasi parere è ben accetto, anche critico.
Ho deciso di scrivere le note alla fine della flashfic per un motivo semplice: non mi pareva il caso di tediarvi con i miei soliloqui sin dal principio!
   
 
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