Capitolo
2
Non
era un pupazzo di neve molto
grazioso ma al bambino non importava. Lo aveva fatto lui, tutto da
solo, e ne
era soddisfatto. Aveva ispezionato con cura i sassolini per trovare
quelli più
piccoli e candidi che nell’insieme avessero tutti
più o meno la medesima
dimensione per creare la dentatura; era sgattaiolato nelle cucine alla
ricerca
di una patata rossa che fungesse da naso; i bottoni di un cappotto
divenuto
troppo stretto diventarono occhi brillanti; infine, aveva usato i suoi
vecchi
guanti, la sua vecchia sciarpa e un suo vecchio berretto
affinché il pupazzo
avesse qualcosa di suo in regalo. Come tocco finale, il bambino diede
alla sua
opera un nome, con l’orgoglio di un padre che impone il nome
al proprio figlio:
Knut.
Naturalmente
il bambino non poteva
provare affetto paterno per la sua creatura, aveva soltanto cinque
anni!
Provava affetto, quello sì. La prima volta che lo aveva
guardato, completamente
formato e “vestito” di tutto punto, aveva deciso
che Knut sarebbe diventato il
suo migliore amico.
Del
resto, il bambino non aveva
molta scelta. Educato a palazzo da un precettore, non aveva che
contatti
sporadici con i figli degli altri nobili. Di immischiarsi coi figli dei
servitori non se ne parlava nemmeno: era stato educato a tenere in
elevata
considerazione il suo altolocato lignaggio; non che al bambino, troppo
piccolo
per comprendere una cosa così astratta, importasse qualcosa,
quando dalla
finestra osservava i bambini poveramente vestiti divertirsi a
rincorrersi nel
cortile dell’area riservata alla servitù, tuttavia
non aveva mai pensato di
disobbedire al suo rispettato padre.
Quest’ultimo
non riteneva
importante trovare dei compagni di giochi per il figlio più
giovane: con dodici
fratelli a disposizione, pensava, era impossibile soffrire di
solitudine!
Se
solo il padre avesse speso per
il bambino almeno un quarto del tempo che riservava alle questioni di
Stato e
all’allevamento del figlio maggiore, suo erede, avrebbe
compreso quanto errato
fosse stato il suo giudizio.
I
figli maggiori, data la grande
differenza d’età, non davano bado al piccolo, non
lo prendevano mai sul serio,
e comunque avevano altri interessi e impegni che inevitabilmente li
tenevano
lontani.
Le
cose non andavano meglio coi
fratelli più giovani, e il bambino doveva ancora capire se
erano preferibili i
dispetti e l’essere escluso dai giochi oppure
l’essere totalmente e palesemente
ignorato, come avevano iniziato a fare tre tra i più
bulletti dell’intera
nidiata di figli.
Sarebbe
rimasta l’opzione diventare
mammone attaccato alle gonne della sua regale madre ma, ahilui, la
donna non
aveva tempo materiale da dedicare al figlio, divisa tra i mille impegni
familiari e di lavoro. La governante che gli fece da nutrice durante la
prima
infanzia? Per lei l’allevamento dei figli altrui era soltanto
un lavoro, punto.
Come
risultato di tutto ciò, il
piccolo Hans crebbe con la solitudine nel cuore, oltre che fuori, ma
ora Knut
era con lui.
Hans
passava ore e ore all’aperto,
sfidando le rigide temperature invernali, a raccontare storie o,
più
semplicemente, i propri pensieri. E siccome il pupazzo non poteva
rispondere,
Hans parlava per entrambi.
Quella
piacevole avventura fu dura
a morire. Alla prima neve di una nuova stagione invernale, Hans tirava
fuori
dal suo cassetto segreto bottoni, sassolini, sciarpa, guanti e
berretto,
conservati gelosamente per restituirli puntualmente al suo legittimo
proprietario, e correva ad incontrare, dopo tanti mesi, il suo caro
amico.
“Nasco
bianco, fresco e bello
con
la faccia da monello,
del
bel sole ho un gran terrore:
mi
distrugge in poche ore.
Ho
la testa, ma non ragiono:
insomma,
chi sono?”
Hans
ridacchiava allegramente
mentre finiva di sistemare la sciarpa intorno al collo del pupazzo di
neve.
“Sono Knut e amo gli amici sinceri!” rispose
alterando la voce.
Lo
abbracciò e continuò a ridere,
felice come non mai.
***
Si
scrutarono in cagnesco per lunghi, interminabili minuti, e nessuno dei
due
sembrava intenzionato a infrangere il pesante silenzio che era calato
dal
momento stesso in cui avevano messo piede nella stessa stanza.
La
norma richiedeva la presenza dei
diretti interessati, in quanto maggiorenni e vaccinati, alla stipula
del
contratto prematrimoniale indispensabile per il via libera alle nozze
di un
monarca con un membro di un altro Casato. La norma avrebbe
altresì richiesto la
presenza di ministri di ambo le parti, a supporto degli interessi del
proprio
signore, ma avendo previsto il clima glaciale
(in senso più figurato che letterale) che si sarebbe potuto
creare, alla fine
avevano disertato tutti, lasciando alla regina di Arendelle e al
principe del
Regno delle Isole del Sud l’ardua impresa di arrangiarsi con
la stipulazione
del contratto senza spargimenti di sangue.
Elsa
prese mentalmente nota di fare un discorsetto ai suoi ministri per il
tiro
mancino che le avevano tirato, ma si sforzò anche di vedere
il lato positivo
della faccenda: niente riunione dei ministri, minori
possibilità di avere
intorno Anna. Elsa voleva tenere la sorella il più lontano
possibile dal verme e
l’avrebbe fatto fino a che le fosse stato possibile.
Rivolgere
la parola all’essere che le sedeva di fronte e che la stava
guardando con
un’espressione a metà tra la rabbia e
l’inquietudine la seccava enormemente, ma
era consapevole che farlo le avrebbe permesso di prendere in mano le
redini
della conversazione, arrivare al sodo e chiuderla il prima possibile.
Aveva ben
chiaro cosa avrebbe ottenuto da quel matrimonio ma anche, e
soprattutto, cosa
avrebbe rischiato, ed Elsa aveva tutte le intenzioni di preservare se
stessa ed
Anna da possibili futuri incidenti.
“Principe
Hans” pronunciò il nome marcando bene
l’acidità nella sua voce “avevo sperato
che la vostra famiglia avesse preso provvedimenti nei confronti di
qualcuno
colpevole di aver coperto di vergogna il proprio casato, e invece
eccovi qui, a
proporvi come mio sposo” un’altra dose di
acidità impregnò in modo quasi
palpabile la parola sposo “mi auguro che abbiate una buona
spiegazione per
questa faccenda”.
Hans
rimase in silenzio per qualche istante prima di rispondere.
“Regina Elsa”
ricambiò il titolo con la medesima cortesia “non
dubitate, i miei fratelli mi
hanno riservato un trattamento che non potrò dimenticare
finchè vivo. Vi
rammento tuttavia che sono passati quattro anni”.
“Ad
Arendelle, un tentativo di regicidio viene punito con
l’ergastolo, quando non
con la pena di morte” .
“È
così anche nelle Isole del Sud, ma vedete” fece
affiorare sul bel volto un
sorrisino beffardo “io non ho
attentato alla vita del sovrano del Regno delle Isole del Sud, ma a
quello di
un altro Paese. E la grazia per un
tentativo di omicidio di un monarca straniero in terra straniera arriva
in
fretta se sei un membro della Famiglia Reale che ti deve
giudicare”.
Elsa
strinse gli occhi in una espressione di disgusto malcelato.
“Non avete risposto
alla mia domanda. Perché siete qui?”.
“Perché
nessuno dei miei fratelli, per quanto tentati dalla
possibilità di stabilire
un’alleanza tra famiglie regnanti, la mia e la vostra, vi
voleva come consorte.
Quindi hanno mandato me per penitenza”.
“Penitenza?”.
Stramaledettissimo stronzo!
“Chiamatela,
se preferite, espiazione, tentativo di redenzione o altri sinonimi, ma
vi giuro
che penitenza è la parola che hanno usato i miei
fratelli”.
“Certamente,
io mi fido dei vostri giuramenti”.
“M’importa poco di ciò che
pensate” il principe piantò
bene gli occhi fissi in quelli della regina che cercavano di non
tradire la
sorpresa di trovarci una freddezza che poteva competere con il suo
ghiaccio
“Voglio Arendelle. Questo vi è stato chiaro
quattro anni fa, vi è chiaro anche
adesso. È per questo motivo che vi sposo di mia libera
scelta”.
Elsa
scattò in piedi “Non sarete mai
re di
Arendelle!” esclamò “Sono io
la
regina! Voi non sarete altro che il principe consorte”.
“Mi
sta benissimo!” esclamò di rimando Hans, restando
seduto al suo posto.
“Sarà
scritto nero su bianco, così che non vi sia alcun dubbio su
questo fondamentale dettaglio. Non
solo”
proseguì la donna “Se mai dovesse accadere
qualcosa di grave a me o ad Anna
(tipo, che so, morire) sappiate che
basterà l’ombra del sospetto che dietro ci sia una
vostra manovra e passerete
il resto dei vostri giorni in una delle nostre celle con
l’accusa di alto
tradimento!”.
“Nessun
problema, mi accontenterò del ruolo di principe consorte.
Sarà sempre meglio di
niente. Ad ogni modo, guardatevi bene, voi e vostra sorella, dal
muovere false
accuse per liberarvi di me!”.
“Non
fate l’errore di giudicare me o Anna sulla base del vostro
deprecabile metro di
giudizio. Quello che state insinuando è un’azione
che voi avete commesso in passato.
Comportatevi bene, e state pur certo che
ricambieremo il favore!”.
“Benissimo”.
“Non
è finita qui. Se dovessi morire comunque di morte prematura,
Anna diventerà
reggente di Arendelle fino a quando il suo futuro figlio primogenito
avrà
raggiunto la maggiore età, e allora sarà lui a
ereditare il trono. Allora il
vostro ruolo di principe consorte diverrà totalmente
marginale”.
“In
altre parole, dovrò augurarvi lunga vita e una buona morte
nella vecchiaia per
poter godere dei privilegi di principe consorte di
Arendelle”.
“Esattamente”.
Hans
si soffermò a pensare per interminabili minuti sulle
condizioni poste dalla
regina.
“Sia
come desiderate, regina Elsa. Tuttavia voglio anch’io una
garanzia. Non
dimenticate che non siete nella posizione di decidere su tutto quando
è il mio Paese che deve
aiutare il vostro!”.
Odioso
piccolo verme che gira il
dito nella piaga….
“E
sarebbe questa garanzia?”
“Sarò
principe consorte, con tutti gli onori e gli oneri che la posizione
richiederà,
eccezion fatta della reggenza in caso di vostra morte prematura. Ma
anche la
mia vita dovrà essere al sicuro da aggressioni, soprattutto
dal congelamento
che sappiamo essere la vostra attività preferita”.
Ma
che razza di insinuazioni..?!
“Potete
stare tranquillo: voi fate il bravo e non vi prenderete nemmeno un
raffreddore
a causa mia!”
“Desidero
che sia messo tutto per iscritto.”
“Accordato”.
***
Fu
così che, superate le formalità, Arendelle venne
vestita a festa per la celebrazione
del matrimonio tra l’amata regina Elsa
l’affascinante principe Hans del Regno
delle Isole del Sud.
La
popolazione era raggiante per l’evento: ricordavano il grande
cuore che il
giovane aveva dimostrato di avere quando, nei gelidi giorni che erano
seguiti
all’incoronazione di Elsa, si era prodigato nel portare
soccorso e conforto
alla gente infreddolita, senza mai far mancare il proprio sostegno alla
sovrana
lontana anche quando tutti avevano iniziato a cedere alla paura e,
quindi, al
sospetto che la regina fosse un pericolo per Arendelle.
La
gente non poteva sapere ciò di cui erano a conoscenza solo i
diretti
interessati e la ristretta cerchia dei ministri, cioè che
dietro l’avvenenza e
i modi cortesi si celava di fatto un’anima nera, pronta a
servirsi dell’inganno
e dell’omicidio pur di raggiungere i suoi egoistici scopi.
Basandosi
su poche informazioni a disposizione, la gente comune, nella sua
semplicità,
aveva concluso che la regina si era sinceramente innamorata di un
ragazzo
d’oro, e che l’unione regale avrebbe condotto
Arendelle fuori dalla crisi che
imperversava.
Anna
aveva capito le ragioni della sorella ma non le condivideva. Aveva
assistito ai
preparativi per il ricevimento di nozze e si era dovuta trattenere dal
dire a
chicchessia la verità su quel matrimonio, ossia che era il
risultato di una
coercizione anziché di una libera scelta.
“Lascia
che almeno loro si godano la festa” le aveva detto Elsa
“lo sa il cielo se
nell’ultimo periodo non hanno avuto altre occasioni per
essere allegri”.
Anna
aveva ubbidito ma non era così brava a celare i suoi
sentimenti nella maschera
di riserbo che Elsa aveva da anni imparato a indossare magistralmente.
Talvolta
capitava che qualche servitore le chiedesse il motivo del suo essere
giù di
corda. La risposta, uscita di getto la prima volta, ma via via resa
sempre più
raffinata nella sua premeditazione, era sempre la stessa:
“Mi
sembra così strano che d’ora in avanti non
avrò più la mia sorellona tutta per
me! Ma allo stesso tempo, mi rende impaziente di sposarmi presto
anch’io”.
Anna
aveva imparato che, se accennava al suo desiderio, i servitori si
sforzavano di
mettere la ragazza di buon umore chiedendole del suo è-soltanto-un-amico-sì-ma-chi-ci-crede-più
Kristoff, e così la
faccenda “sguardo afflitto” veniva presto rimossa
dalla testa degli
interlocutori con qualche vivace e sincera risposta della principessina.
***
“Io,
principe Hans delle Isole del Sud, prometto di esserti fedele sempre,
nella
gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e
onorarti tutti
i giorni della mia vita”.
Il
cuore di Anna batteva furiosamente nel petto. Visione deliziosa nel suo
abito
da damigella d’onore, si trovava in una posizione
privilegiata, in piedi dietro
alla sposa, per notare quanto sentimento il verme ci stesse mettendo
nel
recitare i voti nuziali.
Sembrava
così sincero, un vero sposo innamorato…
Represse
un brivido. Nei piani di Hans, quelle parole erano destinate a lei. La
dolcezza
della sua voce, la carezza dei suoi sguardi… erano tutte
falsità. E ora
recitava la vecchia parte con una nuova protagonista, la quale, a
differenza
della precedente, non tradiva alcuna emozione mentre ripeteva la
formula
davanti a tutta la corte riunitasi all’interno della
cattedrale.
Solo
in un momento Anna avrebbe giurato di aver visto la determinazione
della
sorella vacillare. Era stato durante lo scambio degli anelli: le mani
di lei
erano scosse da un lieve tremito mentre toccava quelle del suo sposo
allo
stesso modo con cui avrebbe toccato le spire di un serpente pronto ad
attaccare.
Possibile
che nessuno, a parte lei, si accorgesse di quanto stava accadendo?
Distolse
lo sguardo e cercò Kristoff. No, Kristoff e Olaf, entrambi
elegantemente
vestiti per quel gioco degli sponsali, uno con un completo da cerimonia
e l’altro
con un vistoso papillon dai colori caldi, non si erano lasciati
ingannare, e le
loro espressioni stonavano tra gli altri partecipanti commossi e
felici.
Sembravano degli attori che si erano preparati per uno spettacolo
diverso da
quello che stava andando in scena. Due personaggi drammatici nel bel
mezzo di
una commedia. Ma i protagonisti del dramma erano quattro, loro due,
Anna ed
Elsa.
“Vi
dichiaro marito e moglie”.
Aspetta
aspetta aspetta… è il
momento del bacio?!
Cioè,
lui deve baciare…? No no NO!!!
Si
trattenne dal saltare davanti ad Elsa. Stavolta non c’era una
spada pronta ad
affondare nelle sue carni eppure il carnefice era ancora lì,
davanti a loro,
pronto a colpire, e stavolta il dovere le imponeva di non salvare la
sua amata
sorella e di guardare le belle labbra del principe sfiorare quelle
immobili
della regina.
Il
popolo proruppe allora in un fragoroso applauso e in un tripudio di
felicitazioni ai neosposi, senza minimamente sospettare che il riserbo
della
sposa potesse avere una ragione totalmente, lontanamente diversa dalla
timidezza.
FINE
Buonsalve
a tutti!
Approfitto di questo spazio per ringraziare non solo in privato ma
anche
pubblicamente chi ha commentato (è vero che non si scrive per ricevere le recensioni, ma
è cosa risaputa che i feedback
positivi sono un balsamo per l’anima di un fanwriter!) e chi
ha letto e
apprezzato il primo capitolo. Spero di mantenere la trama
all’altezza delle
vostre aspettative! Un abbraccio e ci si trova la prossima settimana!
^_^