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Autore: Lux_daisy    21/02/2014    4 recensioni
Dal capitolo 3:
-- Sei fastidioso, feccia. Ti conosco a malapena e già mi verrebbe voglia di massacrarti fino a farti urlare pietà, perciò ti avverto: non continuare a provocarmi --. La sua voce si era ridotta a un sussurro: si insinuò nella pelle di Squalo, strisciando come un serpente e scavò fino a raggiungere la carne e i muscoli e le ossa per poi incidersi nell’anima e mozzargli il respiro. Squalo sgranò gli occhi e per la prima volta in vita sua si accorse di provare paura di fronte a un avversario.
In una prestigiosa Accademia si incrociano le vite di due ragazzi dal passato difficile. Xanxus e Squalo si odiano e si scontrano, si respingono e si attraggono, come le falena di fronte alle fiamme, senza capire quant'è grande il pericolo di bruciarsi.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Dino Cavallone, Superbi Squalo, Xanxus
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Domande e risposte




<< Boss, svegliati! >>.
 
Un grugnito in risposta. “Chi cazzo è che rompe le palle?!”
 
<< Boss, muoviti! Alza quel culo pigro! >>.
 
Questa voce… “quella feccia ha davvero il coraggio di parlarmi così?”.
Xanxus si girò nel letto e aprì un occhio rosso fuoco, puntandolo sull’intruso che aveva avuto l’ardire di svegliarlo.
<< Che cazzo ci fai qua? >> bofonchiò con voce nervosa, ma ancora impastata dal sonno.
Squalo lo fissò con aria tranquilla. << Sono venuto per portarti in un posto, quindi alzati e vestiti >>.
Il moro non si mosse di un centimetro, ma lanciò una rapida occhiata alla sveglia e sentì un impeto di rabbia infiammarlo. << Sono le otto di sabato mattina, feccia: se non vuoi morire in questo preciso istante, levati dai coglioni e lasciami dormire >>.
Per tutta risposta l’argenteo sbuffò e scostò le coperte con un colpo deciso, scoprendo l’altro. << Correrò il rischio, ma adesso muoviti >>.

L’impeto di rabbia si era appena trasformato in istinto omicida. Il sabato e la domenica erano gli unici giorni della settimana in cui non c’erano lezioni e gli studenti erano liberi di fare quello che volevano, anche uscire dall’Accademia. “E questa feccia osa svegliarmi proprio quando avevo intenzione di dormire almeno fino a mezzogiorno!”.
Xanxus afferrò la sveglia dal comodino e la scagliò contro Squalo che per sua fortuna fu abbastanza rapido da riuscire a scansarla.
<< Voooooi! Che cazzo ti salta in mente?! Potevo farmi male! >>.
<< L’intento era quello, feccia >> gli fece notare il Boss con tono saccente e annoiato.
L’altro schiuse  a bocca come a replicare qualcosa, ma la richiuse subito e sbuffò. Non era venuto fin là per litigare con lui: aveva una missione da compiere e l’avrebbe portata a termine ad ogni costo. << Beh, direi che adesso sei sveglio, quindi non perdere altro tempo: fa’ come ti ho detto >>.
Il moro si mise seduto sul letto e lo fissò con uno sguardo palesemente irritato. << Da quando la feccia si permette di darmi ordini? >>.
Squalo lo squadrò per alcuni momenti, chiedendosi tra l’altro come facesse a dormire in pieno inverno con solo il pantalone di una tuta e una canotta. << Consideralo più come un favore >> disse alla fine.
Il sopracciglio di Xanxus si inarcò. << E da quando in qua io dovrei farti un favore? >>.
L’ennesimo sospiro di esasperazione da parte dell’argenteo. “Questo stronzo mi manderà al manicomio!” << Per una volta, una sola fottutissima volta, potresti darmi ascolto e accontentarmi?! >> sbottò con voce altrettanto esasperata.
Il Boss lo guardò per alcuni lunghi secondi, indeciso se picchiarlo o meno. Alla fine però, senza sapere neanche lui perché, si alzò in piedi, chiaro segno che aveva ceduto alla richiesta dell’altro.
Un leggero sorriso di soddisfazione piegò le labbra di Squalo. << Ci vediamo sotto fra mezz’ora! E non rimetterti a dormire >>. Poi senza dargli il tempo di rispondere, uscì rapido dalla sua stanza.
La prima parte del piano era stata completata.
 
 
 
 
 
<< Hai intenzione di dirmi dove stiamo andando? >>.
Squalo lo guardò di sottecchi e abbozzò un sorriso. << Lo scoprirai quando arriveremo >>.
Il moro sbuffò e guardò fuori dal finestrino. << Quindi la risposta è no >>.
 
Dopo essersi lavato, vestito e aver fatto colazione in mensa, il Boss aveva raggiunto l’altro vicino all’ingresso e insieme erano usciti da scuola. Nonostante il freddo, il cielo era terso e un sole chiaro riscaldava l’aria mattutina, mentre qualche nuvola sputava qua e là a macchiare l’azzurro.
In silenzio i due si erano diretti verso la fermata degli autobus e avevano aspettato circa dieci minuti prima di salire sul mezzo; avevano trovato due posti liberi senza problemi dato che a quell’ora di sabato mattina non erano molte le persone in giro e adesso se ne stavano seduti, sempre in silenzio, ognuno perso nei proprio pensieri.
Squalo sapeva che Xanxus era di pessimo umore per essere stato costretto ad uscire, senza neanche sapere dove fossero diretti, ma sapeva anche che, se gliel’avesse detto, non sarebbe mai riuscito a convincerlo a muoversi. Perciò poteva solo essere grato che il moro non avesse fatto troppe storie e che alla fine avesse deciso di andare con lui, cosa di cui era ancora sorpreso in effetti.
Ma almeno poteva trascorrere un po’ di tempo con lui, senza altri tra i piedi e per questo era segretamente felice.
Ovviamente quello era un segreto che l’avrebbe seguito nella tomba.
 
 
 
Dopo circa quaranta minuti di viaggio e tre autobus cambiati, l’ultimo li lasciò proprio davanti alla loro destinazione e quando, una volta sceso, Xanxus riconobbe il posto, non seppe se sentirsi furioso per essere stato trascinato là senza il suo consenso o deluso perché la feccia l’aveva ingannato senza battere ciglio.
Fissò il grande cancello d’ingresso e strinse i pugni. << Se questo è uno scherzo, ti assicuro che te ne farò pentire >>.
Accanto a lui, Squalo si voltò e prese un bel respiro. Ora veniva la parte più difficile.
<< Non scherzerei mai su una cosa del genere, dovresti saperlo >>.
Anche l’altro si voltò e lo fissò con occhi glaciali. << E allora spiegami perché cazzo mi hai portato qua! >>.
Squalo resse lo sguardo, mettendo nel suo tutta la calma e la determinazione che aveva accumulato nei giorni precedenti. << Perché oggi è l’anniversario della morte di tua madre ed è giusto che tu faccia visita alla sua tomba >>.
Il volto del Boss fu attraversato da rabbia, stupore ed incredulità, mentre nella sua testa si accavallavano i pensieri più disparati. << Tu… come cazzo fai a saperlo? >>.
<< È stato Lussuria a dirmelo, ma l’idea di portarti qua è stata mia: lui non c’entra niente >> precisò, sperando che il moro non se non la prendesse proprio con l’altro. Del resto se gli aveva raccontato della madre, l’aveva fatto solo perché era preoccupato per Xanxus.
<< Dannata feccia dalla bocca larga! >> sibilò questi con ira, << chi gli ha dato il permesso di parlare degli affari miei?! >>.
<< Lascia perdere Lussuria: non ha fatto niente di male >>.
Fulmineo com’era solito essere, il moro afferrò Squalo per il bavero del giubbotto e avvicinò drasticamente i loro volti. << Allora vuol dire che punirò te per quest’idea del cazzo >>.
L’argenteo mantenne la calma e continuò a sostenere lo sguardo feroce del Boss. << Puoi anche punirmi se ti farà sentire meglio, ma non ti chiederò scusa per aver fatto la cosa giusta >>.
Xanxus strinse ancora la presa, mentre l’ira minacciava di esplodere da un momento all’altro. << La cosa giusta?! Mi prendi per il culo?! Con quale coraggio del cazzo prendi decisioni su cose che non ti riguardano affatto?! >>.
Squalo posò la sua mano su quella dell’altro che lo teneva per il giubbotto, ma non provò a spostarla. << Forse hai ragione, forse tutta questa faccenda non mi riguarda, ma so cosa vuol dire perdere un genitore e non posso credere che tu non voglia neanche fare visita alla tomba di tua madre nell’anniversario della sua morte >>.
<< Che cazzo ne sai tu di me e di mia madre?! >> sbraitò Xanxus, tanto che le persone che passavano loro accanto li fissavano con aria stupita e perplessa.
<< Niente, ma ho pensato che alla fine anche tu avresti fatto la cosa giusta >> rispose l’argenteo con voce ferma e tranquilla.
 

Da quando Lussuria gli aveva raccontato che Xanxus non era mai andato al cimitero a trovare sua madre, nonostante le insistenze del Nono, aveva ideato il suo piano per portarcelo a sua insaputa. Magari era stato arrogante e superficiale, ma, come orfano, era davvero convinto della sua idea, anche se di sicuro l’altro non la condivideva.
Il suo comportamento però era stato strano nell’ultima settimana e dato che Squalo ne conosceva il motivo, non era voluto rimanere con le mani in mano.
 
 
Dopo lunghi secondi in cui rimasero entrambi in silenzio, a fissarsi negli occhi come se tra di loro corresse una violenta scarica elettrica, il moro sbuffò, irritato e lasciò andare Squalo.
<< Tsk, non posso credere di essermi fatto incastrare da una feccia come te >> disse con tono infastidito, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans.
Dentro di sé, l’argenteo tirò un sospiro di sollievo e le sue labbra si curvarono in un sorriso. << Forse ora avrai capito che non dovresti sottovalutare una feccia come me >>.
Xanxus affilò lo sguardo, ma non rispose alla provocazione, obiettivamente confuso dal suo stesso comportamento: da quando si era svegliato, quella era già la seconda volta in cui acconsentiva alle forzate proposte di Squalo e non lo picchiava per la sua insolenza.
“Che cazzo mi sta succedendo?”.
 
 
 
In silenzio si inoltrarono nel cimitero, non prima di aver comprato un mazzo di fiori da una delle tante bancarelle vicine. Attraversarono un fitto dedalo di tombe e cappelle e i viali alberati e dopo una decina di minuti di strada, il Boss li fece fermare davanti a un elegante piccolo mausoleo in pietra grigia, sulla cui cima spiccava inciso il nome della famiglia: “Vongola”.
Lo fissò immobile per alcuni istanti e Squalo fece altrettanto, ma all’improvviso il moro prese i fiori dalle mani dell’altro e li depositò per terra, ai piedi del cancelletto chiuso di cui lui non aveva la chiave.
<< Ora possiamo andare? >> chiese col tono di uno che pretendeva un “sì” come risposta.
L’argenteo lo fissò perplesso. << Non pensi che dovresti dire una preghiera o qualcosa del genere? >>.
<< Non ho niente per cui pregare e comunque a lei non servirebbe >>.
<< I morti ascoltano le nostre preghiere >>.
<< Ne sei sicuro? >>.
Squalo rifletté alcuni secondi e fece spallucce. << Non lo so, forse, ma mi piace pensare che i miei genitori possano ascoltarmi se prego per loro >>.
<< Tsk, sono tutte stupidaggini per far sentire meglio chi è rimasto in vita >> ribatté Xanxus, chiaramente annoiato e disturbato da quella discussione.
Squalo non rispose e guardò oltre il cancello, cercando di scorgere qualcosa all’interno della tomba. Vide che non c’era nessuna foto della donna, ma riuscì a leggere il nome: Lucia Alberti Vongola, morta all’età di 31 anni.
<< Come mai non c’è la foto? >> gli chiese allora curioso.
<< Perché, ti interessava sapere che faccia aveva? >>.
<< Mi stavo solo chiedendo se le somigliavi, dato che tu e tuo padre non siete per niente simili >> spiegò con tono tranquillo, ma lo sguardo improvvisamente sorpreso e turbato dell’altro lo mise sull’attenti.

Un pesante silenzio si protrasse a lungo prima che il Boss parlasse di nuovo. << Il Nono è mio padre adottivo >> disse semplicemente, la voce monocorde e gli occhi fissi in un punto vuoto.
Squalo sgranò gli occhi, incredulo. Anche se quello avrebbe di sicuro spiegato l’assoluta mancanza di tratti fisici in comune, la notizia era comunque sorprendente. << Sei… sei stato adottato? >>.
<< Il vecchio salvò me e mia madre dalla miseria in cui vivevamo. Avevamo a malapena i soldi per mangiare e casa nostra era solo un lurido tugurio; quando il Nono ci raccolse praticamente dalla strada, trovammo finalmente una vera casa, ma alcuni anni dopo mia madre si ammalò di cancro e un paio d’anni dopo ancora morì in ospedale, nonostante le cure e i medici a sua disposizione >>.
Ancora una volta, come quando aveva raccontato del suo rapimento, il suo tono era piatto e freddo, come se stesse parlando di una cosa di scarsa importanza che neanche lo riguardava e Squalo si chiese come riuscisse a farlo. Come potesse essere così indifferente anche agli eventi della sua stessa vita.
<< E di tuo padre… sì, insomma, del tuo vero padre… sai qualcosa? >>.
Un incrocio tra uno sbuffo e una risata amara gli uscì dalle labbra. << Sai, quando mi hai dato del bastardo e del figlio di puttana, non eri poi tanto lontano dalla realtà >>.
Le sopracciglia di Squalo si aggrottarono. << Eh? Che vuoi dire? >>.
Xanxus si voltò verso di lui e piantò gli occhi nei suoi, il viso una maschera impassibile.  << Mia madre era una prostituta, che è rimasta incinta quando un qualche pezzo di merda l’ha violentata, perciò sì, io sono un bastardo figlio di puttana >>.
Squalo spalancò di nuovo gli occhi, scioccato e sentì i muscoli del suo corpo irrigidirsi, mentre qualsiasi pensiero moriva prima di poter diventare parola.
<< Pensi ancora che io debba pregare per qualcosa o qualcuno? >>.
L’altro continuò a rimanere in silenzio, senza sapere cosa dire o fare. Il Boss non parlava quasi mai di sé e della sua vita, ma quando lo faceva, sganciava delle vere e proprie bombe, difficili da accettare e razionalizzare e Squalo non poteva fare a meno di sentirsi a disagio, inadeguato in una tale situazione.
 
Alla fine fu una strana sensazione al petto a suggerirgli cosa dire. << Penso che, nonostante tutto, dovresti essere grato a tua madre. Lei ha deciso di tenerti, di metterti al mondo e di crescerti, anche se ti aveva concepito nel modo peggiore. Avrebbe potuto abortire o, appena nato, avrebbe potuto abbandonarti in un cassetto dell’immondizia >> si interruppe e abbassò lo sguardo, << saresti potuto non nascere… o morire subito dopo essere nato… >>.
“E io non ti avrei mai conosciuto…”, ma questo lo tenne per sé, troppo imbarazzato per le conseguenze.
Risollevò gli occhi, ritrovandosi incatenato a quelli intensi dell’altro, che sembrava essere rimasto colpito dalle sue parole; poco dopo volse la testa verso la tomba e la osservò a lungo, pensieroso.

Per quanto quella donna avesse cercato di fare la madre, a modo suo, lui non era mai riuscito a volerle davvero bene come avrebbe dovuto fare un figlio: l’aveva sempre inconsciamente incolpata per la vita misera a cui, secondo lui, lei l’aveva costretto e quando era morta, dopo circa due anni di malattia, una parte di lui si era quasi sentito sollevato.
Non aveva pianto per la sua scomparsa e anche se da piccolo gli era capitato di sentirne la mancanza, era semplicemente andato avanti; del resto l’aveva persa all’età di otto anni e ormai i suoi ricordi di lei erano abbastanza sfocati e confusi.
Però ora, a malincuore, dovette ammettere di non poter replicare alle parole di Squalo: lui era solo il frutto di uno stupro, eppure sua madre non solo l’aveva fatto nascere e l’aveva tenuto con sé, ma non l’aveva mai odiato né aveva mai scaricato la sua frustrazione e il suo dolore su di lui.
Forse avrebbe potuto amarla di più…
 
Si sorprese a pensare che non sarebbe mai arrivato a quella sorta di accettazione senza l’altro; da quando quella feccia riusciva ad essere così saggia e perspicace?
D’un tratto Xanxus alzò gli occhi al cielo per un momento, come se stesse cercando una qualche risposta e poi sospirò, socchiudendo gli occhi. << Sai che sei davvero irritante quando fai il saputello presuntuoso? >> gli disse, lanciandogli un breve sguardo.
Squalo rimase interdetto da quella reazione che non si aspettava e non seppe cosa rispondere, ma l’altro non gli diede neanche il tempo di pensare perché subito dopo prese ad allontanarsi senza dire una parola e l’argenteo fu costretto a seguirlo.
 
 
 
Quando furono vicino l’uscita del cimitero, una figura fin troppo familiare si frappose casualmente sulla loro strada e nell’istante in cui i loro occhi si incrociarono, tutti e tre si fermarono di colpo, fissandosi sorpresi.
Rimasero alcuni secondi immobili e in silenzio finché Squalo non parlò. << Professore… >> sussurrò, guardando Verelli. Teneva un mazzo di fiori in mano, mentre il suo sguardo passò rapidamente da stupito ad irritato e severo.
Insomma, il solito sguardo che non mancava mai di rivolgere loro, soprattutto dopo la storia della rissa e della punizione.
<< Che cosa ci fate voi due qua? >> domandò, la voce che rispecchiava i suoi occhi.
<< Tsk, non sono affari suoi >> dichiarò Xanxus con il suo tipico tono arrogante e scazzato, che provocò nell’uomo un aumento del suo fastidio.
<< Come ti permetti di rivolgerti così ad un tuo insegnante? >>.
Un ghigno curvò le labbra del moro. << Non so se l’ha notato, ma qua non siamo a scuola e in questo momento Lei non è il mio insegnante: è solo un tizio che mi sta infastidendo >>.
Squalo si voltò verso di lui con occhi sbarrati e imprecò mentalmente. Possibile che provasse tanto gusto a provocare gli altri? Per un giunta un professore che già ce l’aveva a morte con lui…
Poi però si disse che quando lui era un teppista, il suo comportamento non era mai stato molto diverso e che il prendersela con gli altri l’aveva sempre divertito molto, ma adesso c’era qualcosa di decisamente sbagliato.
<< Hai sempre una gran bella faccia tosta per essere solo un liceale con manie di grandezza >> gli rispose a tono Verelli, che dal canto suo non sembrava avere intenzione di comportarsi da adulto e mettere fine a quell’assurda discussione.
Il ghigno di Xanxus si trasformò in una risata derisoria. << Ma sentitelo, il professorino: ora tira fuori gli attributi. Vuole forse prendersela con un suo studente? >>.
Gli occhi dell’uomo si affilarono, infuriati e la sua bocca si strinse in una linea dura. << Sei solo un bamboccio strafottente e pieno di sé! >>.
<< E questo dovrebbe offendermi? >> replicò divertito, << mi hanno detto di peggio >>.
<< Non ne dubito >> convenne con voce glaciale, << un mostro come te non meriterebbe neanche di stare al mondo >>.
Gli occhi di Squalo si sgranarono e la rabbia iniziò a invaderlo. Come poteva un insegnante dire una cosa del genere?
Lanciò un’occhiata al moro e vide che la sua espressione non era cambiata, a parte il sorriso che era diventato freddo e privo di qualsiasi emozione.
<< Immagino che sia di sicuro più facile continuare a dare la colpa a me per la morte di suo figlio, piuttosto che ammettere che era solo un moccioso debole e senza palle >>.
Squalo notò subito il volto di Verelli trasfigurarsi per la rabbia e agì prima che la situazione degenerasse: afferrò rapidamente il Boss per un braccio e lo tirò via.
<< Andiamocene >> disse solo, allontanandosi con Xanxus e portandolo verso l’uscita.
L’uomo rimase fermo sul posto, posseduto dal dolore e dalla furia e, mentre li osservava andare via, strinse talmente forte il mazzo di fiori da ferirsi la mano.
 
 
 
 
<< Ma che cazzo ti è saltato in mente? >> sbottò Squalo una volta che furono lontani, << parlargli in quel modo! >>.
Xanxus sbuffò. << Mi ha provocato lui >>.
L’altro alzò gli occhi al cielo, contrariato. << Non c’era comunque bisogno di dire quelle cose! Senti, anche a me Verelli sta sulle palle, ma ‘sta volta hai davvero esagerato >>.
<< Non mi faccio insultare da uno stronzo come quello lì! >> replicò il moro, guardandolo con occhi di brace.
Squalo sostenne lo sguardo e alla fine sospirò: non aveva alcuna voglia di mettersi a litigare, soprattutto a causa di uno come Verelli, ma non poteva neanche negare a se stesso di voler davvero sapere quale fosse la verità riguardo quella faccenda.
E con altrettanta forza non poteva negare di aver desiderato prenderlo a pugni quando aveva dato a Xanxus del mostro.
C’erano fin troppe cose che non capiva e la consapevolezza di non poter chiedere spiegazioni al moro non faceva che renderlo ancora più nervoso. Sospirò di nuovo e con una smorfia di fastidio si mise le mani in tasca, per poi riprendere a camminare.
 
 
 
Passeggiarono per un po’, senza una meta precisa, dandosi il tempo di smaltire la rabbia e quando Squalo si fu calmato, si disse che non avrebbe permesso che quella giornata andasse sprecata.
Ritrovatisi a passare di fronte a un bar, l’idea di mettere qualcosa sotto i denti gli sembrò d’un tratto decisamente allettante: aveva fatto colazione presto quella mattina e ora il suo stomaco cominciava a reclamare cibo.

Convinto Xanxus ad entrare, ordinò una brioche col gelato e panna, mentre il moro prese solo un caffè; si sedettero a uno dei tavoli liberi e Squalo si avventò sul suo spuntino con un sorriso di soddisfazione.
Il Boss lo osservò, chiedendosi come potesse, in certe situazioni, sembrare un vero e proprio bambino, in altre avere un’aria fiera e orgogliosa e in altre ancora – le sue preferite – essere sensuale e dannatamente eccitante.
In qualche modo, pensò, quella feccia non smetteva mai di sorprenderlo.
Avendo notato il suo sguardo, Squalo aggrottò le sopracciglia. << Che hai da guardare? >>.
<< Niente >> iniziò lui con un leggero sorriso, << stavo solo osservando la tua stupida espressione mentre divori quella brioche >>.
<< C-che? A chi stai dando dello stupido? >>.
<< Se ti guardassi allo specchio, feccia, mi daresti ragione: hai la stessa faccia di un moccioso mentre scarta i regali di Natale >>.
Squalo schiuse la bocca, deciso a replicare, ma alla fine si disse che sarebbe stato uno spreco di fiato; così, fece spallucce e tornò a mangiare. << Se assaggiasti questa brioche, saresti tu a darmi ragione >>.
<< Tsk, non mi piacciono le cose dolci >> rispose, per poi bere il caffè in un sorso, << e neanche le cose fredde >> aggiunse subito dopo.
Squalo leccò un rivolo di gelato che gli si stava sciogliendo in mano e guardò l’altro con un leggero ghigno di sfida. << Come fanno a non piacerti le cose dolci?! Non puoi definirti un vero italiano se non ti piace il gelato >>.

Per tutta risposta Xanxus gli mollò un calcio alla gamba da sotto il tavolo, facendogli quasi cadere la brioche di mano. << Ops, scusa, mi è scivolata la gamba >> dichiarò beffardo.
Squalo, che dal canto suo non voleva perdere, raccolse del gelato con due dita e fulmineo lo spalmò sulle labbra dell’altro, sporcandogli bocca e mento. << Ops, scusa, mi è scivolata la mano >> rispose a tono, ghignando.
Gli occhi del moro si affilarono, taglienti come due lame, ma l’argenteo bloccò ogni sua reazione violenta, senza smettere di sorridere compiaciuto. << Ah-ah-ah >>  sillabò, facendo segno di “no” con la mano, << non vorrai dare spettacolo in un luogo pubblico, Boss >>.
Xanxus, che dal canto suo amava le sfide, si sollevò dalla sedia, afferrò Squalo per il giubbotto e, attiratolo a sé, lo baciò con forza e intensità. Il gelato che era sulla sua bocca finì anche su quella dell’altro e, quando vi ci infilò dentro la lingua, Squalo poté sentire chiaramente come il gusto freddo e dolce del gelato si mischiava a quello caldo e umido del Boss.

Rispose a quel bacio solo per pochi istanti, ovvero finché non si ricordò dove si trovavano. Si stacco rapido da lui e sentì l’imbarazzo farsi strada, quando si accorse che buona parte degli altri clienti del bar li stavano fissando, chi con aria scioccata, chi disgustata, chi – soprattutto le ragazze – arrossendo e ridacchiando tra loro.
In tutto questo, il moro si era tranquillamente ripulito e aveva ripreso la sua aria scostante e indifferente, come se non gli importasse di essersi fatto vedere mentre baciava un altro ragazzo in pubblico. E, conoscendolo, molto probabilmente era proprio così.
Alla fine aveva comunque dato spettacolo.
 
 
 
 
 
<< Dove siamo? >> chiese Squalo, fissando l’elegante palazzo davanti al quale si erano fermati.
 
Una volta usciti dal bar, avevano camminato per un altro po’ di tempo e quando, a un certo punto, l’argenteo si era accorto che Xanxus stava seguendo un percorso ben preciso, si era limitato a stargli accanto, fino a che erano giunti di fronte a una palazzina di una decina di piani in stile liberty.
<< Questo appartiene ai Vongola >> dichiarò il moro con voce piatta.
L’altro si voltò a fissarlo. << Eh? >>.
<< Il palazzo. È di proprietà dei Vongola >> ripeté il Boss.
Squalo fece scorrere lo sguardo sul palazzo, sorpreso. << Tutto quanto? >>. Poi però ripensò all’enorme e lussuosa residenza di Vongola Nono e si disse che non c’era da sorprendersi se gente come loro poteva acquistare interi edifici.
Di sicuro con i soldi sporchi della mafia niente era impossibile.
<< Che ci facciamo qua? >> continuò curioso.
Xanxus lo superò ed aprì il portone. << Mi sono rotto ad andarmene in giro. Seguimi >>.
Entrarono nell’androne e una volta preso l’ascensore, raggiunsero l’ultimo piano per poi fermarsi davanti ad uno degli appartamenti. Il moro sollevò il tappetino all’ingresso e staccò la chiave che vi era attaccata sotto col nastro adesivo.
Squalo aggrottò le sopracciglia, confuso. << Si può sapere che stai facendo? >>.
<< Questo è l’unico appartamento del palazzo che non è mai stato affittato >> rispose l’altro, aprendo la porta.
<< E quindi? >> insistette l’argenteo, senza muoversi dalla sua posizione.
Il Boss si voltò e lo fissò dall’uscio. << E quindi, feccia, questo posto è della mia famiglia. Di conseguenza è anche mio, perciò entra e non fare storie >>.
L’argenteo sbuffò, ma fece come gli era stato detto.

La casa si apriva su un ampio soggiorno arredato in stile moderno e minimal, sui colori del bianco, beige e nero; a sinistra si affacciava una grande cucina in acciaio lucido, separata dal salone da un bancone con tanto di sgabelli, mentre la parete al lato opposto dell’ingresso era occupata da una lunga vetrata ornata da tende bianche.
Squalo girovagò a passo lento per la stanza, lanciando diverse occhiate al moro che intanto apriva le finestre per illuminare l’appartamento. Si fermò accanto a uno splendido pianoforte a coda nero lucido vicino alla parete destra e lasciò scivolare le sue dite sui tasti, producendo dei suoni che ruppero il silenzio della casa.
<< Lo sai suonare? >>. La voce profonda del Boss lo colse alle spalle.
Si voltò e scosse la testa. << Per niente. L’unico strumento che so suonare è la batteria >>.
Xanxus gli si avvicinò, fermandosi a pochi passi da lui. << La batteria? >>.
Squalo abbozzò un sorriso. << Non ridere, ma una volta il mio sogno era quello di diventare il batterista di una rock band >>.
Il moro continuò a fissarlo, ma non rise. << E ora non ti interessa più? >>.
L’altro scosse le spalle e sospirò. << Non lo so. Da quando i miei sono morti, non sono più sicuro di niente… >>. Si ritrovò poi a sgranare gli occhi per un istante quando Xanxus avanzò di un altro passo e allungò una mano, posandola sul pianoforte.
<< C-che fai? >> farfugliò Squalo, piegandosi all’indietro e toccando con la schiena la coda dello strumento. Subito dopo poggiò il gomito sulla superficie lucida della cassa per impedirsi di perdere l’equilibrio, ma l’altro lo intrappolò tra il suo corpo e il pianoforte, chiudendogli ogni via di fuga con entrambe le braccia.

Il Boss gli si avvicinò lentamente, come se volesse gustarsi ogni singolo istante di quel momento; i suoi occhi erano intensi e magnetici e fissavano Squalo con la potenza delle fiamme che li contraddistingueva.
L’argenteo non abbassò lo sguardo: aveva ormai imparato a resistere a quella forza, anche se non poteva evitare di sentirsene ogni volta soggiogato.
Come in quel momento. Era davvero difficile non spostare gli occhi, non desiderare di allontanarsi. Eppure, contemporaneamente, era troppo semplice voler restare là, in quel modo.
Il volto del moro si fece ancora più vicino, Squalo poteva sentire il respiro mischiarsi al suo. Chiusero entrambi le palpebre l’istante prima di far unire le labbra in un bacio che divenne subito passionale.
Xanxus gli passò una mano tra i capelli per poi fermarla sulla sua guancia, mentre l’altro gli cinse i fianchi, stringendosi a lui.
Perché non riusciva a resistergli?
Perché bastava che lo guardasse con quei suoi occhi di fuoco e lo sfiorasse per farlo cedere senza sforzi?

Aveva annullato così tante volte il suo orgoglio che non era neanche più sicuro di averne ancora; eppure gli sembrava di essere molto lontano dal raggiungere Xanxus. Anche se era stato tra le sue braccia, anche se l’altro si era stranamente dimostrato più gentile nei suoi confronti, era comunque convinto che per il Boss tutto quello fosse solo un gioco, un passatempo di cui si sarebbe presto stufato.
E allora Squalo sarebbe stato solo qualcuno con cui si era divertito.
Era davvero giusto abbassarsi in quel modo, annullare se stessi per uno come il Boss?
 
Forse pensarci mentre la lingua di lui era ficcata nella sua bocca non era l’opzione migliore…
D’un tratto il moro lo circondò con il braccio libero e prese a tirarlo lontano dal pianoforte per condurlo verso il divano di pelle nera. Lo spinse di sopra, poggiò un ginocchio sulla seduta, tenendo l’altro piede a terra e si sfilò la maglia dalla testa, restando in camicia.
L’argenteo, completamente disteso, allargò un poco le gambe per permettergli di sistemarsi meglio. Cosa che quello fece subito, distendendosi sopra e riprendendo a baciarlo.

Si spostò in fretta sul collo, ricoprendolo di morsi e succhiotti che fecero sospirare Squalo. Poco dopo gli fece sollevare il busto per spogliarlo della felpa e della maglietta sotto e dedicò le sue attenzioni al petto, lasciando una scia di baci voraci dalle clavicole all’ombelico
Con una certa soddisfazione si era ormai reso conto che l’altro non opponeva più alcun tipo di resistenza in quei momenti e che anzi si lasciava andare con una certa passione, ma c’era ancora un dettaglio che lo infastidiva.
Si fermò e si alzò di poco, puntellandosi con le mani. Vide il disappunto sul volto di Squalo, ma non se ne curò.
<< Che succede? >> gli chiese quello.
Xanxus gli afferrò i capelli e li tirò fino a fargli leggermente piegare la testa all’indietro. << Succede, feccia, che mi sono stufato di essere sempre io quello che prende l’iniziativa >>.
“Eh?”. L’argenteo aggrottò le sopracciglia, perplesso. << Che vuoi dire? >>.
L’altro affilò lo sguardo e storse la bocca. << Non sei una femmina, giusto? Anche se ti piace essere scopato… >>.
L’irritazione e l’offesa si dipinsero subito sul volto di Squalo, ma, ancora una volta, il Boss ignorò la cosa.
<< Bene >> sputò quello fuori con tono acido, << che dovrei fare? >>.
Il moro si rialzò del tutto, rimanendo con il ginocchio posato sul divano, e le sue labbra si curvarono in un ghigno. << Fammi un pompino >>.
Squalo sgranò gli occhi e si sollevò, aiutandosi con i gomiti.
“COSA?! Sta scherzando, spero!”. Era innegabile che avevano decisamente fatto di peggio, eppure quella richiesta lo lasciò spiazzato.
Si rialzò fino a mettersi seduto e rimase per lunghi secondi in silenzio, indeciso su cosa dire o fare, mentre l’altro lo fissava, in attesa di una risposta.
Alla fine un pensiero si fece strada nella sua mente e per quanto gli sembrasse un’idea un po’ stupida, decise di metterla in pratica lo stesso.
<< Lo farò, ma ad una condizione >> dichiarò determinato.
Xanxus inarcò un sopracciglio, perplesso. Si sarebbe aspettato una replica molto colorita e condita da urla, ma non quello. << Vuoi davvero metterti a trattare su una cosa del genere? >>.
Squalo sbuffò e incrociò le braccia al petto. << Sì. Voglio che tu risponda ad una domanda >>.
<< Tutto qua? >>.
L’altro allungò una mano e gli puntò contro un dito. << Dovrai rispondere sinceramente. Devi darmi la tua parola che non mi insulterai o picchierai o qualsiasi altra cazzata delle tue >>.
Il moro lo fissò intensamente, cercando di leggere nel suo sguardo le vere intenzioni. Era davvero disposto ad accettare la sua richiesta solo in cambio di una risposta ad una sua domanda?
Non sapeva bene perché, ma la faccenda gli puzzava.
Scrollò le spalle e sospirò. << E va bene, feccia. Ti do la mia parola >>.
Sul volto di Squalo passò un lampo di sorpresa; abbassò il braccio e fece un profondo respiro.
Non pensava sul serio che avrebbe avuto una risposta sincera, ma arrivato a quel punto, tanto valeva provare. Lo guardò, gli occhi grigi seri e determinati.
<< Cosa provi per me? >>.





TA-DAAAN!! Oddio, non odiatemi x questo finale! >.< ma se avessi messo tutta la parte che viene dopo, sarebbe venuto un capitolo chilometrico e poi questa interruzione lascia un po' di suspense, almeno spero :3
qst cap è stato strano... forse per la parte al cimitero e un'altra verità sul passato di Xanxus che viene fuori (povero Boss, gli ho davvero fatto avere un'infanzia tragica XD), non so, ma a me rileggendolo, è sembrato un capitolo un po' anomalo rispetto agli altri... forse mi sto facendo troppi trip!! u.u spero che vi sia piaciuto <3
e adesso, cosa o come risponderà il Boss a questa domanda inaspettata? ^^
mi renderebbe davvero felice conoscere le vostre opinioni da tutti voi che seguite la storia :D quindi ricordate che un commentino è sempre molto gradito <3 un bacione e alla prossima!

 
  
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