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Autore: Danda93    20/06/2008    1 recensioni
STORIA FERMA PER REVISIONE (probabilmente verrà cambiata in toto)
°°°Cosa succederebbe se Sesshomaru riuscisse per qualche scherzo del destino ad arrivare nell'epoca moderna? Tra automobili e marchingegni "strani", anche lui, il glaciale principe dei demoni, troverà una persona che riuscirà a scaldargli il cuore più di quanto non abbia fatto Rin...°°°
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In quel momento sentii un rumore provenire dall’ingresso e mi affacciai dopo che Rumiko mi ebbe preceduto, entrarono le due signore dietro la bimba che corse da Rumiko saltandole in braccio, poi sorridendo si sporse verso di me, io la guardai e le sorrisi, non mi avvicinai e volsi lo sguardo sulla ragazza che mi sorrise e mi si avvicinò dando modo alla bimba di stringermi le braccia al collo.

Rimasi immobile, non arrossii, ma mi irrigidii e non mi mossi, ero vicino, troppo vicino a Rumiko, avevo il petto contro la sua schiena e così tentai di allontanarmi, ma Akira mi tratteneva, tsk, e pensare che avrei potuto farla fuori con un solo colpo, sia lei che le altre donne, ma non riuscivo a focalizzare quella volontà nella mia mente e questo mi rendeva irrequieto, quando la bimba mi lasciò mi allontanai da loro, di pochi metri, ma dovetti farlo, abbassai lo sguardo,

‘chissà cosa starà pensando Rumiko...’

mi venne spontaneo chiedermelo, ma scossi la testa e dai miei pensieri mi riscosse una voce adulta, di donna,

“Stai proprio bene con la vecchia divisa di mio marito, sei andato a scuola oggi?”

mi chiese la madre della ragazza.

Rimasi immobile, a fissarla imbambolato per un attimo, poi accennai ad un ‘sì’ con la testa, Rumiko sorrise e rimise a terra la bimba, io cercai di mantenermi freddo e distaccato, anche se mi risultò difficile, ancora di più quando la bimba, appena a terra, corse ad abbracciare le mie ginocchia sorridente.

Mi feci rigido, di pietra e Rumiko, probabilmente resasi conto di come mi sentivo, si avvicinò ad Akira e la prese per mano fulminandola con lo sguardo.

Sospirai.

Quando alzai lo sguardo le due donne erano sparite e la bimba era andata in sala a guardare quella... TV... era rimasta solo Rumi che mi guardava con aria interrogativa, mi prese per mano e mi trascinò in camera sua.

Chiuse la porta alle mie spalle e si portò davanti a me, avevo ripreso un po’ di autocontrollo e adesso il mio sguardo era freddo, o almeno così è stato finchè non ho incrociato quello di lei, dolce, sereno, penetrante. Ansimai e lei mi si avvicinò preoccupata poggiandomi una mano sulla fronte,

“Stai bene?”

chiese, e quasi non riuscii a risponderle, ma annuii deciso e mi scansai lasciando che la sua mano scivolasse via dal mio viso.

“Sarà così tutti i giorni?”

chiesi poi, non appena recuperai un po’ di freddezza, e lei si girò a guardarmi visto che in quel momento si era seduta ad un tavolo su una cosa che come sedia non sembrava affatto sicura e stabile, avrei voluto tenerla in braccio... ma dovetti reprimere quel pensiero che si faceva strada nella mia mente.

“Così?”

mi disse,

“A scuola, e a casa...”

mormorai ripensando all’abbraccio di Akira e alla vicinanza alla sua schiena.

Lei sorrise e questo fece sì che mi voltassi per reprimere quel sentimento che si faceva strada, quel pensiero,

“A scuola no, o almeno non credo, ma a casa credo di sì...”

sospirò rassegnata e così feci anche io.

“Già, capisco.”

riuscii a dire solo questo perché me la vidi spuntare davanti all’improvviso e sobbalzai, lei forse lo notò perché iniziò a ridere e mi prese per mano,

“Facciamo una passeggiata?”

chiese e io non potei far altro che seguirla in silenzio.

Uscimmo fuori e lei era solo in jeans e maglione, quel bel maglione bianco che le stava grande, troppo grande, provai l’impulso di toglierglielo, ma resistetti, lei mi teneva la mano e questo mi mandava in confusione perché non potevo mantenere le dovute distanze.

Camminammo per un po’ in silenzio e ci ritrovammo in quello che lei chiamò ‘parco’, c’erano delle strane sedie, ‘altalene’ mi pare abbia detto, dove si sedette e iniziò a dondolare, io la imitai ma rimasi fermo, guardandola incantato.

Quando si fermò mi sorrise e si alzò portandosi dietro di me, mi voltai e la vidi seduta su una sedia lunga di legno, fissa al terreno come il suo sguardo. Mi sedetti accanto a lei, la guardavo, ma non appena vedevo che stava per voltarsi verso di me distoglievo lo sguardo.

“Il tuo mondo mi risulta sempre più strano.”

mormorai e lei sorrise. Ancora.

‘Basta! Smetti di sorridere a quel modo! Mi fai impazzire e mi fai perdere il controllo!’

fu il mi unico pensiero. Dopodiché mi voltai verso una signora che passava con un cane legato ad una corda che teneva in mano, curioso le chiesi cosa fosse quella corda.

“È un guinzaglio, si mette ai cani per portarli a passeggio.”

“Allora perché io non ne porto uno?”

lei mi guardò stupita e io le spiegai che ero un demone cane.

Lei rise, quella risata che mi entrava nella testa era dolce.

‘Maledizione’

“Tu qui sei considerato come persona, umano, e le persone non si portano al guinzaglio.”

rispose semplice, la vidi rabbrividire e poi tremare, d’impulso tentai di aprirmi la camicia, ma senza risultati. Sospirai abbattuto, ma mi venne un’idea, le misi un braccio attorno alle spalle e la tirai a me, lei mi lasciò fare probabilmente capendo le mie intenzioni, rimanemmo in quel modo per un po’.

Lei appoggiata al mio petto ed io con il mento sulla sua testa, annusando il suo profumo.

Ad un certo punto mi alzai, faceva troppo freddo per lei, la presi in braccio e mi diressi in silenzio verso casa mantenendo lo sguardo diritto avanti a me nonostante lei continuasse a chiedere cosa volessi fare.

Quando arrivammo sulla soglia la rimisi a terra ed entrammo, lei si stiracchiò e mi diede la buona notte, io feci lo stesso. Poi si diresse verso camera sua, mentre io la guardavo in ogni suo movimento, avrei voluto seguirla, ma non lo feci.

Andai a dormire.

Mi distesi sulla branda, ma non riuscii a prendere sonno così mi alzai ed iniziai a spostare quelle scatole, dopo poco sentii il rumore della porta della cantina aprirsi e poi chiudersi, mi voltai con una scatola in mano e la vidi, in pigiama, con una vestaglia blu sulle spalle e gli occhi assonnati, scendeva le scale e mi guardava cercando di capire cosa stessi facendo.

“Scusa se ti ho svegliata”

dissi poggiando a terra lo scatolone che avevo in braccio.

Lei mi sorrise alzando le spalle.

“Se non riesci a dormire parliamo un po’?”

chiese sedendosi sulla branda e facendomi cenno di sedersi accanto a lei, ma io mi sedetti per terra, volevo a tutti i costi mantenere le distanze.

°°°questo come si può vedere è un capitolo scritto dal punto di vista del nostro carissimo e bellissimo demone, spero vi piaccia... ^^ °°°
  
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