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Autore: takemehome_99    21/02/2014    0 recensioni
questa storia parla di attualità, dei problemi che ci sono oggi nel mondo. tutta la storia è inventata, solo alcune parti del testo sono vere. non so che altro scrivere..quindi, spero che la storia vi piaccia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Siamo nel 2014 e in giro ci sono ancora persone che svolgono atti di bullismo, offendendo gli adolescenti per il proprio fisico, per i propri idoli, per l’orientamento sessuale e così via.
Mi presento, sono Charlotte William Carter, ho sedici anni e vivo a Doncaster, South Yorkshire in Inghilterra. Frequento il terzo anno nella scuola “Acton high school” e non sono una delle ragazze popolari.
Quando cammino per strada mi sento osservata dalle persone, e penso che lo facciano non perché vedono una bella ragazza che passeggia tutta spensierata e felice, ma perché vedono una ragazza triste, piena di problemi e che non ha un bel fisico, e ogni volta che esco indosso una giacca nera, che nasconda il più possibile tutti i miei difetti.
Nella mia vita ho conosciuto solo due persone davvero importanti, Harry e Danielle. Loro sono i miei migliori amici e andiamo in classe insieme. Forse neanche i miei genitori e mio fratello sono così importanti quanto loro per me, perché mia madre pensa a badare mia nonna che è malata, mio padre se ne va la mattina e si ritira a casa la sera tutto ubriaco e picchia mia madre, mentre mio fratello, Louis, ha ventidue anni, e dato che è maggiorenne, pensa alla sua vita.
Quando vado a scuola vengo “messa in disparte” da tutti e lì sto sempre con le solite persone per evitare di essere presa in giro. Mentre cammino per i corridoi della scuola, ricevo tantissimi insulti come:
-Sei brutta!
-Ma hai visto quel mostro!?
-Muori!!
-Devi morire!
-Fai schifo!
Io faccio l’indifferente, continuo a camminare davanti a loro come se non me la prendessi e me ne fregassi delle loro parole, ma le persone non sanno come mi sento e quello che provo dentro ogni volta che vengo presa in giro.
Quando ritorno a casa mi chiudo nella mia stanza e piango, piango a dirotto. Quando mi guardo allo specchio penso solo ad una cosa, alla morte, perché non ce la faccio più. Quando esco dalla mia camera con i graffi sulle braccia, i miei genitori non mi hanno mai chiesto il motivo di ciò e non si sono mai presi la briga di dedicarmi cinque minuti per parlare con me e per sapere come mi sento in questo periodo.
Ogni giorno la solita vita.
Qualche giorno fa su facebook mi ha contattata una ragazza che può avere minimo diciotto anni. Lei mi scrisse –Ciao. E risposi –Ciao. –Sai, ti ho visto passeggiare per i  corridoi della scuola e ho capito che hai. –Cosa?? –Si, so che hai perché anch’io ci sono passata in quel periodo e so cosa si prova e non è facile superare quest’ostacolo. –Non puoi capirmi perché non sei me. Non puoi sapere cosa provo dentro quando vengo evitata da tutti e non scrivermi mai più.
In quel momento spensi il computer e lo gettai sul letto. Provavo una sensazione mai provata prima e non ne capivo il motivo.
Quando il giorno dopo andai a scuola, vidi la ragazza che mi scrisse su facebook il giorno precedente e mi fermò. Mi disse:
-Io voglio solo aiutarti. Ed io risposi –ah davvero, e come? –voglio farti capire che non ti devi soffermare su ciò che ti dice la gente. La società oggi sa solo criticare, perché non si vuole soffermare a osservare il lato migliore delle persone, che non è l’aspetto esteriore ma quello interiore. Devi capire che l’importante non è apparire agli occhi degli altri come la perfezione, ma solo essere se stessi. Ora devo andare, ma spero tu abbia capito cosa davvero voglio dirti.
Quando tornai a casa il pomeriggio, ripensai alle parole che mi disse la ragazza la mattina a scuola, e adesso capivo la sensazione strana che provavo il giorno precedente. Si, era strana perché mai nessuno mi ha detto parole del genere. In quel momento capii che dovevo smettere di preoccuparmi di ciò che pensa di me la gente, ma dovevo solo essere me stessa.
Il giorno dopo quando mi svegliai, non mi misi la solita giacca nera per coprire tutti i miei difetti, ma mi vestii con il “look”che più piaceva a me.
Una volta arrivata a scuola anche se tutti mi osservavano, andavo avanti come se niente fosse, ma non lo facevo perché volevo apparire forte agli occhi delle persone, ma solo perché da quel momento davvero non me ne importava niente di ciò che pensava la gente di me.
Quando vidi la ragazza la fermai e la ringraziai, perché mi aveva fatto capire il vero senso della vita.
Da quel momento consideravo quella ragazza come un “eroe”, e non esagero quando dico quella parola, perché lei davvero mi ha salvata.
  
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