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Autore: TheRebelInk    21/02/2014    2 recensioni
-Fermati! – urlai correndogli incontro – No! Fermo! Non lo fare! Aspetta!
Tremava come una foglia. – Lasciami in pace!
-No! Scendi per favore! Non sai quello che stai facendo!
- TU non sai quello che stai facendo! – e si alzò in piedi. Ero nel panico, disperata. Non sapevo come fermarlo e lui sembrava sempre più deciso.
- Come ti chiami? – gli chiesi.
Lui esitò poi, tra le lacrime, rispose:- Ettore.
Due vite.
Le stesse scelte.
La storia di come ognuno di noi può rialzarsi anche nei momenti più difficili.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 10
 
- Ciao.
- Ciao, Bet! – esclamò Ettore. Vederlo sorridere mentre entravo mi procurò una scossa, come se mi avesse svegliata. Mi lasciai cadere sulla sedia accanto a lui e con le dita cercai la sua mano, stringendola forte.
- Bet, perché non sei a scuola? – mi chiese preoccupato. Le sue sopracciglia scure avevano formato una linea quasi perfetta e la fronte aggrottata conferiva al suo viso ancora chiazzato di viola un’espressione che suggeriva al tempo stesso dolcezza e freddezza d’animo. E sapevo che anche per lui, quest’ultima era scaturita dal rimorso di ciò che aveva fatto.
Lo guardai negli occhi per un po’ e allora cominciai a raccontargli della dottoressa D’Angelo e di quell’idea assurda della psicologa. Ettore non staccò mai il suo sguardo dal mio. C’era un filo che legava i nostri tormenti e le nostre emozioni e per questo riuscivamo a capirci, sia con le parole che con i silenzi.
- Insomma, entro nell’ufficio e mi ritrovo davanti una perfetta sconosciuta che pretende di conoscermi completamente e vuole che io mi sieda davanti a lei e le sbatta in faccia anche i pensieri più personali e profondi! – conclusi.
Ettore mi stava studiando divertito. Mi strinse la mano ancora più forte, se la portò alle labbra e vi posò un lieve bacio. Non potei far altro che sorridere, perché mi ricordava quando mi facevo male da bambina e mio padre mi baciava le ginocchia sbucciate.
La bua non c’è più, è passata.
Ed era proprio ciò che aveva fatto Ettore per me: stava guarendo le mie ferite.
- Stasera verranno i carabinieri – disse piano – e mi faranno delle domande su mio padre…
Aspettai che continuasse e nel frattempo mi sporsi un po’in avanti, come per sentire meglio le sue parole.
- Puoi venire anche tu, Bet? Cioè… vorrei che tu ascoltassi…
Ero commossa dalla sua richiesta. Ero commossa dal fatto che desiderasse condividere i suoi segreti con me e che si fidasse di me.
- Okay – risposi. Non avevo voglia di piangere, ma dentro di me non c’era più tanto vuoto.
Lo abbracciai forte e restammo intrecciati per un po’. Anche quello era un discorso per noi. Era un discorso tra le nostre anime, ed era fatto di sospiri e di lacrime non versate e della luce intermittente del neon che gettava ombre e punti luminosi rendendo la stanza simile a una discoteca silenziosa.
Io ed Ettore ci eravamo salvati a vicenda. E da allora, non avevamo mai smesso di farlo.
 
  
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