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Autore: Oceangirl    21/02/2014    4 recensioni
A volte basta un solo, minuscolo, dettaglio a cambiare totalmente il futuro di una persona: un treno perso, un semaforo rosso o, in questo caso, un ascensore che arriva troppo presto al piano.
Tutto è diverso. Callie e Arizona, dopo cinque anni dal loro primo bacio, sono due anime perse alla disperata ricerca di qualcosa o qualcuno da chiamare "Casa": riusciranno a trovarlo?
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione
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Callie attraversava il lungo e largo corridoio quasi correndo, cercando tra le persone che incontrava un volto in particolare: non vedeva l'ora di mostrarle il caso che le era capitato tra le mani, sarebbe stata entusiasta quanto lei, lo sapeva.

Si fermò solo quando scorse in lontananza una chioma blu appoggiata al muro di fronte alla macchinetta degli snack, in compagnia di altre tute azzurre: gli specializzandi erano riuniti in quello che sembrava un piccolo party privato, cosa che diede decisamente fastidio al chirurgo ortopedico. Non avevano davvero niente da fare? Nemmeno studiare per gli esami? Inutili internisti.

Si avvicinò con aria minacciosa per farli disperdere, cosa che funzionò alla perfezione, non ebbe nemmeno bisogno di dire una parola.

-Non tu.- Disse afferrando il braccio della ragazza dai capelli blu elettrico per fermarla, dandole poi la cartelletta che aveva in mano mentre un ampio sorriso si faceva largo sul suo volto: era davvero orgogliosa del caso su cui si stava apprestando a lavorare e voleva assolutamente che Charlotte Benson, quinto anno, promessa dell'ortopedia, ci lavorasse su con lei, voleva insegnarle tutti i segreti, i trucchi, le tecniche del mestiere.

Il volto di Charlotte si illuminò nel leggere le informazioni, proprio come previsto dalla latina, ed i suoi occhi verdi si sollevarono fino ad incontrare quelli scuri di Callie.

-Quest'uomo ha così tante malformazioni che sembra il gobbo di Notre Dame.. - Già pregustava le operazioni che avrebbe dovuto effettuare chissà, magari da primo. -..Non che sia una bella cosa..- Si affrettò ad aggiungere subito dopo aggrottando le sopracciglia, quasi scusandosi per il tono troppo felice usato poco prima, il tutto sotto gli occhi di una divertita dottoressa Torres: la capiva, eccome se la capiva!

L'entusiasmo morì una volta girata la pagina.

-Ah.. Ed ha anche problemi cardiaci e respiratori.. Ah.-

Era come se Callie riuscisse a leggere nei pensieri della ragazza: vedeva perfettamente le cose che sarebbero andate storte, il fallimento, la possibilità di avere la tanto desiderata borsa di studio volatilizzarsi.

-Charlotte.- Sospirò -Ho bisogno di te per questo caso. In sala operatoria voglio te, nessun altro.-

-Ma.. E' il quinto anno.. Posso fallire fino a 10 operazioni, sono già a 4.. Non voglio rischiare..-

-E vuoi rinunciare per questo? Cose come questa sono più uniche che rare, l'occasione di vita, quella che ricorderai per sempre e rinunci per.. Per una stupida percentuale di riuscita e fallimento? Quando sarai Grande ti ricorderanno per le tue scoperte, per le tecniche all'avanguardia che azzarderai a provare, non per i fallimenti durante gli anni di specializzazione.. Ma per diventare grandi bisogna avere coraggio, Benson.- Callie non poteva vedere un talento così grande come quello di Charlotte andare sprecato per via del timore del fallimento, aveva visto fior di chirurghi mollare per quel motivo e non avrebbe permesso che accadesse anche alla sua pupilla.

La ragazza abbassò gli occhi verso la cartellina e la strinse più forte: era riuscita a convincerla, questo provocò un sorriso compiaciuto sul viso di Callie mentre guardava la sua protetta allontanarsi leggendo la cartellina.

La Puffetta, come la chiamavano, le ricordava se stessa da giovane: stravagante, con un amore incondizionato per le ossa, voglia di imparare e, prima del quinto anno, di osare.. Il sistema, gli esami stavano vincendo anche sulla sua passione e questo la latina non poteva permetterlo: non doveva essere solo un lavoro, doveva ricordarsi di quanto fosse figo e forte costruire ossa dal nulla.

-Non male, eh? No, dico davvero.. Non è niente male.- Qualcuno le si era affiancato ed aveva abbassato gli occhi verso le natiche della specializzanda che si stava ancora allontanando.

-Oh, no, Mark.. Non pensarci nemmeno.- Anche senza voltarsi, Callie riconobbe quella voce come quella di Mark Sloan e lo ammonì, lanciandogli dopo anche un'occhiata minacciosa a cui l'uomo rispose con un sorriso beffardo.

-Perchè no? Vuoi pensarci tu?- La malizia nel tono dell'uomo era evidente e, anche senza guardarlo, Callie poteva sentire lo sguardo ed il sorriso malizioso del chirurgo su di se.

-No, perchè lei è una di quelle brave.. E tu le rovini tutte. Quindi no, scordatelo.-

-Io non le rovino tutte- Borbottò con tono offeso Mark, incrociando le braccia e prendendo a camminare verso l'ascensore insieme alla sua collega, una volta che Charlotte non fu più visibile ai due. -Seriamente, perchè non le chiedi di uscire? Sembra perfetta per te: carina, tosta, le piace rompere le ossa.. E ti idolatra, sarebbe un colpo sicuro, Torres.-

Callie sospirò: come far capire al suo amico che non aveva proprio voglia di ricominciare tutto daccapo con una nuova persona? Ad ogni storia finita, o addirittura ogni giorno, Callie aveva iniziato a crederci un po' meno, un po' meno ed un po' meno ancora, finchè non aveva smesso del tutto di credere nell'amore. E si sentiva tremendamente male per questo: lei una volta ci credeva, sperava, cercava la sua anima gemella nelle piccole coincidenze che la vita le metteva davanti, le chiamava "destino" ma in quel momento della sua vita aveva perfino smesso di notarle, si sentiva solo vuota, esausta, distrutta e non aveva più la forza di imbarcarsi in una nuova storia disastrosa che sarebbe inevitabilmente finita lasciandola nella disperazione più totale, con un nuovo buco sul cuore, la consapevolezza crescente di essere una patetica fallita ed il tutto per andare avanti, per riuscire a superare quella che era la più grande, insensata, folle cotta della sua vita: Arizona Robbins.

Tra loro c'erano stati solo due baci in un bar forse dati per il troppo alcool in circolo, uno dei quali rappresentava ancora la sua più grande figuraccia, senza contare che la bionda si era comportata in modo piuttosto presuntuoso con tutta quella storia dei poppanti e della poca esperienza, avrebbe dovuto detestarla a morte, eppure quelle adorabili fossette, quegli occhi così azzurri le erano entrati dentro e non se n'erano più andati.

Aveva provato a dimenticarla, la ignorava ed evitava tutto il tempo, usciva con persone che pensava fossero interessanti, di almeno una era sicura di essersi innamorata ma l'ombra del chirurgo pediatrico la perseguitava, non la lasciava mai.

-Per questa volta passo.- Mormorò in risposta all'uomo che commentò con una semplice scrollata di spalle.

 

Aveva passato gran parte del suo giorno a studiare il caso dell'uomo che Charlie aveva deciso di chiamare "Il Gobbo di Notre Dame": Martin Collins, 24 anni, soffriva della sindrome di Proteo che gli aveva procurato varie deformità su tutto il corpo, era uno dei casi più complessi e complicati che le fossero mai capitati.

Prima di tornare a casa passò dalla biblioteca per prendere in prestito quanti più libri avessero su quella malattia ed era decisa a cercare online il documentario della BBC su Joseph Merrick, l'Elephant man dell'omonimo film, per essere il più preparata possibile già dalla prima incisione: non sarebbe stato uno scherzo quel caso, non era la solita operazione al ginocchio di un cinquantenne con la crisi di mezz'età che ancora voleva fare il ragazzino, riuscire in tutte quelle operazioni sarebbe significato agevolare i movimenti e, quindi, la vita di Martin.

Appena richiusa dietro di lei la porta dell'appartamento, appoggiò lo scatolone pieno di libri a terra, la borsa sopra di esso e chiamò a gran voce il suo coinquilino.

-Mark, hai fatto la spesa? Oggi toccava a te, lo sai!- Da quando Sloan e Lexie Grey avevano rotto per l'ennesima volta, Callie si era trasferita da lui lasciando il proprio appartamento a Cristina ed Owen che nel frattempo si erano sposati ed avevano bisogno dei loro spazi. In camera da letto, in cucina, in salotto, in bagno.. Torres decise di scappare da quella casa quando nemmeno la sua camera da letto era più off limits per loro, era decisamente troppo.

Con Mark si trovava bene, era come vivere con suo fratello, in special modo da quando avevano deciso che no, non era più il caso di andare a letto insieme, nemmeno per divertimento. Erano troppo cresciuti per essere "amici con benefici", era meglio essere una famiglia.

Dalla camera da letto di Sloan una voce femminile alterata si stava avvicinando alla porta, aprendola ed uscendo, seguita da un Mark quasi nudo, con indosso solo un paio di strimizziti slip.

-Sei sposato! Sei uno schifoso imbroglione sposato!- La ragazza camminava velocemente verso la porta d'ingresso mentre tentava di vestirsi velocemente. Aveva l'aria arrabbiata, tanto che nemmeno notò l'espressione divertita di Callie a quella scena, a dirla tutta, sembrava che a stento avesse notato la sua presenza davanti a lei.

-No, Amanda, non è come pen..- Uno schiaffone in pieno viso lo interruppe e la misteriosa Amanda scappò via come una furia dalla porta d'ingresso.

-Rossa, occhi azzurri, pelle chiara.. Ti è tornata la fissa per Addison?- Commentò la latina divertita, andando poi a sedersi sul divano.

-Oh, zitta.- Sbuffò Mark raggiungendo la sua coinquilina e sedendosi accanto a lei.

-E' la quinta volta che succede- Ridacchiò Callie.

-Se tu non urlassi appena entrata in casa, non accadrebbe più.-

-Se tu spiegassi alle ragazze che ti porti a casa che hai una coinquilina, non accadrebbe ugualmente. Oppure lascia un calzino sulla maniglia.. Fammelo capire!- La latina si stava divertendo, prendeva spesso in giro Mark per la sfilza di donne che aveva iniziato a portare nell'appartamento, erano tanti "sorbetti sessuali" destinati a far digerire al bel chirurgo la portata principale che gli era rimasta sullo stomaco, o meglio, sul cuore: la piccola Grey.

-Dobbiamo trovare una soluzione, in ogni caso. La mia vita sessuale non può andare a rotoli.-

Callie fece un sorriso amaro: sapeva bene qual'era l'unica soluzione possibile, aveva accennato varie volte la cosa al suo amico ma lui non si era mai dimostrato troppo enusiasta della cosa. -Devo trasferirmi, ecco la soluzione.- Sospirò, voltandosi poi con un sorriso che le inarcava appena le labbra verso uno Sloan contrariato.

-No che non devi trasferirti! Stiamo alla grande qui insieme, dobbiamo organizzarci meglio, tutto qui.-

-Mark, ascoltami. Stiamo alla grande qui insieme, ok, ma abbiamo bisogno entrambi di un posto solo nostro dove poterci sentire davvero a casa. Qui è magnifico, vivere con te è magnifico ma non mi sento a casa.. Lo capisci?-

Lo capiva, Sloan capiva quella sensazione: era quello che sentiva ogni momento da quando Lexie aveva lasciato quell'appartamento. Abbassò lo sguardo e sospirò -Lo capisco, lo so.- Mormorò.

 

-Sta ancora sfogliando le riviste di annunci?- Charlie stava effettuando la riparazione dei legamenti di uno sportivo e Callie, come al suo solito quando l'operazione non era troppo difficile, leggeva qualche rivista per passare il tempo: era sicura di non aver nemmeno bisogno di lavarsi, Charlotte aveva svolto quei semplici passaggi almeno un migliaio di volte, non aveva bisogno del suo aiuto.

-Non finirò mai di leggerle, mi sa- Sospirò un'annoiata e rassegnata Torres.

Erano passati vari giorni da quando aveva deciso di trovare un posto tutto suo in cui abitare e da allora non si era lasciata scappare nemmeno un quotidiano che contenesse annunci per case in affitto: li leggeva, cerchiava con un penarello rosso quelli più interessanti, nei pochi momenti liberi andava a visitarli ma ancora non aveva trovato una casa che potesse fare al caso suo: uno era troppo piccolo, l'altro troppo poco illuminato.. Non aveva ben chiaro che tipo di appartamento volesse ma era certa che, una volta trovato quello giusto, l'avrebbe semplicemente sentito dentro, si sarebbe sentita a casa fin da subito, appena varcata la soglia.

-Invece di fissarsi su quei giornali, potrebbe chiedere in ospedale.- Propose la Benson, con lo sguardo ancora fisso sul ginocchio del paziente.

-In ospedale? Perchè?-

-Beh, di persone che chiedono il trasferimento ce ne sono sempre e, solitamente, sono più che contenti di cedere il proprio appartamento ad un collega. Ad esempio, la Robbins diceva che..-

-Arizona se ne va?!- Esclamò Callie: forse sarebbe stata la cosa migliore nella situazione in cui si ritrovava, in fin di conti era colpa di quel posto se non riusciva proprio a togliersela dalla testa, erano costrette ogni giorno a lavorare insieme, a vedersi, a condividere le gioie ed i dolori di difficili operazioni andate bene o male, tutto ciò non era proprio d'aiuto al suo proposito di dimenticarla; eppure il solo pensiero di non poterla più osservare di nascosto mangiare alla mensa, di non vedere anche se da lontano il suo sorriso, di sapere che lei non avrebbe lavorato più lì, faceva mancare il respiro alla bella latina. Doveva parlarle immediatamente, doveva recuperare quei cinque anni di silenzio, doveva cercarla subito, doveva..

-No, Robbins non se ne va.. Non che io sappia, almeno..- Si affrettò a chiarire Benson appena vide il panico invadere gli occhi del chirurgo ortopedico.

Callie si rese conto solo dopo di avere tutti gli occhi della sala operatoria e della galleria in alto su di sè, il suo sconvolgimento interiore doveva essere visibile anche all'esterno, perchè la guardavano tutti con aria perplessa, da Charlie alle infermiere, dallo specializzando del primo che assisteva a Greg, il paziente a cui era stata fatta un'anestesia regionale per l'operazione anzichè la totale.

-Oh..- Borbottò Calliope con tono imbarazzato -Cosa dicevi della dottoressa Robbins?- Chiese tentando di sembrare più calma di quello che era in realtà,

-Dicevo che la Robbins ha detto che la Altman sta ancora cercando qualcuno a cui affittare la casa qui a Seattle.- Spiegò Charlotte -Magari può interessarle...-.

-Ah..Oh.. Darò un'occhiata alla casa, grazie della dritta.- Borbottò Callie mentre spariva dietro la rivista che aveva ancora tra le mani.

Si ritrovarono davanti ai lavandini circa un quarto d'ora dopo, una volta finito l'intervento e Charlie continuava ad avere un sorriso soddisfatto sul volto che la latina proprio non riusciva ad interpretare.

-Hai solo riparato i legamenti di un ginocchio.. Cos'è tutta quest'allegria?- Chiese con tono divertito.

-Non è per l'intervento.. Non solo, almeno. Ho appena risolto uno dei più grandi misteri della mia vita.- Cinguettò la specializzanda mentre si insaponava le mani.

-Cioè?- Callie si tolse la mascherina chirurgica, voltandosi poi verso la ragazza ridacchiando.

-Sa.. Quelle domande che ci si fa ogni tanto, tipo: qual'è lo scopo della vita? Finirà mai Beautiful? Perchè la Torres evita la Robbins?-

Il sorriso sparì dalle labbra della mora ed un'espressione cupa investì il volto di Callie: con quella scena in sala operatoria si era tradita, se n'era resa conto subito, solo sperava che i suoi colleghi non la conoscessero abbastanza bene da leggerle dentro i motivi che l'avevano spinta a quella reazione ma aveva sottovalutato Charlotte, in fin dei conti lavoravano fianco a fianco da ben cinque anni ed in sala operatoria capiva al volo ciò di cui aveva bisogno; evidentemente aveva iniziato anche a capirla in un contesto più personale.

-Non la evito, cosa ti viene in mente?- Borbottò con aria severa la latina, sperando di farle, almeno, venire il dubbio di aver preso un granchio.

-Mh, è piuttosto palese, sa?.. Qualcosa è successo..- Mormorò pensierosa -Ma ho capito che a lei piace.. Ha una cotta per Robbins! Come ho fatto a non capirlo prima!- L'entusiasmo della ragazza per quella scoperta era palese e, secondo Callie, anche un po' insensato: non cambiava niente, saperlo non avrebbe cambiato le cose, non avrebbe cambiato il passato.

Calliope rimase ferma a guardare la ragazza, incapace di dire anche solo una parola: negare la verità non avrebbe avuto alcun senso.

Charlie finì di lavarsi e si fermò davanti a Callie con un sorriso sincero sul volto.

-In ogni caso, prima o poi potrebbe davvero volersi trasferire.. Ci pensi su.-

Callie sospirò: la-ragazza-dai-capelli-blu aveva ragione, poco prima solo pensare che avrebbe potuto non rivedere più il bel chirurgo pediatrico in giro per l'ospedale l'aveva quasi spinta ad un attacco di panico e se fosse successo davvero? Se non avesse più avuto l'opportunità di vederla, di decidere di parlarle, di spiegarle, di chiederle scusa per non aver nemmeno tentato di salvarle la gamba?

Charlotte osservava il suo superiore perdersi nei suoi terrificanti pensieri e non riuscì a fare a meno di sospirare anche lei: al diavolo l'ultimo episodio di Supernatural e al diavolo le patatine e la poltrona davanti alla tv che l'attendevano a casa, una persona a lei cara aveva bisogno di qualcuno con cui parlare.

-Ha la faccia di una che ha bisogno di una cioccolata calda. Con panna. Posso offrirgliela? Stacco tra dieci minuti..-

Callie sorrise riconoscente alla ragazza e annuì lievemente. -Ci vediamo tra un quarto d'ora all'ingresso, allora-

Quella che aveva sempre considerato la sua erede professionale, una sua allieva si era appena trasformata in una sua amica. E Calliope in qul momento ne aveva assolutamente bisogno.

   
 
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