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Autore: CrazyMofosDirectioner_    21/02/2014    2 recensioni
Riuscivamo a non sentirci per per settimane, a volte per mesi. Riuscivamo a non chiamarci, a non scriverci, a non cercarci. Riuscivamo per qualche tempo ad ignorarci alla perfezione. Non so come, non so perché. Ma era uno di quei rapporti “vorrei stare con te, ma non te lo dimostro troppo”.
Sono un idiota,perdonami. Io ti amo.
-Te ne saresti potuto accorgere prima.
-Lo so hai ragione,ma ti prego,ora perdonami.
-Troppo tardi.
-No,non dire così. Anche tu sei innamorata di me.
-Sì,ma ho appena cominciato a rimettere insieme la mia vita,e ora tu non puoi tornare così dal nulla e pretendere che io corra tra le tue braccia.
-Non ho mai avuto intenzione di rovinartela.
-È stata la tua assenza a farlo.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                Crush

Riuscivamo per qualche tempo ad ignorarci alla perfezione. Non so come, non so perché. Ma era uno di quei rapporti “vorrei stare con te, ma non te lo dimostro troppo”. E giuro, non ce l’avevo con lui. Ce l’avevo con me, con me perché al suo ritorno io mi facevo trovare. Mi trovava esattamente dove mi aveva lasciata. C’è forse fregatura peggiore di questa? 
Frequentevamo la stessa scuola. E lui era all'ultimo anno, mentre io ero ancora al secondo anno. Aveva un sorriso enorme, le labbra rosee: era bellissimo. Ricordo che la prima cosa che mi colpì in lui fu quella luce nei suoi occhi, e le fossette sulle guance. Era bellissimo, e tutte le ragazze della scuola lo volevano. Una mattina ,bussò alla porta della mia classe, doveva consegnare un foglio.
Quando chiuse la porta mi trovai davanti alla domanda più importante della mia vita: avrei dovuto lasciar perdere o inseguire il mio sogno, quel ragazzo appena uscito dalla stanza?Non gli corsi dietro, non lo inseguii, non gli feci un sorriso, non lo guardai, non lo toccai: niente. 
La mia mente fu invasa dal fastidioso pensiero che io per lui non sarei potuta essere abbastanza.
  E allora restai ferma, in silenzio. La cosa peggiore che avessi potuto fare. Ci osservavamo, sempre, durante la ricreazione.
 Poi, quando ci incontravamo nel corridoio, lui scuoteva i ricci e mi sorrideva e io la guardavo con gli occhi pieni d’amore: l’amore di un ragazza troppo insicura per renderlo felice.
 L'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale  finalmente potetti sentire la sua voce da vicino, in quel periodo i miei voti stavano andando in caduta libera, così Mrs.Marpol con il suo stesso sorriso strafottente incaricò Harry Styles per darmi ripetizioni di Matematica. Niente di male se non fosse proprio lui, il ragazzo che ormai occupava il mio cuore.
Al suono del suo nome sorrisi estintivamente come un'ebete, per poi riabbuirmi alla sua vista. Era lì di fronte a me, così imponente e realistico.
''Oggi da me alle cinque?'' Mi chiese con il suo accento tipico del Cheshire.
Balbettai qualcosa simile ad un 'sì' consapevole di non sapere neanche il suo indirizzo,  e raggiunsi il mio armadietto con ancora il cuore in gola e la speranza infondo ai piedi.
Ricordo che alle cinque spaccate mi trovai non so come davanti a casa Styles, con le solite converse slacciate e i capelli troppo piatti. Ero lì, come una scema e guardavo ipnotizzata la porta bianca di legno di fronte a me. Presi coraggio . Suonai il campanello una, due volte, poi la sua voce si fece sentire ed io per un momento mi sentì sollevata.
Aprì la porta, e mi sorrise. Ma stavolta al contrario delle volte precedenti quel sorriso era rivolto solo a me.
Studiammo tutto il pomeriggio, fu bellissimo, non per i numeri o per le frazioni intendiamoci. Ma fu bellissimo stare insieme a lui così per tanto tempo, fu bellissimo scherzare, disegnare una retta e perchè no fu bellissimo anche fare l'equazioni.
Dopo qual pomeriggio tutto sarebbe cambiato.
Ci dedicavamo versi, poesie, frasi. Lui le scriveva sul suo banco, e, al suonare dell’ultima campanella, le andavo a leggere, e ci aggiungevo qualche parola, come a dire ‘ti amo anche io’; io le scrivevo sui muri, incidevo la bellezza del mio amore sul giallo scolorito delle pareti della città, poesie sotto gli occhi di tutti, solo per lui.
La prima cosa che  scrissi fu una frase in greco, su un pezzo di carta strappato dal quaderno di letteratura, una frase che i Greci ritenevano grandiosa,che incidevano nel marmo, che per loro indicava l’eternità del tempo.
Il nostro era un grande amore: uno di quegli amori che spezza il fiato, che si incontra una volta nella vita. E mi ricordo ancora quando correva tra i prati, i piedi nudi , e quel sorriso da bambino.
Correva ed era libero. Lo amavo molto. Poi un giorno, passeggiando per il corridoio, i suoi occhi non incrociarono i miei. Il giorno seguente non venne a scuola, ne quello dopo.

Fu li che mi abbandonò per la prima volta, passando un intero anno a cazzeggiare con le sue nuove amiche. Certo non avevamo dichiarato a nessuno la nostra 'relazione' se così volevamo definirla, ma avevo sempre quella speranza di averlo in qualche modo.
Poi passarono i mesi. Febbraio aveva fatto capolino e di lui non c'era più niente, solo ricordi che si aggrappavano al presente e lasciavano un vuoto incolmabile, niente di più doloroso di un amore non corrisposto. 

Certo provi a gettarti in diverse relazioni, accorgendoti sempre che manca qualcosa, finendo per rovinarle. Le mandi tutte a rotoli una dopo l'altra , inventando scuse.. Autoconvincendoti che non sono le persone giuste o che semplicemente immischiarti in una relazione stabile, non fa per te. Ed è la verità. Non sei in grado di avere una relazione stabile con nessuno, tranne forse con la persona oggetto del tuo desiderio. 
Marzo. Durante la ricreazione lo vidi attaccato all'armadietto di Cloe, le stringeva i fianchi con una presa salda, i suoi ricci erano più voluminosi del solito. La sua bellezza non era cambiata. Ricordo che quello fu il giorno della mia prima morte, poché fu il giorno in cui desiderai di morire.
Non lo vidi per mesi ma tutti i giorni pensavo a lui
: bevevo il caffè e pensavo a lui, guardavo un ragazzo, facevo shopping, cantavo una canzone, portavo il cane fuori, facevo l'amore con un altro, e pensavo a lui. 
Speravo sarebbe tornato, proprio come torna una malattia mortale. Poi - proprio come una malattia - iniziai a preoccuparmi di meno, il mio pensiero andava ad altre cose, persone, fatti. Ero felice di liberarmene, poiché era un pensiero che non mi faceva vivere, che non mi faceva morire. Poi il giorno del mio compleanno lo rividi dinuovo. Quello fu il giorno della mia seconda morte: perché mai prima di allora avevo tanto desiderato vivere.
 Restai immobile , mentre lui camminava lentamente verso di me, credevo fosse un sogno. Mi sentivo come un'assetata in un deserto, al quale all'improvviso appare il miraggio di un'oasi,
 Rimanemmo immobili, fermi a fissarci: non ci credevo.

'-Sono un idiota,perdonami. Io ti amo.'- Disse avvicinandosi sempre di più a me.
-Te ne saresti potuto accorgere prima.
-Lo so hai ragione,ma ti prego,ora perdonami.
-Troppo tardi.
-No,non dire così. Anche tu sei innamorata di me.
-Sì,ma ho appena cominciato a rimettere insieme la mia vita,e ora tu non puoi tornare così dal nulla e pretendere che io corra tra le tue braccia.
-Non ho mai avuto intenzione di rovinartela.
-È stata la tua assenza a farlo.- Dissi acidamente scostandosi da me, ma in quel momento mi prese per mano e mi portò il un bar, ci sedemmo.

Prese il tovagliolo azzurro che era sotto al suo piatto e iniziò a scriverci qualcosa. Me lo porse. Una frase che per i Greci indicava l’eternità del tempo. Come la prima volta, come al liceo. ‘Kτήμα εις αεί’.
In quel momento gli sorrisi e per un istante mi sembrò come tornare indietro nel tempo, indietro di sei, cinque mesi. E decisi che nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento così lo baciai, perché tra noi, sarebbe stato per sempre.



  
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