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Autore: Claudia Ponto    21/02/2014    1 recensioni
Elias adora il mondo della Disney, ma si vergogna di rivelarlo per non essere considerato un bambino... questo "segreto" lo fa star male, ma un inaspettata sorpreda da parte del destino lo aiuterà a crescere, a capire chi è veramente e grazie soprattutto all'aiuto dei personaggi della fantasia.
Elias infatti non è un ragazzo qualunque...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15: Demoralizzati
 
Il Principe Folly scoppiò in una fragorosa risata, tutti sulla nave la udirono.
Quando era particolarmente felice era saggio stargli a debita distanza, mai diventare partecipi della sua manifestazione di gioia esagerata.
L’unico che ebbe il coraggio di stargli accanto era la Spia; a differenza degli altri servitori non temeva di finir male.
<< Mio fidato amico! Sapevo che potevo contare su di te! Osserva quanto è meraviglioso questo gioiello! >> disse esultate il dittatore, alzando al cielo la preziosa gemma violetta.
Si mise a cantare e ballare, indossò uno dopo l’altro gli accessori e i vestiti più stravaganti del suo armadio, ognuno accompagnato da un fiore carnivoro che accarezzava come un cucciolo, indeciso quale tra questi fosse il più adeguato per festeggiare l’evento.
<< Le porterò i mancanti gioielli, ha la mia parola mio Sovrano. >> disse la Spia con la solita voce priva di emozioni.
<< Oh! So bene che lo farai caro mio! È per questo che sei il migliore fra tutti i miei schiavi! A proposito… raccontami ancora di come di come hai fatto piangere il giovane Re. >>
Per la decima volta la Spia ripetè le gesta compiute, Folly rise così tanto che dovette uscire sul balcone del suo appartamento privato per riprendere fiato.
Si calmò ammirando la propria nave; un ghigno malvagio dipinse il suo volto e più nulla di ridicolo caratterizzò il suo bizzarro aspetto.
<< Questo mondo è già nelle mie mani, sento che posso schiacciarlo già da adesso. Da questo momento il nostro obiettivo sarà distruggere quei bifolchi che hanno osato mettersi sulla mia strada. Devono pagarla per avermi intralciato. Ma voglio che mi portiate vivo il Re: ho delle sorprese in serbo per lui. >>
                                                                                  ****
Elias si svegliò urlando, il medico di bordo e alcuni infermieri intervennero per calmarlo, lui cercò di scappare ma venne schiacciato sul lettino a, gridando disperato fino a quando non gli iniettarono tra calci e pugni un calmante.
La medicina fece rapidamente effetto, il ragazzo poco per volta smise di agitarsi…. Un amaro sollievo.  
Topolino entrò in quel momento, si avvicinò a Elias in procinto di addormentarsi di nuovo, il volto corroso dalle lacrime… Remy subito dietro di lui si arrampicò fino al volto del ragazzino e con le zampe gli tastò una guancia, squittendo agitato per cercare di farlo reagire e avere una sua risposta per potersi rassicurarsi.
<< Voglio tornare a casa… >> disse sottovoce Elias, prima di addormentarsi.
Le parole erano state pronunciate con immensa tristezza…. per quei personaggi che vivevano soprattutto di gioia…. quello era un sentimento traumatizzante sia da vedere che da provare.
Prima di uscire il topo gli accarezzò la testa con malinconia, pregando che si riprendesse presto.
 
Topolino era giù di morale, e non l’unico d’altra parte.
Tutti erano più o meno nella stessa situazione, avevano perduto molta della determinazione.
Si sforzarono di mostrarsi fiduciosi al resto della ciurma, se il morale di tutti fosse crollato la missione sarebbe fallita e avrebbero consegnato la vittoria al dittatore; invece dovevano andare avanti ad ogni costo, ormai.
Passò dalle parti della stanza di Amelia, avrebbe voluto sapere cosa fare adesso: nella sua stanza il Capitano sedeva su una poltrona di velluto ramato, lo sguardo basso su un tappeto arabo, in sottofondo uno strano grammofono Steampunk riproduceva un classico di Mozart. Quando l’asta dello strumento saltò la donna fece ripartire la sinfonia, alzando la testa i suoi occhi puntarono una bottiglia di vino sistemata, la prese e la scolò quasi per intero.
<< Ehm… Capitano? >>
Il richiamo fece scattare sull’attenti la donna, la quale però non lasciò la bottiglia.
<< Oh, sei solo tu. >> fu la risposta sua.
<< Sono passato solo per sapere come stava… >>
<< Come tutte le altre volte che me l’ha chiesto: male. >>
Amelia era stufa di ripetere le stesse identiche parole, all’inizio per sfogarsi si limitava a grattare le affilate unghie su una superficie di legno che si poteva udire fin dalla sala macchine, il seguito il bere si era rivelato più semplice e rinfrescante.
<< Come sta Elias? >>
<< L’aggressione è stata uno shock forte. >>
Non era quello che la Capitana voleva sentire
<< Avrei dovuto proteggerlo meglio… Yen Sid non mi perdonerà mai per questo… >>
<< Non dica così, lei non ha commesso alcun errore, anzi, è da premiare! Nessuno al suo posto sarebbe stato capace di compiere le mirabili imprese che è riuscita a realizzare! >>
La donna non fu fiera del complimento, continuando ad operare sulla bottiglia di vino, le labbra tinte di amaranto scuro del liquido.
<< Non so cosa fare: recuperare i gioielli della corona è importante, ma non posso mettere a repentaglio la vita del nostro Re. >>
<< Il maestro ha detto che senza di lui non potremmo mai trovarli. >>
<< Lo so dannazione! Ti pare che non lo sappia?! >>
Topolino si mise le mani in testa per “difendersi” dall’urlo.
Amelia si rese subito conto dell’eccessività della sua reazione, con imbarazzo chiese scusa.
<< Vediamo come vanno le cose. Se nei prossimi giorni non accadrà nulla di rilevante, deciderò che misure prendere su Elias. >>
 
                                                                                  ****
Remy rimase al fianco di Elias.
Fin dal primo incontro aveva avuto un buon ascendente su di lui, da subito aveva pensato che avrebbe avuto bisogno di un amico.
Forse era stato l’istinto animale a suggerirgli di non abbandonarlo… e aveva avuto ragione.
Adesso che era indifeso doveva rendersi partecipe insieme ai medici per il suo recupero, più dal punto di vista emotivo che fisico.
 
<< HAAAAAA! Un topo! >>
L’urlo per poco non gli fece venire un infarto.
Distratto dai propri pensieri aveva finito per imboccare una delle zone più trafficate della nave, non aveva proprio voglia di inseguimenti da parte di quei rozzi marinai che cercavano di catturarlo più per gioco che per igiene. Stava per seminarli quando improvvisamente un piede non gli schiacciò la coda, bloccandolo: Silver lo sollevò da terra e se lo fece dondolare davanti alla sua faccia annoiata.
<< Siete un branco di patetiche lumache di mare. Non siete nemmeno capaci di catturare un topolino. >> commentò il pirata.
<< Questo qui è furbo, sono settimane che cerchiamo di catturarlo. >> disse uno del gruppo di improvvisati cacciatori.
<< Chiara dimostrazione del vostro basso quoziente intellettivo. >>
Sebbene Jhonn Silver fosse un prigioniero, nessuno a bordo osava mettersi contro di lui, era una figura che riusciva a mettere soggezione anche se tenuta sotto controllo dalle guardie.
<< Spiacente moscerino, temo che il tuo soggiorno qui sia finito. >> disse l’uomo, leccandosi le labbra con pericolosa golosità. Non c’era bisogno di essere un alieno per sapere che quelli come Silver mangiavano qualunque cosa, Remy doveva correre al riparo.
Il topolino cercò di simulare dei gesti che rappresentassero le parole che voleva dire, sperando di potergli far capire le proprie intenzioni, non abbastanza da impedire al pirata di metterlo in bocca, un coro di disgusto venne da tutti i marinai, nessuno escluso.
 
Mugugnando contento se ne andò per i fatti suoi, mostrandosi strafottente con tutti quelli che incontrò fino a quando, rintanandosi in una stanza vuota, non arricciò il naso sputando Remy.
 
<< Hai un sapore orribile! >> disse il pirata pulendosi la lingua ricoperta di peli blu.
<< Tu invece hai l’alito che puzza di pesce! >> gli rispose lui.
I personaggi impiegarono una mezz’ora solo per dirsi chiaramente quanto fossero disgustati l’uno dall’altro. Per qualche bizzarro motivo il topo e il bucaniere si comprendevano, un motivo senza senso che risolveva le incomprensioni linguistiche.
<< Come sta il piccolo mozzo? Non l’ho più visto da quando mi hanno rigettato in cella. >>
<< Se la passa male… non si riprende… >>
Calò un triste silenzio tra i due personaggi, l’aria dura del pirata si sciolse in una espressione rammaricata.
<< Diavolo, non aveva idea di questa cosa. Quell’essere ignobile ha lasciato un brutto segno sulla pulce… se me lo ritrovo sotto mano lo concio per le feste! >>
<< A proposito di feste, io avevo proprio intenzione di organizzare qualcosa di simile per Elias. >>
<< Una festa? >>
Scoppiò a ridere Silver, afferrandosi la voluminosa pancia per contenersi.
<< Per quello che è successo ci vuole ben altro che una festicciola per bambini! Ascolta ratto, se vuoi risollevare il morale al ragazzino, dovrai fare di più! >>
Purtroppo Remy non potè rispondere, aveva dei dubbi sulla sua stessa idea e doveva ammetterlo; però non voleva cedere così facilmente, voleva comunque tentare di fare qualcosa di buono a tutti i costi. Il pirata lo sollevò di nuovo per la coda, poggiandolo su un barile in modo tale che potessero essere faccia a faccia, gli porse un mazzo di chiavi e poi se ne andò, richiamato dall’allarme prodotto dal grosso bracciale elettrico sul braccio sano dell’uomo.
<< Quelle chiavi aprono tutte le porte della nave. Fatti un giro e prendi tutto ciò che ti serve: fai tornare felice quel ragazzo. >>
Remy, sorridendo, acconsentì, ringraziandolo per la possibilità.
 
Alla sera, quando la maggior parte della ciurma andò a dormire, il topo agì.
Aveva trovato oggetti interessanti in giro, trasformandoli in regali sperava che servissero allo scopo che perseguiva.
Arrivato nei pressi dell’infermeria si accorse che non era vuota, Amelia e Topolino bisbigliavano sotto voce, sbirciando verso Elias, profondamente addormentato.
<< La guerra incombe, il nemico ora è più pericoloso che mai… non possiamo correre iil rischio che la sua incolumità venga compromessa… dobbiamo rimandarlo al castello. Stiamo già tentando di chiamare Yen Sid per avvisarlo.>>
<< Sono assolutamente d’accordo con lei… la coscienza mi tormenterebbe per anni se ad Elias dovesse accadere… insomma… se le cose non andassero bene. >>
Remy non riusciva a credere alle sue orecchie, come poteva fare una cosa simile?
 
Il piano di Amelia prese subito atto.
 
Remy cercò di fermare tutto quanto, non voleva che Elias venisse mandato via.
Quando Amelia e Topolino andarono via, si barricò insieme al ragazzo dentro l’infermeria; mobili e letti vennero accatastati davanti alla porta, fuori gli infermieri battevano dei colpi per cercare di entrare, chiedendo aiuto a chiunque.
Si armò di forchette, coltelli e cucchiai… pronto a lanciarli nel caso fosse stato necessario, aveva il pelo e la coda ritti per la rabbia, legato sulla fronte come una bandana aveva un sottile pezzo di garza per sottolineare la sua attuale anima battagliera: nessuno avrebbe portato via Elias.
Si era convinto, in realtà, che volessero mandar via il fanciullo per ragioni di codardia, più che protezione.
Le voci all’esterno si fecero sentire per un po’, poi dei tonfi cominciarono a picchiare sulla porta che si deformava verso l’interno con delle forme ovali…. se avessero insistito un poco sarebbero riusciti ad entrare, ma i colpi di cannone interruppero il meticoloso lavoro.
<< All’arrembaggio! >> urlò qualcuno.
 
Capitolo 15: Demoralizzati
 
Il Principe Folly scoppiò in una fragorosa risata, tutti sulla nave la udirono.
Quando era particolarmente felice era saggio stargli a debita distanza, mai diventare partecipi della sua manifestazione di gioia esagerata.
L’unico che ebbe il coraggio di stargli accanto era la Spia; a differenza degli altri servitori non temeva di finir male.
<< Mio fidato amico! Sapevo che potevo contare su di te! Osserva quanto è meraviglioso questo gioiello! >> disse esultate il dittatore, alzando al cielo la preziosa gemma violetta.
Si mise a cantare e ballare, indossò uno dopo l’altro gli accessori e i vestiti più stravaganti del suo armadio, ognuno accompagnato da un fiore carnivoro che accarezzava come un cucciolo, indeciso quale tra questi fosse il più adeguato per festeggiare l’evento.
<< Le porterò i mancanti gioielli, ha la mia parola mio Sovrano. >> disse la Spia con la solita voce priva di emozioni.
<< Oh! So bene che lo farai caro mio! È per questo che sei il migliore fra tutti i miei schiavi! A proposito… raccontami ancora di come di come hai fatto piangere il giovane Re. >>
Per la decima volta la Spia ripetè le gesta compiute, Folly rise così tanto che dovette uscire sul balcone del suo appartamento privato per riprendere fiato.
Si calmò ammirando la propria nave; un ghigno malvagio dipinse il suo volto e più nulla di ridicolo caratterizzò il suo bizzarro aspetto.
<< Questo mondo è già nelle mie mani, sento che posso schiacciarlo già da adesso. Da questo momento il nostro obiettivo sarà distruggere quei bifolchi che hanno osato mettersi sulla mia strada. Devono pagarla per avermi intralciato. Ma voglio che mi portiate vivo il Re: ho delle sorprese in serbo per lui. >>
                                                                                  ****
Elias si svegliò urlando, il medico di bordo e alcuni infermieri intervennero per calmarlo, lui cercò di scappare ma venne schiacciato sul lettino a, gridando disperato fino a quando non gli iniettarono tra calci e pugni un calmante.
La medicina fece rapidamente effetto, il ragazzo poco per volta smise di agitarsi…. Un amaro sollievo.  
Topolino entrò in quel momento, si avvicinò a Elias in procinto di addormentarsi di nuovo, il volto corroso dalle lacrime… Remy subito dietro di lui si arrampicò fino al volto del ragazzino e con le zampe gli tastò una guancia, squittendo agitato per cercare di farlo reagire e avere una sua risposta per potersi rassicurarsi.
<< Voglio tornare a casa… >> disse sottovoce Elias, prima di addormentarsi.
Le parole erano state pronunciate con immensa tristezza…. per quei personaggi che vivevano soprattutto di gioia…. quello era un sentimento traumatizzante sia da vedere che da provare.
Prima di uscire il topo gli accarezzò la testa con malinconia, pregando che si riprendesse presto.
 
Topolino era giù di morale, e non l’unico d’altra parte.
Tutti erano più o meno nella stessa situazione, avevano perduto molta della determinazione.
Si sforzarono di mostrarsi fiduciosi al resto della ciurma, se il morale di tutti fosse crollato la missione sarebbe fallita e avrebbero consegnato la vittoria al dittatore; invece dovevano andare avanti ad ogni costo, ormai.
Passò dalle parti della stanza di Amelia, avrebbe voluto sapere cosa fare adesso: nella sua stanza il Capitano sedeva su una poltrona di velluto ramato, lo sguardo basso su un tappeto arabo, in sottofondo uno strano grammofono Steampunk riproduceva un classico di Mozart. Quando l’asta dello strumento saltò la donna fece ripartire la sinfonia, alzando la testa i suoi occhi puntarono una bottiglia di vino sistemata, la prese e la scolò quasi per intero.
<< Ehm… Capitano? >>
Il richiamo fece scattare sull’attenti la donna, la quale però non lasciò la bottiglia.
<< Oh, sei solo tu. >> fu la risposta sua.
<< Sono passato solo per sapere come stava… >>
<< Come tutte le altre volte che me l’ha chiesto: male. >>
Amelia era stufa di ripetere le stesse identiche parole, all’inizio per sfogarsi si limitava a grattare le affilate unghie su una superficie di legno che si poteva udire fin dalla sala macchine, il seguito il bere si era rivelato più semplice e rinfrescante.
<< Come sta Elias? >>
<< L’aggressione è stata uno shock forte. >>
Non era quello che la Capitana voleva sentire
<< Avrei dovuto proteggerlo meglio… Yen Sid non mi perdonerà mai per questo… >>
<< Non dica così, lei non ha commesso alcun errore, anzi, è da premiare! Nessuno al suo posto sarebbe stato capace di compiere le mirabili imprese che è riuscita a realizzare! >>
La donna non fu fiera del complimento, continuando ad operare sulla bottiglia di vino, le labbra tinte di amaranto scuro del liquido.
<< Non so cosa fare: recuperare i gioielli della corona è importante, ma non posso mettere a repentaglio la vita del nostro Re. >>
<< Il maestro ha detto che senza di lui non potremmo mai trovarli. >>
<< Lo so dannazione! Ti pare che non lo sappia?! >>
Topolino si mise le mani in testa per “difendersi” dall’urlo.
Amelia si rese subito conto dell’eccessività della sua reazione, con imbarazzo chiese scusa.
<< Vediamo come vanno le cose. Se nei prossimi giorni non accadrà nulla di rilevante, deciderò che misure prendere su Elias. >>
 
                                                                                  ****
Remy rimase al fianco di Elias.
Fin dal primo incontro aveva avuto un buon ascendente su di lui, da subito aveva pensato che avrebbe avuto bisogno di un amico.
Forse era stato l’istinto animale a suggerirgli di non abbandonarlo… e aveva avuto ragione.
Adesso che era indifeso doveva rendersi partecipe insieme ai medici per il suo recupero, più dal punto di vista emotivo che fisico.
 
<< HAAAAAA! Un topo! >>
L’urlo per poco non gli fece venire un infarto.
Distratto dai propri pensieri aveva finito per imboccare una delle zone più trafficate della nave, non aveva proprio voglia di inseguimenti da parte di quei rozzi marinai che cercavano di catturarlo più per gioco che per igiene. Stava per seminarli quando improvvisamente un piede non gli schiacciò la coda, bloccandolo: Silver lo sollevò da terra e se lo fece dondolare davanti alla sua faccia annoiata.
<< Siete un branco di patetiche lumache di mare. Non siete nemmeno capaci di catturare un topolino. >> commentò il pirata.
<< Questo qui è furbo, sono settimane che cerchiamo di catturarlo. >> disse uno del gruppo di improvvisati cacciatori.
<< Chiara dimostrazione del vostro basso quoziente intellettivo. >>
Sebbene Jhonn Silver fosse un prigioniero, nessuno a bordo osava mettersi contro di lui, era una figura che riusciva a mettere soggezione anche se tenuta sotto controllo dalle guardie.
<< Spiacente moscerino, temo che il tuo soggiorno qui sia finito. >> disse l’uomo, leccandosi le labbra con pericolosa golosità. Non c’era bisogno di essere un alieno per sapere che quelli come Silver mangiavano qualunque cosa, Remy doveva correre al riparo.
Il topolino cercò di simulare dei gesti che rappresentassero le parole che voleva dire, sperando di potergli far capire le proprie intenzioni, non abbastanza da impedire al pirata di metterlo in bocca, un coro di disgusto venne da tutti i marinai, nessuno escluso.
 
Mugugnando contento se ne andò per i fatti suoi, mostrandosi strafottente con tutti quelli che incontrò fino a quando, rintanandosi in una stanza vuota, non arricciò il naso sputando Remy.
 
<< Hai un sapore orribile! >> disse il pirata pulendosi la lingua ricoperta di peli blu.
<< Tu invece hai l’alito che puzza di pesce! >> gli rispose lui.
I personaggi impiegarono una mezz’ora solo per dirsi chiaramente quanto fossero disgustati l’uno dall’altro. Per qualche bizzarro motivo il topo e il bucaniere si comprendevano, un motivo senza senso che risolveva le incomprensioni linguistiche.
<< Come sta il piccolo mozzo? Non l’ho più visto da quando mi hanno rigettato in cella. >>
<< Se la passa male… non si riprende… >>
Calò un triste silenzio tra i due personaggi, l’aria dura del pirata si sciolse in una espressione rammaricata.
<< Diavolo, non aveva idea di questa cosa. Quell’essere ignobile ha lasciato un brutto segno sulla pulce… se me lo ritrovo sotto mano lo concio per le feste! >>
<< A proposito di feste, io avevo proprio intenzione di organizzare qualcosa di simile per Elias. >>
<< Una festa? >>
Scoppiò a ridere Silver, afferrandosi la voluminosa pancia per contenersi.
<< Per quello che è successo ci vuole ben altro che una festicciola per bambini! Ascolta ratto, se vuoi risollevare il morale al ragazzino, dovrai fare di più! >>
Purtroppo Remy non potè rispondere, aveva dei dubbi sulla sua stessa idea e doveva ammetterlo; però non voleva cedere così facilmente, voleva comunque tentare di fare qualcosa di buono a tutti i costi. Il pirata lo sollevò di nuovo per la coda, poggiandolo su un barile in modo tale che potessero essere faccia a faccia, gli porse un mazzo di chiavi e poi se ne andò, richiamato dall’allarme prodotto dal grosso bracciale elettrico sul braccio sano dell’uomo.
<< Quelle chiavi aprono tutte le porte della nave. Fatti un giro e prendi tutto ciò che ti serve: fai tornare felice quel ragazzo. >>
Remy, sorridendo, acconsentì, ringraziandolo per la possibilità.
 
Alla sera, quando la maggior parte della ciurma andò a dormire, il topo agì.
Aveva trovato oggetti interessanti in giro, trasformandoli in regali sperava che servissero allo scopo che perseguiva.
Arrivato nei pressi dell’infermeria si accorse che non era vuota, Amelia e Topolino bisbigliavano sotto voce, sbirciando verso Elias, profondamente addormentato.
<< La guerra incombe, il nemico ora è più pericoloso che mai… non possiamo correre iil rischio che la sua incolumità venga compromessa… dobbiamo rimandarlo al castello. Stiamo già tentando di chiamare Yen Sid per avvisarlo.>>
<< Sono assolutamente d’accordo con lei… la coscienza mi tormenterebbe per anni se ad Elias dovesse accadere… insomma… se le cose non andassero bene. >>
Remy non riusciva a credere alle sue orecchie, come poteva fare una cosa simile?
 
Il piano di Amelia prese subito atto.
 
Remy cercò di fermare tutto quanto, non voleva che Elias venisse mandato via.
Quando Amelia e Topolino andarono via, si barricò insieme al ragazzo dentro l’infermeria; mobili e letti vennero accatastati davanti alla porta, fuori gli infermieri battevano dei colpi per cercare di entrare, chiedendo aiuto a chiunque.
Si armò di forchette, coltelli e cucchiai… pronto a lanciarli nel caso fosse stato necessario, aveva il pelo e la coda ritti per la rabbia, legato sulla fronte come una bandana aveva un sottile pezzo di garza per sottolineare la sua attuale anima battagliera: nessuno avrebbe portato via Elias.
Si era convinto, in realtà, che volessero mandar via il fanciullo per ragioni di codardia, più che protezione.
Le voci all’esterno si fecero sentire per un po’, poi dei tonfi cominciarono a picchiare sulla porta che si deformava verso l’interno con delle forme ovali…. se avessero insistito un poco sarebbero riusciti ad entrare, ma i colpi di cannone interruppero il meticoloso lavoro.
<< All’arrembaggio! >> urlò qualcuno.
 
Cambiò il tipo di confusione fuori dall’infermeria, il susseguirsi di suoni e voci violente intimorì il topolino che rimase in ascolto.
Ombre e flash rapidi si proiettavano dagli abitacoli della stanza, vi si affacciò varie volte ma senza vedere nulla che lo aiutasse a decifrare quel che stava avvenendo. Improvvisamente la faccia di una specie di troll si spiaccicò sul vetro, scivolando via poco dopo con la lingua a penzoloni che lasciò una scia di bava.
 
A quel punto fu tutto chiaro: erano stati attaccati dal Principe Folly.
 
  
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