Note: Well. In teoria non sarebbe dovuta essere così dolce.
Non so perché, ma mi viene tutto smielato in questo
periodo! Temo di aver sconfinato nell’OOC… Dipende da come la
si interpreta. Beh, in ogni modo, mi piace. Bella romantica. Buona
lettura!!! J
Blind
La pallida luce
della luna donava ai loro volti una bizzarra luminescenza perlacea e disegnava
riflessi argentei tra i capelli dorati dell’ormai adulto Naruto
Uzumaki.
Naruto strinse forte la mano nella sua.
Un sorriso si delineò sul suo viso. Un sorriso di quelli veri, di quelli
che riservava soltanto a lui.
Lentamente voltò il
capo verso l’Uchiha, l’erba fresca a sfiorargli le
guance smilze.
Incontrò le iridi
onice, che come immaginava lo stavano fissando, e le incatenò alle proprie.
“A cosa pensi?”
bisbigliò.
“A te” rispose
semplicemente il biondo.
Non mentiva. Era
mai stato capace di mentire, Naruto?
Andava tutto bene.
Aveva riportato a casa Sasuke. O
meglio, era stato Sasuke a tornare a Konoha di sua spontanea volontà, ma quello che conta è il
risultato. Sasuke era a casa. Solo quello
importava.
“Anche
io”
“Teme” sbuffò
scherzosamente Naruto.
“Anch’io nel senso a te, baka, non a me stesso.
Non sono egocentrico come qualcun altro qui presente”
“Ma senti da che pulpito!”
sghignazzò “sei permaloso come sempre.” Constatò, e
non c’era tristezza nei suoi occhi.
I loro infantili
battibecchi, i litigi insensati, le frecciate ostili… erano un benaccetto
ritorno alla routine di quando erano bambini, alle
abitudini che erano tanto mancate a entrambi.
“E
tu sei sempre Naruto. Megalomane,
chiassoso, esibizionista, seccante… Non sei cambiato per niente. Cosa hai fatto in tutto questo tempo? Hai affinato i tuoi
difetti?”
“No. Sono quasi
impazzito nel tentativo di trovare un modo per riportarti a casa” dichiarò, le
guance che si tingevano lievemente di rosso. Chiuse gli occhi, per evitare di affrontare
il senso di colpa in quelli del compagno e per celare il dolore, nei suoi. “Ma va bene così” aggiunse in fretta, “alla fine sei tornato,
no?” abbozzò un sorriso. Non era credibile come sperava.
Sasuke non rispose. Rimase immobile ad osservare
il viso del giovane uomo di fronte a lui. Era cambiato, certo. Ma non era per
le guance non più paffute come una volta, né per le labbra più sottili, né per il profilo più
affilato.
Ne era cambiata l’essenza, la luce.
Naruto non era più quella valanga di
spensieratezza e allegria che era stato un tempo. Non
brillava più di imprudenza e vitalità.
Ciò nonostante, era
ancora circondato da quell’aura di serenità e voglia
di vivere che rendeva piacevole la sua compagnia, come una sorta di antidepressivo in forma umana. L’unica differenza era che
ora c’era
qualcosa di pacato in lui, di studiatamente trattenuto. Come se fosse stato
ferito troppo profondamente per tornare a dare tutto se stesso.
E Sasuke,
presuntuoso come sempre, non poteva fare a meno di pensare fosse sua, la colpa.
Naruto riaprì gli occhi, smettendo di attendere
una risposta che non sarebbe mai arrivata.
“Guarda… quante stelle”
il biondo sussurrò al cielo nero sopra di lui, gli occhi spalancati dalla
sorpresa. “Sono spuntate tutte in un attimo”
Nonostante tutto, Naruto era ancora capace di meravigliarsi per una manciata di lucine in cielo buio.
Per questo, per
l’essere così com’era, Sasuke non l’avrebbe mai
ringraziato abbastanza. Era sempre stato l’unico a fargli dimenticare, seppur
per pochi istanti, tutti i suoi tormenti. L’unico a considerarlo
un suo pari, né più né meno.
Quella era la sua
prima missione da quando era tornato al villaggio
della Foglia. Niente di rischioso, ma era comunque stato
affiancato a Naruto, uno tra i migliori jonin di Konoha. Sapeva bene che
per portare a compimento quel genere di incarico
sarebbe bastato un chunin, ma poteva anche immaginare
a che genere di supplizi sarebbe andato incontro l’Hokage
se non avesse esaudito le richieste di Naruto.
Inoltre, dato da
non trascurare, Sasuke era felice di essere li con lui.
Alla fine, era
l’unico motivo per il quale era tornato.
Strinse forte la sua
mano, le dita ancora intrecciate.
Naruto sussultò, gli lanciò una rapida occhiata,
imbarazzato, e tornò alla contemplazione della volta celeste.
“Guarda” mormorò
“quella è la costellazione dell’Acquario” e la indicò con l’indice della mano
libera dalla stretta di Sasuke. “E
quella è la costellazione del Leone. Il tuo segno Zodiacale è Leone, vero Sasuke? E quello è Marte,
impropriamente chiamato Stella Rossa”
“Non sapevo ti interessasse l’astronomia” osservò il moro, stupito.
Quante cose si era perso?
“Ci sono tante cose
che non sai, di me” gli rispose incolore.
Avrebbe voluto
dirgli un’infinità di parole, ma non sapeva da quale
cominciare “Naruto, io…”
“Guarda!” lo
interruppe “una stella cadente!”
Proprio al centro
del cielo, una luce brillò più forte, incominciò a
precipitare, lasciando una scia dorata dietro di sé, poi svanì
nell’oscurità.
“E’ bellissima”
disse, le iridi
onice colme d’oro e di meraviglia.
“Avanti! Esprimi un desiderio!”gli suggerì Naruto,
acceso d’eccitazione.
Il moro gli rivolse
uno sguardo indeciso “Ma non desidero niente” – niente
che non abbia già – pensò.
“Sasuke! Si deve fare così!” chiarì svelto “Anzi, mi
sorprende che tu non lo sappia”
“Veramente, non mi
era mai successo prima d’ora”
“Cosa?
Questa era la tua prima stella cadente? In vent’anni
non sei mai uscito a vedere le stelle?” domandò
incredulo, come se quello fosse il reato peggiore mai commesso dall’amico.
“Beh, avevo cose più…” stava per dire – importanti - ma si trattenne, conscio del fatto che infondo
non lo erano poi così tanto “altre cose da fare”.
“Mh. Non sai cosa ti sei perso. Comunque,
io il mio desiderio l’ho espresso. Ora tocca a te” disse, rivolgendogli
un’occhiata incoraggiante.
Sasuke rimase in silenzio, pensieroso, scrutando
l’espressione illeggibile sul volto del compagno.
Cosa si aspettava? Che
il desiderio lo riguardasse? Conoscendolo, il suo era sicuramente rivolto a
lui. Non voleva deluderlo. L’aveva già fatto troppe volte. Cos’era che
realmente desiderava?
“Dai, Sasuke! E’ la prima volta che vedi una stella cadente! Dev’esserci qualcosa che vorresti.”
lo incitò, impaziente.
“Non rimpiango le
scelte del mio passato. L’unica cosa di cui mi pento, è l’averti fatto così
male” riusciva
chiaramente a vedere la gioia svanire dal viso dell’amico, sparire il sorriso,
rimpiazzato da una smorfia di dolore. Come se avesse buttato del sale sulle sue ferite ancora non rimarginate. “Vorrei non averti fatto soffrire così
tanto, con il mio inutile odio”.
Inutile. Aveva
buttato via preziosi anni della sua vita ad inseguire la vendetta e il rancore.
E per cosa? Per scoprire infine di non aver capito
niente. Non aveva capito che Itachi aveva i suoi
buoni motivi, e che infondo l’aveva amato e protetto più di chiunque altro. E non aveva capito che per seguire il suo macabro proposito
stava facendo del male all’unica persona che, come il fratello, desiderava solo
stargli vicino.
Era sempre stato lo
stesso, il suo problema. Avrà anche avuto lo Sharingan,
ma rimaneva cieco agli affetti finché non li aveva
perduti.
- Ma non sempre è
troppo tardi per riconquistarli. -
“Naruto… ho sbagliato. Mi dispiace” affermò
con convinzione, come se quelle cinque semplici paroline bastassero a
cancellare anni di sofferenze.
E chissà, forse per Naruto
bastavano davvero.
Era la seconda, la
terza volta che Sasuke Uchiha
ammetteva di aver sbagliato? O era la prima?
Forse era davvero la
prima volta che Sasuke gli chiedeva scusa. O perlomeno era la prima in cui era sincero e chiedeva il
suo perdono veramente col cuore.
Ed era mai stato capace di serbare rancore, Naruto?
“Vuoi sapere cosa
ho espresso io?” domandò senza attendere una risposta. “Quando eravamo bambini,
nessuno voleva mai giocare con me. Un giorno tu mi promisi…”
“Ti promisi che
avremmo sempre giocato insieme. Per
sempre” Sorrise a quel ricordo. Era così lontano, eppure così nitido ed
eloquente. Allora sembrava tutto così facile…
“Un ninja mantiene sempre le promesse”
Naruto strinse forse la mano di Sasuke, che per tutto il tempo era rimasta
nella sua.
Forse erano troppo
grandi per giocare. Erano cambiate
le premesse, erano cambiate le conclusioni.
Erano cambiati loro
stessi.
Sarebbero stati
amici, conoscenti, rivali, alleati, nemici, compagni, amanti?
Avevano tutta la
vita davanti per deciderlo.
Insieme.
Per sempre.