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Autore: Nyra    22/02/2014    1 recensioni
Ottobre 1791.
I pensieri di Luigi XVI dopo essere stato ripreso e poi ricondotto a Parigi in seguito al suo tentativo di fuggire insieme alla famiglia dalla Francia, nel burrascoso periodo della Rivoluzione Francese.
I pensieri di un uomo che non avrebbe mai voluto diventare re.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789), Rivoluzione francese/Terrore
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La tenue fiamma della candela arde sul picciolo quasi del tutto consumato, sciogliendo gli ultimi resti della cera.
Mi avvicino, passandovi accanto una mano per sentire un po’ di quel calore. Un calore che nel mio cuore ha smesso di esserci da molto tempo, lasciando il posto a un vuoto freddo e dominante.
Mi sento così stanco.
Raggiungo la finestra, osservando prima le strade buie e bagnate dalla pioggia di Parigi e poi il mio riflesso.
E quasi non mi riconosco.
Non riesco a convincermi che quell’uomo, senza parrucca incipriata, senza vestiti regali e dal volto più magro, sia io.
Non era così un tempo.
Negli occhi del mio riflesso non c’è più neanche l’ombra dei giorni felici della caccia e delle ore meravigliose passate ad aggiustare serrature e chiavistelli.
Della mia vita semplice e perfetta.
All’improvviso, l’ombra di un sorriso illumina il volto del mio riflesso.
Un sorriso nostalgico, profumato di ricordi lontani.
Penso a quella giornata, in cui le ho mostrato come aggiustare una serratura.
Lei sembrava felice, osservava i miei movimenti con interesse. Forse anche con ammirazione.
Mi piacevano quei momenti, quando eravamo solo io e lei.
Niente monsieur, niente madame. Niente dauphin, niente dauphine.
Solo Louis e Marie-Antoinette.
Il mio sorriso si affievolisce e ritorna l’ombra scura del presente, che si abbatte sui miei pensieri come una tempesta, alla quale non mi è possibile sfuggire prendendo una carrozza o indossando altre vesti.
Mi volto e osservo prima le carte sul tavolo, la mia condanna, e poi l’intera stanza così diversa dallo sfarzo brillante di Versailles, il mio passato.
 
Sarebbe così bello tornare indietro.
 
Chiudo gli occhi e assaporo ogni particolare di quei giorni che adesso sembrano così lontani, quasi come se non ci fossero mai stati.
Non sono stato capace di prendermi cura del mio popolo. E non sono stato capace di proteggere la mia famiglia.
Non avrei mai immaginato che sarebbe finita così.
Ho paura.
Ho paura di perdere l’unica cosa che mi è rimasta e che ho cercato di difendere con tutto me stesso.
Senza riuscirci.
Mi vergogno, ora più che mai, di essere così come sono.
Sento la mia vista appannarsi e i miei pugni stringersi forte, mentre le lacrime bagnano il mio viso.
Non avrei mai voluto che finisse così.
Poi la stanza, le carte e le lacrime spariscono e lasciano il posto a una sola immagine.
Lei, senza diamanti o parrucche esagerate, con i nostri figli accanto, che mi sorridono e mi corrono incontro, abbracciandomi forte.
Sarebbe così bello tornare a casa.
 
 

 
Sarebbe così bello non essere re.
 
  
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