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Autore: crazy apple    22/02/2014    0 recensioni
Dante Alighieri non era uno che si sapeva destreggiare bene tra scale e corridoi : anzi, a dirla tutta, non aveva il minimo senso dell'orientamento. Gli capitava spesso, effettivamente, di trovarsi in luoghi che non riconosceva e di non sapere quale direzione prendere. Fenomeni che le persone comuni, evidentemente prive di qualunque vena poetica, definivano "perdersi".
E se Dante Alighieri non fosse un vecchio bacucco in un bosco ma un diciassettenne perso nella nuova scuola? E se Virgilio Marone fosse il suo compagno di classe e nuovo amico con tendenze a spettegolare? E se Beatrice Portinari fosse l'altera ma bellissima professoressa di scienze? Una Commedia... terra terra, che di Divino ha ben poco.
Genere: Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dante Alighieri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Canto V




T
utto procedeva come al solito nel prestigioso liceo S.A.F. Selva. In men che non si dica Dante era disceso dalla prima settimana di trasloco alla seconda, e stava cominciando ad abituarsi alle stranezze della scuola e dei suoi abitanti.
L'unica cosa alla quale non si era abituato,e probabilmente non si sarebbe mai abituato, era svegliarsi presto. Dribblando studenti a destra e a manca, giunse finalmente alla porta della sua classe, e co
n cautela, la aprì.
Il Professor Minosse gli ringhiò sulla faccia. 
Aveva in mano una verifica corretta, e lo studente a cui apperteneva il compito era in piedi davanti a lui. Quando il professore lo vide, però, interuppe le sue funzioni e sbraitò al suo indirizzo.
"Tu sei lo studente nuovo, eh? Ci siamo visti solo l'altra volta per il compito, ma ora che ci penso, non è strano trasferirsi adesso? Di solito non si cambia scuola all'inizio dell'anno? O forse c'è qualcosa di losco-"
Virgilio, con nonchalance invidiabile, lo interruppe. "Scusi professore, ma potrebbe abbassare la voce? Non c'è davvero bisogno di gridare"
 Il ragazzo osservò attentamente le proprie unghie curate, buttando lì qualcosa che era potenzialmente una frase molto sospetta.
"E poi, non si faccia troppe domande sul suo trasferimento, dato che vuolsi così colà dove si puote, perciò più non dimandare"
Dante era sconcertato. E anche il Professor Minosse, visto che tossicchiò impacciatamente e riprese la restituzione dei compiti in classe come se niente fosse stato.
Dante andò a sedersi al suo banco, preferendo anche lui non farsi troppe domande.
Voltandosi verso Virgilio con uno sguardo sconvoltamente calmo, ovvero senza fare una piega, gli si rivolse sottovoce.
"Cosa diamine è successo qui?" gli sussurrò, adocchiando i compagni sospiranti e inquieti.
"Ah, già, questo è il primo compito che fai col Professor Minosse" gli rispose Virgilio. "Devi sapere che vanno sempre tutti male nei suoi compiti in classe, anche se ogni tanto qualche sufficienza gli scappa," Virgilio camminò attraverso le anime in pena della loro classe, per arrivare al cestino, gettare una cartaccia, e tornare indietro al suo banco.
"E' una situazione di alta tensione, in cui ognuno spera di essere uno dei pochi fortunati ad aver guadagnato il sacrosanto 'sei'" riprese lui. "Chiamiamo questi minuti di angoscia e agitazione," fece una pausa ad effetto, ", il Limbo".
Indicò a Dante la scena alla cattedra. La prima cosa che il professore faceva era domandare, con un'espressione orribile e spesso sbraitando, perché lo studente di fronte a lui non avesse studiato, e la persona confessava i suoi peccati. 'Sono andato a sciare e non ho portato i libri' o 'durante il compito non mi sentivo molto bene', o cose del genere. Il Professor Minosse esaminava le colpe in relazione agli errori sul compito e comunicava quale voto infernale aveva giudicato opportuno.
Gli alunni attendevano il loro turno, confessavano e per la maggior parte piombavano nei gironi più profondi della disperazione.


Alla fine sia Dante che VIrgilio avevano preso un cinque e mezzo. In ogni situazione sarebbe stato un risultato deludente, ma in quella particolare circostanza i compagni li avevano guardati con invidia e ammirazione. 
Scendendo verso il bar della scuola, Dante non poté fare a meno di notare che qualcosa era diverso dal solito. Lo chiese a Virgilio.
"Non ti sembra," commentò monocorde "che ci siano un sacco di stornelli che tubano in giro oggi? Insomma, più del solito?"
"'Stornelli'?" chiese Virgilio alzando un sopracciglio. Dante scrollò le spalle.
"'Piccioncini' era troppo mainstream"
Virgilio gli lanciò un'occhiata tra l'ammirato e l'esasperato, ma rispose alla domanda.
"Oggi è San Valentino, mio caro". Dante esibì un'espressione di composta illuminazione, ovvero non fece una piega. Virgilio gli indicò discretamente un gruppo di tre persone che stavano discutendo animatamente.
"Vedi quei tre? La ragazza gnocca è Elena, si dice in giro che sia coinvolta in un triangolo amoroso con quei due tipi: l'aitante Menelao e il delinquente Paride"
Scuotendo il capo alle follie dell'odierna gioventù, Dante ignorò il trio e notò invece un'altra ragazza, che il suo accompagnatore identificò come Cleopatra, probabilmente diretta verso la classe del suo ragazzo Cesare.
"Oh, e a proposito di piccioncini, guarda un po' chi sta arrivando"
Dante si voltò a guardare, e vide una coppia felice che veniva verso di loro. Erano talmente assorti nel loro piccolo mondo, sussurrandosi cose dolci all'orecchio, che non sembravano camminare, ma essere sospinti dal vento.
"Oh, Virgilio, che bello vederti. Da quando abbiamo sciolto la band incontrarsi è più difficile"
"Lo so" sospirò VIrgilio "e Caronte continua ad assillarmi. Non mi curo di lui, ma guardo e passo, però è davvero stancante".
Si voltò verso Dante. "Questo è Paolo, era il bassista delle 'Bucoliche', e la fanciulla con lui è Francesca, la sua ragazza. Questo è Dante, si è trasferito qui da poco"
"Hai sentito, amore, mi ha chiamato 'fanciulla'"
"Sì tesoro, ho sentito, anche se io avrei detto meravigliosa fanciulla"
"Oh, pasticcino, come sei galante..."
"E' la verità, bignè alla crema..."
"Muffin al cioccolato, così mi fai arrossire"
"Torta Sacher, all'inizio credevo che la mia fosse solo una leggera infatuazione, ma amor a nullo amato amar perdona"
"Capisco cosa vuoi dire, crepe alla nutella, ma galeotto fu il libro di scienze e chi lo scrisse, se ora non posso più dimenticarti"
"Confettino!"
"Torroncino!"
"Ti amo!"
"Anch'io!"
E in men che non si dica si stavano sbaciucchiando senza pudore in mezzo al corridoio, dimenticando completamente l'esistenza dei due ragazzi.
A Dante caddero le braccia come braccio morto cade. Possibile che non ci fosse nessuno normale in quella scuola?
  
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