Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: zoey_gwen    22/02/2014    6 recensioni
Gwendolyn Smith è una ragazza solitaria, insicura, esclusa da tutti e sola.
Nessuno, neanche suo padre, Jack Smith, sembr capirla.
Solo un piccolo ciondolo di ghiaccio delle steppe russe, la rappresenta, ed è la chiave di un oscuro passato a cui Gwen non può sfuggire..
E poi l'amore, quello vero, che Gwen non ha mai provato fino ad ora, sarà la chiave per la felicità.
Tratto dal capitolo 13:
"Smisi di ascoltare, per via delle calde e silenziose lacrime che da tempo sgorgavano dai miei occhi color pece, gli stessi di quella sgualdrina di mia madre. Aveva ingannato me e Crystal, con le sue false parole mielose... Come aveva potuto? Mi sedetti per terra, affondando i jeans nella terra umida e rigogliosa, mentre rivoli cristallini solcavano le mie guance"
---
"-E così sono la tua ragazza, adesso?- ironizzai, baciandolo per l'ennesima volta. Lui mi fissó intensamente, guardandomi con il suo solito ghigno beffardo -Certo, a meno che tu non lo voglia...- come risposta lo baciai appassionatamente, mentre un anello dalla struttura d'argento con due smeraldi ed un onice incastonato al centro si infilasse al mio dito come segno del nostro amore."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Riuscire a prendere la propria strada è la dimostrazione di essere cresciuti davvero"



Duncan, tu hai preso la tua strada.
Hai deciso di andare in Brasile, mi hai abbandonato a me stessa, senza aiutarmi ad abbattere il mio muro personale.
Sono caduta, e tu non mi aiuti a rialzarmi, anzi, parti e ti dimentichi di me.
Non so più cosa pensare, se pensare che l'hai fatto perchè eri obbligato oppure...
Scuoto la testa, cercando di distogliere la mente da quei pensieri troppo brutti.
Pilucco distrattamente la porzione di riso e verdure che attende nel mio piatto da circa mezz'ora, mentre mio padre mi lancia 
uno sguardo preoccupato.
-Ehi, Gwen! Non mangi? Ho cucinato il tuo piatto preferito, il riso allo zafferano e tu non me lo assaggi?- mi chiede, asciugando 
ferocemente un piatto nell'acquaio.
-Non è questo, papà, sono solo stanca. Tu che faresti se la persona che ami con tutto te stesso se ne andasse per sempre?- guardai mio padre con gli occhi umidi dalle lacrime, mentre mi portavo alla bocca un cucchiaio di riso.
Era gelido,.freddo. Come il mio stato d'animo.
Lui si asciugó in fretta le mani con un asciugamano, poi si mise a sedere accanto a me.
Strinse la mia mano candida nella sua, grossolana e bronzea, mentre mi guardava con i suoi sereni occhi limpidi.
-Beh, vedi... Se la amassi davvero cercherei di fermarla, le direi quanto la amo. E poi, se vuole partire, la lascerei andare, ma prima 
vorrei essere certo che sapesse quello che provo per lei.- concluse facendomi l'occhiolino, poi mi diede un leggero bacio sulla tempia e 
si occupó di nuovo dei piatti.
Rimanemmo in silenzio, e lasciai ancora tutte le verdure nel piatto prima di sgusciare su per le scale.
E così capii.
Presi il mio giubbotto di pelle nera, mentre con fretta e furia mi pettinavo una disordinata massa di cespugliosi capelli corvini, poi mi vestii velocemente e uscii di casa.
La brezza gelida mi gelava la pelle, ma dovevo fare in fretta, mancava solo più mezz'ora alla partenza di Duncan.
Corsi per un breve tratto di strada, poi trovai una moto parcheggiata accanto ad un muretto e la presi.
L'antifurto risuonò, ma prima che il padrone mi raggiungesse stavo già sfrecciando per le strade argentee, senza casco e con un'esperienza 
con quel mezzo davvero terribile alle spalle.
Gli occhi ridotti a due fessure, cercavo di premere con forza l'acceleratore, mentre le auto che mi sfrecciavano accanto erano una chiazzanitida attorno a me.
Il rumore secco delle ruote sull'asfalto mi assordava le orecchie, mentre l'anfibio nero spingeva il tacco contro l'acceleratore.
Una sirena risuonava in lontananza, inseguendomi a tutta velocità, e lanciai una fugace occhiata dietro di me.
Avvistai due moto della polizia e un'auto, mentre le luci rosse e blu della sirena mi accecavano.
Dopo mezz'ora di tragitto, una moto mi raggiunse e mi fermó, mentre un poliziotto nero scendeva infuriato dalla sella.
Era muscoloso e le mani grossolane reggevano un block-notes e una penna nera, mentre grugniva sonoramente.
-Signorina, patente e libretto.- sbuffó, lisciandosi la barbetta grezza che cresceva ispida sul mento.
Mi morsi il labbro, e frugai velocemente nella borsa: un pacchetto di sigarette, due caramelle per la gola, il cellulare, 
il portafoglio, un agenda regalatomi da mio padre che non mi serviva affatto...
L'agenda! 
La presi con estrema lentezza, poi ci infilai dentro lo scontrino della cover e gliela porsi a quel uomo.
Lui mi fulminó, poi lo aprì e rimase piuttosto sorpreso, ma prima che potese ribattere ero già sfrecciata via.
Ormai si vedevano due grossi aerei bianchi sporgere dall'estremità dell'aeroporto, e parcheggiai accanto ad un muretto, percorrendo un viale alberato di corsa. 
Quel luogo era immenso, oltre che a me sconosciuto, e trovare Duncan non sarebbe stato un impresa facile...
Mi misi davanti alla porta che si aprì di scatto, facendomi entrare, mentre uno schermo luminoso mostrava tutte le partenze.
Polonia, New York, Parigi, Roma... Brasile!
Partenza alle 15:30 arrivo 17:45... Erano già le 15:15! 
Mi passai le mani nei capelli, mentre il mio sguardo vagava per tutto l'aeroporto.
No, non c'era assolutamente nessuno simile a Duncan, e mi affrettai ad andare da una hostess.
Questa, con una meravigliosa divisa cobalto e i capelli platino sciolti sulle spalle, mi accolse con un sorriso smielato in cui aveva l'intenzione di mostrare i denti perfetti su quella pelle color zucchero caramellato.
-Buongiorno, deve fare il check-in?- mi domandó, ticchettando le unghie di un perfetto ovale sul bancone.
Io scossi la testa -No, cerco una persona...- lei scoppió a ridere, e io mi infastidii parecchio, poi ritornó seria e mi squadrò con 
quei meravigliosi occhi celesti.
-Oh, be... Quale delle cinquecentomila persona cerchi?- sorrise ironicamente, ridendo alla sua "battuta", mentre io strinsi i denti.
Me ne andai, ancora sotto lo sguardo divertito della hostess, e corsi per tutto l'aeroporto, alla ricerca di un punk dalla cresta verde con due occhi celesti mozzafiato. Ero sfinita, e mi accesi una sigaretta, portandola alla bocca e tirando una fumata rilassante, poi la portai fra il pollice e l'indice e continuai a cercare.
-Le sigarette qua non si fumano! Mi deve una multa di cinquantacinque euro!- sbottó un poliziotto, piuttosto irritato, mostrando un foglietto a righe. Imprecai a bassa voce, poi tirai fuori dal mio portafoglio borchiato due bigliettoni e scomparvi nella folla di persone.
Dopo quell'assidua ricerca, vidi scorgere da una folla una cresta verde menta e sorrisi ampiamente,
Quando mi avvicinai, peró, vidi due occhi verdi squadrarmi e un sorriso dolce -Tu saresti...- notai la ragazza abbracciata a lui, una splendida tipa con capelli color cioccolato raccolti in una treccia posata sulla spalla e con un fisico da modella.
-Pensavo fossi un altra persona, scusatemi!- arrossii violentemente, poi corsi via sotto i loro sguardo stupiti.
Corsi verso l'area di partenza per il Brasile, ma quello che vidi mi lasció spiazzata.
Non c'era più nessuno, e dalla porta finestra intravidi un aereo sfrecciare nel cielo azzurro.
Avevo le lacrime agli occhi.
Lui se ne era andato. 
Per sempre.
Un rivolo cristallino mi varcó le guance, per poi posarsi a terra e creare piccoli cerchi concentrici, e mi sedetti su una sedia in pelle nera lì vicino.
"End of the Dream", la mia canzone preferita degli Evanescence, risuonò in quel freddo spiazzo come un sordo rumore, e quando capiii che era la suoneria del mio IPhone mi affrettai a prenderlo.
-Pronto?- biascicai.
-Gwen! Sono io... Tu devi tornare a casa, subito!- la voce di mio padre era spezzata dal pianto, chiusa, fredda...
-Ma perchè?- 
-Vieni, e basta! È una cosa...- scoppió a piangere, e io attaccai, mordendomi il labbro? Cos'altro mi attendeva?




ANGOLO AUTRICE:


Shiau :3
Sono tornata, vi piace questo capitolo? Spero di sì^^
Tranquilli, Duncan non se ne è andato per sempre!
E scopriret la prossima sorpresa...
Gwen

 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: zoey_gwen