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Autore: Non ti scordar di me    22/02/2014    3 recensioni
Bonnie,ha16 anni, frequenta il terzo anno delle superiori con le sue amiche, Elena e Meredith.
Come descriverla? Dolce, disponibile e ingenua, così ingenua che a voltala gente se ne approfitta.
Ma con il nuovo anno ci sono anche delle sorprese, tra cui, l'arrivo di un ex-studente: il figo Damon Salvatore. Damon Salvatore, 19 anni, ripetente, bello, fa parte di un brutto giro, un giro che ti risucchia completamente negli abissi più profondi della solitudine. La sua gang è poco raccomandabile, infatti trafficano droga e marijuana.
I due sembrano - apparentemente - agli antipodi, come nascerà la loro 'unica' storia d'amore? Per merito dell'amica Elena. Lei decide di voler conquistare Damon, da lì inizia tutto e coinvolge le sue amiche in tutto ciò.
Damon sembra essere interessato al piccolo Pettirosso. Bonnie, invece, vede del buono in tutti; ma in lui non trova nemmeno un briciolo di sentimento.
Bonnie rimarrà affascinata da lui o rimarrà disgustata da ciò che fa? Con questa storia impareremo che tutti possono riscattarsi dal proprio passato.
Ringrazio Angie94, Pagy94 e Puffetta2001 che mi sopportano sempre. La storia la dedico alle mie amiche Sery, Marzy e Simo.
Recensite in tanti ;)
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Love me, I just love you

Capitolo 4: L’incidente
Bonnie’s Pov

 

Quella notte non riuscii a chiudere occhio, forse era per la paura di aver frantumato un’amicizia secolare o forse per le parole che Damon mi aveva rivolto. Possibile che mi avevano veramente ferito? Lui, dopotutto, era uno sconosciuto che era entrato nella mia vita da poco tempo…Già mi facevo questi problemi.

Quella notte la passai tra le lacrime e con una foto mia e di Stefan abbracciati sorridenti, me lo ricordavo quel giorno. Eravamo al lago e insieme promettemmo di rimanere amici per sempre.

 
*Flashback*
 
Il sole risplendeva e illuminava il lago, donandogli un’aria mistica e particolare. Le goccioline di rugiada erano distribuite sull’erba e in cielo c’era un grande arcobaleno.

Io e Stefan stavamo aspettando i nostri amici per avviarci verso la casetta che avevamo affittato quell’estate. Per la prima volta avevamo deciso di passare le vacanze estive lontano da Fell’s Church e soprattutto lontano dai nostri genitori. Era un ricordo abbastanza recente, circa due anni fa, quando avevamo circa quindici anni.
 
« Noi due rimarremo amici per sempre! » strillai io, gettandogli le braccia al collo. Lui mi prese in braccio e mi teneva librata in aria, mentre la mia risata rompeva quell’amabile quiete.

« Mettimi giù, sono pesante. » gli dissi. Il mio amico era molto forte, ma non credo potesse reggere il mio peso. Questa volta la quiete fu interrotta dalla limpida cristallina del mio amico.

« Tu sei piuma, Bon. » disse tra una risata e l’altra. Dopo poco lasciò la presa sui miei fianchi e io caddi sopra di lui. Ero rossa in volto, era un situazione così…così romantica e mi sentivo molto a disagio. Tra noi non poteva nascere quel sentimento, era qualcosa di ridicolo. A quel pensiero non riuscii a trattenere una risata.
 
« T’immagini noi due fidanzati? » gli chiesi scherzando. Lui si bloccò un attimo e mi fissò imbarazzato. Si toccò i capelli e sbuffò leggermente.

« Già…Ma non ti piaccio? » chiese facendo l’offeso. Mi morsi involontariamente il labbro.
« No, perché..vedi tu non sei un ragazzo. » spiegai arrossendo. Mi guardò perplesso. No! Cosa stavo dicendo?

« Cioè tu sei un ragazzo, anche un bel ragazzo…ma noi siamo amici e io ti considero un amico, non un vero ragazzo. » continuai, sperando di aver detto qualcosa di sensato. Secondo me, avevo detto una grande stupidaggine! Lui era un bellissimo ragazzo, ma non lo vedevo come il mio ragazzo. Eravamo amici da una vita!


Stefan mi guardò inizialmente perplesso, ma il suo volto teso presto si trasformò in un volto sereno e contento.
« Hai ragione, Bon… » sussurrò con voce strana. Non era la sua solita di voce, c’era un non so che di diverso, ma non volli insistere più di tanto.
 
*Fine Flashback*
 
Possibile che già allora provava per me quei sentimenti? Era una stupida. Lo avevo ferito, involontariamente, giorno dopo giorno. Chissà come si era sentito quando ero innamorata di Matt! Come si sentiva? Probabilmente si sentiva male, da schifo…Come se fossi un qualcosa di intoccabile!

Mi balzò nella mente quella volta in cui ero in biancheria intima e Stefan entrò per sbaglio in camera.
 
*Flashback*
 
Indossavo un semplice intimo di pizzo nero, niente di sfarzoso, niente taglie in più come facevano alcune mie coetanee. Dovevo andare ad un appuntamento con gli amici e non ero ancora pronta! Frugai nei cassetti alla ricerca di una maglietta qualsiasi.
 
Sentii lo scricchiolio della porta e vidi Stef entrare in camera con un bicchiere di coca-cola in mano. Appena si rese conto di com’ero conciata lasciò la presa del bicchiere, frantumatosi in mille pezzi.

Io cercavo di coprirmi con qualcosa, mentre lui mi sembrava così impassibile. Mi fissava negli occhi senza spiccicare parola, era bloccato su di me e mi sentivo leggermente imbarazzata. Dopotutto era come se indossassi un costume…Non era un intimo sgambato, né troppo scollato. Era solo di un colore più scuro!
 
Velocemente indossai i miei pantaloncini e una maglietta qualsiasi. I capelli li legai in un’alta coda di cavallo. Era estate e faceva molto caldo. Corsi verso Stef, per vedere se era ancora imbambolato lì come una statuina.

« Stefan! Siamo amici…Non mi hai visto nuda, ero come se stessi in costume! » gli ricordai con un sorrisino che doveva essere incoraggiante. Lui scosse leggermente la testa e annuì ancora non molto convinto.

 « Non fare così! Quando ti fidanzerai con Elena, non credo che tu possa fare così! » gli dissi scherzando. Lui scoppiò a ridere, molto probabilmente a disagio.

« Scusami…Solo che sei così…bella. » disse grattandosi la nuca. Arrossii vistosamente. Non aveva detto niente di strano, ma lui era il primo ragazzo che mi vedeva in biancheria ed era stato così dolce a non prendermi in giro per come ero.
 
*Fine Flashback*
 
Ero una cretina! Una scema! Di una stupidità enorme! Con che battute me ne uscivo? Chissà com’era eccitato oppure com’era imbarazzato, forse m’immaginava diversa, forse meglio!

Continuai a piangere tutta la notte e potevo continuare così anche per tutta la giornata, se non fosse per quella stupida sveglia che mi riportava alla realtà.
 
Bip. Bip.
 
Le diedi un pugno e mi girai dall’altra parte dal letto. Non era giornata. La festa di Damon era stata un fiasco! Mi ero immischiata in un brutto affare, per colpa di Elena! E la cosa peggiore? Stefan mi aveva mentito – in un certo senso – e avevo sgretolato un’amicizia.
Poteva iniziare meglio una giornata? Non credo proprio.

Mi alzai dal letto e per prima cosa controllai i messaggi al cellulare. Nessun nuovo messaggio. Di solito, Stef mi mandava il messaggio del buongiorno. Forse dovevano cambiare le abitudini.
 
Per: Stefan
Buongiorno, Stef.
 
Le mani mi tremavano leggermente. Il cuore batteva a mille e le dita erano incerte sul da farsi. Chiusi gli occhi e premetti invio. Non mi pentii di avergli mandato il messaggio, forse era un passo avanti per noi.

Anche se, magari durante la notte Stefan mi aveva perdonato e forse si era già dimenticato di tutto! Con questo pensiero che mi consolava, corsi a specchiarmi. Il mascara era colato sul volto, il rossetto rosso si era schiarito in un color pesca e la matita sbavata
circondava i miei occhi.

Di malavoglia mi struccai e mi diedi una lavata. Aprii la finestra. Era una bella giornata, ma non prometteva bene!
Afferrai la prima cosa che mi capitò a tiro. Una canotta acquamarina e un pantaloncino che arrivava al ginocchio, abbinato con degli stivaletti marroni.

I capelli erano arruffati per via di come avevo dormito quella notte. Li spettinai con forza, ne legai una parte in un codino lasciando alcuni boccoli liberi. Presi la borsa della Converse e me ne andai da casa. Non salutai neanche mamma e papà, lasciai un bigliettino con su scritto che ero uscita prima del previsto.

Ero fuori il porticato e aspettavo Stef invano. Puntualmente la mattina, lui veniva sempre a prendermi e ce ne andavamo sempre insieme.

Ma i minuti passavano. E passando i minuti, passava anche la speranza che Stefan mi avesse perdonato.
Decisi di andargli incontro. Mi avviai a passo svelto verso casa sua.

La sua casa era enorme, grande quasi quanto una pensione. Era qualcosa di magnifico. Ero entrata tante volte in casa sua, ma oggi per la prima volta avevo paura a bussare.

Paura di vedere Stefan arrabbiato.

Paura di sentire parole che forse lui non pensava.

Paura di tutto quello, che poteva stare dietro la soglia di casa sua.

Non feci in tempo a bussare, poiché la porta si aprì. Davanti a me, c’era un signore di su per giù quarant’anni, con un po’ di barbetta e con dei bellissimi occhi versi espressivi. Era il padre di Stefan.

« Signore, Stefan è in casa? » chiesi educatamente, cercando di sbirciare oltre la porta. Giuseppe mi fece un’enorme sorriso. Mi baciò la fronte. Era da tempo che non lo vedevo.

« No, Bonnie. E’ uscito da cinque minuti circa. Non ti è venuto a prendere? » chiese investigativo. Abbassai lo sguardo imbarazzata e feci un sorriso sforzato.

« Forse, avrà preso una scorciatoia. » mentii io, allontanandomi e salutandolo con la mano. Se n’era andato, inutile stare a rifletterci tanto. Meglio avviarsi verso la scuola.

Alla prima ora, avevo chimica. Che palle! Dopo dovevo anche fermarmi lì a finire un esperimento incominciato ieri! Solo al pensiero mi veniva il voltastomaco. Me n’ero dimenticata, e poi Stef mi doveva aiutare; ma non credevo di poter contare su quell’aiuto offertomi precedentemente.
 
Il cortile della scuola era pieno di ragazzi. Da lontano vidi Elena che parlava animatamente con Meredith. Cosa stavano discutendo?
Corsi verso di loro, ma non mi degnarono di uno sguardo. Stavano discutendo, una alzava la voce e l’altra per dimostrare di essere più donna e per farsi rispettare alzava la voce ancora di più!

« Ragazze! Basta! » gridai io, mettendomi in mezzo alle due litiganti. A volte non le sopportavo. Matt e Zander osservavano il tutto con espressione stanca, chissà da quanto tempo stavano litigando.

Le due si girarono verso di me e si zittirono. I miei amici mi guardavano come se avessi inventato l’acqua calda. Stefan osservava tutto con discrezione, lontano da tutto e da tutti. Forse potevo parlargli prima dell’inizio delle lezioni.

« Cos’è successo? » chiesi io, abbassando il tono di voce. Elena sbuffò e si sistemò i capelli, mentre Mere la linciava con lo sguardo.
« Elena non capisce che non deve più ficcare il becco in affari che non sono suoi! » sbottò la bruna, stizzita. Elena le rivolse un sorrisino fiacco.

« Io voglio conquistarlo! Non me ne importa dei pregiudizi! » le rispose a tono. Pregiudizi? Quelli che giravano non erano pregiudizi, erano verità.

« Ele, dopo quella finzione che Damon ha montato per non cacciarci nei guai, non hai capito che dobbiamo starne fuori? » le chiesi scioccata.

Elena si schiaffò una mano in fronte e Meredith ci fissava ambigue. Ci mise poco a riflettere su ciò che avevo detto e ci fissò arrabbiate.
« Cos’è successo? Lo sapevo che vi avevamo scoperte! » disse con l’aria da maestrina so-tutto-io. Ero un genio! Possibile che oggi non me ne andava bene una!?

« Lascia perdere! » la incoraggiò Meredith. Io non avevo ancora preso le parti di nessuno, ma sapevo bene chi sostenere.
« Chiedete un consiglio a Bonnie. Lei è brava a notare le cose. » disse una voce. Stefan. Aveva parlato. E ciò che aveva detto, non era niente di buono. Sentivo gli occhi pizzicarmi, ma mi ripromisi di non piangere in pubblico. Soprattutto a scuola!

« Ehi, Stef! » dissi avvicinandomi a lui, un po’ incerta. Mi avvicinai a lui e feci per abbracciarlo, ma si ritrasse dall’abbraccio quasi disgustato. Non voleva uno dei miei super-abbracci?

« Non. Ti. Avvicinare. Per favore. » disse allontanandosi da me. Quel ‘per favore’ era stato detto con così tanto dolore, anzi più come una supplica. Non voleva avermi vicino…Perché? Mi sfuggì una sola lacrima, che asciugai velocemente.

Misi a tracolla la borsa e feci un profondo respiro.
I miei amici mi fissavano incerti e su di giri, di solito io e il mio amico eravamo sempre amorevoli e non mancavano le effusioni in pubblico, ma oggi era una novità che a malapena ci salutavano.

« Non voglio parlarne. » dissi semplicemente, andandomene da lì. Mi sentivo osservata e l’ansia era a mille. Non avevo ancora incontrato Damon e non avevo intenzione di incontrarlo. Oltre il fatto che dopo aver litigato con me, se la stava spassando con una finta rossa; ma non transigevo sul ‘preferisco che muori per mano mia’.

Solo un egoista e un masochista poteva pensare una cazzata simile!

Aprii l’armadietto e ci riposi i libri. Alla prima ora avevo chimica, con Stefan. Noi eravamo compagni di laboratorio, ma dubitavo che mi volesse ancora parlare.

Con riluttanza andai verso l’aula di chimica.
Stavo per entrare, ma un voce richiamò la mia attenzione…

« Pettirosso… » sussurrò con un fil di voce. Non poteva essere lui, lui non poteva stare nel mio stesso corso!
Mi girai di scatto e mi ritrovai a pochi centimetri da lui e dalle sue labbra.

Era sempre vestito con il suo solito look total black.
Da lontano vidi Stefan venire verso l’aula di chimica con un enorme sorriso e alzava la mano a mo’ di saluto.

Mi aveva perdonato? Mi aveva, davvero, perdonata? Sorrisi contenta, ma il mio sorriso durò ben poco…Caroline Forbes, la nostra acerrima nemica, correva col culo a papera e con le grinfie aperte verso il MIO amico Stefan! Era serio? Lui stava realmente stringendo amicizia con un nemico?

Le lacrime che tenevo dentro di me, mi chiedevano di uscire e non potei trattenerle. Damon, forse, intuendo la situazione mi prese la mano e mi trascinò via da quello spettacolo.

Il mio respiro era accelerato, mentre dei lacrimoni scendevano dai miei occhi. Lui mi osservava, mentre io singhiozzavo. Damon mi abbracciò semplicemente e io poggia il mio volto nell’incavo del suo collo.

« Vi siete lasciati? » chiese piuttosto secco. Non capivo se stava recitando la parte dell’amico comprensivo o stava gongolando come un’ebete. Optai per la seconda opzione. Perché mi stavo facendo consolare da lui? Se la colpa era la sua?

« E’ solo colpa tua. » lo accusai con le lacrime agli occhi. Lui mi teneva per i polsi e la sua presa era forte.
« Io ho protetto te e la tua stupida amica. Non venirmi a fare il terzo grado! » sbottò arrabbiato.

« Tu non mi hai protetto. Mi hai minacciato di morte. » gli ricordai alzando lo sguardo. Qualcosa attraversò i suoi occhi…Avevo detto solo la verità. E la verità a volte bruciava.

« Io non ti ho minacciato. Ti proteggo e continuerò a farlo. » sibilò a denti stretti. Il mio cuore batteva più forte, mentre avvicinava il suo volto al mio.

« Non voglio essere protetta da te. » risposi dura. Il mio tono rispecchiava la freddezza, non avevo mai parlato a nessuno con quel tono di voce. Lui si scostò da me e con i suoi occhi mi fissò serio. Quel suo sguardo mi aveva fatto morire…Avevo esagerato, e l’avevo fatta grossa. Perché non mi cucivo la bocca? Perché!?

Non riuscii a replicare, poiché lui si allontanò da me, ma le parole chi mi stava per rivolgere erano ancor più dure di quanto mi aspettassi.

« E io non voglio più essere amato da te. » disse serio, andandosene come se non fosse successo nulla. Non voleva più essere amato da me? Io non l’avevo mai amato…ma forse con quella frase lui intendeva che non pretendeva più l’amore che si aspettava da me. Le parole feriscono più dei gesti, di questo ero sicura.

Presi un respiro e andai verso l’aula di chimica. Entrata dentro, non soltanto il mio posto era occupato, ma era occupato da Caroline-Odiosa-Forbes. Come si permetteva!? Questa non l’accettavo.

« Caroline, questo è il mio posto. » dissi ferma, puntando i piedi a terra e rivolgendo un’occhiata a Stefan. Lei scoppiò in una risata amara.

« Non lo sai cara? » io feci di ‘no’ con la teste, mentre lei proseguiva la sua spiegazione. « Stef, ha chiesto al professore di poter cambiare compagna di lavoro e io mi sono offerta di prendere il tuo posto. » mi spiegò civettuola. Un altro smacco alla mia autostima.
Indietreggiai di qualche passo e mi rivolsi a Stefan ,questa volta.

« Bonnie, meglio se teniamo un po’ le distanze. » mi precedette lui. A quelle parole, mi sedetti ad un altro banco. Man mano l’aula si stava riempiendo ed entrò anche Damon. Mi guardai attorno. Ma che cazzo! L’unico posto libero era quello accanto a me!

Lui si sedette senza proferire parola e non degnandomi di uno sguardo. Entrò il professore pochi minuti dopo, ma non riuscivo a prestare attenzione. Ero troppo sovra-pensiero.

I pensieri andavano a Stefan, poi a Damon e si mescolavano tra di loro, creandomi un mal di testa infernale.
Perché non ero come un’adolescente normale? Una di quelle che si dovrebbero preoccupare solo del proprio aspetto e di come accalappiare degli innocenti ragazzi!

« Vieni a casa mia? » mi chiese Damon, riscuotendomi dai miei pensieri. Perché dovevo andare a casa sua? Lo guardai un po’ spaesata. Lui mi fissò scocciato e sbuffò leggermente.

« Dobbiamo fare una ricerca. » mi spiegò velocemente. Annuii ancora non convinta.

Lui ritornò a concentrarsi sul suo cellulare, sotto il banco.
E io ritornai a concentrarmi sui suoi occhi, che in quel momento mi sembravano più profondi di un mare in tempesta.
 
***
 
Ero in aula per quello stupido progetto che dovevo ultimare. Se non finivo questo, poi non potevo iniziare l’altro con Damon. Anche se, forse non era una cattiva idea. Io non volevo fare coppia con Damon e lui non ne voleva più sapere di me.

Però se non accettavo di lavorare con lui, poteva capitarmi un compagno peggiore. Stefan era già occupato e non volevo stare in coppia con un pidocchioso nerd!

Presi la provetta in mano e la esaminai da vicino. Dovevo creare una reazione, usando solamente tre delle sei provette che avevo a disposizione. Ma tutte quelle che usavo non andavano a buon fine! Ero proprio una schiappa e mi serviva una mano!

Tutti quanti erano di sicuro in mensa o nel cortile con i propri amici, mentre io ero segregata in quella stramaledetta aula che mi sembrava più piccola man mano che i minuti passavano.

Di fronte a me, avevo l’enorme orologio bianco che segnava ogni singolo secondo che passava e ticchettava ogni qual volta passava un minuto.

Impossibile lavorare e ottenere un buon risultato con quella musichetta fastidiosa, che non ti dava più pace.
Quella lezione era la più complessa che avevo mai sentito in questi anni. Tutta colpa del mio nuovo compagno di banco. Di solito con Stefan mi sentivo a mio agio ed era semplice capire la chimica con lui, ma con Damon era tutto impossibile. Usava il cellulare, non ti aiutava e stava sempre per conto suo; non contando il fatto che io non gli volevo rivolgere la parola.

Eppure ogni volta che incontravo i suoi occhi, il mio cuore si fermava di pochi secondi e il respiro diventava irregolare. Mi risultava difficile distogliere lo sguardo da quegli occhi, che anche se di colore scuro avevano una propria espressività, che ammaliava tutte. Ma non me! Con me non era semplice come pensava.

Osservavo la reazione chimica che stava avendo luogo, forse ce la potevo fare…se il professore mi concedeva altri due mesi per lavorarci con un buon compagno!

La fiala che avevo in mano era di un verdognolo scuro, non l’avevo mai visto…Aprii la fialetta e sentii l’odore di quella fialetta. Immediatamente la richiusi disgustata. Quella cosa aveva un odore sgradevole! Meglio non usarlo per il mio progetto.

Frugando un po’ nelle cose del professore, venni distratta da alcune voci non molto lontane dall’aula.
Non feci in tempo a vedere chi fossero, visto che nell’aula di chimica entrarono i compari di Damon, o meglio non i compari piuttosto i
nemici di Damon che mi scrutavano interessati. Uno di loro lo riconobbi immediatamente: Klaus.

Aveva lo stesso sguardo folle della sera precedente in cui mi aveva quasi – scoperta. In mano aveva una fiala di benzina. Non voleva veramente…? Mi venne spontaneo afferrare il cellulare.

Dovevo chiedere aiuto a chi? Damon o Stefan? In quel momento pensavo solo ad una persona che mi potesse salvare da quella situazione assurda.
 
Per: Sconosciuto
Aiutami. Aula di chimica. B.
 
Premetti ‘Invio’ e sospirai rumorosamente. Damon sarebbe venuto a salvarmi, non mi avrebbe ignorato…Non sapevo cosa mi spingeva a fidarmi in quel modo di lui, ma nel profondo sapevo che appena lui avesse letto quel sms si sarebbe precipitato da me.

« Ecco, la dolce ragazza di Dam. Che bastardo! » disse Klaus, su di giri. Possibile che fosse sbronzo? E possibile che venisse ancora a scuola?

Mi strattonò lontano dal banco e il cellulare mi cadde dalle mani. Il mio viso era vicinissimo al suo, sentivo il suo alito pesante di alcool e le pupille erano dilatate in modo incredibile.

I suoi amici spargevano la benzina un po’ ovunque. Non vorranno realmente fare…ciò che pensavo? Dovevo guadagnare tempo.
La paura prese il possesso di me. Il mio battito era accelerato, sudavo freddo e le mie gambe non riuscivano a muoversi da terra. Le lacrime usciva costanti e piene dai miei occhi, la paura di morire in quel frangente era costante e non riuscivo a trattenerle.

Ad ogni mia lacrima avvertivo le risate di Klaus. Perché non veniva a salvarmi? Mi voleva lasciare lì? Lo stava facendo apposta?!
« Mi piacerebbe farti soffrire come Katherine, ma non ci sarebbe gusto. Mi divertirò sentendo le tue urla. » disse brillo, buttando a terra la bottiglia che aveva in mano. Aveva nominato Katherine? Era il momento buono per chiedergli il cognome!

« Il…il suo..cognome? » sussurrai impaurita. I suoi occhi erano spiritati. Mi afferrò per le spalle e i suoi occhi lampeggiavano di rabbia. Mi scaraventò a terra, liberando un’altra risata malvagia.

« Ci vediamo all’inferno, tesoro! » disse uscendo dall’aula. Alzai di poco la testa e quel che vidi mi bastò per capire ciò che mi stava accadendo.

Accese un piccolo fiammifero e lo lasciò cadere nell’aula. In un primo momento provai ad alzarmi, ma dopo poco scoppiò una provetta che andò immediatamente in fiamme.

Lì essendoci solamente sostanze infiammabili, si infiammarono tutte man mano. Caddi a terra e iniziai ad indietreggiare, mentre le fiamme avvolgevano l’aula man mano. Sentivo i ragazzi urlare, chi correva, chi diceva di chiamare il preside…Ignari che dentro quell’aula c’era un’alunna bisognosa d’aiuto.

Non riuscivo neanche ad urlare. Le parole non uscivano dalla bocca e l’ossigeno diminuiva sempre di più.

Non avendo più le forze per arrivare alla porta, mi lasciai cadere a terra rotolando leggermente su me stessa. Gli occhi erano socchiusi. Vidi la porta spalancarsi.

Incontrai i suoi occhi. Quegli occhi scuri, ma profondi. Quello sguardo impenetrabile, ma che valeva più di mille sorrisi. Era lui, era venuto a salvarmi. Sospirai a quel pensiero.

E mi lasciai cadere nell’oscurità più totale, che dominava nella mia mente.
 
“La morte si sconta vivendo
-Ungaretti”
 



ANGOLO DELLA PAZZA: Ho aggiornato! E’ sabato, alle 23:25! Ma sono stata puntuale. Mi spiace di non aver pubblicato prima, ma ero occupata! Non tanto con gli studi, più che al massimo perché parto per la settimana bianca e in casa non si capisce più niente! Avverto infatti che non posterò Sabato prossimo, ma Lunedì prossimo!
Passando al capitolo: I nostri Sonnie non fanno pace (mi spiace molto ù.ù), Damon fa il romantico (lo amo ù.ù *-*), Elena e Meredith litigano (Elena ha torto come sempre ù.ù), Caroline che fa la civetta (la detesto ù.ù) e infine l’incendio! Ve l’aspettavate quest’attentato alla vita della rossa? Non credo.
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite:
1 - angy94 [Contatta]
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E chi l’ha inserita nelle seguite:
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Grazie anche solamente a chi ha letto. Mi piacerebbe anche sapere delle opinioni di chi legge solamente. Sono ben accette critiche e consigli, purché siano sensati.
Sono contenta che la storia vi piaccia. Spero in tante recensione.
Ci vediamo presti, vi voglio bene!
Cucciolapuffosa :*:*:*:*:*:*:*:*
  
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