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Autore: dragon_queen    23/02/2014    3 recensioni
"Feci viaggiare lo sguardo per il cielo scuro, sul quale spiccavano tante e infinite stelle. Conoscevo l'astronomia, il vecchio Einar me l'aveva insegnata. Fissando quindi la posizione degli astri, riuscivo ad intuire il nome del pianeta sul quale in quel momento mi trovavo, a quel punto più che sicura che non fosse il mio: Midgard.
D'improvviso delle luci in lontananza, segno che gli abitanti di quel mondo non avevano tardato ad accorgersi del mio arrivo. Che avrei dovuto fare?
Combattere e proteggermi o arrendermi e aspettare di scoprire il mio destino?"
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Rebekka è una ragazza combattiva, ma che, coinvolta in un'avventura più grande di lei, incontrerà qualcuno che la farà capitolare. Non ha ricordi del suo passato, ma sa che nasconde qualcosa di importante. E se poi infiliamo anche una strana convivenza con alcuni dei nostri Vendicatori e il dio degli inganni, allora sarà tutta da ridere. E Loki troverà finalmente qualcuno che saprà guardare al di là delle sue malefatte?
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La prima parte della storia sarà attinente al film, mentre la seconda tutta di mia invenzione.
Spero di vedere qualche recensione, positiva o negativa :3 :3
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mondo mi crollò letteralmente addosso e d'istinto una mano mi salì al ventre. D'un tratto un altro conato mi giunse in gola e quasi mi ci strozzai.

Poi, come se il cervello mi si fosse improvvisamente scollegato dalla bocca, dissi:

-Non dovete dirlo a nessuno, tanto meno a Loki-

Le facce di entrambi mi lasciarono alquanto perplessa: gli occhi di Bruce si sbarrarono, come se cadesse dalle nuvole, mentre Nat mi sorrise, quasi materna.

-Sai che dovrebbe saperlo- mi disse la rossa.

-Scusate un attimo: perchè Loki?- domandò Banner.

-Bruce, non farmi perdere tempo a spiegartelo-

Io mi sentii avvampare, in quanto, nonostante avessi ormai capito che un po' tutti sapevano della “simpatia” che aleggiava tra me e l'asgardiano, dover spiegare cosa accadeva all'interno delle quattro mura delle nostre stanze mi metteva alquanto in imbarazzo.

-Oh...capisco...- disse lo scienziato, la stessa espressione di quella di un bambino che scopre per la prima volta come nasce la pioggia.

Poi però tornò serio:

-Devi almeno dirlo a Fury. Non puoi affrontare la sincronizzazione con il Tesseract, metteresti a rischio te stessa e il bambino-

-Sai che non posso farlo. Tutto dipende da quello che accadrà in quel marchingegno che tu e il maestro avete costruito-

-Ma...-

-Doc, lascia fare a me. Tu promettimi solo che rimarrai zitto. Consideralo come un segreto professionale tra dottore e paziente-

-Non sono d'accordo, Rebekka-

-Non mi importa. Adesso vado a prepararmi- e detto ciò mi allontanai.

Sapevo che sia Bruce che Nat avrebbero mantenuto il segreto e questo un poco mi tranquillizzava. Per la prima volta però dall'inizio di tutta questa storia cominciai a temere che qualcosa non andasse, che il mio operato stavolta mettesse seriamente in pericolo qualcuno che non fossi io. Avevo bisogno di un consiglio e l'unico che poteva darmelo era l'ultimo che in quel momento avrei voluto vedere.

 

Guardavo la stanza asettica dall'altra parte del vetro, fissando il mio vecchio maestro steso su quel letto, chiaramente non in via di miglioramento, in quanto sempre più pallido e dal respiro lieve.

Mentre dentro di me ero combattutto sull'entrare o l'andarmene, quello aprì gli occhi vuoti, puntandoli nella mia direzione.

-Principessa, so che siete là- disse e la sua voce mi giunse ovattata dallo spesso vetro.

Così, nonostante un poco le gambe mi tremassero, con passo lento, varcai la soglia, fermandomi ai piedi del letto. Un leggero sorriso si aprì sulle labbra del vecchio, mentre la sua testa si riponeva sul morbido cuscino.

-Non pensavo che mi avreste degnato di una vostra visita dopo quello che avete saputo-

Rimasi in silenzio, in realtà perchè non sapevo affatto cosa dire.

-Penso che siate venute per dirmi qualcosa, quindi parlate pure-

-Tra poco meno di due ore il Titano sarà qui- risposi lapidaria.

-Il dottore mi ha detto che sei riuscita a compiere una sincronizzazione al 100% con il cubo. Cosa vi preoccupa quindi?-

Quelle parole ebbero come il potere di sfondare ogni barriera che mi ero premurata di alzare, facendomi crollare, letteralmente. Mi avvicinai al bordo del letto, sedendomi e afferrando la mano al mio vecchio maestro. Nonostante avessi saputo che sarebbe potuto diventare il mio assassino, avevo bisogno di quel contatto, delle sue parole di conforto.

-Ho paura- risposi allora, stringendo con più forza la sua mano.

-Perchè?-

Era una domanda semplice, ma allo stesso modo difficile trovarne una risposta razionale.

-Ho la sensazione che qualcosa possa andare storto. E se non fossi all'altezza? E se il marchingegno non dovesse funzionare? E se...-

Le dita del vecchio Einar mi raggiunsero le labbra per zittirmi, per poi accarezzarmi lentamente una ciocca di capelli.

-Sento che non è tutto, principessa. Sento che non è per la sua vita che temete, almeno non solamente. C'è qualcosa che non ha il coraggio di dirmi, non è vero?-

Senza che me ne rendessi conto la sua mano era scesa sino ad arrivare sul mio addome. Uno strano calore si propagò in tutto il mio corpo, facendomi per un attimo sussultare.

-Non deve temere per la vita di suo figlio, principessa. Niente andrà storto, a meno che lei non creda che andrà così-

-Non posso rischiare che la sincronizzazione gli faccia del male- risposi, posando a mia volta la mano sulla sua.

Sentivo le lacrime salirmi agli occhi, mentre lo sconforto prendeva lentamente possesso di me.

-Chiuda gli occhi- mi disse lentamente il mio maestro.

Obbedii, facendo anche un respiro profondo. A poco a poco sentii il calore aumentare, irradiarsi in tutto il mio corpo, andando poi a concentrarsi sull'addome. Serrai la mascella, in quanto quella sensazione divenne ad un tratto quasi fastidiosa, ma svanì in pochi secondi.

Arpionai il polso del vecchio, ma quello non si staccò, se non qualche attimo più tardi.

-Che cosa hai fatto?- chiesi a mezza voce.

-Una precauzione, niente di grave-

Non ebbi il tempo di ribattere, in quanto per la base si propagò il suono assillante dell'allarme di pronta emergenza. Scattai in piedi, mentre uno schermo olografico prendeva forma davanti a me e mi mostrava il volto teso di Fury.

-Rebekka, è il momento. I nostri satelliti hanno registrat una massa di energia venire a velocità costante verso la Terra-

-Arrivo- dissi ferma e la comunicazione si interruppe.

Prima di andarmene mi voltai verso il mio maestro, il quale teneva gli occhi socchiusi e il respiro si era fatto sempre più debole.

-Devo andare- dissi.

-Buona fortuna, principessa- mi rispose lui, un debole sorriso sulle labbra.

Mi avvicinai di nuovo, chinandomi sul suo viso segnato dalle rughe della vecchiaia, lasciandogli un piccolo bacio sulla fronte.

-Tornerò- conclusi e detto ciò me ne andai.

In quel momento non sapevo che quella volta sarebbe stata l'ultima in cui mi avrebbe sorriso.

 

Giunsi sul ponte principale con il fiatone, cosa che non mi era mai capitata. Cercai di non incrociare lo sguardo con Nat e Banner, in quanto sapevo che in quel caso i dubbi mi avrebbero intaccato.

Fury se ne stava in piedi dinnanzi alla console di comando, dandoci le spalle. Stava impartendo gli ultimi ordini. Concluso, si voltò finalmente a guardarci.

-Bene signori, siamo giunti all'ultimo scontro. Tra qualche minuto giungeremo dove abbiamo realizzato il marchingegno di Alfheirm. Tu Rebekka dovrai subito cominciare la tua sincronizzazione, mentre voi Vendicatori, dovrete tenere a bada le orde del nemico-

-Insomma, le solite cose- disse Stark, il solito sorriso strafottente sulla faccia.

-I Chitauri che avete incontrato a New York non sono come quelli che arriveranno- disse lapidario Loki, attirando l'attenzione di tutti.

-Che vuoi dire, fratello?- chiese Thor.

-Voglio dire che al mio seguito mi furono dati dei novellini, degli scarti. Quelli al fianco del Titano sono astuti, addestrati e spietati-

-Grazie dell'incoraggiamento, piccolo cervo-

-Non abbiamo bisogno di false speranze Stark. Meglio sapere le cose come stanno prima di finire tutti ammazzati-

Io non parlai, non avrei saputo come dargli torto. Fu allora che accadde.

Una fitta ad una tempia mi fece gemere, per fortuna senza che qualcuno se ne accorgesse.

-Sto venendo a prenderti...- disse una voce profonda e tagliente.

Scrollai la testa, come a scacciare quella presenza.

-Ricorda quello che mi hai promesso...-

Dopodichè ogni sensazione e ogni brivido scomparvero, come se niente fosse accaduto.

-Becky, stai bene?- sentii chiedermi dalla voce di Nat, la quale aveva raggiunto il mio fianco.

-Si, tutto a posto- risposi con un sorriso tirato, il quale sparì non appena incontrai lo sguardo di Loki.

Quei suoi occhi avevano la capacità di destabilizzarmi, di rendermi debole ed inerme come una bambina. Ero convinta che riuscissero a scrutarmi nel profondo, mettendo a nudo ogni mio segreto. Per un attimo ebbi la tentazione di raccontare al moro ogni cosa, anche della gravidanza, ma in quel momento non aveva bisogno anche di un'altra preoccupazione, quindi preferii tacere.

Fu allora che la voce di Fury mi risvegliò.

-Siamo arrivati-

 

Il marchingegno del mio mondo non era certo come me lo ero immaginato.

Scesi dall'Eliveivolo entrammo in una sorta di base costruita in un'alta montagna, fredda e umida. Percorremmo in silenzio un dedalo di corridoi che parevano non finire mai, sino a quando non giungemmo in un terrazzamento naturale, sul quale era stato innalzato ciò che di meccanico e più grande avessi mai visto.

Al centro un basamento teneva sospeso il Tesseract in un visibile campo di contenimento, mentre cinque tentacoli meccanici che si innalzavano verso il cielo, simili ai petali di una ninfea. Era letteralmente un'opera enorme.

Ad accoglierci c'erano niente meno di Selvig e Jane, i quali ci vennero incontro con un sorriso sincero, il quale si oscurò immediatamente, probabilmente notando le nostre facce.

Respirai profondamente, staccandomi dal gruppo mentre i Vendicatori appuravano gli ultimi punti del piano. Mi fermai al di fuori del perimetro del marchingegno, volgendo lo sguardo verso il cielo e accorgendomi solo in quel momento dell'enorme nube che si stava a poco a poco espandendo sulle nostre teste, percorsa da scariche di energia elettrostatica.

Ad un occhio ignaro sarebbe parso solo l'avviso di un temporale imminente. Dentro di me però nacque lentamente la paura.

Solo allora mi accorsi della presenza alle mie spalle.

-Rebekka, cosa ti succede?- mi chiese la voce di Loki, calma, ma al tempo stesso colma di timore.

-Niente. Cosa dovrebbe succedermi? Sto solo per fondermi con un cubo colmo di energia instabile, senza sapere cosa fare contro la minaccia che si sta scagliando su di noi. Cosa dovrebbe succedermi secondo te Loki?-

Mi spiaceva rivolgermi a lui in quel modo, dato che non se lo meritava. Forse una parte di me riteneva che ferendolo magari lui non si sarebbe premurato di tenermi al sicuro durante la battaglia. Che stupida che ero.

Avvertii le dita di lui che lentamente si intrecciavano con le mie, rimanendo in silenzio. Non riuscii a rifiutare quel contatto, dato che egoisticamente ne sentivo il bisogno.

-Non voglio mentirti, Rebekka. Non so se ci rivedremo ancora- disse, come se fosse la cosa più normale di tutte.

Fu allora che mi voltai finalmente per affrontarlo.

-Non voglio sentire queste stronzate da te, Loki. Ti ho già perso una volta, non ho intenzione di farlo ancora, non ora che...-

Mi interruppi, non sapendo come continuare. Notai però di aver attirato la sua attenzione.

-Non ora che...- chiese.

Mi rifiutai di rispondere, cercando di fuggire dal suo sguardo. Una sua mano però mi afferrò il mento, facendomi tornare ad incastonare lo sguardo con il suo.

-Rebekka, cosa volevi dirmi questa mattina...-

-Ecco...io...-

Un fulmine squarciò il cielo, mentre un rombo ci perforò le orecchie. Le nubi minacciose si erano andate a coagulare in un enorme occhio, proprio come un anno prima quando i Chitauri avevano attaccato New York.

-Devo andare- dissi, notando Banner e Selvig che si erano rapidamente diretti ai comandi e stavano cominciando a preparare il marchingegno.

Loki però non lasciò andare la mia mano, impedendomi di allontanarmi.

-Ti prego...- supplicai, non riuscendo ancora a guardarlo negli occhi.

-Sta attenta- mi sussurrò lui.

Non ce la feci, non riuscii a passare sopra anche a quello. Così rapidamente mi avvicinai a lui, facendo combaciare le nostre labbra in un ultimo e intenso bacio, il quale sapeva di un imminente addio. Era inutile fingere, non sapevamo se dopo quel giorno ci saremo più rivisti.

-Torna da me- gli sussurrai sulle labbra, dopodichè mi allontanai.

 

Il cubo prese vita sotto i miei occhi, riversando dentro il mio corpo tutta la sua energia. Sentivo le voci dei due scienziati alle mie spalle ovattate e lontane, mentre conteggiavano la percentuale di sincronizzazione e controllavano i miei livelli vitali.

Intorno a noi la battaglia già infuriava. I Vendicatori e lo S.H.I.E.L.D. combattevano strenuamente contro i nemici appena giunti, che, come aveva previsto Loki, erano molto più forti e organizzati dell'ultima volta.

Il collegamento con il Tesseract non solo mi permetteva di attingere alla sua potenza, ma amplificava anche le mie percezioni, rendendomi partecipi di tutta la sofferenza che si stava consumando attorno a me. Seguivo ogni movimento dei miei amici, cercando di proteggerli con barriere di energia a lunga distanza, cosa che però non mi permetteva di raggiungere la completa sincronizzazione.

Fu la voce di Banner a comunicarmelo:

-Rebekka, devi concentrarti, altrimenti non ce la faremo mai. L'energia si sta caricando, ma non è ancora abbastanza-

Ma come potevo abbandonarli? Come potevo permettermi di perdere quella che in poco tempo era divenuta la mia famiglia.

-Sei una sciocca, umana...-

Di nuovo quella presenza nella mia testa, ma questa volta non era propensa a farmi danneggiare.

-Esci dalla mia testa, maledetto...- gridai.

-Stai venendo meno al tuo patto. Mi servi viva, quindi smetti di opporre resistenza...-

-Non ho intenzione di venire con te. So quello che ho detto, ma mi rimangio la parola in questo momento-

Nel frattempo sentivo l'energia del Tesseract aumentare, segno che la percentuale si stava alzando. Mi serviva però ancora un po' di tempo e la presenza nella mia testa non mi aiutava di certo. Era come se mi stesse impedendo di accumulare energia.

-Vattene!!!- gridai di nuovo, causando uno sbalzo nell'energia che mi circondava.

-Ho i miei metodi per dissuaderti, ragazzina. Non costringermi a farti del male...-

-Me ne faresti comunque una volta che non ti sarò più utile. Quindi taci e combatti a volto scoperto, bastardo!!-

-Sei davvero certo di voler sacrificare la vita di tua figlio?-

Impietrii.

-Come faccio a saperlo? Sciocca, io so tutto-

-Non oseresti-

-Non mettermi alla prova-

Un dolore all'addome mi fece quasi cadere a terra, facendomi per un attimo perdere il contatto con il cubo. Stava facendo del male al mio bambino e io non sapevo come fare a fermarlo. Che fosse davvero finita in quel modo?

Poi, all'improvviso, un'altra presenza nella mia mente, stavolta positiva e benefica, che mi diede quasi sollievo. Riconobbi la voce del mio maestro che mi parlava.

-Il suo bambino è al sicuro, principessa. Non tema. Compia il suo destino e sconfigga le tenebre-

-Ma io...-

-E' un'illusione, niente di più. Lui la vuole viva, non rischierebbe di danneggiarla in alcun modo. Non metta alcun indugio, quindi...-

-Taci vecchio!! Lei è mia!!!-

Fu allora che una nuova energia nacque dentro di me, rendendomi sicura che ce l'avrei fatta.

-Vattene dalla mia testa e non tornare, bastardo!! Ti sconfiggerò!!-

 

Un'esplosione potente si propagò dal mio corpo, mentre i livelli registrati dai computer raggiungevano i picchi massimi.

-Ce l'ha fatta!!- sentii esclamare da Selvig.

Sentivo l'energia fluire in ogni parte del mio corpo. Io e il Tesseract eravamo una cosa sola. Mi concentrai, individuando i tentacoli meccanici, i quali avevo saputo essere catalizzatori d'energia, e cominciai a farla fluire in essi, caricandoli.

Nel frattempo mi accertai che gli altri stessero bene, soprattutto Loki, il quale, spogliato dei suoi poteri, era il bersaglio più facile da colpire. Per fortuna nessuno era in condizione preoccupanti.

-Te ne pentirai, umana...-

D'improvviso accadde qualcosa, un fatto che non mi sarei mai aspettata. L'energia che stavo acquisendo scemava, risucchiando anche quella che non era del Tesseract.

Spalancai gli occhi, terrorizzata, in quanto avevo capito ciò che stava accadendo: non ero più io a prendere energia dal Tesseract, ma l'esatto opposto.

 

  
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