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Autore: Ambros    23/02/2014    7 recensioni
[AU!Klaine]
Quando Kurt torna dalla NYADA a Lima per fare una sorpresa al proprio fidanzato, l'ultima cosa che si aspetta è che David l'abbia tradito. Sconvolto, decide di allontanarsi da tutto e da tutti; parte per Firenze, ma l'ultima cosa che si aspetta è di incontrare lì qualcuno che lo farà sentire di nuovo bene: Blaine.
Dal testo:
-Poi il treno si ferma, lui si allunga per prendere la valigia – miracolosamente non la tira in testa a nessuno - scende quei pochi gradini sorridendo educatamente alla ragazza che è stata seduta accanto a lui, ed è lì.
Sul marciapiede grigio scuro attraversato da una linea gialla, il marmo rosso e bianco a qualche passo da lui che risplende per la luce che entra prepotentemente dalle vetrate sul soffitto.
C’è.
Firenze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Dave Karofsky, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Love doesn't care about odds.
Capitolo V





Quindi avete parlato per due ore, eh?
“Già” sospira Kurt, lanciando un’occhiata sconfortata alla fila infinita di fronte a lui.
E ancora non gli hai chiesto di uscire?!”
“Rachel, abbiamo parlato. Capisci? Parola chiave, parlato. Non ci siamo dichiarati amore eterno.” Sbuffa, scrollando il capo perché, in effetti, non sarebbe poi tanto male … No, non può pensarci. Ma che gli salta in mente?
Ah, certo.” Borbotta sarcasticamente la ragazza “E di cosa avete parlato?
“Be’, un po’ di tutto.” Borbotta Kurt, evasivo “Di Firenze, del suo trasferimento. Mi ha raccontato dell’appartamento minuscolo in cui vive …”
Passa al sodo, non mi freghi.
“Non c’è nessun sodo, Rachel!” sbotta, arrossendo improvvisamente per il terribile doppio senso che gli è appena venuto in mente “Abbiamo solo parlato un po’ del Liceo, dell’Ohio, di New York, di come sarà la NYADA … Niente di che, davvero.”
Mh.” Commenta seccamente lei, evidentemente poco convinta “E com’è stato?” gli chiede a bruciapelo dopo qualche secondo.
Non riesce a fermare la parola che gli rotola sulla lingua come se fosse dotata di volontà propria “Incredibile” mormora debolmente, rendendosi conto troppo tardi di ciò che ha effettivamente detto.
Ah-ha.” Gongola Rachel, improvvisamente molto più attenta “Cioè?”
Kurt vorrebbe prendersi a pugni da solo – lo sa perfettamente che non dovrebbe dire certe cose, decisamente non a Rachel – ma ormai il danno è fatto; sospira, sconfitto. “Non lo so, è che … Ci capiamo così bene su tutto che fa quasi paura. Insomma, lo conosco da due giorni Rachel, due giorni. Non penso sia il caso di montarsi la testa, però è sempre così carino, e ammiccante e … Non lo so, Rachel.” Esala frustrato “Questa cosa è folle.” Decreta poi, con aria decisa, ignorando l’occhiata indagatrice che gli rivolge la donna di mezza età in fila davanti a lui “È solo un ragazzo che ho conosciuto. Cioè, no, nemmeno l’ho conosciuto. Ci ho parlato per qualche ora.”
Che è comunque più di quanto tu abbia mai parlato con David.” Sottolinea Rachel, con aria vagamente compiaciuta.
Kurt emette uno sbuffo esasperato.
Senti tesoro.” Inizia Rachel con tono deciso “Mi hai chiamata alle sei di mattina. Adesso ascolti quello che ti devo dire, va bene?
“Va bene” mugugna lui, preparandosi psicologicamente.
Bene.” Rachel si schiarisce la voce “Abbiamo già constatato che la storia tra te e Dave è stata una sbandata. Una terribile ma perdonabile sbandata di cui dobbiamo assolutamente scordarci perché ci rovina l’umore. Quindi, mettilo da parte. Smettila di pensare a lui e a quello che ha fatto. È stato solo un idiota che non ti meriterà nemmeno tra un milione di anni. Chiaro?”
“Chiaro.” Mormora Kurt, un po’ intimorito, un po’ abbattuto.
Molto bene. Adesso, passiamo al ragazzo carino. Mi sembra piuttosto chiaro che a te lui piace.
“Sì, ma non –”
E” lo interrompe Rachel con tono minaccioso “tu piaci a lui, anche questo mi sembra piuttosto chiaro.
“Ah sì?” pigola lui.
Sì, tesoro, sì.” Risponde lei, spazientita “Quindi, quale sarebbe il problema?
“È tutto sbagliato!” sbotta lui, mandando al diavolo qualsiasi parvenza di contegno “Insomma, non lo conosco nemmeno, ed è tutto così … complicato!”
Certo che non lo conosci!” esclama lei, esasperata “È per questo che le persone escono e si incontrano, per conoscersi! Lui ti trova carino, tu lo trovi carino, sei in vacanza, divertiti Hummel, per l’amor del cielo!”
Kurt ammutolisce, improvvisamente in soggezione. “Agli ordini” pigola, intimorito.
Molto bene.” gongola Rachel, soddisfatta “Chiamami quando si sarà concluso il tutto. Voglio i dettagli sconci.”
Kurt per poco non si strozza con la propria saliva, ma la ragazza non gli lascia il tempo di ribattere “Ora vai, e divertiti ai tuoi Offici.”
“Uffizi, Rachel. Uffizi.” La corregge lui debolmente, ancora vagamente intontito.
Quello che è. Un bacione, tesoro! Divertiti. Smettila di fare l’adulto.”
“Senz’altro” mormora Kurt, riattaccando dopo qualche secondo.
Non sa esattamente a cosa abbia appena acconsentito, ma non sembra niente di buono.


*


Primavera di Botticelli. Non è difficile, puoi farcela.”
“Okay” Kurt assume un’espressione concentrata “Primavera” dice, molto lentamente, sillabando con attenzione “di Botticelli.
Blaine scuote il capo, rassegnato “La c è dolce. Botticelli.
Kurt si abbandona contro lo schienale della sedia con aria stanca “Dillo che ti diverti a correggere la mia pessima pronuncia.”
Blaine ridacchia con una certa soddisfazione “Sì. Parecchio.” Annuisce, lanciandogli un’occhiata che Kurt non riesce a decifrare.
“Quindi, mi stavi dicendo; oltre alla Primavera di Botticelli, che altro hai visto di bello?” Blaine poggia il capo su una mano mettendo su un’aria attenta.
Kurt si riscuote dopo qualche secondo passato a scrutare quegli occhi dorati – Possibile che Rachel abbia ragione? – e comincia a parlare con un sorriso emozionato “La nascita di Venere, la Medusa, Raffaello, Leonardo, Goya, le statue di Piazza della Signoria.” Gli occhi gli brillano un po’ “Questa città è così piena di arte!”
Blaine lo sta osservando con un sorriso dolce “Non è da tutti notarlo.”
Kurt arrossisce un po’ “Oh, lo noterebbe anche un cieco” borbotta, allontanando lo sguardo da quegli occhi dorati che stanno diventando fin troppo familiari.
Cala un silenzio strano, in cui entrambi riescono a rilassarsi solo in parte; non possono fare a meno di rimanere vigili, almeno un po’.
Blaine lo guarda per un po’ da sotto le lunghe ciglia mordicchiandosi il labbro inferiore, come se stesse decidendo qualcosa di importante. “Posso portarti in un posto, domani mattina?” chiede di getto, facendolo quasi sobbalzare “Insomma, sono sicuro che ci andrai anche da solo, ma c’è un’ora in cui è … speciale.”
Kurt cerca di non boccheggiare, cercando di capire se sia successo effettivamente quello che crede “Se sei un serial killer, il tuo modo di adescare vittime non è proprio il massimo” mormora, cercando di guadagnare tempo per ricomporsi – almeno in parte.
Blaine ridacchia, un po’ più rilassato “Sono così trasparente?” chiede, lanciandogli un’occhiata vagamente maliziosa, che lo fa arrossire – perché non fa altro che arrossire, maledizione?
“Che ci vuoi fare” Kurt scrolla le spalle, mentre la tensione gli scivola lentamente di dosso; non può fare a meno di notare che, in questo modo, si stanno allontanando dalla domanda principale.
“Sì, be’ …” Blaine si gratta la nuca, imbarazzato “Non volevo metterti a disagio, però, insomma … Credo che ti piacerebbe, ecco.  Ma se non ti va basta dirlo, davvero, non mi offenderò e potrai continuare a prendere lezioni gratis di italiano.”
“Non esagerare” ridacchia Kurt, riflettendo velocemente: cos’ha da perdere? Niente. Assolutamente niente. È vero, non si conoscono, ma hanno già parlato tanto, che male ci sarebbe?
Divertiti. Smettila di fare l’adulto.
Solleva lo sguardo per incrociare gli occhi ansiosi e pieni di aspettative di Blaine “Sì” soffia, prima di schiarirsi la voce e ripetere con un po’ di sicurezza in più “Sì, mi farebbe davvero piacere.”
Sul viso di Blaine si apre un sorriso entusiasta e contagioso “Però dovremo andare presto” lo avvisa.
“Quanto presto?” pigola Kurt, improvvisamente più apprensivo. Ha davvero bisogno di dormire; insomma, Firenze è piccola, sì, ma camminare tutto il giorno l’ha stancato non poco, e ha davvero voglia di una doccia lunghissima e di una sosta al buffet.
“Sette e mezzo fuori dal tuo hotel?” La voce di Blaine si fa piccola, e gli rivolge un sorriso quasi di scuse.
“Sette e mezzo?” ripete Kurt, vagamente incredulo. Deve star scherzando. Lui nemmeno esiste alle sette e mezzo di mattina.
“Prometto che ne varrà la pena!” cerca di convincerlo Blaine, gli occhi dorati spalancati e un po’ lucidi. Kurt è piuttosto sicuro che occhiate supplicanti del genere siano vietate da qualche legge, soprattutto perché quasi non si accorge di quando solleva gli occhi al cielo e sbuffa un “E va bene” che dovrebbe essere una sorta di gentile concessione – e sembra più un’adesione entusiastica.
Magari ne vale la pena per il sorriso che si disegna un secondo dopo sulle labbra di Blaine. “Perfetto. Se mi dai l’indirizzo ti passo a prendere.” Sembra riflettere per un attimo “A piedi, ovviamente.” Aggiunge “Ma ti offro la colazione. Promesso.”
“Sarà meglio per te” borbotta “Senza caffeina mi dovrai portare in braccio.”
Blaine gli rivolge un enorme sorriso “Potrei farlo. Ne varrebbe la pena.”
Kurt è sicuro che stia parlando del posto in cui vuole portarlo. Per quello ne varrebbe la pena. Non per lui. Non sa nemmeno perché l’abbia pensato.
Senz’altro.


*


“Va bene. Sono pronto.” Si drappeggia più elegantemente la sciarpa attorno al collo e prende la tracolla poggiata sul letto, lanciando un’occhiata al cellulare prima di farlo scivolare nella tasca del cappotto: sono le 7:28.
Prende un respiro profondo, cercando di far rallentare il battito del proprio cuore; okay, ha quasi vent’anni. Questo non vuol dire che non possa sentirsi emozionato come un quindicenne, no? Forse a quindici anni non si è mai nemmeno sentito così. Forse prima di un appuntamento con David non si è mai sentito così.
Forse non ci deve pensare proprio in questo preciso frangente.
Si aggiusta un’ultima volta i capelli con un’occhiata soddisfatta: è riuscito a dormire abbastanza da non avere nemmeno l’ombra di un’occhiaia. Sembra tutto incredibilmente, indiscutibilmente perfetto.
Finché non squilla il telefono.
Lo tira fuori dalla tasca del cappotto vagamente sorpreso: chi potrebbe mai chiamarlo a quell’ora? In America è l’una di notte.
Aggrotta le sopracciglia nel vedere che la chiamata in arrivo è da un numero sconosciuto, e non può fare a meno di sentirsi in ansia.
“Pronto?” risponde velocemente, cercando di non andare nel panico.
Kuuuurt!
Non gli ci vuole molto per riconoscere la voce strascicata e confusa “David” mormora, con un filo di voce. Sente immediatamente il bisogno di riattaccare, non vuole pensare che sia stato tutto inutile, che basti soltanto il suono della sua voce per distruggere quella pace precaria e delicata che è riuscito a creare con così tanta fatica.
Già.” Biascica “Allora ti ricordi come mi chiamo.” Ridacchia, e Kurt realizza in quel momento che David è completamente ubriaco.
Doooove seeei, Kurt? Dove sei scappato?
“Non ti riguarda” risponde flebilmente, maledicendo la propria debolezza.
Invece sì.” Risponde David, con tono improvvisamente rabbioso “Mi riguarda. Sei mio, ricordi?
“Ti sbagli” ribatte Kurt, con più determinazione, facendosi forza “Io non sono di nessuno. Men che meno tuo.”
Non ce l’avrai ancora con me per quella scappatella!” esclama Dave, con tono consapevole, come se avesse appena realizzato il problema. “Gli altri non contano nulla, Kurt, sul serio. Io voglio te. Voglio solo te.”
“Gli altri?” mormora Kurt, mentre il sangue gli si gela lentamente nelle vene “Quanti altri, David? Quanti altri ci sono stati?” sussurra, ma non vuole davvero sapere la risposta. Non sarebbe in grado di sopportarlo.
Il silenzio dall’altro capo del telefono gli sembra una risposta sufficiente, la consapevolezza lo colpisce come una pugnalata.
Allontana il cellulare dall’orecchio con uno scatto e riattacca immediatamente, rendendosi conto solo in quel momento di avere gli occhi lucidi.
Inspira profondamente, cercando di calmarsi e di non piangere, maledizione, non piangere per lui, perché non ne vale la pena. È come ha detto Rachel. È stato solo un errore, adesso è finita.
Quella consapevolezza lo stordisce leggermente; certo, l’aveva già capito che era finita. Forse anche prima di aver trovato David a letto con un altro. Ma lo realizza pienamente solo in quell’istante, e vorrebbe solo affondarsi le mani nei capelli e smettere di pensare, quando si ricorda dell’appuntamento con Blaine.
Merda. Merda. No, okay, respira. Respira.
Non può lasciare che David gli rovini anche questo, non quando sono a nove ore di distanza, non quando David l’ha tradito con chissà quanti altri ragazzi. Non può e, soprattutto, non vuole.
Deve solo fare un respiro profondo e ricomporsi. Riuscirà a non pensarci e lasciarsi tutto quello alle spalle. Deve riuscirci.
“Latte macchiato!”
Blaine gli si fa incontro nell’atrio deserto con un enorme sorriso, tendendogli un bicchiere di carta caldo che ricorda molto quelli americani.
Sul volto di Kurt si dipinge un sorriso dolce ma scombussolato “Grazie” sussurra, avvolgendo le mani attorno alla bevanda “Non dovevi.”
“Te l’avevo promesso” Blaine si stringe nelle spalle, ricambiando il sorriso.
Segue qualche secondo di silenzio, e per fortuna Blaine decide di spezzarlo, perché Kurt sente che potrebbe ricominciare a pensare in qualsiasi momento, e non ne ha davvero la forza “Andiamo?” gli chiede semplicemente, e sembra davvero emozionato.
Kurt annuisce con un piccolo sorriso che non gli accende davvero gli occhi, e si incammina dietro Blaine cercando di scacciare quel senso di fastidio e amarezza. Ma non ci riesce.


*


“Adoro la contemplazione della bellezza in silenzio. Ma non ti pare che stiamo esagerando?”
Kurt solleva lo sguardo dalle ultime gocce di latte macchiato, incrociando gli occhi dorati di Blaine, e non può fare a meno di sentirsi profondamente in colpa “Mi dispiace” dice immediatamente, riscuotendosi “Sto sbagliando tutto, vero?” chiede, con un debole sorriso; non è così sicuro che stia parlando solo del proprio mutismo.
“No, certo che no” risponde Blaine con una delicatezza che gli fa venire voglia di tirarsi qualcosa sui denti da solo, perché non può comportarsi così con un ragazzo così terribilmente gentile. “Mi chiedevo solo se avessi davvero voglia di venire con me o se non avessi cambiato idea.”
“No, davvero, non è questo!” si affretta a ribattere Kurt “Voglio davvero essere qui. Con te.” Arrossisce, ma per una volta decide di ignorarlo “Mi dispiace” scrolla il capo, senza sapere davvero cosa vorrebbe dire.
“Non fa niente” la voce di Blaine è delicata, comprensiva “L’importante è che tu non abbia cambiato idea.”
Kurt gli rivolge un sorriso più convinto dei precedenti “No. Assolutamente no.” Gli assicura.
Blaine si limita a rivolgergli un altro sorriso.


*


“Giuro che non mi voglio lamentare” sbuffa Kurt, la voce leggermente affannata per la strada in salita. “Ma manca ancora molto?”
Blaine ridacchia “Per caso sei stanco?” gli rivolge un’occhiata divertita.
“Chi? Io?” Kurt sbuffa – o almeno, ci prova; quello che gli viene fuori somiglia molto di più ad un rantolo – “Cosa te lo fa pensare?”
“Le tue guance adorabilmente rosse” Blaine ammicca, e a Kurt ci vuole qualche secondo prima di rendersi conto di essersi fermato nel bel mezzo del marciapiede.


*



“Bene” Blaine si ferma all’improvviso, e Kurt per poco non gli finisce addosso. “Siamo arrivati. Adesso, chiudi gli occhi.”
Kurt gli rivolge un’occhiata scettica, riprendendo fiato come se avesse appena corso una maratona “Ti ho già parlato delle tue pessime chance di diventare un serial killer, vero?”
“Potresti aver accennato qualcosa a riguardo, sì.” Annuisce Blaine, rimanendo ostinatamente piantato in mezzo al marciapiede con le mani sui fianchi.
“E va bene” sbuffa Kurt dopo qualche secondo, capendo che comunque sarebbe impossibile averla vinta con quel ragazzo. Chiude gli occhi, cercando di non pensare a quanto gli piacerebbe potersi addormentare lì. In piedi. Nel bel mezzo di un marciapiede.
Ma all’improvviso avverte le mani di Blaine che gli premono gentilmente sulla schiena, e non crede di essersi mai sentito così sveglio.
Deglutisce, imponendosi di non comportarsi come una dodicenne, perché deve mantenere una certa dignità. Quella che gli resta, insomma.
“Non stai sbirciando, vero?” chiede Blaine con voce severa, e okay, è molto più vicino di quanto Kurt non si sarebbe mai aspettato, e la cosa gli fa correre un brivido piacevolmente caldo lungo la schiena.
“N-No” riesce a borbottare alla fine, ed è abbastanza sicuro che Blaine si sia accorto di quel suo balbettio, perché sente che cerca di soffocare una risata.
“Manca poco” mormora Blaine, ed è ancora troppo vicino.
“Okay” dice di nuovo, dopo qualche passo “Puoi aprire.”
Kurt prende istintivamente un respiro profondo prima di aprire gli occhi.
La prima cosa che vede è il Duomo, che campeggia con aria goffa e maestosa.
Un secondo dopo si rende conto di star osservando tutta la città, pigramente accarezzata dai primi raggi del sole, con l’Arno che brilla sotto i suoi occhi e i tetti rossi degli edifici che lo fanno sentire stranamente a casa.
Piazzale Michelangelo.” Sussurra, estasiato, riconoscendo il famoso spiazzo attorno a sé – che in effetti  aveva già inserito nella lista dei posti da visitare – e lascia correre lo sguardo sulla torre di Palazzo Vecchio, le colline che circondano la città, Ponte Vecchio, tutto. Può abbracciare tutta la città con un solo sguardo.
Si appoggia con i gomiti alla ringhiera in pietra, per un attimo senza pensieri.
“Che te ne pare?” gli chiede Blaine, avvicinandosi con un sorriso esitante.
“È magico” sussurra Kurt in risposta, sospirando.
Seguono pochi minuti di silenzio, durante i quali il sole sorge completamente, illuminando lentamente tutta la città.
“Mi ha tradito” mormora all’improvviso Kurt, sollevando il capo.
Non sa davvero perché l’ha detto. Nemmeno gli importa. Voleva solo dirlo ad alta voce, un’altra volta. Voleva che diventasse reale.
Blaine si gira verso di lui con un’espressione interrogativa.
“Il mio ragazzo” spiega Kurt, quasi sovrappensiero “Mi ha tradito. Mentre io ero a New York e lui a Lima. Mi ha tradito. Più volte. È per questo che sono scappato qui. Volevo solo … andare via. Lasciarmi tutto alle spalle.” Scrolla il capo con amarezza “Non ha funzionato.”
“Perché?” sussurra Blaine con delicatezza. Non gli chiede come l’abbia scoperto, non gli chiede chi sia lui, non gli chiede niente. Lo aiuta solo a parlarne.
“Perché sembra capace di raggiungermi ovunque solo con una telefonata” sussurra, mentre le lacrime gli pungono fastidiosamente gli occhi.
Blaine si mordicchia il labbro inferiore, quasi indeciso “Lo ami ancora?” gli chiede alla fine, con delicatezza.
Kurt distoglie lo sguardo, perché non pensa che sarebbe in grado di dirlo guardandolo negli occhi “Non penso di averlo mai amato.” Sussurra. E dirlo ad alta voce lo fa sentire improvvisamente leggero.
“Credevo di amarlo” continua a spiegare, cogliendo la confusione sul volto di Blaine “Insomma, ero …” ridacchia nervosamente “Eravamo al liceo, tutto sembrava … Così complicato. Era bello avere … qualcuno. Chiunque.” Si strofina una guancia, sentendosi un po’ … “Patetico.” Scuote il capo “E scoprire che non sono stato abbastanza nemmeno per questo …” deglutisce “Non lo so. Fa solo schifo.” La voce gli si affievolisce, e non può fare a meno di arrossire.
Perché gliel’ha detto? Rachel lo ucciderà quando glielo racconterà.
Solleva lo sguardo, sorpreso, nel momento in cui Blaine gli si avvicina con un sorriso dolce, sfiorandogli la spalla “Non potevi essere tu a non essere abbastanza.” Gli dice con naturalezza “E non è affatto patetico.”
Alle labbra di Kurt sfugge una risata lacrimosa “Sei solo troppo educato.” Mormora, scuotendo lievemente la testa.
“Affatto!” nega Blaine con aria offesa “Io sono la quint’essenza della maleducazione.”
Kurt si mordicchia il labbro, cercando di trattenere un sorriso; Blaine gli scocca un’occhiata soddisfatta “Lo vedi? Solo un idiota tradirebbe un sorriso così.”
Kurt solleva lo sguardo, sorpreso, col cuore curiosamente incastrato sotto il pomo d’Adamo.
“Grazie” mormora, anche se forse non è la cosa più appropriata da dire.
“È la verità” ribatte Blaine con semplicità, scrollando le spalle.
“No, io …” Kurt si torce nervosamente le dita, osservando il fiume che sembra così vicino “Per tutto.” Si schiarisce la voce “Grazie per tutto.”
Blaine gli rivolge un sorriso dolce “Se avessi voglia di parlarne …”
“In realtà voglio solo dimenticarmene il più possibile.” Gli assicura Kurt, con un sorriso quasi sofferente.
Sul volto di Blaine si disegna un’espressione pensierosa, che si apre in un sorriso pochi secondi dopo “Da domani prendo qualche giorno di ferie” gli dice, esitando solo un attimo “Ti andrebbe di continuare il giro turistico con me? Prometto di non svegliarti più all’alba” aggiunge velocemente, cercando di esorcizzare la tensione che gli ha annodato improvvisamente lo stomaco.
Kurt sembra esitare per qualche secondo, ma un lampo di decisone gli attraversa lo sguardo quando annuisce con un sorriso felice “Sì” risponde, quasi senza fiato “Sì, mi andrebbe.”



****



Note:
E dunque, eccomi qui :D
Note veloci, promesso.
Volevo solo dirvi che sono molto nervosa riguardo questi capitoli, perché ho trovato abbastanza difficile descrivere il rapporto Blaine/Kurt e Kurt/Dave, quindi mi farebbe molto piacere se mi diceste cosa ne pensate degli sviluppi :)
Grazie a Locked, come sempre, e a tutti voi. Siete davvero fantastici!

Siete pronti per un giro turistico? :D

A venerdì, credo!
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Un abbraccio!
P.S. E buon Glee, soprattutto ** Solo due giorni **

 
  
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