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Autore: S t o n e r    23/02/2014    1 recensioni
Il Dottore esiste, e con lui anche Hogwarts, la città di Panem, il Campo Mezzosangue e molti altri luoghi.
Non ci credi? Questa è la mia storia.
Dal primo capitolo:
Il mio nome è Henrietta Hoops, ho diciotto anni e questa non è una favola.
Pensate di sapere tutto, ma non è così.
Siete cresciuti con l’idea del “mondo normale” solo perché i vostri genitori (e i loro genitori a loro volta) vi volevano tenere all’oscuro di quello che c’è al di fuori del nostro pianeta.
Se state bene così come state, ottimo, chiudete questa pagina.
Ma se invece volete dare una svolta alla vostra vita, come me, allora continuate.
Il Dottore arriva sempre.
Sempre.
Questa è la mia storia, e sono certa che tra qualche tempo avrò il piacere di leggere anche la vostra.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina seguente venni svegliata da un rumore assordante.
“Buongiorno Grifondoro!” Mi urlò in un orecchio il Dottore, particolarmente entusiasta.
“Dottore, dove…” Quella era la prima notte che passavo ad Hogwarts, e per un terribile momento che mi parve non finire mai, temetti che fosse stato tutto solo un sogno.
“Devi svegliarti, presto!” Mi incoraggiò ad alzarmi, lanciandomi sul letto la divisa scolastica e chiudendo le tende del letto a baldacchino, così che potessi avere un po’ di privacy per cambiarmi.
“Ma è prestissimo… Stanno tutti dormendo…” Bofonchiai, strofinandomi gli occhi con le mani chiuse a pugno.
“C’è una cosa di cui vorrei parlarti. Da soli.” La sua voce si fece ad un tratto seria, ed io mi sentii avvampare.
“Dottore, non ho nemmeno sedici anni…” Sussurrai, sbrigandomi a vestirmi.
“Una cosa riguardante Hogwarts.” Lo sentii ridacchiare, e in quel momento non potei sentirmi più stupida di così.
“Certo, ovvio. Lo avevo capito.” Balbettai, uscendo dal letto vestita e posizionandomi davanti allo specchio, pettinandomi.
Dopo una manciata di minuti ero pronta, così il Dottore ed io ci dirigemmo fuori dal castello, sulla riva del lago nero.
“Cosa dovevi dirmi di così urgente?” Gli chiesi sedendomi a terra, incrociando le gambe.
“Hai sentito cos’ha annunciato ieri Albus Silente, no?” Il suo sguardo non puntava da nessuna parte specifica.
“Gli ornamenti del ballo del ceppo, sì.” Cominciai ad innervosirmi, sempre più certa che i miei dubbi non fossero infondati.
“E’ un modo per tenervi impegnati.” Il suo sguardo si spostò su di me.
“Devi sapere, Henrietta, che il TARDIS non mi porta semplicemente dove voglio andare, ma dove c’è qualcosa che non va come dovrebbe.”
“Quindi? Cosa sta succedendo? Questo è un libro già scritto; com’è possibile che accada qualcosa di nuovo?” Ero così confusa.
“Eppure noi due siamo qui, no?”
“Quindi è così; non è il mondo di Harry Potter.” Mi morsi il labbro, trattenendo così l’impulso di piangere.
Allora dov’eravamo?
“Henrietta…” Si chinò, in modo tale che le nostre teste fossero alla stessa altezza. “Credi nell’esistenza del Multiverso?”
“Cosa vorresti dire?”
“Esistono infiniti universi paralleli di Harry Potter. Evidentemente questo è quello che ha bisogno di aiuto.”
Mi alzai di scatto, camminando avanti e indietro.
“Mi sembra tutto così assurdo!” Il Dottore mi si posizionò davanti, prendendomi il visto con entrambe le mani e stampandomi un bacio sulla fronte.
“Henrietta, devi fidarti di me. Andrà tutto bene.” La sua voce era così confortante.
“Dimmi cosa succede…” La mia voce si ridusse ad un sussurro.
“Qualcuno, non so ancora chi, sta mettendo a rischio tutta Hogwarts. I professori stanno cercando di capire cosa stia succedendo, quindi hanno messo in scena questa messa in scena.” Rise per la sua battuta, ma vedendo il mio volto ancora serio, prese la saggia decisione di finirla.
“Il ‘cattivo’ del quarto libro è Barty Crouch Jr, nei panni del professor Alastor Moody.” Le mie labbra si allargarono in un sorriso, certa che la mia fosse una riflessione più che intelligente.
“Henry Hoops, sei proprio adorabile. Non si tratta solo di Harry Potter, ma dell’intero Multiverso.”
“Ehi, ehi! Non osare chiamarmi ‘Henry’, è da maschio! E poi cosa vorresti dire?”
“Vedi, Henry.” Sorrise alla vista della mia espressione corrucciata. “Probabilmente si tratta di alieni, e molto probabilmente hanno preso l’aspetto di uno studente di Hogwarts. Geniale!”
Alzai gli occhi al cielo.
“Ti dispiacerebbe mostrarti più preoccupato per la situazione in cui ci troviamo? Un alieno poi! Dio, come sono confusa!”
“Dobbiamo muoverci, quasi certamente ci resta poco tempo.” E lo vidi cominciare a camminare a passo spedito.
“Ehi fermo, dove stiamo andando? Che tipo di alieno? Quanto tempo ci manca? Mi vuoi aspettare?!”
“Umani…” Rise lui.
“Perché, tu cosa saresti se non un umano?” Il Dottore parve offeso dalla mia espressione beffarda.
“Un Signore del Tempo, no?” E mi sorrise.
“Giusto. Strano che non ci abbia pensato subito, vero?” Sbuffai esasperata.
“Comunque, tralasciando il fatto che io sia un Signore del Tempo super sexy e super intelligente… Ora puoi rivolgermi tutte le domande che vuoi.”
“Bene; dove stiamo andando?”
“Non lo so.” Ritirò fuori dal taschino il cacciavite sonico, puntandolo un po’ ovunque.
“Fantastico. Che tipo di alieno?”
“Non lo so.” Parve divertito.
“Quanto tempo ci manca?”
“Forse tre… No, non ne ho idea.”
“Ma se non sai nulla come pensi di uscire da questa situazione?” Gli diedi una spinta, fuori di me.
“Idromele.” Si immobilizzò.
“…come?”
“Devo bere un Idromele.” E riprese a camminare.
“Che piano geniale!” Mi spiaccicai una mano sul volto, sempre più esasperata. Quando la feci scivolare giù, riecco quella farfalla dorata, proprio davanti agli occhi.
Allungai un dito e la sfiorai.
Caldo, freddo.
Felicità, tristezza.
Luce, buio.
Un istante dopo, giusto il tempo di chiudere e riaprire gli occhi, la farfalla non c’era più.
“Henrietta Hoops, si può sapere dove diavolo sei stata?” Era la prima volta che lo sentivo urlare.
“Come siamo severi! Mi sono fermata giusto due secondi, calmati accidenti!” Gli rivolsi un’occhiata piena di odio.
“Due secondi…? E’ da due ore che ti cerco!” Mi si avvicinò, poggiò le mani sulle mie spalle e mi scosse.
“Non capisco, io… Sì, ne sono sicura. Due secondi.” Mi girava la testa.
“Henrietta, ora calmati e spiegami esattamente cos’è successo.” Il suo sguardo era fisso su di me.
“Tu hai cominciato a camminare, io ti stavo seguendo, ma poi mi sono fermata un istante a guardare una splendida farfalla…” Il Dottore mi interruppe.
“Una farfalla?”
“Sì, una farfalla, e allora?” Gli occhi del Dottore si sbarrarono.
“E dimmi… Com’era fatta questa farfalla?”
“Come vuoi che sia fatta una farfalla? Un ‘corpo’ e due al…”
“Due ali.” Concluse il Dottore.
“Non è possibile…” Abbassai il volto.
“Lo è.”
“Quella farfalla quindi… E’ l’alieno di cui parlavi?” Cominciai a tremare.
“Non essere scioccia Henry Hoops, è solo un loro subalterno.” Si bloccò di scatto. “Per farci perdere tempo! Evidentemente ti hanno vista come una minaccia… Geniale!” Si allontanò da me, girando su se stesso.
Loro subalterno? Ce n’è più di uno?” Perché lui era il Dottore, e nulla riusciva a spaventarlo.
“Milioni, forse.” Si portò un dito in bocca.
“E me lo dici così?” Sbarrai gli occhi.
“Sbrighiamoci, abbiamo già perso troppo tempo.” Questa volta mi afferrò per il braccio e mi trascinò via con lui.
“Si può sapere dove?” Feci scivolare il mio braccio, così da far intrecciare la mia mano alla sua.
Improvvisamente mi sentii avvolta da uno strano calore.
“Mi verrà in mente quando saremo dentro.” Poi fece silenzio, come aspettando un’altra mia predica. “Perché non parli più?” Mi chiese, voltandosi verso di me.
Il mio sguardo era ancora puntato sulle nostre mani.
“Questa è… La prima volta che mi tengo per mano con un ragazzo…” Arrossii, abbozzando un sorriso.
“Umani… Non prendertela Henry, tu vali mille volte più di loro.” Mi rivolse un ultimo sorriso, poi mi trascinò fino all’interno di Hogwarts.
“Ora sai dove dobbiamo andare?” Domandai guardandomi attorno.
“Ancora non l’hai capito?” Ghignò, aumentando la stretta della presa.
“Dimmi che non è quello che penso…” Mi ritrovai a sbarrare gli occhi, con il cuore che mi batteva all’impazzata, e purtroppo non più solo per la sua mano intrecciata alla mia.
“Emozionata, èh?” Si morse un labbro e cominciò a correre, più eccitato che mai.
“Non la Camera dei Segreti, ti prego!” Mi bloccai, così da fermare anche lui.
“Non dirmi che hai paura.”
“No, non ce l’ho, però…”
“E’ mattina, svegliatevi!” L’intero castello venne investito da urla; probabilmente dei prefetti.
“Ti sei salvata, Henry Hoops.” Fece scivolare via la sua mano e si voltò, da solo.
“Dove vai?” Gli urlai dietro.
“Nella Camera dei Segreti! Tu vai a fare colazione, poi a lezione, poi a studiare e infine, forse, ti dirò cosa avrò scoperto!” Si stava già allontanando.
“E nel frattempo cosa devo fare?” Alzai ancor di più la voce.
“Stai lontana dalle farfalle!” Riuscii a comprendere quell’ultimo suono, già molto lontano.
Poi il silenzio.
 
“Oh, eccoti!” Hermione mi si avvicinò, le occhiaie più evidenti della sera prima.
“Ciao, ero andata a fare una passeggiata!” Le sorrisi.
“Scusa per ieri. Per averti fatto fare nottata, intendo.” Parve mortificata.
“Non devi chiedermi scusa, mi ha fatto piacere.”
Improvvisamente una voce maschile urlò il mio nome.
“F-Fred…” Ebbene sì, Fred Weasley mi si avvicinò, facendomi l’occhiolino.
Subito dopo arrivò Ron, che afferrò il fratello maggiore per le spalle e lo trascinò via da me, per poi girarsi e lanciarmi la solita occhiata piena di odio.
“Mi odia proprio, èh?” Sussurrai ad Hermione, scompigliandomi i capelli.
“Ti assicuro che di solito non è così… Non so che gli prende.” Hermione seguì con lo sguardo Ron.
Dopo qualche istante si rigirò verso di me, fissandomi confusa.
“Hai gli occhi…neri? Ero convinta fossero verdi.” Mi scrutò attentamente.
Sono verdi. Bah, sarà un effetto della luce.” La rassicurai, grattandomi un sopracciglio.
“Comunque” Riprese la mia nuova amica, liquidando il discorso sugli occhi. “Ti senti bene?”
“Sì, perché?”
“E’ il soprannome di un ragazzo che ti ha spezzato il cuore?” Mi strinse la mano, come se l’argomento potesse farmi chissà quale effetto.
“Soprannome? Ragazzo? Ma di che diavolo stai parlando?” Azzardai una risata.
“Ma sì, dai… Il Dottore. Questa notte non hai fatto che invocare il suo nome.” Mi sorrise. “Se non ti va di parlarne, io lo capisco.”
“No no, ti assicuro che non è così! Lui è solo un Signore del Tem…” Mi bloccai appena in tempo. “Ehm…”
“Del…? Continua.” Mi incitò Hermione.
“Scherzavo!” Annunciai scoppiando in una delle più false risate a cui mi ero mai aggrappata.
“Henrietta…” Il tono della sua voce si fece profondo.
“Sì, Hermione?”
“Non ti stavi riferendo al Signore del Tempo, vero…?” Sussurrò, ed io mi sentii impallidire.
“C-Cosa sarebbe il Signore del Tempo…?”
“Se ne parlava spesso, prima. Il ‘prescelto’.”
“E poi cosa è successo?” Volevo saperne di più. Effettivamente il Dottore sembrava conoscerlo bene quell’universo.
“Non è più arrivato nessuno. L’ultima speranza dei maghi… andata perduta.” La sua espressione era piena di malinconia.
“Ma non è Harry il prescelto?”
“Sì, ora sì. Ma sai, tu-sai-chi non c’è sempre stato. Prima di lui c’erano altri Stregoni. Ma… Riguardo al Signore del Tempo… Probabilmente non è mai esistito. Sai, una di quelle storie che si inventano per non far spaventare tutti.” Tutta quella preoccupazione in una ragazza… Osservarla era straziante.
“No, Hermione, non devi dire così!” Le diedi le spalle prendendo fiato, poi poggiando le mani sui fianchi, cercando una soluzione.
“Dottore, non avercela con me…” Sussurrai.
“Come dici?” Chiese Hermione.
“Hermione, quello che tu hai appena detto… Del fatto che non credi nell’esistenza del Signore del Tempo, che si trattava solo di una voce per far mantenere la calma a tutti… Non è forse quello che si pensa ora di Harry?” Hermione mi guardava con un interesse che nessun altro aveva mai mostrato nei miei confronti o nelle mie parole.
“Ciò che voglio dire è… Harry esiste, ed è il prescelto. E quindi… Insomma! E’ il Dottore, il Dottore esiste!” Un sorriso si espanse spontaneamente sul mio volto.
“Il Dottore? Vorresti dire che…? Ma… Dovrebbe essere morto!”
“E’ immortale. O una cosa simile. Non lo so!”
“E lui è qui? Può aiutarci?”
“Sì è qui, ma prima devo dirti una cosa.”
Feci sedere Hermione.
“Non sarà breve… E nemmeno semplice, te lo assicuro. Ma ti prego, devi fidarti di me.”
 
Dopo circa mezz’ora, riuscii a spiegarle tutto, proprio tutto; le mie origini, il suo mondo, il mio essere una sua grandissima ammiratrice, la ‘figura’ del Dottore, ed il pericolo imminente.
“Wow…”
“Già.” Mi sfregai le mani, alquanto nervosa della conversazione.
“E’… Strano.” Si morse un labbro, e con una mano cominciò a grattarsi la testa.
“Quindi mi credi?” Le domandai titubante.
“Bèh, in realtà sì.”
“Forte!” Mi venne spontaneo ridere.
“Alieni, èh? Chi potrebbe mai essere? Non mi viene in mente nessuno che possa essere controllato da un alie…” Si bloccò, e improvvisamente entrambe ci girammo verso l’altra, sbarrando gli occhi.
“Ron!” Urlammo all’unisono, ed io cominciai a correre via.
“Dove vai?” Mi urlò dietro.
“Dal Dottore, e tu vieni con me!” Tornai verso indietro verso di lei, la afferrai per la divisa e la portai con me.
 
Già da lontano riuscii a sentire il Dottore parlare a chissà chi o cosa.
“Weasley… Tutto solo nella Camera dei Segreti? La questione sta diventan…”
“Dottore! Ron Weasley! Lui è lo studente che è stato possedu…” La frase mi morì in gola, quando vidi Ron a terra, dinnanzi al Dottore.
“Henry Hoops, eccoti! E c’è anche Hermione Grager.”
“Granger, Dottore.” Lo corressi io, guardando preoccupata Hermione, ma lei non parve accorgersene; aveva occhi solo per il Dottore, e la cosa –lo ammetto- mi diede un po’ fastidio. “Comunque… Vedo che hai catturato l’alieno!” Sorrisi soddisfatta.
“Alieno? Lui?” Il Dottore scoppiò a ridere.
“Che c’è da ridere?” Portai una mano sul fianco, guardandolo con aria confusa.
“Lui non è un alieno, Henry! Devi ancora farne di strada, Hoops!” Aveva l’aria di chi si stava divertendo un mondo.
“Ma… Il suo atteggiamento è strano! Nel libro non è così, e…”
“Vi ho visti arrivare.” Mi interruppe Ron.
“Come?”
“In quella cabina blu. Vi ho visti materializzarvi dentro al cancello di Hogwarts, e quella tua storiella sulle materie da recuperare non mi ha convinto nemmeno un po’.”
Sentii Hermione ridere.
“Cosa c’è?!” Fece Ron, guardando Hermione di traverso.
“Mi hai stupita. Non pensavo lo ricordassi.” Sorrise, riferendosi all’intervento –stranamente intelligente- di Ron.
Mi portai improvvisamente una mano su un occhio, cominciando a sfregarmelo. “Ahi!”
“Henry, cos’hai?” Il Dottore arrivò al mio fianco, poggiando una mano sulla mia schiena.
“L’occhio… Mi brucia da morire!” Mi piegai maggiormente. Il dolore era estenuante.
“Fammi vedere…” Sussurrò il Dottore, prendendomi dolcemente la mano e allontanandomela dal volto. “Henry…”
“Cosa c’è…?” Cominciai a tremare, stringendo automaticamente la mia mano attorno al suo polso.
“Da quanto tempo ti fa male?” Mi chiese, evitando completamente la mia domanda.
“Da ora, credo. Perché?”
“L’occhio nero… Sì.” Disse Hermione, ed il Dottore si girò verso di lei.
“Da quanto ce l’ha così?” Il tono della sua voce era profondo, pauroso.
“Da quaranta minuti, all’incirca. Perché?” La voce calma di Hermione non fece che innervosirmi di più.
“Henry, quello che ti dirò ora non sarà piacevole, ma voglio che tu mantenga la calma.” Mi sussurrò il Dottore, accarezzandomi i capelli.
“Dottore, dimmelo. Ora!” E mentre io cominciai a farmi un elenco mentale riguardante tutti i possibili modi in cui potevo morire, il Dottore cercava di essere divertente.
“Ecco… Bèh, detto in parole umane…”
“Dottore!” Urlai spazientita.
“Stai per diventare un alieno.” Sorrise.
“Io cosa?” Gridai sbarrando gli occhi, dimenandomi.
“Calma Henry Hoops, rimani calma!”
“Come puoi dirmi di rimanere calma? Io sto pe… distruggere Hogwarts con il Dottore.”
“Cosa?” Fecero Hermione e Ron, sbalorditi.
“Male, Va molto male.” Il Dottore girò su se stesso, portando entrambe le mani sul suo volto.
“Va male cosa? Non capisco…” Le loro facce erano sconvolte, ed io non ne capivo il motivo.
“Henrietta… Gli alieni ti stanno trasformando nello strumento che spazzerà via Hogwarts, con tutti noi all’interno.” Il suo sguardo si fece serio, ed io mi sentii mancare.
Se il Dottore non fosse stato così veloce, se non mi avesse presa all’improvviso, sarei caduta a terra.
“Dottore… Quanto tempo mi manca…?” Sentii le lacrime sgorgare dai miei occhi; stavo per distruggere il luogo, l’universo che consideravo una ‘casa’ da anni. Stavo per uccidere gli eroi della mia infanzia e del mio presente.
“Nemmeno un’ora.”
Tick Tock
 

 
  
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