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Autore: S t o n e r    20/02/2014    1 recensioni
Il Dottore esiste, e con lui anche Hogwarts, la città di Panem, il Campo Mezzosangue e molti altri luoghi.
Non ci credi? Questa è la mia storia.
Dal primo capitolo:
Il mio nome è Henrietta Hoops, ho diciotto anni e questa non è una favola.
Pensate di sapere tutto, ma non è così.
Siete cresciuti con l’idea del “mondo normale” solo perché i vostri genitori (e i loro genitori a loro volta) vi volevano tenere all’oscuro di quello che c’è al di fuori del nostro pianeta.
Se state bene così come state, ottimo, chiudete questa pagina.
Ma se invece volete dare una svolta alla vostra vita, come me, allora continuate.
Il Dottore arriva sempre.
Sempre.
Questa è la mia storia, e sono certa che tra qualche tempo avrò il piacere di leggere anche la vostra.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una lieve brezza smosse i miei capelli.
“Non entriamo?” Mi poggiò delicatamente una mano sulla schiena, dandomi una leggera spinta.
Mi voltai verso di lui, con gli occhi sbarrati.
Normalmente –se così si può dire- avrei continuato a chiedere cosa stava succedendo, a lamentarmi per qualsiasi sciocchezza o altro, ma in quel momento mi venne in mente una sola domanda da porgergli.
“Tutto questo è reale?” Portai dietro la mia schiena una mano, incrociando le dita, con forza.
Anche se tutto ciò mi sembrava ancora troppo incredibile per essere vero, scoprire che si trattava effettivamente solo di un sogno mi avrebbe spezzato il cuore.
“Henrietta, è reale.”
Non chiesi più nulla.
Uscii dal TARDIS e mi guardai attorno; quel posto aveva ogni singolo dettaglio riportato nella descrizione del romanzo.
“Henrietta, il castello è da questa parte.” Estrasse dal taschino interno della giacca un oggetto che ero certa di non aver mai visto prima; sembrava un cacciavite.
“Dottore, cos’è quello?” Domandai, preoccupata dall’uso che ne stava facendo; infatti puntava quel misterioso oggetto contro sassi, foglie  e terra, e quello si illuminava di verde emettendo uno strano suono.
“Questo è un cacciavite sonico.” Mi ‘spiegò’ sorridente, aspettandosi che io gli chiedessi a cosa servisse.
Ma io ero nel mondo di Harry Potter; cos’altro poteva interessarmi?
“Okay. Ma senti, in che periodo dell’anno siamo? In che anno siamo?” Domandai preoccupata, pensando a quale aspetto dovessero avere i personaggi che sognavo fin da quando ero piccola.
“E’ quello che stavo tentando di scoprire.” La sua espressione si fece seria.
“E… non ci sei riuscito?” Azzardai.
“Ovvio che ci sono riuscito, Henrietta!” Parve ferito dalla mia mancanza di fiducia.
“Comunque; facendo riferimento ai libri dovremmo essere nel… Quarto.”
Il poco fiato che mi rimaneva mi morì in gola.
“In che periodo dell’anno siamo?”
“Diciassette dicembre.” Ripose il ‘cacciavite sonico’ all’interno della sua giacca, facendo poi incrociare le dita delle sue mani.
Per quanta gioia provavo nemmeno mi accorsi dell’anomalia termica; neanche un fiocco di neve.
“Ma non ci lasceranno mai entrare…” Sbuffai.
“Mi sono occupato anche di questo; sei una studentessa del quarto anno, Grifondoro, ma purtroppo vai male in molte materie.” Disse tutto d’un fiato, ripensando poi ai dati falsi che aveva inserito nel ‘database’ della scuola.
Dovetti trattenere l’urlo.
Un istante dopo mi ritrovai abbracciata a lui, le mie braccia intrecciate dietro il suo collo.
“Grazie… Grazie…” Sentii qualcosa di caldo percorrermi il volto.
“Dai, Henrietta… Mi fai arrossire.” Sussurrò, ed in effetti sembrava essere un po’ nervoso.
Prima che potessi aggiungere altro, mi prese per mano e mi condusse fino all’entrata di Hogwarts, fino all’ingresso.
“Ma Dottore, sono ancora in pig…” Ancora oggi non riesco a capire come ho fatto a non essere svenuta dallo stupore o dalla gioia.
Dove fino a pochi istanti prima c’era una camicia da notte con sopra una vestaglia, ora c’era un maglioncino, una gonna e un mantello con l’interno colorato di rosso.
“Ma com…” Feci per chiedere, ma il Dottore mi interruppe.
“Basta domande. Ora sei una studentessa di Hogwarts, chiederai solo ai tuoi professori.”
“Giusto…” Mi guardai intorno, poi guardai lui, imbarazzata.
“Adesso dovresti andare.” Mi fece lui, ed io sorrisi sollevata.
“Tu cosa farai?” Gli domandai intimorita, temendo che se ne andasse senza di me.
“Io devo controllare qualcosa qui nei dintorni.” Non appena vide la mia faccia spaventata, mi rassicurò.
“Henrietta, ho inserito nella tua bacchetta un dispositivo di intercettazione. Se sarai in pericolo, devi solo…” Questa volta fui io a interromperlo.
“Chiedere aiuto e tu spunterai al mio fianco?”
“Dio mio, no! Sei una strega ora. Devi pronunciare le parole “Expecto Medicus.”
Scoppiai a ridere, e poi lo riabbracciai, sorridendogli.
“Allora a dopo.” Mi incamminai verso le scale, voltandomi un secondo per salutarlo un’ultima volta, ma lui non c’era più.
 
Nei libri trovare la sala comune della propria casa sembrava molto più semplice di come era in realtà.
Ma comunque, in un quarto d’ora riuscii a trovarla,  e mi ritrovai di fronte alla Signora Grassa.
“Parola d’Ordine?” Mi domandò, non preoccupandosi di fingere di essere meno infastidita della mia presenza.
“Guazzabuglio.” Dissi soddisfatta, rivolgendole il sorriso più splendente del mio repertorio, e quasi mi aspettavo le lodi per aver dato la risposta corretta, ed invece mi lasciò semplicemente accedere alla sala comune.
Non appena entrata, andai contro qualcosa di grosso e alto.
“Ma che diav…” Già, ero in procinto di dirgliene quattro, ma quando fece un passo indietro per vedere chi avesse appena ‘colpito’, non riuscii più a ragionare.
“E tu chi sei?” Mi domandò lui, sorridendomi.
“I-Io…” Sono sempre stata la numero uno nelle figure di merda.
“Fred corri, Ron è appena caduto!” Quel richiamo venne accompagnato da fragorose risate.
E proprio quando mi sentivo in grado di parlare, lui era sparito.
Così, non sapendo cos’altro fare, mi avvicinai alla massa, ma un secondo dopo una mano si poggiò sulla mia spalla.
“Tu chi sei?” Mi girai, ed era ancora lui, Fred Weasley, la mia prima –e attuale- cotta.
“He-Henrietta Hoops… Credo.” Chissà se lì il mio nome era quello.
“Io sono Fred Weasley.” Sorrise divertito, scrutandomi da capo a piedi.
“Sì, lo so.” Mi accorsi di ciò che avevo detto troppo tardi.
“Anche tu sei follemente innamorata di me?” Domandò, forse con un’espressione troppo seria.
“…” Come volevasi dimostrare, non riuscii a dire nulla di senso compiuto, così mi girai e feci per andarmene.
Ma ecco che la sua mano si ripoggiò sulla mia spalla.
“Dai, scherzavo! Perché non ti ho mai vista?” Si appoggiò contro il muro, non staccando mai gli occhi da me.
“Bèh… Non ho dei bei voti, per cui rimango sempre in camera a recuperare.” Fin da subito capii che quella non era la frase adatta per fare breccia nel cuore del Dio Fred Weasley, ma di certo non avevo altre scuse pronte.
“Che noia.” Sbuffò lui. “Eppure sembri un tipo interessante.”
Pregai affinché il mio volto non si fosse dipinto del solito rosso acceso che si espandeva ogni qual volta che ero nervosa.
Ma purtroppo, la sua reazione rispose alla mia domanda non espressa.
 “Sembri un peperone!” Disse, e poi sbottò a ridere.
Non feci in tempo a replicare, che George arrivò al suo fianco, interrompendo quel contatto visivo che ci univa.
“Freddie, è tutto pronto.” George mi lanciò un’occhiata, scrutandomi come aveva fatto precedentemente Fred. Poi guardò il gemello, sorridendogli, e dopo un secondo risero entrambi.
Ovviamente, pensai di avere l’aspetto più buffo del mondo.
“Ti capisco, ma dobbiamo proprio andare.” Gli diede un colpo sul petto con la spalla, e Fred fece lo stesso.
“Ci vediamo in giro, Henrietta.” Mi disse Fred, poi se ne andò.
Non ricordo quanto tempo rimasi lì, ferma nella stessa posizione.
Harry Potter. Hogwarts. Grifondoro. Fred Weasley.
Per un attimo mi venne il dubbio di essermi drogata, per quanto tutto fosse incredibile.
Ma sembrava sempre più reale, e forse, mi stava convincendo.
E proprio quando ripresi il controllo del mio corpo, tutti ripresero a spingere.
“Sbrigatevi, dobbiamo andare in Sala Grande!” Urlò Percy Weasley, e nonostante la mia forte repulsione nei suoi confronti da lettrice, non potei evitare di sentire le farfalle nello stomaco alla sua vista.
Tutto mi trasmetteva quelle emozioni.
Così mi unii alla fila di Grifondoro che si dirigevano in Sala Grande.
Mi alzai in punta di piedi, cercando di scovare Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger, ma purtroppo, di loro nessuna traccia.
…Vi sarebbe dispiaciuto, eh? Ovvio che li ho incontrati.
Fu Hermione a rivolgermi la parola.
“Ciao, ti andrebbe di unirti al C.R.E.P.A.? E’ un’associa…” Sgranai gli occhi, ammirando in tutta la sua bellezza Hermione Granger, in carne ed ossa.
Sembrava ridicolo; qualcuno che spiegava a me cosa fosse il C.R.E.P.A.
“Sì, voglio!” Non la feci finire, ma lei parve non farne un problema, perché mi rivolse uno splendido sorriso e mi porse una spilla. Tastai le mie tasche in cerca di qualche moneta; il Dottore pensava davvero a tutto.
E senza vedere, le porsi non so quante falci.
“Ehm, mi hai dato un po’ troppo.” Fece lei, guardando shockata prima me poi i soldi.
“No, va bene così. Io ti ammiro tanto Hermione, davvero tanto.” Dovevo proprio avere uno sguardo inquietante, ma andiamo! La mia eroina era a pochi centimetri da me, e veniva pure a chiedere lei un favore a me! Divinamente assurdo.
Ma lei parve cogliere solo il lato positivo di quella rivelazione.
“Sei molto gentile, di certo non come te, Ronald!” A metà della frase si girò assumendo un’espressione disgustata. Ed eccoli.
Harry e Ron.
Qualcuno direbbe “Ma ti hanno degnato di uno sguardo appena!”, ma per me quello era anche troppo.
Interruppi la loro lite, porgendo loro la mia mano.
“Henrietta Hoops.” Sorrisi cercando di placare la mia eccitazione.
“Ron Weasley.” Fece Ron, stringendomi la mano.
“Harry Potter.” Fece Harry, stringendomi poi la mano.
E i miei occhi si inumidirono.
“Ho forse le mani che puzzano?” Mi domandò Ron terrorizzato, annusandosi nervosamente le mani.
Scoppiai in una risata, strofinandomi un dito sotto gli occhi.
“No, scusatemi… E’ solo che ogni giorno che passa sono sempre più felice di essere ad Hogwarts.” Mi sforzai di trattenere le lacrime.
Il “Golden Trio”…
Ron fu l’unico a sembrare un po’ disorientato dalla mia rivelazione, mentre invece Hermione e Harry mi rivolsero un sorriso comprensivo.
“E’ fantastico, vero?” Mi disse Hermione, stringendosi al petto una scatola con all’interno centinaia di spille per il C.R.E.P.A.
“Mah.” Ron sbuffò e ci superò, allontanandosi.
Ammetto che ci rimasi un po’ male, ma niente poteva rendermi triste in una situazione simile.
“Scusalo, ultimamente è molto nervoso.” Mi spiegò Hermione, mortificata. “Senti, scusa la domanda ma… Perché non ti ho mai vista? Mi chiese, guardandomi dritta negli occhi.
“Non ho buoni voti, per cui passo tutto il tempo in camera mia a recuperare le insufficienze ” Cercai di assumere un’espressione mortificata.
“Ma se vuoi ti posso aiutare io!” Propose lei, e mi parve ancora più bella di un momento prima.
“Se per te non è un problema, a me farebbe molto piacere!” Sapevo che stavo arrossendo, ma lei parve non accorgersene.
Percorremmo le scalinate e i corridoi ridendo e scherzando, poi arrivammo in Sala Grande.
Presi posto vicina a loro, e notai che Ron mi lanciò un’occhiata furiosa.
“…” Non riuscii a dire nulla; mi limitai ad abbassare lo sguardo, facendo di tutto pur di non incontrare il suo.
Ma Perché Ronald Weasley ce l’aveva con me?
Poi mi guardai intorno, giocando a trovare ad uno ad uno tutti i personaggi del libro.
“Buona sera ragazzi. Rimanderò a dopo il discorso, ora pensate solo ad ingozzarvi.” Annunciò un Albus Silente sorridente, ed io non riuscii a non provare una fitta allo stomaco, facendomi tornare alla mente il capitolo della sua morte.
Insomma, tornando alla cena; quello fu il pasto più buono che avessi mai gustato, e devo dire che il trascorrerlo con Harry Potter, Hermione Granger e –in un certo senso- Ron Weasley avesse contribuito a renderla ‘la migliore cena del mondo’.
“Ron, sei silenzioso.” Sussurrò Hermione, guardando Ron sbuffare di continuo, e addirittura mangiare la metà di quello che era solito ingerire.
“Non ho più fame.” A quelle parole sussultammo sia io, sia Harry, sia Hermione.
“Ma tu non puoi non avere fame.” Fece Hermione, sconvolta come non l’avevo mai letta/vista.
Ma prima che Ron potesse controbattere, Silente si alzò in piedi ed introdusse il suo discorso con un sonoro ehm ehm.
“Come voi sapete, il Ballo del Ceppo è un evento tradizionale del Torneo Tremaghi, ma devo informarvi che purtroppo, in questa edizione del torneo, non vi sarà possibile in alcun modo parteciparvi.”
Delle lamentele si levarono dalle quattro tavolate, e infondo anche a me dispiacque.
“A meno che, non vengano trovati i dieci ornamenti a forma di fiocco di neve.”
Dopo quell’annuncio, la sala venne riempita da acclami.
“E’ un evento che è stato organizzato per intrattenere anche voi non partecipanti al torneo, per cui i quattro campioni non possono prendervene parte.
La casa che riesce a recuperare il maggior numero di ornamenti, avrà l’importante compito e onore di eleggere il re e la reginetta del Ballo del Ceppo.”
‘La folla era in delirio’, pensai, osservando tutti che urlavano dalla gioia.
“Non posso darvi alcun indizio, se non che non vi sono più ornamenti in un posto solo, e che non sono stati nascosti in alcun dormitorio o sala comune.
E con questo, buona notte.”
Mentre tutti erano occupati a festeggiare e a studiare dei piani per essere i primi a trovare gli ornamenti, io mi accorsi di una cosa che mi fece insospettire; i professori si riunirono e si misero a discutere tra loro a bassa voce, le espressioni serie.
Cosa diavolo era quella caccia al tesoro? Nel libro non c’era nulla di simile.
Qualcosa non stava andando come doveva.
Improvvisamente, una graziosa farfalla dorata mi svolazzò vicino al volto.
Era così brillante, così splendente, che non mi accorsi della mancanza delle sue ali.
Strano, pensai, ma non ci diedi peso, visto che un istante dopo Hermione mi trascinò dietro di lei.
“Bella questa iniziativa, non è vero?” Fece Hermione, e quello che dissi dopo fece bloccare tutti e tre.
“Per me c’è sotto qualcosa; mi sembra strano.”
“Fantastico; adesso abbiamo due Hermione.”
E con questo, Ron si congedò una volta per tutte, entrando nella Sala Comune e varcando la soglia del dormitorio maschile.
“Mhhh, penso che andrò in biblioteca.” Hermione, ignorando totalmente Ron,  si voltò di scatto e uscì dalla sala comune; feci appena in tempo a raggiungerla, prima che il quadro si chiudesse dietro di lei.
Chiusi un istante gli occhi, e quando li riaprii mi ritrovai davanti al volto la stessa identica farfalla di prima.
“Ehi Hermione, guarda quanto è bella questa farfalla.” Sorrisi.
“Quale farfalla?” Domandò, guardandosi attorno.
“Ma come quale? Questa qui.” E mi indicai il naso, dove la farfalla si stava per appoggiare.
“Non c’è nessuna farfalla…” Sussurrò lei, guardandomi con uno sguardo confuso.
“Dai non importa, dobbiamo sbrigarci.” E così mi portò via, dirette verso la biblioteca.
Ma anche quando mi infilai nel mio letto, circa due ore dopo, non riuscii a levarmi dalla testa quella farfalla.
  
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