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Autore: A r y a    23/02/2014    5 recensioni
[Asa Butterfield]
Charlotte Waters è una ventenne londinese e la fotografia è la sua passione più grande. Nella sua città natale è riuscita ad aprire uno studio tutto suo e il lavoro va a gonfie vele, ma si sente come estranea in un mondo troppo caotico per lei: ragazzi troppo sicuri di sè e figli di papà sono all'ordine del giorno, e la cosa la sta facendo allontanare sempre di più dalla sua passione, facendole pensare di mollare tutto.
Passa quasi tutto il giorno nel suo studio, lavorando, e quando ha tempo libero preferisce leggere o stare su internet che uscire.
Ha paura dell'amore e lo evita, per non soffrire come ha visto soffrire molte sue amiche.
Ma le sue certezza crollano quando incontra il ragazzo che ha sempre sognato di fotografare e la sua vita prende una piega inaspettata.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Changing.







"When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide"


Ma quanto i nostri respiri si uniscono e i nostri volti sono solo a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro, lui si allontana.
Lentamente, fa un passo indietro, mi guarda per un attimo che sembra infinito e con gli occhi pieni di un’emozione che non riesco a decifrare, abbassa lo sguardo e va verso il divano.
Corrugo le sopracciglia e lo guardo interrogativa, ma improvvisamente mi rendo conto di quello che era successo.
Lo stavi per baciare, idiota. Hai rovinato tutto.
Istintivamente mi mordo il labbro inferiore, cercando di tornare lucida e schiarire la mente, dove una moltitudine pressoché infinita di pensieri turbinano come un fiume in piena.
La prima sensazione che mi accorgo di provare è la delusione. Per me stessa, per non essere riuscita a rimanere distaccata e professionale come ho sempre fatto in due anni di lavoro.
Ma con lui non ci riesco: è più forte di me. Sento che qualcosa in me è cambiato, come se il sottile strato di cinico ghiaccio che circondava le mie emozioni si fosse sciolto e avesse dato il via libera ai sentimenti che avevo cercato di mascherare nel corso degli anni.
Quel ragazzo abbassava le mie difese, e la cosa non mi piaceva affatto.
O forse sì?
Certamente no, no e poi no. Charlotte Waters non si fa prendere così tanto da un ragazzo, che sia Asa Butterfield o chiunque altro.
La paura mi ha sempre fermata dal provare emozioni “complete”. Paura di perdere le persone care, paura di fidarmi troppo di qualcuno che si sarebbe rivelato crudele e falso, paura di ferire ed essere ferita.
Forse è per questo che ho sempre evitato di affezionarmi troppo alle persone e non ho mai avuto un fidanzato, una migliore amica o un migliore amico.
Be’, ovviamente tranne mio padre, l’unica persona al mondo che riusciva a farmi sentire amata e abbastanza coraggiosa da esprimere liberamente le mie emozioni.
Prima di conoscere Asa.
Sento l’attore schiarirsi la voce, dietro di me, e mi volto velocemente. È già seduto sul divano, nell’area di scatto, pronto a completare il servizio fotografico.
- Bene – esclamo, cercando di mantenere un tono il più distaccato possibile – Continuiamo.
I nostri occhi si incontrano solo per una frazione di secondo, ma riesco a scorgere nei suoi qualcosa simile a dispiacere e preoccupazione.
Solo in quel momento mi accorgo che una piccola e solitaria lacrima stava scendendo lungo la mia guancia sinistra. Persa nella sua lenta corsa verso il mio mento, verso l'attimo in cui si staccherà dal mio viso e precipiterà verso il pavimento, quella goccia di acqua salata che tanto detesto mi sta dicendo qualcosa.
“Stai cambiando.”
Velocemente asciugo la lacrima con la manica del cardigan, mi aggiusto il cappello di lana e vado verso la macchina fotografica, che mi accoglie come una vecchia amica, nascondenedo il mio viso dallo sguardo del ragazzo, che si è fatto sempre più triste.
 
 
La seconda parte del servizio è totalmente diversa dalla prima.
L’atmosfera è gelida e nessuno dei due parla, se non per dare consigli sulle posizioni da assumere per uno scatto ottimale o perché Asa non sia colpito in pieno viso dalle luci che illuminano l’area di scatto.
Più volte l’attore tenta di eliminare la tensione fra noi, tornando ad assumere pose strane e divertenti. Ma quando si accorge che il mio umore non accenna a cambiare e che, anzi, mi sta soltanto infastidendo, smette e torna ad essere serio.
- Penso che abbiamo finito – annuncio, allontanandomi dalla macchina fotografica e tentando di non guardarlo.
- Bene – mi dice lui, cercando un contatto visivo che non gli concedo.
Perché rende tutto più difficile?
- Bene – rispondo fredda.
L’attore si avvia verso il camerino per cambiarsi e tornare nei suoi vestiti “normali”, ma, come se gli fosse improvvisamente venuto in mente qualcosa, si volta verso di me, dispiaciuto.
- So che non è opportuno, ma a slacciare un papillon sono bravo quanto ad annodarlo – mi dice, senza guardarmi.
- Basta tirare il nodo al centro – mi avvicino velocemente a lui e altrettanto velocemente disfo il nodo, come se quel pezzo di seta nera ustionasse le mie dita appenaa lo tocco. Gli ridò la striscia di stoffa e, quando le nostre mani si sfiorano, ritraggo di scatto le mie e indietreggio velocemente.
Il ragazzo alza lo sguardo e con esso cerca di trasmettermi qualcosa che non capisco, troppo presa a focalizzarmi sui suoi iridi, che mi sembrano molto più blu del normale.
Smettila.
Asa entra nel camerino e mi lascia sola per pochi minuti. Quando esce indossa di nuovo pantaloni e pullover.
- Vuole che le invii le foto via mail… - inizio a chiedergli, accorgendomi solo dopo aver terminato le prime parole che sono formale come durante la nostra prima chiacchierata.
- Ti prego, non darmi del lei – mi dice, affranto.
- … oppure preferisce venirle a prendere personalmente?
Il ragazzo sospira – In realtà pensavo di sceglierle insieme a te.
- Insieme a me? – chiedo, confusa – In genere è chi mi commissiona il servizio che si occupa dela scelta delle foto, non io personalmente.
- Be’, questa volta i direttori di “Hunger Magazine” mi hanno lasciato più libero – spiega l’attore – Hanno detto che posso sceglierle da solo, ma preferisco avere un parere da una professionista – conclude, guardandomi dritta negli occhi e sollevando leggermente un angoli delle labbra.
Dopo qualche secondo mi ricordo di respirare – E quando dovremmo scegliere insieme lo foto? – gli chiedo, sottolineando scetticamente la parola “insieme”.
- Avevo pensato a domani sera, magari a cena – mi risponde, mettendo una mano dietro alla nuca e abbassando lo sguardo.
- Per "domani sera, magari a cena" le foto dovrebbero essere stampate e pronteper la scelta, quindi per me va bene – dico, imitando il suo tono di voce mentre ripeto le sue parole.
Il ragazzo si lascia sfuggire una risata e torna a guardarmi – Bene, ti passo a prendere alle sette – annuncia, facendomi l’occhiolino. Prende la sua borsa, apre la porta ed esce.
- Ehi no, aspetta! – dico rincorrendolo – pensavo che intendessi dire che saresti passato a prenderle e a sceglierle!
- No, in realtà ti ho invitato a cena – mi dice, voltandosi verso di me e rivolgendomi uno dei suoi sorrisi migliori – Una cena di lavoro ovviamente – aggiunge, mettendo le mani davanti a sé come per giustificarsi, dopo aver notato la mia espressione stupita.
- Okay – dico, sorridendo.
- Bastava questo? – mi chiede, alzando le sopracciglia – Bastava una piccola gaff per farti sorridere? È dalle sette che ci provo!
Arrossisco bruscamente e abbasso lo sguardo.
Il ragazzo ride di cuore – Sei diventata dello stesso colore dei tuoi capelli!
- Ehi! – esclamo indispettita, tirandogli un leggero pugno sul braccio.
Entrambi stiamo zitti per qualche secondo, fino a quando la mia risata non interrompe il silenzio, e il ragazzo mi segue a ruota.
- Ci vediamo domani, Asa – dico, ancora ridendo.
- A domani – mi risponde.
Si volta verso l’ascensore, ma poi sembra avere un ripensamento.
Si gira, si avvicina velocemente a me e mi scocca un bacio sulla guancia. Poi, altrettanto velocemente, entra in ascensore, il quale, nel frattempo, era arrivato al piano.
Rimango lì per qualche secondo, tenendomi la guancia con la mano, confusa.
Perché?
Rientro in casa, chiudo la porta e le emozioni che ho provato in poche ore mi investono come un fiume in piena.
La loro forza è talmente travolgente che sono costretta a sedermi sul pavimento, per evitare di crollare quando meno me l’aspetto.
Rabbia.
Gioia.
Delusione.
Confusione.
Non capisco cosa mi stia succedendo, non capisco perchè Asa prima si rifiuta di baciarmi e poi mi invita a cena, ma soprattutto non capisco perchè mi abbia scoccato un bacio sulla guancia.
E altre piccole sorelle della lacrima solitaria che qualche ora prima aveva rigato il mio viso scorrono lungo le mie guance e io non sono abbastanza forte per oppormi, per tenerle dentro le ghiandole lacrimali ed essere fredda, come sempre.
Ma non sono pronta a cambiare.






ANGOLO AUTRICE
SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE! Faccio schifissimo, lo so. No aggiorno da mesi, ma non è tutta colpa mia. Scuola, vacanze senza computer e mancanza di tempo hanno contribuito alle mancate pubblicazioni.
Anyway, vedo che le visualizzazioni e le recensioni sono aumentate, ahw!
Questo capitolo non mi piace è molto importante dal punto di vista della trama: si inizia a capire qualcosa di più sul personaggio di Charlotte e accenna a suo padre, a cui lei è molto legata. E Asa fa il lunatico, yay
Ringrazio in primis Be_Strong_Girl, la dolcezza fatta donna che mi ha supportato nella scrittura, e in secondo luogo (ma non meno importante, ti amo) la mia parabatai, che ha fatto lo splendido banner che vedete in alto.
Che dire, spero vi piaccia! Se vi va lasciate una recensione, sono sempre disposta ad ascoltare consigli o critiche per migliorare!
A r y a
X.
  
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