Annabeth
Era
il giorno del viaggio, le otto del mattino e stavo
pilotando il mio fidato blackjack lungo la via ad ovest per
pattugliarla in
vista della partenza. Raggiunsi la collina all’estremo nord
della città e mi
fermai, prendendo il binocolo che portavo sotto il sedile. Uscii con il
fucile
e mi sdraiai a terra per osservare i silenziosi edifici della
città, che ancora
mi impressionavano.
Nell’auto
avevo tutto il necessario per sopravvivere:
pasti, un kit medico, una granata, un contatore geiger, gli attrezzi
per
riparare la macchina. Inoltre avevo con me un fucile di precisione ed
una
pistola, indispensabili per difendere me stesso da tutto ciò
che si muoveva.
A
distanza osservavo due gruppi di criminali si
attaccavano a vicenda.
Accesi
la radio.
“Nico?
Mi ricevi?” Chiesi, dopo aver sintonizzato
l’apparecchio sulla sua stessa frequenza.
“Percy,
ti ricevo. La strada è libera, per domani?”
Domandò, sollevato. Ogni volta che mi allontanavo di
pattuglia lui e Bianca si
preoccupavano da morire per me, così come mia madre.
Sorrisi,
mentre rispondevo: “Certo, cugino. Due bande
si stanno scontrando, presto torneranno a leccarsi le ferite, fino a
domani la
strada sarà libera.”
“Ottimo.
Un ultima cosa: Michael non è ancora tornato,
ma ha parlato di qualcosa, alla radio. Dice di aver incontrato
gente.”
Aggiunse. Lo sentii esultare piano dall’altra parte.
“D’accordo,
vado a controllare.” Borbottai, fingendomi
scocciato. “Saluta mia mamma per me.” Aggiunsi,
prima di chiudere il contatto.
Scossi
la testa.
Erano
tredici anni che attendevamo di poter tornare a
casa e godere di una vita degna di questo nome. Avrei fatto di tutto
per portare
la mia famiglia al sicuro.
Stavo
per alzarmi quando un rantolo animalesco non mi
trattenne.
I
peli sulla mia nuca si rizzarono per il pericolo.
Con
i miei riflessi, che negli ultimi mesi si erano
sviluppati per i pericoli passati, estrassi il coltello da caccia che
portavo
alla cintura e lo piantai in testa all’infetto che stava per
saltarmi addosso.
Ansimai
per lo spavento e la scarica di adrenalina.
La
creatura giaceva ai miei piedi senza vita, ma non mi
sarei mai abituato all’idea che quello, un tempo, era un
uomo.
Trattenni
il vomito e mi misi alla guida di blackjack,
controllando la mia scorta d’acqua, mentre percorrevo veloce
al massimo la
strada che separava Dallas da Sherman.
Nonostante
il caldo, il vento che soffiava da ovest
rendeva l’aria più respirabile e non soffocavo
come al solito. La zona non era
stata interessata dalle radiazioni come altre, quindi non rischiavo di
morire a
causa loro.
Nonostante
il termometro mi disse che c’erano circa
trentacinque gradi l’aria era fresca e non mi dispiacque
abbassare il
finestrino, mentre guidavo.
Seguii
l’autostrada per settantacinque chilometri a
nord fino ad arrivare ad una cittadina in rovina, non diversa da molte
altre
che avevo visto. Gli edifici erano mezzi crollati, con colonne
sventrate.
Seguendo
la strada principale, raggiunsi la piazza
principale ed individuai il negozio del padre di Micheal,
dall’altra parte
della strada. Stavo per scendere quando un colpo di fucile raggiunse il
vetro
corazzato del mio veicolo.
“Che
cavolo!?” Strillai, riparandomi e afferrando la
pistola, caricandola.
Avevo
poche munizioni, ma non potevo non usarle.
Vidi
Michael farmi dei cenni dal negozio: era armato, i
capelli corti, neri, scompigliati e il viso da furetto, graffiato, come
se
fosse caduto su qualcosa di ruvido e duro. Indicò un
edificio alla mia destra e
lì vidi tre persone con in mano dei fucili.
‘Troppo
lontani… dannazione.’
Sbuffai e presi la mia carabina.
Tre…
Due…
Uno…
Uscii
dall’abitacolo rotolando sul terreno sabbioso e
con una mossa velocissima puntai il fucile verso l’edificio e
sparai.
Un
corpo cadde in avanti mentre un urlo si disperdeva
tra le strade.
‘Meno
uno!’
Pensai, mettendomi a correre verso il negozio.
Alcuni
proiettili aprirono i loro fori nell’asfalto,
mentre passavo a tutta velocità. Fortuna che non avevano
proprio una mira
fantastica e io riuscii a sfuggirgli senza essere ferito. Sulla porta
del
negozio, però, rallentai e un braccio mi tirò di
lato.
“Attento!!!”
Una
ragazza dai lunghi capelli biondi mossi e gli occhi
grigi mi aveva tirato di lato, proprio, pochi istanti prima che un
proiettile
mi si piantasse nella nuca.
“Grazie…
ma tu chi sei?” Chiesi, sorpreso. Cavolo se
era bella.
Negli
ultimi tempi non ci avevo mai pensato che una
ragazza fosse bella. Con tutto quello che dovevamo affrontare non mi
ero
soffermato sulla bellezza di Bianca o Rachel o Talia. Invece appena la
vidi
quel pensiero mi attraversò, quasi come se l’idea
stessa di bellezza si
condensasse nel suo viso.
Scossi
la testa.
Non
era il momento.
“Si
chiama Annabeth Chase, era inseguita da questa
banda di criminali.” Spiegò Michael, abbassandosi,
mentre un colpo di fucile
partiva dall’esterno per passargli sopra la testa.
“E
scommetto che tu ne hai approfittato.” Commentai
ironico, mentre, mi posizionavo accanto a lui.
Sentii
uno sparo accanto a me e vidi Annabeth con una
pistola in mano: aveva colpito un altro uomo e mi stava guardando in
modo
strano, come se mi stesse passando ai raggi X: “Ci siamo
incrociati per caso.”
Deglutii.
Meglio
non mettersi contro di lei, se la sua mira era
così precisa.
“D’accordo..
. Mchael, hai quei fucili?” Chiesi,
sparando un altro colpo più per distrarli che per colpirli.
Contai i
proiettili: solo altri dieci, non andava bene, dovevo lesinarli.
“Sì…
ma il mio furgone ha le ruote a terra.” Rispose,
stringendo il suo fucile.
Cercai
di dire qualcosa, ma non ne ebbi il tempo: una
vampata di calore ci travolse e la porta sul retro fu fatta saltare da
una
carica esplosiva. Un uomo enorme, dall’aria minacciosa si
fece avanti
impugnando un fucile a canne pozze, calpestando il legno distrutto.
Michael
e Annabeth erano stesi a terra storditi e anche
io non me la passavo bene: alcune schegge mi avevano ferito al petto,
forandomi
il giubbotto, ma almeno non ero morto. Questo, però, sarebbe
stato, presto,
portato a compimento da quel tipo che mi stava puntando
l’arma contro con un
sorriso crudele.
“Fermo!”
Michael
si era ripreso e aveva impugnato un coltello,
saltando contro l’avversario pronto a pugnalarlo. Senza quasi
muoversi, però,
quello cambiò la traiettoria del fucile e sparò.
Una rosa di proiettili trapassò
il mio amico da parte a parte che fu sbalzato indietro dalla potenza
del colpo.
“Michael!”
Urlai, estraendo la pistola.
Fu
un attimo.
Le
nostre armi si incrociarono.
Lui
sorrise trionfante, mentre una scarica di
adrenalina faceva apparire come se tutto il mondo fosse immerso in un
mare di
miele.
I
colpi partirono insieme.
Chius
gli occhi, spaventato all’idea di venire colpito.
Pregai
mia madre, Nico, Bianca, i miei zii e la
ragazza, speranzoso che si salvasse ed affidai la mira al caso.
Per
un attimo non seppi dire se fossi vivo o no, poi
riuscii a muovere i muscoli degli occhi e mi resi conto di esserlo.
Il
cuore mi batteva all’impazzata e sudavo freddo dalla
paura. La mano che reggeva l’arma tremava, come tutto il
corpo, devastato dalla
scarica di adrenalina che mi aveva attraversato poco prima di sparare.
La
nuvola di piombo mi aveva mancato di pochissimo, creando un nugolo di
fori alla
mia destra. Il mio avversario, invece, non era stato così
fortunato.
Un
foro si apriva proprio in mezzo alla sua fronte, da
cui colava un lento rivolo di sangue.
Mentre
crollava a terra, mi accorsi che Annabeth era
affiancata al corpo di Michael che era steso morente, accanto al
bancone del
negozio.
“Amico,
no…” Mi avvicinai, ancora tremante,
stringendogli la mano, mentre sentivo le lacrime pungermi gli occhi.
Lui
sorrise.
“Non…
preoccuparti, Jackson… sapevamo… che era
pericoloso.” Borbottò, tossendo, mentre si teneva
la ferita, troppo grave per
essere medicata.
“Posso
provare.” Insistetti, provando a tamponarla, con
poco successo. “Non intendo lasciarti qui.”
“Non…
puoi… fare… nulla.” Mi interruppe,
scuotendo
piano la testa. “Salutami mia madre.”
Furono
le sue ultime parole, prima che i suoi occhi si
facessero vuoti e senza vita.
Scossi
la testa, mentre le lacrime uscivano prepotenti,
incapace di trattenerle. Sentii Annabeth piangere anche lei, per quel
ragazzo
che le aveva salvato la vita, ma non avevamo il tempo di trattenerci.
Nonostante
le lacrime, riuscii ad alzarmi e vidi che i
saccheggiatori guidati da quell’uomo si stavano ritirando.
Probabilmente
avevano perso coraggio quando avevano visto morire il loro capo, ma
sapevo che
sarebbero tornati all’attacco.
Presi
le chiavi del seminterrato che Michael teneva in
mano.
“Grazie
amico.” Sussurrai, distogliendo lo sguardo dal
suo viso.
Non
volevo che il suo sacrificio fosse stato vano, così
caricai le armi e il suo corpo su blackjack e ripartii con Annabeth che
ancora
piangeva, nonostante cercasse di trattenersi.
“Mi
dispiace… per il tuo amico.” Sussurrò,
tra un
singhiozzo e l’altro.
Sospirai
e mi voltai verso di lei, asciugandole una
lacrima solitaria: “Non è colpa tua…
è stato quel bastardo a sparare. Ma ora è
morto.”
Lei
annuii poco convinta, come se qualcosa la
preoccupasse.
Infatti,
poco dopo, si voltò verso di me: “Lo sai che
hai ucciso Crios Castellan, vero?”
“Castellan?
Chi è? Non mi sembra di conoscerlo…”
Borbottai, indeciso. In effetti il nome Castellan mi ricordava
qualcosa, ma non
riuscivo a collegarlo a nessuno dei miei ricordi precedenti alla mia
prigionia.
“Allora
ripassati storia contemporanea. I Castellan
erano i capi della C.A.O.S. Dopo il disastro hanno iniziato a comandare
bande
criminali in tutto il mondo e ora, il loro capo, Cronos Castellan e suo
figlio
Luke, sono a capo di una pericolosissima banda diretta proprio
qui.” Spiegò lei,
in ansia.
“Come
fai a sapere tutto questo!?” Chiesi sorpreso,
mentre tutti i pezzi si allineavano. Ecco come mai quei nomi mi
ricordavano
qualcosa.
“Sono
stata loro prigioniera da quando sono uscita da
New York otto mesi fa. Il loro capo uccise tutti i miei amici, ma Luke
sembrava…
interessato a me. Così ottenne di avermi come…
premio per la scorreria che
avevano compiuto.” Dal suo tono compresi che non erano
ricordi di cui amava
parlare. “Una settimana fa mi hanno lasciata sola il tempo
sufficiente per
rubare una moto e sono scappata verso sud, ma Luke e i suoi uomini mi
hanno
inseguita.”
Aveva
ricominciato a piangere in silenzio e io mi
sentii il cuore stretto in una morsa. Le misi una mano sulla spalla per
rassicurarla e lei chiuse gli occhi, rilassandosi di colpo.
“Non
preoccuparti, io e il mio gruppo stiamo andando ad
ovest. Non è sulla loro strada, non dovrai più
preoccuparti.” Dissi convinto.
Dopotutto Luke non poteva essere così stupido da inseguirci
solo per quella
ragazza.
Una
ragazza molto bella, però.
“Lo
spero, Jackson… lo spero davvero.” Disse, poco
convinta, mettendo la sua delicata mano sulla mia.
Tornammo
al ranch abbattuti e tristi. Non fu facile
dire a Samantha Yew, la madre di Michael, che i figlio don ce
l’aveva fatta, ma
non ce ne fu bisogno.
Appena
vide il corpo del figlio disteso sul retro del
mio veicolo lanciò un urlo disperato, stringendolo a se,
mentre lacrime
pungenti come punte di ghiaccio le rigavano ritmicamente il volto.
Non
riuscii a parlare e mi diressi all’interno, per
parlare con i Grace e i miei, lasciando la donna e l’altro
figlio, Malcom soli
con il loro dolore, intuendo che qualsiasi mia parola non sarebbe
bastata ad
alleviare il loro dolore.
Appena
arrivammo nella sala comune, mia madre mi
strinse in un abbraccio soffocante.
“Percy,
figliolo! Sei ferito? Stai bene?” Chiese con le
lacrime agli occhi, accarezzandomi i capelli.
“Mamma…
non sono ferito.” E non sto bene,
aggiunsi mentalmente, senza dirlo ad alta voce.
Presentai
Annabeth ai miei zia e a Gioven Grace, che la
accolsero senza troppi problemi.
“Benvenuta
nel nostro gruppo, Annabeth, non
preoccuparti, non siamo dei criminali, come quei pazzi che ti hanno
presa,
nessuno ti darà fastidio, finché
rimarrai.” Disse mio zio, con gli occhi
stretti, come se stesse trattenendo le lacrime.
La
morte di Michael aveva colpito tutti: era uno dei
nostri più abili difensori e mi aveva accompagnato in decine
di pattugliamenti,
quando dovevo uscire. Molti gli dovevano la vita e saperlo morto, era
come se
avessero ucciso una parte integrante del nostro gruppo. Come se da casa
tua
sparisse qualcosa di particolare che la rappresentava. Magari non ci
avevi mai
fatto caso, ma ci tenevi, perché era come una parte di te.
“Grazie…
io… sono… sono molto dispiaciuta per la vostra
perdita. Mi ha salvato la vita.” Disse, tenendo lo sguardo
basso. Mi resi conto
che stava tentando di mostrarsi forte, nascondendo le lacrime.
“Lui
conosceva i rischi. Li conosciamo tutti. Di questi
tempi i pericoli sono tanti, ma non possiamo piangerci addosso.
Dispiace a
tutti, ma in questo momento dobbiamo prepararci alla partenza. Abbiamo
già
preparato la carovana che ci guiderà ad ovest. Jackson,
vorrei che tu aprissi
la fila con il tuo veicolo di pattuglia. I miei figli ci difenderanno
con la
jeep corazzata.”
Gioven
Grace aveva parlato in modo freddo e distaccato,
ma non lo biasimai: darsi da fare per diminuire i morti e mettere al
sicuro la
gente era il suo modo per sfogarsi, cosa che lo rese ancor
più determinato a
metterci tutti in salvo.
“Signor
Grace, se posso, vorrei andare in testa al
gruppo con Percy. So che non sembra, ma so combattere e so cavarmela
nelle
situazioni difficili. Voglio rendermi utile.” Propose,
all’improvviso, la
bionda, alzando gli occhi, ora pieni di determinazione, nonostante
fossero
ancora umidi.
Lui
sembrò sul punto di protestare, ma poi ci ripensò
e
si voltò verso di me.
“Tu
che dici, Jackson? Vuoi che ti copra le spalle
durante il viaggio?”
Io
la osservai, ricordando come era stata la prima a
prendere l’iniziativa per il contrattacco, quando eravamo a
Sherman.
“Sì…
vorrei che venga con me.”
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[Angolo
autore]
Sono
cattivo, vero?
Sì,
so di essere cattivissimo, vi prego, non mi
uccidete!!!! *Sguardo implorante*
Comunque,
è arrivata Annabeth e, ovviamente, appaiono
anche i cattivissimi della storia che vorranno sicuramente fare il
sedere al
povero Percy (Come se, nella mia storia non avesse già
abbastanza problemi.)
Riusciranno
Annabeth e Percy a mettersi insieme e a
salvarsi insieme ai loro amici, con una banda ti terroristi spietati
alle
calcagna?
AxXx
PS:
Grazie ancora per l’ottima accoglienza, vi voglio
bene a tutti!!!! <3 <3 <3