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Autore: elyxyz    23/02/2014    14 recensioni
TRAMA: Arthur trova davanti a casa un cane abbandonato e la sua amica Gwen gli consiglia un veterinario di nome Emrys.
“Ma che cazzo…?” si lasciò sfuggire, appena messo piede nel vialetto, stringendo le palpebre per mettere a fuoco – fra la pioggia, la nebbia e le tenebre della sera – osservando la massa informe sul suo tappeto ‘welcome’ sotto al porticato buio. Un topo! Un dannato sorcio davanti alla sua porta!
(...) Brandendo l’ombrello rotto come avrebbe fatto un cavaliere medievale con la propria spada – o come un poliziotto con uno sfollagente – si avvicinò risoluto.
E fu allora che si accorse che il topo non era un topo.
Cioè… era un topo
, ma un topo-cane.
Lo stesso topo-cane che ora guaiva e scodinzolava verso di lui, grondando pioggia e bava sul suo tappeto immacolato.
[AU!Fic Merthur. Accenni ArthurxVivian nel passato. - 12 capitoli in totale, storia conclusa.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Waiting for you

Non mi ero accorta che fosse passato tanto tempo dall’ultimo aggiornamento, chiedo scusa!

 

Devo solo precisare che gli orari e i tempi di risposta degli sms che leggerete, in questo capitolo e nei successivi, sono una scelta ragionata e prima della fine vi spiegherò il perché; anche se, comunque, non vi cambierà la vita se preferite non farci caso…

 

 

Doverosamente dedicata al cucciolo d’uomo che mi ha resa una zia orgogliosa.

Un pensiero speciale a chi ha recensito il precedente capitolo e invito i lettori silenziosi, se lo desiderano, a lasciare un segno (che è sempre gradito).

A DevinCarnes, chibimayu, Burupya, Barby_Ettelenie_91, misfatto, Eresseie93, aria, mindyxx, areon, FlameOfLife, hiromi_chan, Orchidea Rosa, Raven Cullen, Sheeireen_Black 22, Yuki Eiri Sensei, crazyclever_aveatquevale e katia emrys.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

 

 

Waiting for you

 

 

 

Capitolo VII      

 

 

Erano passati appena otto giorni, eppure ad Arthur sembrava un’eternità.

Questa volta l’ambulatorio era quasi vuoto, c’era solo una vecchietta con due gatti malmessi nella saletta d’attesa e persino Freya, la frigida, l’aveva salutato con più decenza e con un sorriso rivolto alla cagnetta.

Arthur, suo malgrado – e perché era un gentiluomo – aveva ricambiato con meno supponenza.

 

Merlin, invece, l’aveva accolto raggiante – ricordandogli vagamente l’inquietante sorriso ferragostano di Will –, pronto a dedicarsi anima e corpo alla sua pelosa paziente.

 

Il dottor Gaius non si era mai dimostrato così entusiasta di visitarlo. Forse avrebbe dovuto essere geloso di Aithusa?

 

“Ha seguito la dieta che ti ho dato?” chiese il veterinario, mentre la esaminava.

 

Arthur gli spiegò per filo e per segno tutti i pasti consumati quotidianamente.

 

“Da questa settimana, dovrai modificare leggermente nelle dosi”, anticipò Merlin. “Come sai, un cane incinta ha bisogni particolari. E la sua alimentazione varia col procedere della gravidanza. Poi ti spiego meglio”, lo rassicurò, preferendo concentrarsi completamente sulla bestiola, facendo pertanto accomodare il suo padrone.

 

Come la volta precedente, Arthur decise di non osservare la visita, quindi scelse di occupare il tempo mandando un paio di messaggi arretrati – uno a Morgana, per esempio, per chiederle come stava.

 

Messaggio inviato 

A: Strega

12:19

Ehi, Balena! Come va?

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Strega
12:20

Fratello disgraziato. Potrei essere già morta, per quello che te ne importa!

 

 

Messaggio inviato 

A: Strega

12:21

Ti penso ogni giorno, Morgana cara. Vivo in quella cazzo di casa delle bambole che mi hai lasciato!

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Strega
12:23

È per quello che mi fischiano sempre le orecchie?! E io che credevo fosse colpa della pressione bassa!

 

 

Messaggio inviato 

A: Strega

12:23

Papà non ti tiene le coronarie in movimento?

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Strega
12:24

Lo yoga tantrico mi aiuta a raggiungere la pace interiore. (E migliora le prestazioni a letto).

 

 

Messaggio inviato 

A: Strega

12:25

Risparmiami i particolari, ti prego, è l’ora di pranzo.

Quindi… Non hai ancora staccato a morsi la testa di Leon?

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Strega
12:26

Anche se continui a pensare il contrario, NON sono una Mantide Religiosa. Fratellino idiota!

 

 

Messaggio inviato 

A: Strega

12:26

Ma chissà che mostriciattolo partorirai! Magari tutto verde e bitorzoluto!

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Strega
12:27

Fanculo, Arty. Uh! Mi hai fatto venire voglia di cetrioli inzuppati nel miele. Scappo. Ciao.

 

 

Arthur fece una faccia schifata al solo pensiero. Ma si limitò a digitare indietro un saluto, giusto quando la voce sorpresa di Merlin lo distrasse dal suo cellulare.

 

“Ah!”

 

“C’è qualcosa che non va?” domandò, in ansia, sollevandosi dalla poltroncina.

 

“No, no. Vieni!” lo invitò il veterinario, facendogli posto accanto a sé, davanti alla cagnetta sdraiata.

“Qui”, indicò, afferrandogli la mano destra e guidandola verso il pancino di Aithusa. “Lo senti questo grumo?” Merlin accompagnò le sue dita nella palpazione, fino a che Arthur non realizzò cosa stava cercando.

 

“Oh!” esalò, sorpreso anch’egli, ripetendo il movimento. Sì, lo sentiva.

 

“Siamo nella quarta settimana!” gli spiegò il dottor Emrys, con entusiasmo, dimenticando di lasciargli la mano.

 

“E…?” l’incalzò Pendragon, con curiosità.

 

“Dal trentesimo giorno in poi, si possono proprio vedere i cuccioli, con testoline e tronchi ben distinti!”

 

Gli sfuggì un ansito e il suo corpo tremò. Merlin strinse un po’ più forte nel punto in cui la loro pelle si toccava e gli offrì uno sguardo di conforto.

 

“Dai, respira…” gli suggerì, piano, quasi con delicatezza.

 

Arthur lo ascoltò, inalando una lunga boccata d’aria. Poi si scrollò di dosso quel legame scomodo e fece un passo di distanza, pur cercando di rimanere composto.

 

“Se ci fosse solo lei, sarebbe tutto più semplice…” si ritrovò a dire, con un’intonazione spenta.

 

“Vorresti che non ci fossero?”

 

“Ti sembrerei così meschino, se lo desiderassi?” domandò, lanciando però uno sguardo di scuse ad Aithusa.

 

La cagnetta si sentì osservata e scodinzolò di rimando, anche dalla posizione sdraiata.

 

“È un bene che tu riesca ad esternare ciò che senti…”

 

“Senza dare di matto?” concluse per lui Arthur.

 

“No, non intendevo dire questo!” lo smentì Merlin. “Ma la negazione non ti porterà da nessuna parte!” motivò. “Prima verrai a patti con tutto questo, e prima potrai decidere cosa fare!” lo pungolò, mettendoci fin troppa enfasi.

 

“Merlin?”

 

“Dimmi…” soffiò il veterinario, sgonfiandosi come un palloncino bucato.

 

“Vai avanti con la visita, per favore?”E la smetti di farmi prediche?’ Era sottinteso.

 

“Sì”.

 

“Grazie”.

 

Il dottor Emrys accese l’ecografo senza replicare e stavolta non cercò di coinvolgerlo, mentre passava la sonda sul ventre della cagnetta, e ingrandiva le sezioni sullo schermo, digitando cifre sulla tastiera accanto, e faceva implicite misurazioni, controllando che tutto fosse a posto.

 

Arthur sbirciò solo di striscio, ma – anche se avesse voluto capire davvero –, quella sul monitor era solamente una macchia sfocata in bianco e nero, in continuo mutamento e incomprensibile.

Anche la faccia di Merlin sembrava indecifrabile. Era seria e concentrata. Così diversa dal costante sorriso di buonumore con cui l’aveva abituato, tanto che Arthur temette che ci fosse qualche anomalia latente che stava emergendo dall’esame.

 

Si morse il labbro inferiore, sul punto di chiederglielo, quando il dottor Emrys cliccò sul volume e  il suono di un ritmico palpitare cardiaco si sparse nell’ambulatorio.

 

Arthur sentì qualcosa di strano rimestare nello stomaco.

E si ritrovò di nuovo accanto a Merlin, prima ancora di saperlo.

 

“Una testolina… e l’altra testolina”, indicò il medico, orientando la sonda correttamente. “E i due tronchi. Li vedi?” domandò, retorico.

 

Deglutendo, Arthur annuì.

C’era ancora quel pulsare energico e rapidissimo che rimbombava nelle sue orecchie.

Il cuore dei grumi che aveva accarezzato prima.

 

“D’accordo. È tutto in ordine”, decretò il veterinario, rompendo il momento e spegnendo il macchinario. La stanza ripiombò nel silenzio più completo.

 

Arthur si chinò a lasciare una carezza per Aithusa, intanto che il medico stampava alcuni fogli con dei numeri.

 

“Lo vuoi?” chiese poi, porgendogli un foglietto con le stampe di un’ecografia.

 

Arthur grugnì qualcosa, e se lo infilò in tasca.

Merlin fu lesto a nascondere un sorriso, mentre riprendeva posto dietro la sua scrivania e invitava il suo paziente a fare altrettanto.

 

“Allora?”

Sapevano entrambi che quella domanda – all’apparenza così innocua – sottintendeva invece una scelta radicale.

 

Arthur fece un respiro profondo, accomodandosi meglio Aithusa sulle ginocchia. Ma, quando fece per parlare, un colpo alla porta lo interruppe.

 

Doc…” incominciò la segretaria, una volta ottenuto il permesso di entrare. Gli si appressò, parlando sottovoce. “La signora Wilson dice che si scusa, ma al momento non può pagare...

 

Merlin scosse le spalle. “Ok, non è un problema”.

 

“Gliel’ho detto, lo sai. Ma lei insiste perché venga a riferirtelo. Altrimenti non avrà pace!”

 

Arthur rammentò di aver visto distrattamente una vecchina con due sportine e due gatti malandati dentro.

 

Freya, per cortesia, dille che la prossima volta dovrà portarmi una delle sue meravigliose torte allo zenzero e saremo pari!”

 

“D’accordo!” approvò la donna, congedandosi.

 

Quando rimasero soli, Merlin si sentì quasi in dovere di giustificarla.

“La signora Wilson sfama con la sua pensione tutti i gatti randagi del suo quartiere”, gli raccontò. “Andrebbe premiata per il suo volontariato! Io cerco di non farla pagare, ma lei è orgogliosa e ci tiene…

 

“Sì, capisco”, replicò Arthur. Anche se in fondo no, non era così semplice per lui capire una vita spesa a raccattare gatti pulciosi nei vicoli o nei bidoni della spazzatura.

 

Merlin focalizzò il suo sguardo a disagio. “Dov’eravamo…?”

 

Fino a lunedì”, lo interruppe Pendragon, risollevandosi dalla sedia. “Mi prendo tempo fino a lunedì. Questo weekend sono molto impegnato e non è il momento migliore per una scelta”.

 

V-va bene…” concordò, stupito.

 

“Allora… buon fine settimana, dottor Emrys”, lo salutò, dirigendosi all’uscita con il cane e la nuova dieta.

 

“Arthur?” fu un richiamo esitante.

 

Mh?”

 

“Ci sentiamo lunedì?”

 

 

***

 

 

Arthur avrebbe detto di essersi sbagliato. Ma – siccome lui non sbagliava mai – era piuttosto una questione di congiunzioni astrali sfavorevoli e di calendari. Cause di Forza Maggiore, o forse era Destino, che dir si voglia.

Com’era noto, però, il lunedì era il giorno peggiore della settimana e le decisioni prese in quel giorno – secondo la sua esperienza personale – erano sempre le più infauste.

Era ovvio, quindi, che non potesse scegliere sventatamente sulla sorte di Aithusa e dei suoi cuccioli di lunedì. Non era senza cuore, lui.

 

E nei giorni immediatamente precedenti, come aveva anticipato al suo veterinario, aveva avuto una sessione intensissima di impegni che avevano scandito ogni istante del suo tempo sia il sabato sia la domenica: fancazzismo ad oltranza imparato da Gwaine, pomeriggi stravaccati sul divano a sonnecchiare, una passeggiatina di rito con Aithusa, e coccole, coccole, coccole.

 

Perciò… non sarebbe stato tanto male… procrastinare un altro po’ non avrebbe ucciso nessuno. Letteralmente.

 

 

***

 

 

In fondo… non era necessario condannarla al canile, considerò, uscendo dall’ascensore con il cane e tutto l’armamentario appresso.

Lì, dentro la sua azienda, qualcuno si sarebbe offerto di adottarla. Forse, addirittura, avrebbero litigato per lei.

Qualcun’altro si era già prenotato i cuccioli non ancora nati...

 

Ma fu solo quando vide che tutti i suoi collaboratori, nel piano, si aspettavano l’arrivo di lui e Aithusa insieme, che comprese che no, non l’avrebbe data via.

 

Che se tutti i suoi dipendenti pendevano dalle sue labbra – beh, dal suo muso – lui era il primo della lista a farlo.

 

E che quel cane l’aveva reso migliore in soli dieci giorni.

E lui non se n’era manco accorto, perché era stato naturale cambiare. Migliorare.

 

Beninteso, questa non sarebbe mai stata una decisione presa di lunedì.

(Anche perché, fin da quando se l’era trovata sotto al portico, la scelta era già stata fatta, che lui volesse ammetterlo o no).

 

 

***

 

 

Arthur ricambiò il saluto di Guinevere e di tutti gli impiegati presenti, poi prese posto nel suo ufficio, con uno strano senso di leggerezza, malgrado i tanti bagagli.

Aithusa scivolò nella sua cuccia e si predispose per un riposino e, siccome Gwaine aveva chiesto un paio di giorni di ferie, lui era certo che non avrebbe più trovato strani messaggi in giro.

 

Eppure, non avrebbe dovuto esserne così sicuro.

 

Alle dieci, aveva appuntato alla bacheca accanto alla macchinetta del caffè una delle foto dell’ecografia dei cuccioli. (L’altra, invece, l’aveva appesa sul frigorifero in cucina, con una di quelle strane calamite kitsch che Morgana aveva collezionato dai suoi viaggi).

Gli era sembrato quasi un gesto doveroso condividerla, dopo tutto l’affetto che la sua squadra aveva dimostrato per la bestiola.

 

All’ora di pranzo, Arthur aveva messo il guinzaglio ad Aithusa, pronto a scortarla in quel ristorantino in fondo all’isolato, dove era concessa l’entrata anche agli animali.

Certo, non aveva più la comodità del locale di fronte, ma ora aveva la scusa buona per fare due passi salutari e, se anche avesse ritardato un po’ nel rientrare in ufficio, difficilmente il suo capo l’avrebbe sgridato, considerò, con un ghigno ironico.

 

Passando davanti alla bacheca, si accorse – con un certo stupore – che la foto era tappezzata tutt’attorno di Post-it colorati.

Gli eredi al trono!”, “Brava la nostra mascotte!”, “Awwwhhh!!!” Arthur ridacchiò, quando ne lesse uno un po’ sessista: “Speriamo siano maschi!” e la risposta immancabile di qualche donna, forse era la calligrafia di Sophia: “No, meglio le femmine!

 

Afferrando il cellulare, scattò e spedì il messaggio a due destinatari:

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

12:05

L’idiozia dilaga.

 

 

Messaggio inviato 

A: Il_Fannullone

12:05

È colpa tua. Hai contagiato tutti!

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Il_Fannullone
12:07

Sono così orgoglioso di me! ;D

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
12:10

Decisamente contagiosa, sì. Come pensi di curarla?

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

12:11

Mi limiterò a contenere i danni.

PS. Aithusa dice che è ora di mangiare la pappa.

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
12:12

Come darle torto? Buon pranzo!

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

12:12

Anche a te. ;)

 

 

***

 

 

Arthur – quella sera – aveva atteso con una certa trepidazione l’orario per rincasare.

Per essere stato un lunedì, doveva ammetterlo, era risultato abbastanza indolore e gli sguardi di solidarietà di Aithusa lo avevano aiutato a superare ogni telefonata snervante che aveva ricevuto, compresa quella quindicinale di suo padre, che ovviamente voleva essere ragguagliato sull’andamento dell’intera baracca.

 

“Io e Aithusa abbiamo raggiunto un compromesso”, aveva esordito, appena Merlin aveva risposto alla sua chiamata.

 

“E quali sarebbero i termini dell’accordo?” s’interessò il veterinario.

 

“Io tengo il possesso del telecomando e lei quello del divano”, spiegò Arthur, serio, facendo scoppiare a ridere l’altro uomo.

 

“Interessante! E…?”

 

“Lei decide quando dobbiamo uscire, e io quando è ora di dormire”, continuò Pendragon. “Sulle vacanze… ci accorderemo”.

 

“Avete già firmato il contratto?”

 

“Sì, l’orma della sua zampa sporca di fango è rimasta sul mio tappeto”.

 

“Ottimo!” gioì Merlin. “Congratulazioni!”

 

“Grazie”.

 

“Seriamente, Arthur. È una bellissima notizia…”

 

“Lo sai, vero, che qualcuno mi deve spiegare come si allevano dei cuccioli… e avrò bisogno di un buon veterinario. Conosci nessuno?”

 

“Mi hanno detto che un certo dottor Emrys è bravino… ma non so se può andarti a genio… è un tipo strano…

 

“Oh, sì. L’ho sentito dire!” ironizzò Arthur. “Ma proverò il brivido del rischio!”

 

“Beh, poi dimmi come va… ma ricorda che ti avevo avvertito!” lo mise in guardia, col medesimo tono leggero.

 

“D’accordo. Buona serata”.

 

“Anche a te! E non ubriacare Aithusa, se festeggiate!”

 

 

***

 

 

Il giorno dopo, la bacheca aveva avuto un paio di messaggi nuovi e Arthur ritenne doveroso aggiornare il veterinario sulla situazione. Poi, osservando Aithusa che si mordicchiava le zampette, si fece cogliere da un assillante dubbio.

 

E, poiché Merlin gli aveva espressamente detto più volte: “Se hai dubbi, chiamami. Non farti scrupoli!”, (anche se Arthur sospettava fosse stata più una frase di circostanza), lui intendeva prenderlo in parola. Se fosse servito.

Solo che non immaginava quanto gli sarebbe servito.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

09:45

Domanda: le cagne incinte possono andare dall’estetista?

 

 

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Da: Merlin
09:47

Dipende: meglio evitare le lampade abbronzanti…

 

 

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A: Merlin

09:48

Oh, spiritosone!

Credo che le unghiette la infastidiscano.

Hai il nome di un buon posto?

 

 

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Da: Merlin
09:50

Forse sì, forse no: devono offrirti anche un cocktail mentre aspetti?

Altrimenti prova qui: “Animal House”, è due strade prima della mia, sulla destra.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

09:51

Grazie.

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
09:53

Prego. ;)

 

 

***

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

18:45

Merlin!!!

Non mi avevi avvertito che me lo avrebbero tosato come un leone spelacchiato!

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
18:50

OMG! È un Bichon Frisé! Perché l’hai fatta massacrare?!

 

 

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A: Merlin

18:51

Non l’ho ‘fatta massacrare’, che ti agiti? Mi sono opposto, OVVIAMENTE, e le hanno dato solo una spuntatina dove serviva…

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
18:55

Fiù!

 

 

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A: Merlin

18:56

Uomo di poca fede! Vedessi che unghiette! Ci manca solo lo smalto…

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
18:57

Abbi pietà di quel cane, Arthur.

 

 

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A: Merlin

18:58

La verità è che ha goduto. Credimi.

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
18:59

Voglio una foto alla fine della tortura. Mi sento responsabile ad avertela affidata.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

19:00

Prova inviata. ;D

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
19:01

Oh. Mio. Dio.

 

 

Arthur rise e si apprestò a pagare il conto della toelettatura. Lasciò, per buona misura, una discreta mancia alla commessa, perché era stata davvero gentile e premurosa con Aithusa.

 

 

***

 

 

Tre giorni. Tre giorni era durato il silenzio di Arthur.

Probabilmente, se non fosse stato concentrato su un brutto caso di maltrattamento che aveva dovuto denunciare, Merlin avrebbe dovuto chiedersi perché ci fosse improvvisamente calma piatta, quando – sul più bello – la suoneria che aveva associato ad Arthur Pendragon era risuscitata.

 

“Mi chiedevo”, aveva esordito l’uomo, senza preamboli. “Stiamo andando incontro all’inverno: dici che dovrei comprarle un cappottino da indossare?”

 

“Buongiorno anche a te!” aveva ironizzato il dottor Emrys. “Io sto bene, grazie. E tu?”

 

Whatever”, fu la risposta annoiata di Arthur. “I preamboli sono noiosi…”

 

“I preamboli sono indispensabili nelle comunicazioni… So che sei abituato a comandare, ma sarebbe carino – o perlomeno cortese – fingere di interessarti al tuo interlocutore, prima di subissarlo di domande!”

 

“Giornata pesante?” lo pungolò Pendragon. “Pensavo vivessi per il tuo lavoro!”

 

“Testa di cavolo!” sibilò Merlin.

 

“Ehi!” si risentì Arthur. “Io ho intavolato una discussione, ma tu non collabori!”

 

“Senti, devo andare. Ci risentiamo…”

 

“Merlin? Merlin?! Ehi, MERLIN!”

Ma dall’altro capo il segnale suonava vuoto.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

18:27

Mi dispiace.

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
19:40

Non importa.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

19:42

È tutto ok?

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
19:45

Sì.

 

 

Nuovo messaggio 
Da: Merlin
19:45

… Grazie.

 

 

***

 

 

Quindi”, riprese Arthur, dopo un’introduzione di convenevoli lunga come il Tamigi. “Pensi che dovrei comprarle un cappottino di Chanel?”

 

Merlin sorrise contro la plastica del cellulare, mentre stava ultimando la compilazione di alcune cartelle.

Arthur era davvero emotivamente stentato, ma almeno sapeva imparare in fretta dai propri errori e aveva esordito la sua telefonata con una cortesia degna del Cerimoniale di Corte Spagnolo, per farsi perdonare lo scivolone del giorno prima.

 

Nah! Non mi sembra un tipino pretenzioso… se è di cachemire puro, non credo si lamenterà. Qualunque marca andrà bene…”

 

Cachemire?! 

Arthur lampeggiò un’immagine mentale di una capra hircus.

Una pecora vestita con pelo di capra. Sembrava una barzelletta malriuscita!

“No, non se ne parla proprio!”

 

“Penso che Paris Hilton potrebbe darti l’indirizzo del negozio che usa per il suo Tinkerbell… Non frequentate forse gli stessi ambienti spocchiosi?”

 

“Ma il suo è un odioso chihuahua! Non ha niente a che spartire con Aithusa!” esclamò, scandalizzato.

 

“Ora che ci penso… Ho letto da qualche parte che lei lo veste solo Chanel! Vedi, già vi trovate con le idee!” lo canzonò il veterinario.

 

Bleah!” rumoreggiò Pendragon, esprimendo il proprio disgusto. “Potrei offendermi, sai? Di sicuro Aithusa è offesa con te, per averla associata a quel topo viziato!

 

“Per te, sono tutti topi, Arthur…” gli fece notare Merlin, quasi con dolcezza.

 

“Beh, ora so la differenza: Aithusa è un topo finto, quello è un topo vero!” precisò, per amor proprio.

 

Il dottor Emrys rise a tal punto che la penna con cui stava scrivendo bucò il foglio.

“Com’è che siamo partiti dalcappottino sì, cappottino no’, per arrivare allo ‘Chanel a tutti i costi’? Devo essermi perso un passaggio…”

 

“Non importa. Davvero, non importa. Credo che farò un salto da Will”.

 

“Will non vende Chanel. Lo sai, vero?” puntualizzò.

 

“Sì, idiota, lo so”.

 

“È che sei un asino, e volevo evitarti figuracce!”

 

Merlin!”

 

“D’accordo, d’accordo. Però voglio vedere il risultato e mi raccomando: Aithusa è una cagna rispettabile. Non scegliere colori cretini… non mi fido molto del tuo senso estetico…

 

“Che ne sai, tu, del mio senso estetico?!” s’inalberò. “Ho dei gusti meravigliosi, io!”

 

“Oh, sì. Certo. Ma voglio le prove. Ricordalo.

 

 

***

 

 

Due giorni dopo, il dottor Emrys ricevette un MMS.

 

Aithusa indossava un cappottino rosso fuoco con lo stemma dorato della Pendragon Company ricamato con eleganza lungo tutto il bordo. Nel bel mezzo della schiena, campeggiava la scritta “Babies on Board” e Merlin sorrise, intenerito.

 

 

Messaggio inviato 

A: Merlin

19:42

Non è meravigliosa?

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai che subisce le mie paranoie. X°D

E a Laura, che si sciroppa le anteprime con un entusiasmo che mi commuove.

Note: Le varie nozioni veterinarie e le informazioni sulla gravidanza canina riportate sono prese da siti web specializzati.

 

Dalla capra hircus si ricava la pregiata lana “Cachemire”, che prende il nome dalla zona in cui originariamente si allevavano questi animali.

 

Le info su Paris Hilton sono vere. È noto che lei vesta il suo cane esclusivamente griffato Chanel.

 

Il Cerimoniale di Corte Spagnolo è noto per la sua rigidità e complessità. È estremamente formale e quasi paranoico. Qui, ovviamente, è citato con accezione ironica.

 

Poiché mi è stato chiesto, vorrei chiarire che gli orari degli sms non nascondono alcun particolare segreto. Non è niente di fondamentale… semplicemente, controllando i tempi di risposta fra loro, si può capire l’evoluzione del merthur.

 

 

Ecco ben QUATTRO anticipazioni del prossimo capitolo:

 

“Arthur!”

 

Arthur sobbalzò, ritrovandosi il padre, infuriato, davanti alla porta dell’ufficio. A tradimento.

 

Pa-!”

 

“Credo di avere avuto un’allucinazione, Arthur. Altrimenti non mi spiego perché io abbia appena visto un cane camminare, nel corridoio, davanti al distributore delle bevande!

 

“Ehm… non era un’allucinazione…” bofonchiò, a mezza voce, sentendo il sudore gelare sulla nuca.

 

“Allora devi licenziare in tronco il responsabile! Non è ammissibile che-”

 

“Allora la Pendragon Company rimarrà senza Vicepresidente e Amministratore Delegato, perché quel cane è mio, papà”.

 

(...)

 

Ma…” farfugliò, incerta. “Non avevamo chiarito la questione di Viv?”

 

A quel nome Arthur si irrigidì, rannuvolandosi.

“Non intendo più sentirla nominare!” ordinò, caustico. Tuttavia, quando si volse a guardare dove Aithusa riposava, un sorriso gli stiracchiò le labbra.

“Io mi riferivo ai suoi gemelli…”

 

“I suoi gemelli?!” gli fece eco la sorella, incapace di raccapezzarsi. “Non i miei?”

 

“I tuoi?!” ripeté Arthur con espressione sconvolta.

 

“Sì, idiota. I miei gemelli!” scandì la donna, spazientita. “Ge-mel-li!”

 

Gemelli?” s’intromise Uther, comparendo dal nulla, accasciandosi al suo posto. “Gemelli di chi?

 

“Di Aithusa!” “Di Morgana!” risposero sorella e fratello in contemporanea, addossando l’un l’altra il peso della notizia.

 

Oh, Ygraine, dammi tu la forza!” pregò l’uomo rivolto al cielo, mettendosi teatralmente una mano sul cuore infartuato. “Morgana aspetta dei gemelli e la cagna di Arthur pure!”

 

(...)

 

“Oh, cazzo!” imprecò, agitandosi, infilando la mano in tasca con così tanta foga che strappò lievemente la cucitura laterale.

“Merlin?!” urlò nel telefono, appena all’altro capo sentì rispondere. “Merlin, è un’emergenza!”

 

“Arthur? Calmati, cos’è successo? Aithusa sta…?”

 

“C’è un brutto mostro nero attaccato alla sua pancia!” sbraitò Arthur, contenendo a stento l’ansia, mentre si dirigeva alla porta.

 

“È una zecca?” chiese il veterinario, con spirito pratico.

 

“Sì, ha una zecca! Una dannata zecca!… Almeno credo che sia una zecca… Merlin, devi visitarla subito!” esclamò. “Sto giusto salendo in macchina!”

 

“Portala allo studio, ma sta’ calmo. Non è niente di grave”, lo rassicurò.

 

Arthur si rese conto solo in quel momento che era domenica pomeriggio, e che l’ambulatorio non era aperto, ma francamente non gli interessava. La salute della sua cagnetta veniva prima di tutto.

 

(...)

 

“Credo che dovremmo parlare seriamente di ‘gestione dell’ansia’della tua ansia –, prima che la gravidanza finisca… perché, se per una zecca fai così… non oso pensare cosa accadrà al momento del parto!”

 

Arthur sgranò gli occhi come un cerbiatto davanti ai fari di un’auto.

Ma ci sarai tu, no?” farfugliò, con apprensione. “Cioè… io davo per scontato che sarai con me e…

 

“Ci sarò, se vuoi. Ma è bene essere pronti all’evento, per tempo”.

 

“Vuoi direi che devo seguire una specie di corso pre-parto?” domandò, incerto. “Perché, se devo… insomma, io lo faccio”.

 

Merlin scoppiò a ridere a tal punto che gli occhi gli si riempirono di lacrime. “Sei il padrone migliore del mondo, Arthur, ma davvero, non serve. Ti chiarirò le idee in uno dei prossimi controlli, mh?

 

~ ~ ~ ~ ~

 

 

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