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Autore: Nahash    23/02/2014    5 recensioni
Quel calore, sebbene fosse demoniaco, avvampava nelle mie vene – e sul mio volto, solo il sorriso e una flebile risata.
Nostalgica era la visione, nostalgica era la sensazione del ritorno.
Sarei tornata a casa, me lo sentivo, e presto l'avrei riabbracciato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Inquisizione
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Note: Salve a tutti non so neanche io perché mi sono voluta cimentare in questa flash introspettiva, ma l'ispirazione aveva preso il sopravvento e così l'ho lasciata fare!
Spero che comunque possa piacervi e che possiate apprazzarla.
Un gentile ringraziamento va al sempre pronto betaggio di Ita rb autrice qui su efp =)


 
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Sulle rive di quel fiume rimiravo l'immagine allegra di una vita persa. Sulle rive di quel fiume vedevo qualcosa che non c'era; ma, sognatrice di un tempo lontano, come la scure impietosa della morte che, gelida in quella coltre scura, si abbatteva, carezzevole mutava l' istante.
Vago era il ricordo di quella sensazione, ma piacevole rimaneva alla mia mente.
Con i polpastrelli percorrevo quel fiume terso in cui io vedevo un abisso vuoto – ho sempre pensato che il gli specchi d'acqua fossero ingannatori, apparentemente innocui, nei quali, una volta immerso, puoi sprofondare inesorabile all'interno del nulla; ecco, è così che mi sento e così che mi sentivo: perduta.
Sotto un cielo improvvisamente diventato stellato, i miei piedi si davano il cambio, lasciando che uno prendesse il posto dell'altro ad ogni nuovo passo.
Vedevo tutto ciò che c'era stato, lo vedevo passare come ricordi davanti ai miei occhi; eppure io non ricordavo nulla, se non quella sensazione e  quell'odore nauseabondo.
Ho sempre amato i fiumi per quanto ingannevoli, ho sempre amato il vento per quanto questo avesse divampato le fiamme.
Quel calore, sebbene fosse demoniaco, avvampava nelle mie vene – e sul mio volto, solo il sorriso e una flebile risata.
Nostalgica era la visione, nostalgica era la sensazione del ritorno.
Sarei tornata a casa, me lo sentivo, e presto l'avrei riabbracciato.
Non posso odiarlo, anche se c'è chi me lo impone, non posso dimenticare le notti a osservare la luna, mentre il fuoco crepitava scandendo il ritmo di quel ballo.
Nel levarsi le fiamme si innalzava la mia risata e a seguire un malaugurate augurio per gli stolti che non avevano osato credere, per coloro che, con tanta arroganza, sceglievano chi doveva morire e chi no.
 
Malfattori della mia anima violata, non è il vostro nemico il male, non è il mio amore il dissenso; ma è passione, desiderio, che impervio accarezza e avvolge – calamitoso ti traghetta fino all'inferno.
Non importa quali meandri oscuri avrei percorso, ma tramite quel rogo io vi avrei fatto ritorno.
 
Ecco le campane,
è morta la strega.
Ecco le campane,
bambini fate ritorno.
Lo spettacolo è finito,
così cantava il prete.
il fuoco ha bruciato,
l'eretica sul rogo.


 
   
 
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