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Autore: Prinzesschen    23/02/2014    0 recensioni
Il Vendicatore chiuse gli occhi scuotendo quasi impercettibilmente il capo. Stava succedendo di nuovo.
Ogni volta che qualcosa andava storto era il primo a dover intervenire, mentre il grande Capitan America se ne stava alle terme a farsi coccolare da giovani nostalgiche del patriottismo e il vecchio Thor sfornava aforismi aulici sul suo pianeta, asteroide, sonda o qualsiasi fosse il luogo d’origine del quasi-dio.
-Dimmi dove si suppone avverrà il prossimo attacco. C’è un criterio? Abbiamo delle coordinate?
-No, Stark, sembra essere puramente casuale, potrebbe essere il Brasile, la Svezia, l’Italia, la Groenlandia.. devi richiamare una vecchia conoscenza dello SHIELD.
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
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burning in the past's plames
THE AVENGERS - Burning in past flames
Capitolo I

Tony Stark fermò la macchina, esasperato. Odiava il Tennessee, era ufficiale. Soprattutto se il motivo per cui ci si trovava era cercare una persona che evidentemente non aveva alcuna intenzione di essere trovata.
Aveva raggiunto almeno una decina delle possibili residenze individuate dallo SHIELD ma risultavano tutte false, cominciava a sentirsi uno stalker.
Scostò gli occhiali da sole volgendo lo sguardo al palazzo malandato che si stagliava fuori dal finestrino e pensò che fosse il meno probabile. Perché mai una ex eroina americana avrebbe dovuto vivere in un appartamento e in un luogo così malfamato?
Decise di scendere dall’auto e fare un ultimo tentativo prima di chiamare Fury per avvertirlo che il prossimo incarico avrebbe dovuto affidarlo al buon vecchio Hulk. Non aveva alcuna intenzione di cercare quella latitante geneticamente modificata in giro per il Tennessee, o forse addirittura per l’America intera.
Fece scorrere lo sguardo sui nomi del citofono ma non vide alcun “Meyers”.
Una casella vuota attirò la sua attenzione. Quale latitante avrebbe messo il nome sul proprio citofono, dopotutto?
-Si?
Una voce maschile. Non era di certo un buon inizio.
-Salve, ehm.. cercavo Anouk Meyers. E’ in casa?
Il suo interlocutore ebbe un attimo di titubanza.
-No non c’è ness..cosa? Cazzo Jenny, che ti prende? – esclamò il tipo cercando, evidentemente, di coprire il microfono.
Stark, che aveva già voltato le spalle al portone si immobilizzò.
Sentì delle voci concitate e poi il collegamento venne interrotto.
Inclinò la testa per poi fare una piroetta ed attraversare il portone. Qualcosa gli diceva che “Jenny” non era granché contenta della sua visita.

Si mosse veloce su per le scale e arrivò al pianerottolo giusto in tempo per vedere uno strano tipo tatuato che veniva malamente spinto fuori da una delle porte.
-HEY, STRONZA. C’è il mio cappello lì dentro!- urlò lo strano individuo  battendo il pugno sulla porta ormai chiusa ma che in pochi istanti si riaprì per sputare fuori un berretto e richiudersi così velocemente da provocare un violento spostamento d’aria.
L’uomo sbuffò e, sistematosi il cappello sulla testa, si incamminò verso le scale dove andò a scontrasi con Tony Stark che aveva cautamente percorso gli ultimi gradini per non farsi scoprire.
-Eri tu che cercavi quella stronza schizzoide? Beh, AUGURI!- gli ringhiò contro prima di tuffarsi di corsa giù per le scale, borbottando imprecazioni ed insulti fortunatamente incomprensibili.
Giunto innanzi alla porta decise che avrebbe almeno tentato di utilizzare dei metodi ortodossi prima di passare alle maniere Stark e suonò educatamente il campanello.
Ovviamente “Jenny” non aveva alcuna intenzione di ricevere altre visite ma l’uomo non aveva tempo da perdere.
-Hey, so che ci sei e so anche che sai il motivo per cui sono qui, non farmi perdere la pazienza, ti ho cercata per mezza America.- la incitò a voce alta bussando con forza.
Sentì dei rumori provenire dall’interno e decise di continuare, nella speranza che stesse funzionando.
-Sarai pure una paladina della giustizia in congedo temporaneo ma abbiamo delle questioni importanti di cui parlare, Lady Four.- scandì il suo nome aumentando ancora di più il volume della propria voce, senza però aspettarsi una reazione immediata, così, quando la porta si aprì ed una mano lo afferrò trascinandolo dentro, quasi gli prese un colpo.
-Devi proprio continuare ad urlare così che tutta l’America mi riconosca?!- sputò tra i denti una giovane donna, tenendolo bloccato al muro proprio accanto alla porta.
Stark si prese qualche secondo per studiarla. Ciò che per prima cosa lo colpì furono gli occhi cerulei e freddissimi incastonati su un volto dalla carnagione chiara e dai tratti morbidi.
Onde color biondo cenere le ricadevano attorno al viso e sulle spalle lasciate scoperte da una semplice canotta nera che ne sottolineava il fisico esile.
-Scusami, tesoro, ma è il risultato che conta. Sono riuscito ad avere la tua attenzione.
La ragazza mollò rudemente la presa e gli lanciò un’occhiataccia.
-Non affibbiarmi vezzeggiativi di alcun tipo o proverai l’ebbrezza di un bel volo fuori dalla finestra.
Iron Man stirò le pieghe della giacca e le rivolse uno sguardo ammiccante. Possibile che non l’avesse riconosciuto?
-Sono abituato a volare, Meyers, non sarebbe una novità. Non mi offri neanche un caffè?
La ragazza incrociò le braccia, sposando il peso su un fianco con aria indolente ed una espressione scettica stampata sul volto.
-Assodato che sei uno dei tirapiedi di Nick Fury e che hai anche tu la tua dose di superpoteri- ironizzò agitando le dita,- cosa vuoi da me?
Con la sua impertinenza stava decisamente mettendo a dura prova la pazienza del suo interlocutore, per la quale già di per sé quest’ultimo non era di certo famoso.
Vide la mascella dell’uomo irrigidirsi mentre si apprestava a risponderle a tono.
-Allora, ragazzina, mettiamo le cose in chiaro. Non sono qui per mia volontà ma perché si tratta di una emergenza per la quale, per inciso, non vedo come una mocciosa presuntuosa possa essere utile. Non sono il tirapiedi di nessuno e alla prossima minaccia o alla prossima parola sgradevole che le mie orecchie saranno costrette a sentire, premerò questo simpatico bottoncino colorato,- disse mostrandogli il polso,-  e ti ritroverai davanti un Iron Man decisamente incazzato.
Anouk alzò le sopracciglia ma stette in silenzio, cominciando a muoversi lentamente intorno a lui, come un felino.
-Bene bene bene, così tu saresti Iron Man. Non per risultare impertinente ma credo che Fury non ti abbia messo al corrente di quali siano le mie capacità, altrimenti non penseresti di certo che un costume di latta possa permetterti di metterti contro di me.
Tony si aggrappò all’ultimo barlume di sangue freddo che gli restava, dopotutto quella della ragazza era solo una tattica per indurlo a desistere e ad andarsene.
-Siamo sotto attacco, Meyers e non sappiamo chi stiamo combattendo. E’ un nemico potente ma troppo intermittente per poterlo affrontare direttamente.
-Ho sentito degli attacchi degli ultimi mesi. Repubblica Ceca. Texas. Un casino.- asserì scuotendo il capo e scrocchiandosi le dita.
Sollevato dalla prima risposta ragionevole della propria interlocutrice, continuò. – Un casino di proporzioni preoccupanti, aggiungerei. Possiamo solo ipotizzare il luogo del prossimo attacco ma dobbiamo essere uniti. I Vendicatori devono combattere insieme.
Sentire pronunciare quel nome, dopo tutti quegli anni, la fece rabbrividire e una scintilla di tristezza le attraverso gli occhi blu andando ad adagiarsi poi, pesante come piombo, dentro le sue viscere.
-Beh, in culo alla balena allora! – disse recuperando l’impertinenza che l’aveva caratterizzata sin dal primo istante per poi voltare le spalle all’uomo d’acciaio. – Sai la strada, tornatene all’ovile e di’ a Fury che la mia posizione è sempre la stessa. Non intendo tornare a militare.
-Sei una codarda.
Furono veloci e dirette come un proiettile, quelle parole.
Anouk si bloccò sul posto e lentamente si voltò, lo sguardo fiammeggiante di odio e la testa alta.
Allungò una mano e scagliò una piccola sfera di fuoco verso l’uomo che per evitarla dovette gettarsi contro il muro e che immediatamente chiamò a sé l’armatura che pezzo per pezzo, viaggiando attraverso la finestra, andò a fasciargli il corpo lasciando scoperto solo il capo.
-Tu non sai niente di me e non ti permetto di giudicarmi. Ti voglio fuori da casa mia. Immediatamente.
  
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