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Autore: Cumberbatch    23/02/2014    2 recensioni
[Benedict Cumberbatch][Benedict Cumberbatch]
Gli uccelli volano in alto
Sai come mi sento
Il sole è nel cielo
Sai come mi sento
Le canne sono trasportate dalla corrente
Sai come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene
Come un pesce nel mare
Sai come mi sento
Un fiume che scorre libero
Sai come mi sento
Come i fiori sugli alberi
Sai come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene
Una libellula fuori al sole
Sai cosa intendo
Delle farfalle che si divertono,
Sai cosa intendo
Dormire in pace quando il giorno è terminato
E' un vecchio mondo
E' un nuovo mondo
E' un mondo impudente
Per me
Come le stelle quando risplendi
Sai come mi sento
Ho detto che starò bene
Sai come mi sento
Oh la libertà è mia
E so come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene, sto bene
Questo é il testo della cover dei Muse della canzone Feeling good. È molto adatta per descivere come si senta Ginevra, la nostra protagonista, quando sale su un palco.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi manca casa, mi mancano i miei genitori, mi manca (anche se è strano) la mia pestifera sorella e quel gatto scorbutico che “accudisce”.
Ho vent’anni eppure dopo neanche un giorno lontana da loro sento già forte la mancanza, ma so che il mio amore e la mia passione per la recitazione è tanta che la lontananza da casa l’avrei sconfitta pur di continuare a fare ciò che mi piace. In realtà non riuscirò a stare senza Angelica, la mia amica da sempre, praticamente siamo cresciute insieme.
Ci siamo incontrate all’asilo e poi abbiamo continuato le scuole insieme. Siamo molte diverse. Lei è estroversa e riesce ad avvicinarsi alle persone con una semplicità e facilità allucinante, con una sciocchezza fa amicizia. Io invece sono tutt’altro; timida fino al midollo, il più delle volte mi rinchiudo in camera a leggere copioni o opere.
Le uniche volte  che riesco a essere spigliata e a mio agio è sul palco, perché mi piace interpretare altre persone e non me stessa. Sono come Dottor Jekyll e Mister Hyde: nella vita di tutti i giorni sono me stessa (timida e quasi asociale), sul palco sono tutto che me.
Comincia ad appassionarmi al teatro dalle scuole medie. Partecipavo ogni anno alle recite scolastiche anche se mi davano più che altro ruoli secondari.
Anche alle superiori non mi perdevo neanche un’attività extrascolastica di teatro, con la sola differenza che ricevevo sempre la parte da protagonista femminile e grazie a questo vinsi moltissimi premi che mi diedero la forza di andare avanti proseguendo con la mia passione. Infatti presa la maturità non volevo andare all’università, volevo seguire il mio sogno, perciò decisi di iscrivermi ad una scuola di recitazione. Solo che non avevo la minima idea di dove andare e cosa fare. Quindi decisi di chiedere aiuto al regista che avevo conosciuto alle superiore per mettere in scena i spettacoli e a dire la verità era molto bravo, secondo me avrebbe fatto molta strada. Lui mi consigliò due scuole: la RADA e la LAMDA. Tutte e due molto più che qualificate, però c’era solo un problema: tutte e due si trovavano a Londra. Per quanto io potessi amare quella città, ne fossi attratta e innamorata fin da quando mia madre me la fece conoscere attraverso le foto che aveva fatto e la conoscessi più della mia stessa città dove ero nata e vissuta, non mi sentivo pronta a fare questo passo grande e così presto.
Lui mi spiegò che erano le scuole adatte al mio livello di bravura e ha parer suo era molto alto.
Dovevo parlare di questa scelta con i miei genitori che non esitarono a darmi il loro appoggio e dissero che mi avrebbero assecondato in ogni cosa io volessi fare (anche perché di soldi non ce ne mancavano).
Si certo loro desideravano che io studiassi medicina, il mio futuro sarebbe stato più sicuro e stabile. Però per loro l’importante era che io facessi ciò che mi piaceva davvero. Mi diedero molto supporto, credevano in me più di quanto lo facessi io.
Gli dissi che mi sarei impegnata con tutta me stessa, che mi sarei guadagnata questa grande opportunità che mi stavano dando.
Anche se avevo l’okay dei miei e io, anche se non del tutto, mi sentivo pronta, sorse un ulteriore problema: io non sapevo spiccicare una parola di inglese, non ero mai stata molto brava con le lingue straniere a scuola e non mi appassionavano neppure, solo che dovevo cambiare idea perché per andare a Londra a studiare recitazione dovevo saperlo fare. Quindi decisi di frequentare una scuola serale per imparare a parlare l’inglese e durante il giorno andavo a lavoro. Non volevo dipendere del tutto dai miei genitori, volevo contribuire al mio futuro.
Passai tutto l’anno successivo la maturità a studiare, lavorare e organizzare il trasloco. Mi aiutò mio padre e un suo amico. Papà aveva un’agenzia immobiliare che trattava anche con l’estero e per mia somma fortuna fu molto facile trovare un monolocale, già arredato, che si trovasse più o meno vicino a tutte e due le scuole, perché ancora non sapevo dove sarei stata presa, e soprattutto ad un costo abbordabile, visto che una volta trovato lavoro a Londra avevo deciso di mantenermi da sola.
Il monolocale mi piaceva molto; dalle foto sembrava accogliente, luminoso e soprattutto lo sentivo mio.
Mi restava solo informarmi sulle scuole che mi aveva consigliato il regista, su cosa dovevo mandare e cosa avrei dovuto fare una volta li.
Il mio terrore era tanto. Una volta trasferita, sarei rimasta sola, avrei dovuto superare l’audizione per entrare ad almeno una di quelle scuole (di cui mi ero pazzamente innamorata perché da li erano uscite due dei miei attori preferiti). Potevano anche rifiutarmi e tutto il mio sforzo sarebbe andato sprecato. Però volevo tenermi positiva e continuare in ciò che stavo facendo, in fondo questa esperienza mi avrebbe solamente che fatto bene e rafforzata.
Mi rimaneva solamente inviare la mia iscrizione alle scuole, prendere il diploma del corso di inglese e poi salire su quel fatidico aereo.
                                                                                                                                     ***
Ed ora eccomi qui, con le mie valige e tanta speranza nel cuore a varcare le porte dell’aeroporto trovandomi di fronte alla mia nuova avventura tutta sola senza nessuno al mio fianco.

  
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