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Autore: MelekTaus    24/02/2014    2 recensioni
Tanto tempo fa, quando ancora il cielo era vuoto, c’erano due regni in costante guerra tra loro, il Regno dell’Est e il Regno dell’Ovest.
Motivo della disputa era la volontà dei re di controllare anche l’altro regno, la sete di potere li attanagliava e, a causa di ciò, i re fecero negli anni numerose campagne per alimentare l’odio tra i due popoli...
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tanto tempo fa, quando ancora il cielo era vuoto, c’erano due regni in costante guerra tra loro, il Regno dell’Est e il Regno dell’Ovest.

Motivo della disputa era la volontà dei re di controllare anche l’altro regno, la sete di potere li attanagliava e, a causa di ciò, i re fecero negli anni numerose campagne per alimentare l’odio tra i due popoli.

Il Re dell’Ovest aveva un figlio, bello come il sole, alto, snello e atletico, mentre il Re dell’Est aveva una figlia, dalla pelle candida come la luna, bellissima anch’essa, dai lunghi e fluenti capelli color dell’oro più puro.

Essendo entrambi i pargoli di sangue reale vennero per tutta la loro infanzia serviti e riveriti, ma anche protetti.

Gli eredi al trono non potevano correre pericoli, no? In fondo essi erano il bene più prezioso dei rispettivi regni.

Venne loro quindi proibito, fin dalla più tenera età, di avventurarsi fuori dalle imponenti mura dei castelli.

I due erano però di indole estremamente curiosa.

La Principessa dell’Est soleva guardare le verdeggianti colline dalla finestra della sua camera, sognando di viaggiare libera in quelle terre per scoprire come vivevano i popolani, così uguali eppure così differenti da lei.

Il Principe dell’Ovest soleva invece guardare le ampie praterie dalle merlature del castello, sognando di essere un eroe e sconfiggere potenti draghi.

Entrambi si chiedevano se vivere una vita di reclusione in un castello, seppure ampio, valesse la pena di essere vissuta.

Cresciuti un poco, quindi, una notte presero coraggio e fuggirono dal luogo natio per esplorare il mondo.

Rubarono un cavallo dalle scuderie paterne e si misero in viaggio, nel cuore tanta paura ma altrettanta speranza e curiosità.

Il mattino seguente ai castelli i servi si accorsero che i due eredi mancavano e corsero ad allertare i re.

Subito i re mobilitarono i rispettivi eserciti alla ricerca dei figli perduti, preoccupati per le sorti dei regni che si sarebbero trovati senza alcun erede, diventando preda facile per l’altro regno.

I re e le regine erano infatti troppo vecchi per avere un altro figlio.

Passarono i giorni, poi le settimane, e degli eredi nessuna traccia.

Nel frattempo il Principe dell’Ovest giunse ad un’imponente catena montuosa.

Dagli insegnamenti dei suoi barbuti e decrepiti maestri al castello capì che esse erano le montagne che separavano il Regno dell’Ovest dall’orrido Regno dell’Est, abitato, si diceva, da mostri pericolosissimi.

Quale occasione migliore per un eroico combattente quale lui era di dimostrare il proprio valore in battaglia?

Scorgendo all’orizzonte un accampamento ebbe un’idea.

Fingendosi un soldato si unì all’esercito e partì insieme ad esso per la prima spedizione possibile contro il Regno dell’Est.

Dopo giorni di estenuante ed ininterrotta marcia il manipolo di soldati giunse ad un altopiano, il freddo sferzava le gote e penetrava nelle ossa.

L’imponente generale delle truppe ordinò di accamparsi in quel luogo, in attesa del prossimo attacco della “feccia dell’Est”.

Il Principe era ansioso di combattere, chissà quali leggendarie creature avrebbe dovuto affrontare, forse draghi, forse chimere, forse potenti maghi malvagi… sarebbe tornato a casa dopo essersi ricoperto di gloria ed onore, suo padre avrebbe capito che non era fatto per stare confinato nel castello.

Non dovette aspettare a lungo, appena il mattino seguente il generale, scorto qualche movimento all’orizzonte, ordinò di attaccare.

Immediatamente tutti i soldati indossarono l’armatura e si schierarono, pronti.

Il generale passò in rassegna le truppe, fece un breve discorso per alzare il morale dei suoi sottoposti, quindi si girò verso l’altro esercito, alzò il braccio, gridò e lo abbassò.

A quel gesto le centinaia di soldati urlando e brandendo le spade si gettarono addosso al nemico.

Tra essi, ovviamente, c’era anche il Principe, abbastanza nelle retrovie.

Correndo per l’altopiano il Principe cominciò a chiedersi il perché non vedesse draghi, perché non apparissero fiamme o fulmini, perché non sentisse ruggiti ma solo clangore di spade e urla di dolore.

Presto la verità venne a galla. I crudeli mostri di cui parlavano le leggende sentite al castello dai suoi maestri non erano altro che uomini come lui, dannatamente drammaticamente uguali a lui, diversi solo nello stemma sulla cotta di maglia e sull’elmo.

Voltandosi tentò di scappare, piangente e disperato, da quell’orrore, ma la spada di un soldato dell’Est lo colpì ad un fianco. Per lo shock e per il dolore il Principe inciampò, cadde, battè la testa e perse i sensi.

Nessuno si curò di lui nella battaglia, avendolo scambiato per una delle centinaia di altri caduti sull’altopiano. Qualche ora dopo la battaglia finì, gli eserciti si ritirarono e scomparvero, tornando ognuno al proprio regno.

  
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