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Autore: SusanTheGentle    24/02/2014    5 recensioni
Ti chiese la vita. Tu gliela desti [Salmo 21:4]
I protagonisti sono come sempre loro: Caspian e Susan.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. Chi sei?


Il primo giorno da Regina, fu per Susan come rispolverare un vecchio libro di fiabe e vederci la propria immagine in copertina, il proprio nome scritto sopra.
Dimenticare casa non sembrò difficile. Fu quasi come se la sua vita non fosse mai esistita, come se fosse nata il giorno in cui il signor Tumnus posò sul suo capo la corona dorata fregiata di foglie e fiori, mentre Aslan la incoronò nel nome dello Splendente Sole del Sud: la Regina Susan, La Dolce.
Fu una favola, un sogno, un’avventura durata ben quindici anni.
Era felice. Non serena, felice.
Ma qualcosa le mancò durante quel tempo.
L’amore.
Non si poteva certo dire che l’occasione non si fosse presentata. Di spasimanti ne aveva avuti parecchi, alcuni più discreti, altri più spudorati. Susan era sempre stata cortese con tutti loro, accettando regali e inviti, senza però alimentare le loro speranze.
Nonostante questo, un paio di aitanti cavalieri si erano recati davanti a suo fratello, il Re Supremo Peter, a chiedere la sua mano. Proposta che Susan aveva però rifiutato, ma sempre con molto tatto e gentilezza.
La verità, era che nessuno di quei giovanotti le aveva fatto battere forte il cuore, o fatto sentire le farfalle nello stomaco.
“Se il problema è che vuoi un fidanzato” le diceva Lucy, “ne puoi avere a bizzeffe! Devi solo scegliere”
“Non è questo, Lu. E’ che nessuno di loro suscita davvero il mio interesse. Sono tutti molto coraggiosi, affascinanti anche, e sì, qualcuno di bello ce né, ma non è un volto che cerco. E’ un cuore che riesca a battere all’unisono con il mio”
Lucy non aveva compreso a fondo quelle parole. Benché ormai adulta e avesse a sua volta stole di ammiratori, la Valorosa non si interessava a certe cose, ed era quella che meno di tutti i Pevensie aveva pensato al matrimonio.
“Non troverò mai l’uomo per me” pensava un’affranta Susan, affacciata al balcone della sua stanza a Cair Paravel.
Ma la Dolce Regina di Narnia non sapeva che, per lei, innamorarsi era ancora troppo presto. Sarebbero dovute trascorre molte epoche a Narnia prima che la sua anima gemella apparisse su quella terra.
Poi, il giorno della caccia al cervo bianco, quando riattraversarono l’armadio guardaroba, Susan pensò che tutto fosse finito.
Non solo l’essere Regina di un mondo incantato, ma tutto. La totale essenza della quale la vita- la sua vita- era costituita. Quelle piccole o grandi cose di cui è fatta.
A differenza delle reazioni di Lucy, di Peter e di Edmund, Susan non pianse, non cercò una soluzione per tornare, non si arrabbiò. Rimase invece in silenzio, dapprima a fissare smarrita le ante aperte del grande armadio che ora mostrava solo cappotti; in seguito, seduta sul divano del salotto del professor Kirke, a capire il perché Aslan li avesse chiamati a Narnia per poi rimandarli indietro.
A cosa era servito combattere per riportare la pace, se poi avevano abbandonato il popolo e il mondo a cui l’avevano ridonata? E perché iniziare una vita laggiù, se poi doveva ricominciare a imparare a vivere sulla Terra?
Che senso aveva avuto tutto questo?
Era inutile provare a cercare una risposta: mille erano le domande che si poneva, e milioni erano le possibili risposte.
Inutile era anche cercare di non parlarne, dato che gli altri lo facevano in continuazione.
All’inizio, Susan partecipava a queste conversazioni solo con la propria presenza nella stanza, restandosene in un angolo a far finta di leggere un libro, in apparente concentrazione su quelle pagine quando invece pendeva da ogni parola pronunciata da Peter, Ed e Lu.
Narnia era nel suo cuore e non poté negare a lungo questa realtà.
Piano piano, iniziò a riunirsi ai discori, a sorridere apertamente mentre ricordavano aneddoti della loro vita laggiù.
Lucy e Peter erano i più fiduciosi: sarebbero tornati. Lei e Edmund, invece, si scambiavano sguardi poco convinti, con meno speranze degli altri due.
Tutto sommato, però, sognare non costa nulla, si diceva Susan.
Lei era sempre stata una ragazza piuttosto realista, non troppo razionale ma nemmeno sognatrice ai livelli di sua sorella.
Eppure, a sedici anni compiuti - anche se aveva iniziato ad avere interessi prettamente femminili, a curare maggiormente il suo aspetto e a uscire con le amiche di scuola - le piacevano ancora le favole. Forse un pò se ne vergognava, ma la rallegrava leggerle e fantasticarci un po’ su.
E non aveva smesso nemmeno di inventare storie fantastiche insieme ai fratelli, né a giocare a palle di neve in inverno, o fare gare di nuoto al mare in estate, talvolta immaginando -nel suo intimo- di stare ancora nuotando tra le onde dell’Oceano Orientale che lambivano le rive di Cair Paravel.
Faceva sempre un bagno all’alba quand’era la Regina Dolce.
Ma lei non era più la Regina Dolce, era solo Susan.
Però, Aslan aveva detto che quando si è Re o Regine di Narnia, si è sempre Re o Regina.
Intendeva forse che Susan Pevensie rimaneva sempre e comunque Susan la Dolce? Anche sulla Terra? Anche nell’anonima cittadina di Finchley?
Aslan…Ormai era tempo che li richiamasse, o no?
Peter disse una frase molto simile la mattina in cui, tutti e quattro, posarono di nuovo piede su quella spiaggia immaginata da Susan, accanto alle rovine del loro vecchio castello.
“Rovine?” aveva pensato lei, nel momento in cui Edmund aveva osservato la scogliera davanti a loro e aveva fatto notare a tutti che su di essa si ergeva un antico castello diroccato.
Era proprio Cair Paravel.
Narnia…la sua Narnia… che cosa mai era successo?
Era stata così felice di ritornare, tanto da aver dimenticato in fretta tutto il rancore che aveva covato per…per cosa? Per chi?
Oh, non aveva più importanza, ormai era lì. E ci sarebbe rimasta.
Ma rendersi conto di quanto tempo fosse passato fu per tutti un colpo fortissimo.
Susan provò una stretta al cuore quando vide i dolci occhioni azzurri di Lucy riempirsi di lacrime, mentre la sorellina si rendeva conto che il suo migliore amico, il Signor Tumnus, non c’era più.
Milletrecento anni: ecco il tempo trascorso a Narnia da quando l’avevano lasciata.
Fu il Nano Briscola a spiegar loro tutta la storia.
I ragazzi lo salvarono mentre stava per venir gettato in acqua da due uomini in armatura, due soldati.
Ma soldati al sevizio di chi? Da dove venivano?
“Abitanti di Telmar? A Narnia?” aveva chiesto un incredulo Edmund, quando Briscola aveva iniziato a raccontare come stavano le cose.
Telmar era una terra dell’ovest, separata da Narnia dai Monti d’Occidente. Era stata colonizzata pochi anni prima che Susan e i suoi fratelli riattraversassero l’armadio. A quanto pareva, poco dopo la scomparsa dei Re e delle Regine, Telmar aveva invaso Narnia.
Per molti secoli - spiegò Briscola- le creature magiche erano state costrette a nascondersi, molte uccise brutalmente dagli antenati dell’attuale Principe Caspian X.
“Chi è Caspian?” chiese Susan, molto incuriosita, in un qualche modo inspiegabile attratta da quel nome.
“Grazie ad Aslan, lui è diverso da tutti quelli del suo sangue” disse Briscola con fierezza, come se dipendesse da lui. “E’ un giovane di cuore, lealtà, coraggio e nobiltà d’animo. L’unico vero e degno Sovrano di questa terra. A differenza dei suoi antenati, tiene davvero a Narnia e ai suoi Veri abitanti. In realtà non è ancora Re, ma se Aslan lo vorrà lo sarà presto. E’ stato lui a suonare il vostro corno, Regina Susan, per chiamarvi in suo aiuto.”
E di nuovo, il nano si era tuffato nella narrazione.
Poco dopo, eccoli pronti a partire per andare in aiuto di Caspian, legittimo Sovrano di Narnia.
Seguendo Briscola lungo la strada che li avrebbe condotti dal Principe, i ragazzi ebbero però la sensazione di non riconoscere quella nuova Narnia per quella che era stata la loro Narnia.
Era tutto così cambiato…
Dov’erano gli alberi danzanti? Dov’erano le creature magiche? Gli animali parlanti?
Dov’era Aslan? Perché non aveva impedito tutto questo?, si chiedeva Susan, mentre cercava di prendere sonno, sdraiata sul prato a fissare il cielo stellato, accanto a Lucy.
La sorellina aveva affermato con sicurezza di aver visto il Leone quel giorno stesso, mentre stavano cercando di attraversare una profonda gola. Ma Susan e gli altri non avevano veduto proprio un bel niente.
Improvvisamente, con grande sgomento, la ragazza si rese conto di non riuscire più a credere in Narnia e in Aslan come in passato.
No, doveva credere! Doveva farlo. Doveva aver fiducia che Aslan li avrebbe guidati anche in quella prova, che li avrebbe aiutati a salvare Narnia, e poi…
Già.... Erano tornati per combattere, e poi?
E poi torneremo a casa, si disse la fanciulla con malinconia.
Un’altra volta.
Narnia era un sogno, eppure lei e i fratelli erano lì a rischiare tutto per quel mondo, perché ognuno di loro aveva qualcosa che li spingeva a farlo: Lucy aveva la sua fede; Edmund aveva il senso di giustizia; Peter aveva la responsabilità di essere non solo Re, ma Re Supremo. E lei…
Lei che motivazione aveva per essere ancora lì?
Ma era logico: l’amore per Narnia.
Sì, la sua ragione era questa: l’amore.



***


Caspian aveva appena dieci anni quando suo padre morì.
Finché non sopraggiunse la sera e i servitori non lo trovarono completamente zuppo fino al midollo, restò sotto la pioggia a fissare la sontuosa lapide di Re Caspian IX il Misericordioso, amato Sovrano, fratello, marito, e padre.
Accanto a quella tomba, un’altra in marmo bianco recitava Lady Myra di Telmar, amata Sovrana, moglie e madre.
Sua madre era morta un paio d’anni prima.
Lei era bellissima: aveva capelli neri, fini ma soffici, occhi di una dolce sfumatura nocciola, un sorriso perfetto e un buon profumo di fiori, verbene forse.
Sopra il ticchettio dei grossi goccioloni che gli scendevano lungo il viso, mischiandosi con lacrime silenziose, il piccolo Principe aspettava…
Aspettava di udire la voce della mamma che lo chiamava con quel suo tono dolce e melodioso, quasi che pareva sempre che cantasse.
Aspettava di scorgere dietro le palpebre chiuse la forte luce del sole, e lei che ridacchiava mentre apriva le tende della camera e gli toglieva dal viso il cuscino con il quale lui si era coperto il volto, per schermarsi dal chiarore improvviso.
“E’ troppo presto, mamma! Ancora cinque minuti!” si lamentava Caspian, portandosi le coperte sopra la testa.
“E’ presto per i bambini pigri come te, mio piccolo e adorabile dormiglione, ma non per tutti gli altri giovani del regno. Vergognati, Caspian” lo rimproverava amorevolmente. “Sei il Principe di Narnia, dovresti dare il buon esempio ai ragazzi della tua età”
E poi, quando il viso insonnolito e un po’ imbronciato di del suo unico figlio riappariva dalle lenzuola, la Regina Myra si chinava e gli posava un bacio sulle guance.
“Come pensi di guidare il tuo popolo, quando sarai Re, se resterai a letto tutto il giorno?”
La Regina era sempre stata molto più presente del Re nella vita del Principe, ma ciò non voleva dire che il Re lo amasse di meno.
Caspian sapeva che suo padre gli voleva bene, e il Sovrano era fiero del suo erede.
Ma Re Caspian IX era un uomo di carattere chiuso, sempre molto composto, e non gli era facile esternare i propri sentimenti.
Nonostante questo, appena era possibile, padre e figlio uscivano insieme a cavallo per lunghissime passeggiate. Se si organizzava una battuta di caccia, quando il Principe raggiunse l’età giusta per parteciparvi, il Re non esitava a portarlo con sé.
Caspian adorava suo padre e desiderava ardentemente poter diventare come lui un giorno, anche se dentro di sé covava il dubbio che non ci sarebbe mai riuscito. Pensava che tutto ciò che il Re diceva e faceva fosse giusto, e guai a chi discuteva.
D’altronde, come si poteva competere con un uomo come lui? Caspian IX era valente, di cuore generoso, saldo, giusto, amorevole con la sua gente, soprattutto con i più bisognosi. Sul trono esibiva la sua grande saggezza; in battaglia una tecnica perfetta. Un talento naturale, ereditato da suo figlio.
E dal padre, Caspian ereditò anche il trono, molto prima di quanto avesse immaginato.
Un momento prima, tutti lo chiamavano Altezza e lo trattavano amichevolmente, un secondo dopo s’inchinavano davanti a Sua Maestà, trattandolo come un essere superiore.
“Non voglio essere Re. Non ancora!” gridava nella mente il giovane Principe.
E c’era qualcuno che pareva pensarla come lui: suo zio Miraz, il quale prese il comando del regno in quattro e quattr’otto, affermando che il nipote era ancora troppo giovane e inesperto per poter regnare su Narnia. Inoltre, il testamento di Caspian IX parlava chiaro: finché suo figlio, il Principe Caspian X, non avesse raggiunto la maturità, il trono sarebbe passato a Miraz, unico fratello del defunto Re.
Il testamento, ovviamente, era stato modificato dallo stesso Miraz per accaparrarsi il trono, ma il Gran Consiglio non fece una piega e approvò la soluzione che al momento sembrava la più sensata.
Così, Miraz avrebbe regnato su Narnia come Lord Protettore fino a che il Principe suo nipote non avesse raggiunto i ventuno anni di età.
Caspian poté tirare un breve sospiro di sollievo, libero dal peso della sovranità ancora per qualche anno.
Non era pronto. Forse non lo sarebbe mai stato.
Ma ancora non sapeva che quello che stava iniziando sarebbe stato il periodo più infelice della sua vita.
Miraz non gli era mai piaciuto granché, come non era mai andato a genio alla Regina Myra. Dal canto suo, il ragazzo aveva sempre sospettato che lo zio fosse invidioso del fratello maggiore e del fatto che fosse Re.
Caspian non aveva mai avuto molte occasioni di frequentare né lo zio né sua moglie, poiché i due vivevano dall’altra parte delle Montagne Occidentali, dove Miraz era a capo del baronato di Telmar.
Ma alla morte del Re suo fratello, Miraz e la sua consorte Prunaprismia vennero ad abitare a Narnia.
Non furono mai molto amorevoli con il nipote: non lo trattavano male, ma c’era tanta freddezza tra loro. Miraz cercava per lo più di conquistarsi la benevolenza del ragazzo, poiché era l’unico biglietto da visita per il suo totale e definitivo insediamento sul trono di Narnia.
Miraz sperava che, al raggiungimento dell’età stabilita, Caspian abdicasse al trono per passarlo a lui. Il giovane sembrava abbastanza debole di carattere per rinunciare facilmente.
Per la sua sicurezza –così dicevano gli zii– a Caspian non era permesso uscire dal castello se non accompagnato. Non poteva scendere a giocare con i ragazzi del paese e nemmeno continuare a parlare con la vecchia balia della madre.
La donnina, che aveva cresciuto la Regina Myra e anche lui, era solita raccontare delle magnifiche storie su Narnia. Quelle storie erano, ora più che mai, l’unica cosa che faceva sentire Caspian un po’ più sereno in quel tempo così buio.
Purtroppo però, senza che il Principe ne capisse il perché, la balia fu allontanata dal castello. Al suo posto venne fatto chiamare un precettore, un ometto basso e grassottello di nome Cornelius.
Tra il precettore e il Principe fu subito simpatia
A quel tempo, Caspian aveva quasi dodici anni, e fu allora che iniziò a scoprire la verità su Narnia.
Un giorno, durante una regolare lezione, non si sa come, insegnante e studente si ritrovarono a parlare delle vecchie storie narniane, le stesse della vecchia balia.
“Basta, basta, Vostra Altezza! Non possiamo parlare di queste cose in pieno giorno! Vostro zio mi farà rinchiudere in prigione, o cacciare via, come ha fatto con la vostra balia!”
“Non voglio che ve ne andiate!” implorò Caspian.
“Allora non chiedetemi più nulla sulla Vecchia Narnia. Questo argomento è tabù!”
“Ma perché non se ne può parlare?! E perché mai mio zio dovrebbe rinchiudervi in prigione per aver raccontano delle vecchie leggende? Perché di questo si tratta, no? Solo di storie. E’ così, vero dottore?”
Gli occhi neri del Principe avevano indugiato in quelli del professore. Quest’utlimo però aveva interrotto sia il contatto visivo, sia la conversazione.
“Basta, mio Principe. Torniamo alle nostre lezioni”
Ma non era passato molto che Cornelius cambiò idea.
Caspian era l’unico e vero erede al trono di Narnia, e doveva sapere la verità.
Il professore confidava nel suo istinto- che di solito non sbagliava mai- il quale gli diceva che Caspian X sarebbe stato diverso dai suoi antenati, e avrebbe riportato Narnia all’antico splendore.
Così, il Principe seppe che c’erano davvero creature fatate e animali parlanti nelle foreste a sud. E Aslan, il Gande Leone, non era un’entità astratta inventata da qualche sciocco cantastorie. Il Creatore di Narnia esisteva, era chiamato il Vivente, e un tempo ormai lontanissimo aveva sconfitto la Strega Bianca grazie all’intervento di quattro ragazzi provenienti dall’Altro Mondo. Aslan li chiamò per salvare Narnia. Ragazzi pressappoco dell’età di Caspian, in seguito incoronati Re e Regine a Cair Paravel, il castello del quale ora rimanevo solo le rovine.
Il Principe e Cornelius parlavano di tutte queste cose la notte, sulla torre ovest del castello di Miraz. Certe volte, Caspian entrava nello studio del professore e vi restava pomeriggi interi, sfogliando le pagine di quei libri antichi che raccontavano la vera storia di Narnia. La storia del mondo. Leggeva di nascosto i vecchi tomi che Cornelius gli portava da chissà dove (era certo di non averli mai visti nella biblioteca del castello).
Fu su uno di quei libri che Caspian vide per la prima volta il ritratto di una donna bellissima, la più bella che avesse visto in tutta la vita. Il suo cuore spiccò un balzo e iniziò una folle corsa nel suo petto, tanto che il giovane si chiese cosa mai gli stesse succedendo.
“Chi è?” chiese a Cornelius, quasi senza voce. “Chi è questa donna?”
“La Regina Susan. Susan la Dolce”
“Mio Dio, è splendida!”
Cornelius sorrise. “Sì, era davvero molto bella. Ma era anche intelligente e coraggiosa”
“I suoi occhi sono come...come il cielo in estate” mormorò il ragazzo, rapito da quello sguardo caldo e gentile.
Non avrebbe mai immaginato, Caspian, che poco tempo dopo quegli stessi occhi si sarebbero specchiati nei suoi, tornando a far battere il suo cuore proprio com’era accaduto quel giorno nello studio del dottor Cornelius.






Eccoci con il terzo capitolo!!!
E’ piuttosto corto, ma dalla prossima volta si allungheranno.
Spero che non vi abbia annoiato. Lo so, non succede granché, ho più che altro riassunto in breve le vite di Caspian e Susan quando ancora non si conoscevano. E la prossima volta si incontreranno!!! Andrò piuttosto velocemente a riassumere i primi momenti insieme, fino ad arrivare a quello che da il via a tutta questa storia.

Bene, passiamo ai ringraziamenti:
Per chi ha inserito la storia nelle preferite:
aleboh, battle wound, lucymstuartbarnes, Shadowfax, e Zouzoufan7
Per le seguite: ChibiRoby, Expecto_Patronus, Francy 98, Fra_STSF, gwendolyn2000, Joy_10, lucymstuartbarnes, Shadowfax e SweetSmile
Per le recensioni dello scorso capitolo: battle wound, Joy_10, Scentedblackink e Shadowfax.
Grazie a tutti!!!!!!!!!!!!!!

Vi avverto che il nuovo capitolo di Night&Day sarà pronto verso metà settimana, comunque c’è la mia pagina facebookche vi avverte degli aggiornamenti!!!
Un bacio e statemi bene!
Susan♥
   
 
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