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Autore: nuccetta    24/02/2014    9 recensioni
Dal capitolo 1:
“Ti voglio bene anche io, Lena. Però, adesso mi prometti che non piangerai più. Se lo farai, io ti prometto che non ti lascerò mai più sola”.
Elena entra in casa felice e sorridente. Le lacrime di oggi sono solo un vago ricordo. Adesso le importa solo della promessa del suo futuro fidanzato. Perchè lei lo sa che Damon è come i grandi: lui rispetta sempre la parola data.
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Elena sta passando un momento piuttosto delicato della sua vita. il suo fidanzato di sempre l'ha lasciata con una scusa poco valida e lei si ritrova ad affrontare da sola una vacanza che avrebbero dovuto condividere entrambi con i propri amici. solo la forza dell'amicizia potrà salvarla dal suo dolore e solo la presenza di Damon potrà farle godere a fondo questa vacanza. Miami, un gruppo di amici di vecchia data e il desiderio di lasciarsi il dolore alla spalle. Questi sono gli ingredienti principali per un'estate meravigliosa. ma non sempre è tutto semplice come sembra. Il passato spesso bussa alla porta e, a volte, fa più male che mai.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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“Non è difficile diventare padre. Essere padre. Questo è difficile”

 

 

 

 

Tiro un'altra boccata di fumo dalla mia amica più fidata, la Marlboro rossa che mi brucia tra le dita, tenendomi compagnia ogni volta che ne ho bisogno. Se ripenso a tutto quello che è successo in questo mese, mi viene da ridere. Questa vacanza avrebbe dovuto essere il nostro momento, quel momento di evasione, di gioia, di spensieratezza. Una spensieratezza che nessuno di noi aveva mai avuto, che tutti avevamo a lungo cercato e quando, una sera di qualche mese fa, ci eravamo riuniti intorno ad un tavolo e, quasi per gioco, avevamo ipotizzato di studiare lontano da Mystic Falls per il periodo estivo, a stento ci credevano anche noi. Ma poi è capitato, la casa prenotata, i biglietti pagati e le valigie che, per la prima volta in vita nostra, avevano senso di esistere. Eravamo finalmente pronti a goderci questa vacanza tutti insieme, senza pensare a i problemi, ai vuoti incolmabili contro cui ognuno di noi doveva lottare, ai conti che altri dovevano cercare di far quadrare, alle serata di lacrime amare per qualcuno che non c'era più.

E fa strano pensare che in neanche un mese la nostra vita si sia capovolta, fa male vedere due delle coppie più stabili crollare davanti ad un filo di tiepido vento, fa incredibilmente male trascorrere qui un'intera notte in attesa di notizie che però non sembrano arrivare e fa male cercare una soluzione a ciò che Vicky mi ha detto poco fa, alle conseguenze che presto si abbatteranno come un uragano contro di noi.

Quando me lo ha detto, non sono stato in grado di metabolizzare subito la cosa, sono solo uscito da quel reparto, ho lasciato un bacio dolce ad Elena, chiesto informazioni riguardo alle condizioni di salute ancora precarie ed ignote del mio migliore amico e sono venuto qui, a cercare una risposta in questo tiepido vento d'Agosto che mi sfiora la pelle appena baciata dall'alba.

Ancora con la sigaretta tra le dita, mi copro gli occhi con entrambe le mani, come a cercare di nascondermi da questa realtà che si sta abbattendo su di me, da questa sensazione che più niente funzionerà, che le conseguenze ci devasteranno e che con il tempo tutto diventerà più difficile.

Sospiro passando stancamente una mano tra i capelli. Non sono abituato ad essere l'eroe, quello che salva sempre le situazioni, che ha sempre una parola buona per tutti. Ecco perchè adesso me ne sto qui fuori, solo, senza ascoltare altre parole, senza spappolarmi il cervello con ulteriori problemi, senza essere il ragazzo perfetto, il fratello compassionevole, l'amico fidato.

“Damon?”.

E a proposito di fratelli, la voce di Stefan mi raggiunge fastidiosa nella tiepida aria mattutina.

“Voglio stare solo, Stef”.

Non mi importa di risultare scorbutico, so che ho appena riallacciato i rapporti con mio fratello, ma in questo momento non è esattamente la persona con cui vorrei parlare, o forse dovrebbe essere la prima con cui dovrei farlo, ma è qui che sta la sottile differenza tra volere e dovere.

“Lo so, ma qualcuno lì dentro non te lo permette. Elena è preoccupata per te”.

“Non ne vedo il motivo. Sto bene”.

“E allora perchè stai qui con le mani sulla faccia e un tappeto di sigarette ai tuoi piedi?”.

“Lo vuoi davvero sapere, Stefan?”.

Mi volto verso di lui incrociando i suoi occhi per la prima volta da quando è uscito. Sembra preoccupato, ma anche interessato a ciò che ho da dirgli. Forse tra poco non lo sarà così tanto, ma per adesso ancora non può saperlo.

“Certo”.

Con un gesto della mano lo invito a sedersi vicino a me sul muretto, lui mi raggiunge in silenzio.

“E allora siediti, ti voglio raccontare una storia”.

 

 

Ho provato a dirtelo tempo fa, ma non ci sono riuscita. Sono incinta”.

Che cosa significa esattamente: sono incinta?”.

Vicky ride di un sorriso spento e sarcastico, il tipico sorriso di chi non ha più niente da perdere, né da sperare.

Sù Damon, non fare l'ingenuotto adesso. Sono incinta. Sai, quella cosa che succeda quando due persone fanno cose sconce a letto senza badare alle precauzione. Una sola eiaculazione e ti sei fregato per tutta la vita”.

E perchè lo dici a me, scusa?”.

La osservo incuriosito, non riesco bene a capire il senso di tutto questo, ma da qualche mese la mia vita ha smesso di avere un senso.

Proprio non ci arrivi, Damon?”.

Stringo gli occhi come a cercare l'intuizione che ancora non è arrivata. Poi penso a Vicky, al suo arrivo improvvisato, alle sue parole enigmatiche e sempre ben indirizzate. Poi penso al suo antagonismo con Elena, a quanto avrebbe voglia di farle del male, a quanto le possa essere piaciuto infilare il dito in quella piaga insanguinata, a prendersi per la prima volta qualcosa che Elena non poteva più avere...

Stefan?”.

Rimango quasi colpito dalla mia constatazione, ma a peggiorare il mio umore è il suo sguardo vittorioso di fronte alla mia espressione colpita.

Ci sei arrivato finalmente”.

Quando è successo?”.

In una notte di maggio, prima che tuo fratello partisse per il suo viaggio oltreoceano. Era triste, ferito, anche arrabbiato e ha ceduto. Siamo stati insieme ed è stata la notte più bella di tutta la mia vita”.

Ti sei fatta mettere incinta, Vicky?”.

Non mi parlare come se fossi un'approfittatrice. Diventare madre a vent'anni non era di certo nei miei programmi, ma quella notte avevamo bevuto molto e nessuno dei due aveva pensato a prendere precauzioni”.

Mi alzo in piedi e prendo a camminare avanti e indietro come una furia in mezzo al corridoio. Non posso credere che mio fratello abbia fatto una cosa del genere, non senza avermelo detto, aver anche solo accennato che per puro “sbaglio” era finito a letto con la peggior nemica della sua ex ragazza.

Ritorno vicino a Vicky, riprendo posto sulla sedia che ho abbandonato in mezzo al corridoio, lei è ancora seduta sul letto, incurante del fatto che abbia appena sganciato una bomba atomica su di me e sulla mia nuova vita.

Ok, scusami, non volevo insinuare nulla. Però adesso spiegami perchè lo stai dicendo a me. Ok, sono il fratello di Stefan, ma è lui che ti ha messa incinta, dunque è con lui che dovresti parlarne”.

Lo so, lo so, sembra quasi che mi stia tirando indietro, che stia cercando un modo per non dover affrontare tutti i problemi che scaturiranno da questa gravidanza, ma una parte di me è davvero convinta che mio fratello debba venirlo a sapere. In fin dei conti è lui il padre del bambino. Oddio, l'ho detto veramente? Ho seriamente accostato le parole “Stefan” e “Padre” nella stessa frase?

Credi che non l'abbia fatto? Che lui non sappia niente? E' stata la prima persona che ho chiamato quando ho fatto il test di gravidanza. Ma tuo fratello è un grande stronzo, forse è questo che ti sfugge”.

Tutto sommato è divertente, normalmente sono io lo stronzo di famiglia, quindi mi diverte il fatto che per un attimo sia lui ad essere etichettato come tale. Ma è proprio un attimo, anche perchè le ultime parole di Vicky mi fanno riflettere un pochino di più.

Bene. E lui che cosa ha detto?”.

Che non c'era bisogno di farne un dramma e che avrebbe potuto chiedere a non so chi il numero di un bravo ginecologo disposto a farmi abortire. Sai, per ridurre al minimo le possibilità di ritrovarmi di fronte ad un obiettore di coscienza”.

Spalanco leggermente la bocca in un'espressione stupita. Io e Stefan siamo cresciuti soli a causa della morte prematura di nostra madre e delle assenze non troppo velate di nostro padre, ma zio Zach ci ha comunque garantito un'educazione di un certo tipo, forse troppo bigotta per i miei gusti, ma di certo orientata a rispettare ogni forma di vita presente su questo pianeta.

Che cosa significa questo?”.

Che tuo fratello non sa prendersi le sue responsabilità. Ha addirittura insinuato che lo stessi fregando, che quasi sicuramente il figlio non era suo e mi ha inviato continui messaggi fino al giorno in cui non gli ho promesso che avrei abortito. Era diventato quasi uno stolker”.

Ok, aspetta un attimo, mi stai dicendo che mio fratello sa che questo bambino non esiste più?”.

Era l'unico modo per scollarmelo di dosso. Era diventato asfissiante!”.

Non so se dispiacermi per quello che ha dovuto passare, o prendermela con lei per la leggerezza con cui tratta questo discorso, parlandone tranquillamente come se qui non c'entrasse un bambino. Bambino che, realizzo solo ora, sarebbe anche mio nipote.

E adesso perchè sei qui, scusa? Non vorrai mica che io faccia da padre a tuo figlio? Cioè, potrei provare ad essere uno zio, ma farmi chiamare papà mi sembra davvero troppo”.

Vicky alza gli occhi al cielo, stupendosi di quanta stupidità possa essere contenuta nel mio corpo.

Certo che no, amo mio figlio e non vorrei mai che avesse un padre come te”.

Tiro un sospiro di sollievo, per un attimo mi ero immaginato a raccontare ad Elena la storia di me che devo fare da papà al figlio di Vicky... avrebbe scatenato l'inferno!

E allora cosa vuoi da me?”.

Si tocca la pancia ancora piatta e assume un tono grave e solenne.

Questo bambino è comunque un Salvatore e da tale deve crescere. Non permetterò che diventi come me e Matt, un poveretto che osserva con la bava alla bocca tutto quello che gli altri possiedono e che lui non avrà mai. Non permetterò che i figli tuoi e di Elena arrivino a scuola con macchine di ultimo modello, mentre mio figlio non potrà permettersi neanche una bicicletta. Lui è sangue del vostro sangue e come tale crescerà”.

Dunque mi stai chiedendo dei soldi?”.

E' esattamente ciò che sto facendo”.

E una volta ottenuti quelli?”.

Sparirò e porterò mio fratello via con me, lontano da voi, da quelle persone che gli hanno rovinato la vita. Perchè voi penserete anche di volergli bene e di essere amici sinceri, ma con voi lui ha conosciuto solo sofferenza. La sofferenza di chi si trova a voler essere una persona diversa da quello che in realtà è”.

E tu credi seriamente che io te lo lascerò fare? Che ti lascerò andare via con mio nipote, con il figlio di mio fratello? Scordatelo, Vicky”.

Stefan non è per niente interessato a questo bambino, non vedo perchè debba importare a te”.

Tu pensa ad alzarti da questo letto e ad andare a sostenere tuo fratello, al mio ci penso io”.

Cosa farai? Gli tirerai le orecchie e lo ammonirai per essere stato un pessimo esempio di uomo?”.

Anche, se sarà necessario”.

Beh, perdi il tuo tempo. Io non lo voglio nella mia vita e tanto meno in quella di mio figlio”.

E invece lo avrai se vuoi quei soldi!”.

Esco dal reparto con la convinzione che se le cose vanno male, potranno andare solo peggio con il passare del tempo. Sono entrato lì dentro preoccupato per il mio migliore amico, per sua sorella e per tutto quello che sta succedendo nella mia vita e ne esco fuori con una consapevolezza in più: quella di essere diventato zio. Maledetto Murphy ed i suoi paradossi pseudo-scientifici!

 

 

Finisco il mio racconto trovandomi di fronte uno Stefan parecchio sorpreso. In realtà, più che sorpreso, mi sembra in stato di shock, guarda l'asfalto grigio con una certa insistenza e gratta nervosamente le mani contro la superficie ruvida del muretto su cui siamo seduti.

“Mi dici qualcosa, per favore?”.

Ok, adesso inizio seriamente a preoccuparmi. Mio fratello non dà segni di vita, spero solo che abbia ascoltato tutto il mio discorso perchè non credo di essere in grado di riprenderlo ancora una volta.

“Oh oh, Stefan? Ci sei?”.

Si risveglia dal suo trans e volta il viso verso di me. Riesco a leggerci stupore, ma soprattutto paura.

“Stai per diventare padre, forse dovresti dimostrare un po' più di euforia”.

“Stai scherzando, vero?”.

“Assolutamente no, fratello”.

“Damon, io non posso, non voglio... no, questo bambino non può nascere”.

“Smettila di fare il coglione. Questo bambino nascerà e tu aiuterai Vicky a crescerlo”.

“Ma è stato l'errore di una notte... io...”.

“Appunto, è stato un errore e se sei uomo devi trovare una soluzione a questo errore”.

Mio fratello pone il suo viso tra le mani, sfregandosi con forza la fronte.

“Pensavo avesse abortito”.

“Come hai potuto chiederle una cosa del genere, Stefan?”.

Cerco di non accusarlo, non è urlandogli addosso le sue colpe che posso riallacciare un rapporto con suo fratello e non è prendendolo a testate per la sua mancanza di coraggio, che gli farò accettare meglio l'idea di un figlio.

“Io non sono pronto a diventare padre, Damon”.

Ha le lacrime agli occhi, per la prima volta in tutta la sua vita mio fratello è indifeso, senza via d'uscita. E qui non si tratta di una brutta litigata con il bulletto della scuola e neanche di un confronto acceso tra lui e mio padre riguardo al grandioso futuro che prevedeva per lui, il figlio preferito che comunque non ha mai vissuto. No, questa volta si tratta di qualcosa di grosso, di una responsabilità che non è facile da addossarsi, di una paura che, non sempre è facile superare. Ecco perchè adesso appoggio la mia mano sulla spalla, ecco perchè lo guardo con compassione e affetto, ecco perchè dimentico il nostro periodo più buio per tornare ad essere il fratello che ero un tempo, quello sempre pronto a tirarlo fuori dai casini, quello che, in qualsiasi circostanza, gli sarebbe stato vicino.

“Non credo ci sia un tempo per diventare genitore. Devi solo aspettare e vedere come andrà a finire. Sono sicuro che non appena lui o lei nascerà, sarai talmente tanto conquistato dai suoi occhietti, che le paure si dissolveranno nel nulla. Sarà un momento magico ed io lo vivrò insieme a te”.

E questo non sono io, o almeno non ero io. Tanto tempo fa, prima di avere Elena, prima di capire che per lei avrei fatto di tutto. Perchè a volte basta una semplice persona, un paio di labbra che ti sorridono nel buio, un lieve contatto con la sua pelle per dimenticare tutto ciò che eri prima di essere suo, basta sentire la sua presenza tra le tue braccia per ricordare che tutto avviene per una ragione, che per il suo amore saresti anche disposto a cambiare.

“Da quando sei diventato così saggio?”.

“Da quando un paio di occhi scuri hanno cambiato tutto quello che odiavo di me”.

“Ho paura di non farcela”.

“Tu hai me, Stef. E anche se non sono stato sempre un buon fratello per te e tu, molte volte, non lo sei stato per me, non ti lascerò mai solo”.

Mi stringe in un abbraccio che sa di consapevolezza, di gioia, di paura, di rabbia, di amore, un abbraccio che, semplicemente, sa di perdono. E fa strano pensarci, ma questo bambino ancora deve nascere e già ha compiuto il suo miracolo: ci ha fatto tornare ad essere fratelli.

Mi allontano da lui e gli lascio un'altra pacca sulle spalle, poi gli sorrido e mi alzo in piedi, gettando per terra anche l'ultima sigaretta del mio pacchetto.

“Io entro dentro, Elena starà dando di matto”.

Ricambia il mio sorriso, poi torna a guardare il vuoto. Non sa ancora cosa fare della sua vita e forse il figlio di una donna che non ama non può aiutarlo a trovare la strada giusta, ma credo che in cuor suo si sia appena accesa la speranza, la speranza di trovare quel minimo di coraggio che faccia vivere a questo bambino una vita diversa da quella che abbiamo vissuto noi. Non so ancora quale sarà la sua scelta, ma credo che dentro di lui, l'idea di questo bambino sia più viva che mai.

 

 

 

 

Damon mi lascia da solo su questo muretto ed entra nell'ospedale alla ricerca di qualche notizia positiva che ho paura non arriverà mai. Già, oggi non è la mia giornata più ottimistica, sono chiuso qui dentro da quasi otto ore, cammino avanti e indietro cercando di ignorare le facce stanche e tristi degli amici che avevo quasi abbandonato e ho appena scoperto che sto per diventare padre di un figlio che non sapevo di avere e che in realtà continuo a non volere. No, direi che questa non rientra certamente tra le mie giornate preferite, forse è così terribile da non rientrare neanche nelle peggiori dieci giornate della mia vita.

In questi due mesi lontano da casa sono successe tante cose, alcune belle, altre di cui mi vergogno incredibilmente, ho vissuto nuove esperienze, ho visitato nuovi posti, ho commesso tanti errori, ma nonostante tutto, ho sempre cercato di venirne fuori. Per me, per Elena, per mio fratello, per tutte le persone che credono in me e anche per quello che hanno smesso di farlo da tanto tempo. Sono tornato dai miei amici con l'intenzione di perdonare me stesso, di trovare una ragione per tornare ad essere il ragazzo che ero, quello che, in un certo senso, mi piaceva essere. E dopo tutto è andata bene. Certo, in soli due mesi sono cambiate tante cose, ma niente che non mi aspettassi. Caroline che rompe con Matt? Beh, erano ormai mesi che lo aspettavo, i due non andavano più d'accordo, ma la mia amica era troppo testarda per ammetterlo a se stessa. Lo sguardo di rimprovero di mio fratello? Beh, mi aspettavo anche quello, il nostro ultimo incontro non è stato certo dei migliori e sapevo che dopo quello che avevo combinato, avrei trovato solo biasimo nei suoi occhi. E per quanto riguarda lui ed Elena? Sì, sapevo che sarebbe finita così. Lo sapevo da quando eravamo ragazzi, da quando lei si rifugiava tra le sue braccia a cercare un po' di quella protezione che io non le avrei mai potuto dare. Loro due erano già fatti l'uno per l'altra, solo che io non ero disposto ad accettarlo. Non ero disposto ad accettare di essere una seconda scelta a mio fratello. Ecco perchè ho trascorso anni interi a starmene in disparte, ad osservare il loro rapporto crescere esponenzialmente, mentre io ed Elena rimanevano ad un punto di partenza. E adesso l'ho accettato.

Ho accettato loro, il loro fidanzamento, ho accettato le scelte di Matt e anche la freddezza imbarazzante con cui mi hanno accolto i miei amici di una vita. Me lo meritavo, meritavo il loro rancore, le loro perplessità e meritavo anche la rabbia di mio fratello. Ma questo no, è davvero troppo, ed io non sono davvero pronto, non sono pronto ad iniziare una grande storia d'amore che nasce da una semplice e venale notte di sesso.

 

 

Sono ferito, arrabbiato, deluso. Deluso da Elena, deluso da mio fratello, dagli errori che ho fatto, che tutti noi abbiamo fatto.

E so che sto sbagliando, che non dovrei essere qui adesso, ma Vicky è l'unica soluzione al mio dolore. Il suo corpo nudo e caldo mi fanno smettere di pensare ed io adesso ho bisogno di questo. Di dimenticare, di andare avanti, di allontanarmi dal pensiero di Elena, dalle sue parole, da questo amore che non può funzionare. Ho bisogno di non pensare a mio fratello, a quel legame profondo che mi lega a lui, a quello che ho fatto per rovinare tutto.

Mi sento uno stupido, un ragazzino indeciso che cerca le risposte nel corpo più visitato di tutta Mystic Falls, che si abbandona al sesso come un quindicenne alle prese con le prime delusioni della vita. Ma la testa esplode, l'alcol attraversa le arterie ed io non mi sento pronto. Non sono pronto ad affrontare questa vita in cui non mi ritrovo più.

Quando sono uscito di casa, poco fa, non sapevo che sarebbe andata così. Non sapevo che mi sarei seduto al bancone del Grill, che avrei convinto Matt a versarmi generosi bicchieri di Bourbon e che avrei fatto compagnia ad una Vicky decisamente fatta e addolorata al tavolo di un bar. Io che Vicky l'avevo sempre odiata, che pensavo fosse un concentrato di malvagità e volgarità, che vedevo in lei tutto quello che una donna non dovrebbe avere.

Eppure mi sono seduto al suo fianco, ho iniziato a parlarle, a raccontarle la triste storia di un ragazzo deluso, un ragazzo che ha perso tutto e lei mi ha ascoltato, senza fare domande, senza ridere di me, senza neanche piangere per me. E' stata semplicemente quella sagoma silenziosa che avevo sempre cercato e non so se è stato l'alcol, non so se la mia voglia di evasione, oppure la situazione con Elena, quella con Damon, io non lo so. So solo che ad un certo punto mi sono ritrovato tra le sue braccia, che ho spinto dentro al suo corpo fino a farle quasi male, che ho soffocato nelle sue labbra quel dolore che non ha voluto uscire dalle mie.

 

 

Già, una sola notte, un solo errore, un solo attimo di evasione. Poi non avrebbe dovuto esserci più niente, non un sorriso, non una parola, non una condivisione verbale di questo attimo vissuto insieme. Ed invece eccomi qui, a cercare la forza di guardarla ancora in faccia, di chiederle scusa per ciò che ho fatto in passato, di dirle che nonostante tutto io ci sarò, che forse non saremmo stati niente in passato, ma che adesso siamo uniti da qualcosa di molto più forte dell'amore e della semplice amicizia. E quella forza mi manca perchè forse non voglio, come non volevo un mese fa. Perchè non sono pronto, perchè non sono capace, perchè non c'è niente in lei che possa rendermi felice di condividerci un figlio.

E forse mio fratello ha ragione, no, sicuramente Damon ha ragione, dovrei prendermi le mie responsabilità, essere per mio figlio quel padre che Giuseppe non è mai stato per noi, regalare a lui quell'affetto che io non ho mai avuto, quell'affetto che tanto mi è mancato. Eppure l'unico desiderio è quello di chiudere gli occhi e di dimenticarmi tutto, di riaprirli domani e scoprire che nulla è cambiato, che la vita è andata esattamente come me l'aspettavo, che anche Vicky aveva rispettato quella promessa che mi aveva fatto al telefono.

 

 

“Dimmi che è uno dei tuoi soliti scherzi per fare stare male le persone, Vicky?”.

Guardo la cornetta incredulo, convinto di essere entrato a far parte di un cinico gioco televisivo, vittima delle torture di Vicky, vittima delle risate di sottofondo di centinaia di telespettatori divertiti.

“Credi davvero che ti prenderei in giro su una cosa tanto importante, Stefan?”.

“Ma non è possibile, non possiamo essere stati così stupidi, sono sicuro di essere stato attento”.

“C'eri anche tu nel letto con me quella notte e lo sai meglio di me che non abbiamo badato a nulla”.

Mi siedo sul letto, portando una mano sulla testa. Non riesco a credere che stia succedendo per davvero, non riesco a credere che tra tutte le cose che ho fatto, questa sia di gran lunga la più stupida.

“No, no, no e no. Non può essere. Ti prego, ricontrolla. Sono sicuro che ci sia un errore”.

“Sono stata dalla ginecologa, Stef e lei ha confermato ciò che già il test di gravidanza mi aveva detto”.

“Ok, va bene, non ti agitare. Chiederò a qualcuno se conosce un bravo ginecologo. Sono sicuro che in una giornata sarai già fuori dall'ospedale senza subire nessun tipo di conseguenza. Lascia fare a me”.

“Che cosa? Mi stai veramente chiedendo di ammazzare il mio bambino?”.

“Non è ancora un bambino, Vicky. Si tratta di un feto, un feto che nessuno dei due ha desiderato. Come pensi di crescere un figlio da sola?”.

Lo dico senza badare più di tanto alle parole. Le lascio sfuggire dalle mie labbra senza pensare troppo a ciò che sto dicendo.

“Quindi per te è solo un feto. Una specie di fagiolo mutante di cui è meglio liberarci prima che sia troppo tardi, giusto?”.

“Vicky siamo giovani, non ci amiamo, non c'è nessun motivo per tenerlo. Nessuno deve sapere di questa storia, nessuno deve sapere che sono venuto a letto con te”.

Dall'altra parte c'è un attimo di silenzio, lei non parla, io non ascolto, tutto si muove come in un universo parallelo, un universo in cui le parole sono solo armi a doppio taglio, dove l'amore diventa un sentimento troppo sporco per permettersi di nascere.

“Ti vergogni di me. Va bene, sapevo che sarebbe andata così. Ma non ti preoccupare, nessuno saprà di noi. Così quando ti sarai stufato di questa farsa, potrai tornartene a casa dalla tua Elena, lei ti accoglierà a braccia aperte e voi due potrete ricostruirvi una vita insieme. Non sarò più un problema per te”.

“Bene”.

“Sai, tutti sono convinti che tu sia il fratello buono, quello che non commette mai errori, quello fragile e debole gravato dal peso della compassione per un fratello combina guai. Ma la verità è che sei uno stronzo subdolo e viziato, Stefan”.

Mi urla tutta la sua rabbia ed io non riesco a rispondere, mi lascio travolgere dalle sue parole, con l'unica convinzione che non me ne importa niente, che può dirmi tutto quello che vuole purchè questa storia si concluda qui. Non voglio questo figlio, non voglio dovermela vedere con lei per il resto della mia vita e non voglio rimpiangere per sempre l'errore di una notte.

Mi stacca il telefono in faccia e a me non rimane che chiedermi come sia riuscito a mettermi dentro a questo enorme pasticcio, tradendo la fiducia di mio fratello, mandando a puttane la storia con una donna che non amo più, ma a cui avrei dovuto fornire forse più risposte ed obbligando una ragazza sbandata e dal passato difficile a rinunciare ad un figlio che forse avrebbe voluto tenere.

 

 

 

Secondi, minuti, ore. Non riesco più a tenere il tempo. So solo che sono seduta in questa squallida saletta da troppo e che le notizie ancora faticano ad arrivare. Caroline ha socchiuso gli occhi abbandonandosi ad un dormiveglia disturbato, fatto di ricordi, di amore e di paure. La mia mano è ancora stretta alla sua, incapace di darle quel coraggio che le manca, ma comunque pronta a sostenerla in questo momento buio, come ha sempre fatto in tutti gli anni della nostra vita, quando eravamo ancora due bambine in lite su quale bambola assicurarci e quando poi siamo cresciute, più complici che mai, più sorelle che semplici amiche.

Damon entra dalla porta d'ingresso, regalandomi un sorriso stanco. Non so cosa lui e Stefan abbiano fatto fuori, non so se si siano detti qualcosa, se si siano urlati contro ripercorrendo le ultime fasi di questi mesi e non so se in tutto questo io c'entri qualcosa. So solo che adesso lui si avvicina a me, che mi lascia un tiepido bacio sulla fronte e che mi osserva preoccupato, forse per il suo migliore amico rinchiuso in una pallida sala operatoria, forse anche per qualcosa che non mi vuole dire e che io, adesso, non sento il bisogno di chiedergli. Si siede al mio fianco e mi accoglie sul suo petto, pronto ad accarezzare i miei capelli, ad alleviare le mie paure ed io mi lascio andare, dimenticando per un attimo tutto il dolore, trovando in lui tutte quelle certezze sulla vita che fino a poco fa avevo semplicemente perso.

La porta si riapre lasciando entrare una corrente di aria calda, ma anche uno spiraglio di sole, quel sole che continua a brillare su Miami nonostante i drammi e le tragedie. La luce mi impedisce di scorgere chiaramente i lineamenti della persona che si dirige verso di noi, ma riconoscerei la sua camminata in mezzo a milioni di altre persone, la riconoscerei perchè l'ho vista crescere, perchè è cambiata con me, diventando meno spigolosa mano a mano che gli anni passavano, diventando sempre più delicata e armoniosa con la consapevolezza di una nuova maturità.

“Bonnie”.

Il mio è quasi un sussurro, ma questo basta a risvegliare Caroline e a fare alzare il capo a Damon. La mia amica ci guarda con gli occhi accesi dalle lacrime, probabilmente ha letto i messaggi di Care e anche lei non riesce a crederci, non riesce a credere che sia successo proprio a Matt, a quel ragazzino biondo e dallo sguardo buono che dispensava buoni consigli a tutti. La mia amica bionda le corre tra le braccia, cercando anche in lei quel contatto famigliare che riesce a farla stare meglio, piango e si abbracciano, piene di amore l'una per l'altra, unite più che mai da questo dolore imminente.

Io me ne sto un po' in disparte, troppo timorosa per credere che Bonnie mi abbia già perdonato, ma lei mi osserva da sopra le spalle di Caroline e, con un sorriso macchiato di sofferenza, allarga un braccio per permettermi di unirmi a loro. Le raggiungo, legandomi a quel groviglio che sa tanto di famiglia, piangendo con loro tutte le lacrime di una vita che non smette di metterci alla prova.

Quando ci risediamo, Bonnie prende posto vicino a Damon, troppo ferita per dedicare un sorriso anche all'uomo che amava, uomo che adesso la osserva colpevole, ma comunque felice che lei sia tornata da noi.

Quando anche Stefan fa rientro in sala e noi torniamo ad occuparci silenziosamente di questo dolore, un medico, con ancora la mascherina e l'aria stanca di chi non dorme da parecchie ore, esce dalla porta avvicinandosi a noi.

“Siete gli amici di Matt Donovan, giusto?”.

Annuendo ci avviciniamo a lui, restando in silenzio e attendendo risposte che non sembrano tra le migliori.

“Ragazzi, l'urto è stato molto forte e il vostro amico ha perso molto sangue. L'operazione si è conclusa nel miglior modo possibile, gli organi interni sono stati salvati e con una buona ingessatura le ossa potrebbero risaldarsi, ma ancora non posso permettermi di risvegliarlo, il dolore potrebbe sovrastarlo”.

“Ma quindi, Dottore, questa è una buona notizia?”.

Damon è il primo a parlare, troppo attento ai particolari per gioire della sopravvivenza del suo migliore amico.

“Sì e no. Voglio essere sincero, ci troviamo davanti ad una situazione decisamente complicata. L'intervento è andato bene e Matt sembra reagire adeguatamente, ma non me la sento di sciogliere la prognosi e non voglio neanche darvi false speranze”.

“Ma tra quanto si risveglierà”.

“E' proprio questo il problema, non lo sappiamo. Potrebbe risvegliarsi tra un giorno, tra un mese, forse anche tra un anno, oppure, potrebbe non risvegliarsi più. Ripeto, abbiamo risistemato i suoi apparati interni alla bene e meglio, ma non sappiamo se il suo corpo raggiungerà l'omeostasi che ci aspettiamo. E' tutta questione di adattamento e lui è giovane, quindi siamo pieni di speranze, ma non possiamo permetterci di sottovalutare nulla. Mi dispiace”.

Con ultimo sorriso di compassione, il medico si dilegua lasciandoci al nostro sconforto. Da un lato il sollievo che il nostro amico sia ancora vivo, dall'altra la perplessità e il timore per un risveglio che non si sa potrà avvenire.

Mentre Caroline si getta in lacrime tra le braccia di Stefan, io cerco quelle di Damon. Sta piangendo, silenziosamente ma lo sta facendo, e forse questo mi scompone un attimo, ma credo che comunque gli possa servire in un momento simile. Mi stringe a sé, lasciando lacrime sconosciute tra i miei capelli, rendendomi partecipe di quell'amore quasi fraterno che a parole ha sempre sottovalutato. Oggi Damon è una persona nuova, oggi Damon è una persona che ama incondizionatamente e non si vergogna ad ammetterlo.

“Andiamo a casa?”.

Annuisce sorridendomi, poi stringe la mia mano nella sua e, insieme, ci allontaniamo da quella sala, da quel dolore, da quella rabbia per qualcosa che non avrebbe dovuto succedere. Anche gli altri ci seguono, allacciati gli uni agli altri, cercando nella nostra amicizia la forza per reagire.

Caroline è abbandonata a Stefan e anche Bonnie tiene la mano sotto il braccio di Jeremy. Non lo ha perdonato, probabilmente domani lo odierà ancora più di oggi, ma in questo momento loro si sostengono a vicenda, memori di un passato che hanno condiviso, uniti nel dolore ancora più che nell'amore.

Sussulto un attimo, voltandomi verso Damon.

“Vicky”.

“Starà in osservazione fino a stasera. Quando starà meglio, le racconteremo tutto”.

Non aggiunge altro, non mi dice cosa le sia successo, mi lascia solo con uno sguardo rassicurante ed io penso che lui sappia che cosa sta facendo, lo sa sempre.

 

 

 

Mi giro e mi rigiro nel letto senza prendere sonno. Ed è strano. Sono più di ventiquattro ore che non dormo, ho vissuto una nottata faticosa quanto spaventosa e l'unica cosa che vorrei fare è poter chiudere i miei occhi per almeno un paio di ore. Ed invece eccomi qua, ad osservare la mia ragazza che dorme un po' disturbata, sembra che lotti anche nel sonno, lotta contro questo mondo che non ruota mai intorno a noi, contro i sogni distrutti, contro una vita che sembra appesa ad un filo. Però dorme, dimentica per un attimo di questo dolore, di questa rabbia che mi assale quando penso che la felicità è una puttana, una stupida illusionista che alterna bastone e carota, tendendo, però, a bastonarti quanto più possibile.

Sbuffo sonoramente e quasi mi pento, vicino a me, Elena si muove nel sonno, lentamente, con disturbo. Mi volto sull'altro fianco, deciso più che mai a non farla entrare in questo mio mondo di riflessione e collera.

“Non riesci a dormire?”.

Troppo tardi. Mi volto nuovamente verso di lei. E' bella anche così, con le occhiaie che appesantiscono leggermente i suoi occhi scuri, con i capelli disordinati e provati sopra il cuscino, con la pelle un po' più pallida nonostante la tintarella di fine Giugno.

“No”.

“Matt ce la farà, ne sono convinta”.

Le sorrido debolmente, quasi colpevole di averci creduto per un solo attimo, perchè lui non ce la farà, perchè per noi non ci sono lieto fini. Tuttavia cerco di rassicurare lei, la piccola e fragile donna che adesso si sistema tra le mie braccia. Le bacio distrattamente i capelli, pensando a quante cose avrei da dirle, provando ad immaginarmi la sua reazione a riguardo.

“Elena, oggi quando ero con Vicky....”.

Si tira a sedere allarmata, la paura negli occhi, l'orrenda convinzione che ci siano altra lacrime da versare.

“Che cosa è successo a Vicky?”.

La prendo per le spalle e la invito a riprendere la vecchi posizione, provando a regalarle un po' di serenità in più.

“Tranquilla, lei sta bene, anzi, direi benissimo. Solo che quel piccolo mancamento era dovuto al fatto che aspetta un bambino”.

“O mio Dio. E da chi?”.

Prendo un respiro, sperando con tutte le mie forze che lei non faccia una piazzata, un po' perchè non è il momento adatto, un po' perchè i fantasmi del passato tornerebbero a torturarmi.

Lei alza il viso e mi osserva, ad un tratto l'incredulità, la rabbia si fanno spazio dentro di lei.

“Tu?”.

Strabuzzo leggermente gli occhi, da una parte divertito da questo piccolo fraintendimento, dall'altra offeso perchè lei possa aver pensato una cosa del genere.

“Cosa? no....”.

Elena prende un sospiro di sollievo, almeno ha aspettato che parlassi prima di fare un processo alle intenzioni.

“Stefan”.

“Cosa?”.

“Un paio di mesi fa, dopo che voi due vi eravate lasciati, Stefan e Vicky si sono ubriacati e lei è rimasta incinta”.

Sgancio questa bomba sperando vivamente che non esploda. Silenzio. Tanto silenzio. Sono sicuro che se avvicinassi il mio viso, sentirei la sua testa elaborare meccanicamente le ultime notizie ricevute. Sono preparato al dramma, alla tragedia, all'apocalisse. Poi, invece, lei scoppia a ridere. Divertita, solare, felice, esattamente come sarebbe giusto reagire ad una qualsiasi nascita di un bambino.

“Perchè ridi?”.

Alza le spalle disillusa.

“Perchè per qualche strano segno del destino, diventerò zia della figlia della mia peggior nemica. Ricordami di ringraziare tanto Stefan”.

Scuoto la testa. Come al solito riesce a sorprendermi e fa sorridere anche un po' me. In tutta questa giornata, mio malgrado, questa è stata la notizia migliore che abbia ricevuto. Diventare zio. Non mi sono mai chiesto come sarebbe stato, non avevo mai pensato a mio fratello con un bambino, neanche quando stava insieme ad Elena e quando la loro storia sembrava l'inizio di una favola da Mille e una notte. E sorrido anche perchè senza pensarci, la mia fidanzata mi ha dato prova del suo grande amore, ponendo per noi obiettivi importanti, obiettivi che la vedono entrare a far parte della mia famiglia e non solo in senso metaforico.

“Con questo stai dicendo che ti dovrò sposare?”.

“Perchè? Si vuole per caso tirare indietro, signor Salvatore?”.

“Non ci penso neanche, signorina Gilbert.

“Sarà divertente avere un nipotino da coccolare, anche se avrà gli stessi temibili e bellissimi occhi di sua madre”.

La abbraccio sollevato, nessuna scenata di gelosia, nessuna reazione delusa, solo lei, io e questo amore che cresce ogni giorno di più. Per questo decido di stringerla ancora più forte, per questo le lascio immaginare un futuro fatto di una famiglia felice che si riunisce nel mio salone per il Natale, per questo aspetto a dirle che il problema è che mio fratello questo figlio non lo vuole.

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!!!!!

come al solito vi ringrazio per le recensioni e l'affetto che ogni volta mi dimostrate. Siete la mia forza, sia in questo mondo virtuale, sia in quello reale, quando inizia a diventare troppo pesante ed io ho solo voglia di evadere.

Allora, come alcune di voi avevano predetto, il bambino che Vicky porta in grembo non è di Damon. Nasce da una notte di sesso con Stefan, il problema è che, nonostante le pressioni di suo fratello, questi non sembra così convinto di volere questo bambino, anzi, in passato, ha addirittura chiesto a Vicky di abortire, cosa che lei, ovviamente, non ha fatto.

Vediamo un Damon determinato, maturo, che sa cosa voglia dirsi prendere le sue responsabilità. Credo che sia un po' più chiaro quello che volesse Vicky da lui, semplicemente un appoggio finanziario per portare a termine la gravidanza. Credo, però, che non sarà facile che il maggiore dei Salvatore molli, anzi, credo proprio che lui si sia impuntato parecchio su questa storia e, forse, anche Elena diventerà un punto forte di questa battaglia.

Ho voluto inserire il pov di Stefan per farvi capire un po' meglio il suo punto di vista, spero non vi abbia confuso le idee o reso difficile la lettura.

Matt è in serio pericolo, l'operazione è andata bene e adesso è tutto nelle sue mani, in poche parole deve decidere se reagire. Nel bene e nel male, questo incidente cambierà molte cose, facendo maturare ulteriormente tutti i personaggi, ancora una volta, alle prese con un eventuale abbandono.

Spero che abbiate apprezzato la reazione di Elena, nessuna scenata per il suo vecchio ex, solo la felicità di una nuova nascita in un periodo fin troppo difficile per loro.

Ci sono ancora molte cose da chiarire, molte situazioni che travolgeranno i protagonisti, ma ciò che, adesso, aspettiamo sono principalmente le decisioni dei due futuri genitori.

Vi ringrazio ancora, Anna

 

 

 

Come credi che reagirà Elena quando glielo dirò?”.

Adesso urlo, spazientito da tutto quello che mi circonda, incavolato con me stesso per non averlo fatto prima.

Dirmi cosa?”.

Mi volto verso di lei, è di fronte a me e aspetta una risposta.

  
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