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Autore: Evanne991    24/02/2014    1 recensioni
Dal testo, Cap. VI:
"La scusa del non ho dormito stanotte funziona sempre. Sono triste. Non ho dormito stanotte. Sono arrabbiata. Non ho dormito stanotte. Sono delusa. Non ho dormito stanotte. Non voglio parlarne. Non ho dormito stanotte."
Cap.X:
"Stai solo prolungando l’attesa, e non sempre l’attesa è alimento di desiderio: a volte lascia esausti. Non tutti sanno aspettare. Tu per prima." [...] "Ha una bella bocca. Delle belle labbra. Un bel sorriso. Dei begli occhi. E riconosco il suo odore. Come se l’avessi sempre sentito. Come se l’avessi nascosto da qualche parte in me, e lo riscoprissi ogni volta che mi sta di fronte."
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Quinto –
 
-Senta, ho da sbrigare molte praticare, quindi deve fermarsi in ufficio con me.

Mi ha detto così, ed invece volete sapere che cosa stiamo facendo? Io scrivo la data di oggi, gli passo il foglio e lui lo firma. Avremmo potuto farlo anche domani, avrei preferito anche portare il materiale a casa per poi ripresentarglielo domani in modo tale che lui firmasse direttamente. Io non ho parole. Non ha senso organizzativo, quest’uomo.
Siamo seduti l’uno di fronte all’altra. In silenzio. Sono urtata dal fatto che non dica nulla, tanto per rendere meno noioso il lavoro. Alzo lo sguardo, passandogli l’ultimo foglio. Lui è chino e con una grafia sottile e stretta scrive Gregory M. Barker.
Senza rendermene conto, parlo:
-È mancino!
Lui finalmente mi guarda, sorpreso. Sono una stupida! Parlo sempre a sproposito.
-Come scusi?
Sento di diventare cremisi. Oh, al diavolo, non posso mica ritirarmi, ora, farei la figura della debole.
Mi schiarisco la voce.
-Noto solo ora che è mancino.
Merda. Suona così stupido! Lo stronzo mi guarda incuriosito, poi… lo sta facendo sul serio? Mi sorride. Gli occhi gli si stringono tanto da farlo sembrare un bimbo divertito. Diamine, sto arrossendo ancora di più!
-È la prima volta che lavoriamo insieme, è ovvio che non l’aveva mai notato, Denise. Comunque sono ambidestro, solo preferisco usare la mano sinistra.
Sembra quasi gentile, affabile, predisposto al dialogo.
-Io sono mancina.
-Lo so.
Mi sorprendo a sorridere.
-È la prima volta che lavoriamo insieme…
-Certo, ma io l’ho osservata bene, Denise, sapevo già che fosse mancina.
Mi lascia spiazzata. Mi guarda senza battere ciglio. Sento i miei occhi iniziare a bruciare, perché non li sbatto, perché li tengo fissi ai suoi. Ha gli occhi verdi. L’ho già detto, vero? Diamine.
Abbasso lo sguardo, e tolgo i miei occhiali con la scusa di pulire le lenti. Lo sento sorridere. So che lo sta facendo. Firma l’ultimo foglio, poi mi dice:
-Le dispiacerebbe attendere un attimo, prima di andar via? Faccio una telefonata.
Gli rivolgo nuovamente lo sguardo ed annuisco.
-Non si preoccupi, sistemo i documenti, nel frattempo.
Esce dalla sala riunioni, ed io prendo il suo posto dall’altra parte della scrivania. Quant’è disordinato! Tutti i fogli sono riposti a casaccio, senza seguire l’ordine di verso. Con calma li sistemo, ogni tanto li batto sulla superficie per drizzarli, poi a blocchi da cinquanta li sistemo in cartelle colorate. Lo sento rientrare, ma non alzo il capo, continuo a sistemare, nel modo, però, più lento possibile.
-Bene, allora li farò spedire domani. Grazie, buonasera.
Si avvicina a me, e poggia una mano sulla scrivania. Finalmente lo guardo, alzandomi. Stranamente stasera mi è quasi simpatico. E stranamente, in alcuni istanti, l’imbarazzo lascia spazio alla curiosità. Forse l’ho giudicato male. Anche se è lo stesso stronzo che ha occupato il mio posto al bar e che mi ha declassata al ruolo di segretaria. Maledizione!
Ora, spiegatemi perchè mi guarda e tace. Non capisco che senso abbia fissare in questo modo una persona senza dir nulla. Va bene, faccio io.
-Mr.Barker, se abbiamo finito io andrei.
Sono pur sempre passate tre ore. Non chiedetemi come si possa perdere tanto tempo a firmare dei fogli, ma vi giuro che sono quasi le 21:00. E tra l’altro, proprio ora (uccidetemi!), il mio stomaco brontola dalla fame.
Lo stronzo sorride. Non avevo dubbi.
-Certo, Denise, anzi le chiedo scusa per averle fatto fare così tardi, non credevo…
Si sta scusando? No vi prego, ci manca solo che Lord Voldemort compaia in questa stanza e balli il merengue.
-Si, figuri, non c’è problema… - mi affretto a dire. È vero, non avrei mai voluto restare in ufficio fino a quest’ora, ma sono pur sempre la migliore dell’ufficio, e non sono io a dirlo, e lui è pur sempre il mio capo, per quanto sia stronzo, per cui lavoro in modo impeccabile, a priori.
-Bene, Denise, allora le verrà accreditata una somma per gli straordinari sul prossimo stipendio. Cento sterline all’ora vanno bene?
Che cosa?
-Prego?
-Denise, non si lavora mai gratis, e so che lei qui ha lavorato per molto tempo in modo gratuito, finché non è stata assunta. È mia premura darle ciò che le spetta. Trecento sterline le saranno accreditate sullo stipendio, come minimo. Ovviamente ogni volta che farà degli straordinari per me la somma iniziale sarà sempre di cento sterline l’ora.
Lo guardo con la bocca aperta. Probabilmente ho assunto un’espressione davvero stupida.
-Mr.Barker io…
-Taccia, una buona volta, Denise!
Me lo dice ridendo. Non lo dice con quel tono burbero ed acido. Lo dice in modo simpatico, esausto, come a dire: Non voglio litigare, Dee!
Allora gli sorrido anche io. O meglio, mi unisco alla sua risata, e lo ringrazio.
-Dovere, Denise.
Ci avviamo finalmente all’uscita, ed educatamente aspetto che chiuda con premura l’ufficio. Finora ho visto aprire e chiudere questa porta solo da John. Entriamo in ascensore, in silenzio, composti, e quasi nascondo metà del viso nella sciarpa che ho al collo. La vibrazione del mio cellulare annuncia l’arrivo di un sms. Controllo velocemente.

From Gis
Ma sei ancora in ufficio? Mi auguro che almeno ci abbiate dato dentro, dopo tre ore, cazzo! In caso contrario, ti aspettiamo al Blue Sax. Spero di non vederti arrivare, lo ammetto. XOXO

Sorrido come un’ebete allo schermo del cellulare, poi lo ripongo in borsa. Non le rispondo, così potrà farsi tutti i film mentali che vuole. Non ha capito nulla, Giselle.
Arrivati al pianterreno, alle porte aperte dell’ascensore, Mr.Barker mi lascia passare per prima, e facciamo qualche passo in silenzio. Sul marciapiede mi stringo meglio nel cappotto e gli dico:
-Buona serata, Mr.Barker. A domani!
Lui mi sorride e fa per andare via. Io mi alzo leggermente sulle punte per cercare di scovare  un taxi all’orizzonte. Mentre mi mordo il labbro, maledicendo tutti i tassisti di Londra, anche perché sta per venir giù un acquazzone, lui si volta e si avvicina a me.
-Vuole un passaggio?
Lo dice quasi intimorito. Sento di arrossire per l’ennesima volta del giorno. A questo punto, credo di essere affetta da una qualche malattia cutanea, altrimenti è inspiegabile.
-N-non si preoccupi, aspetto un taxi…
-Ah, la smetta, si muova, sta per piovere, l’accompagno io.
Dicevo intimorito? No, è un dittatore. Sta già camminando spedito verso una Mercedes nera parcheggiata dall’altra parte della strada. Mi convinco in un secondo a seguirlo. Questa giornata non finisce più? Sembro sicuramente un’idiota, zampetto sui tacchi, e lo raggiungo. Saliamo in macchina, e neanche il tempo di allacciare la cintura di sicurezza, ché è già partito.
-Dove abita?
Sembra di nuovo tranquillo. Secondo me è bipolare.
-Scendo al Blue Sax, se non le spiace, il pub, sà, quello…
-So benissimo di quale pub sta parlando, Mrs. Clark, c’ero anche io ieri sera.
Bipolare? No, è squilibrato. Ora è perfino accigliato. Ma insomma! Mi ha chiamata per nome tutta la sera ed ora, al nominare il pub, mi tratta con sufficienza, come se fossi una stupida. Ci rinuncio. In silenzio, guardo fuori dal finestrino le luci al neon, nascondendomi nuovamente nella sciarpa.
Una musica esce bassa dallo stereo. Lui la segue, canticchiando. Devo ammettere che ha proprio una bella voce.
Siamo fermi ad un semaforo, e mi volto a guardarlo. Lo scopro a fissarmi, con un ghigno, mentre canta.
-I said, hey honey, take a walk on the wild side. And the coloured girls say doo doo doo, doo...
Sospiro, e alzo gli occhi al cielo, divertita, tutto sommato. Non so neanche io perché. Non chiedetemelo.
-È verde!
Gli dico. E so che si è sentito il tono allegro. Quasi sollevato, rilassato. Dannazione!
Scorgo il Blue Sax, e mentre lui continua a cantare, mi ricompongo, sedendomi dritta, ponta a scendere, invece lui tira dritto, verso i parcheggi. Capisce sicuramente il punto di domanda che mi sto ponendo, perché dice:
-Scendo anche io al pub, ho proprio voglia di un Campari Gin.
Si volta verso di me, e mi trova osservarlo con la fronte aggrottata.
-Non la sto seguendo, Denise, ho un appuntamento, sia chiaro.
Che stronzo! Come se me ne importasse qualcosa!
-Oh, anche io!- mi affretto a dire, slacciando la cintura.
-Con chi, quell’invertebrato di Hope?
Mi volto di scatto.
-Cosa?
Sghignazza.
-La prego, Denise, davvero vuole farmi credere che le piace David Hope?
Sento di avvampare. Non per l’imbarazzo, non sono affatto imbarazzata, sono incazzata. Chi cazzo crede di essere? Come si permette di metter bocca nel mio privato?
-Questi non sono affari suoi, Mr.Barker.
Diplomazia. Sono una donna diplomatica.
Lui scoppia a ridere. Mi sta irritando. Scendiamo finalmente dall’auto e mentre io sbatto lo sportello, forse poco delicatamente, dice:
-È solo un ragazzino, Denise, e sappiamo entrambi che non le piace per niente.
Ok, ora sono furiosa.
-Senta, - forse ho il tono di voce un po’ più alto del normale – lei è solo il mio capo, ed in quanto tale non ha alcun diritto di metter voce in cose che non la riguardano della mia vita privata, è chiaro?
-Io lo dicevo per lei…
Continua a sorridere. Non posso crederci!
-Il consiglio di un padre, immagino! – sbotto.
Questo sembra colpirlo. Stringe gli occhi, fino a farli diventare una fessura. Non so perché, ma ora mi sento in colpa. Gli ho dato del vecchio? Ma insomma, potrebbe davvero essere mio padre!
-Buona serata, Mrs.Clark.
Mi lascia così. Davanti alla sua automobile. Cammina spedito verso il Blue Sax, entra. Ed io resto qui. Inizia o piovere. Le lenti degli occhiali vengono subito bagnate da qualche goccia.
Maledizione!


 
NOTE DELLA (PSEUDO)AUTRICE:
Ciao! Ho aggiornato il prima possibile, perché colta da ispirazione fugace, e ne ho approfittato, prima di fuggire per poi ritornare… non so quando!
Allora: inutile dirvi che Dee è combattuta, lo capiamo tutti. Un po’ infastidita, un po’ imbarazzata. È lei a cercare il dialogo con Mr.Barker. E più volte dice: Non so perché, quando si imbarazza, quando si agita, quando si rilassa.
Una cosa a cui tengo: ad una recensione rispondo dicendo che, essendo la storia raccontata in prima persona, Denise non ci descrive mai benissimo l’aspetto fisico dello stronzo, evita di guardarlo, ed accenna solo a pochi elementi. Ma sappiate, lo vedrete, che è un gran bel pezzo d’uomo.
Dunque, Dee dice che lui potrebbe essere suo padre, si riferisce all’età: un po’ esagerata, la nostra Denise, lui ha quarant’anni (nel primo capitolo Leeve dice che è del 1973), lei ha 24 anni.
La canzone che canticchia Mr.B in auto è Walk on the wild side, di Lou Reed.
Credo di non aver altro da aggiungere. Ah, ecco: tanto amore per le mie Leeve e Giselle: raw_input e Kahlua (ancora devo decidere chi è Leeve e chi Gis!).
Vado! Baciotti, Ev.
  
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