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Autore: Shenhazai    24/02/2014    4 recensioni
Marzo 1943. In tutto il nord Italia, cominciano a farsi più pressanti gli scioperi indotti dagli antifascisti stanchi della dittatura.
Assieme a loro, anche Italia si prende una pausa, per fare mente locale nei suoi pensieri.
O almeno, ci prova.
(Nyotalia molto, ma molto OoC. Rating arancione per il linguaggio)
Genere: Commedia, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nyotalia
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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8. La cosa giusta

8. La cosa giusta




Erano ormai passati più di due mesi ormai da quando era stata rapita da Inghilterra e trattenuta quale "gradito ospite" a casa sua. Due mesi senza alcuna notizia fresca, tranne quelle ricevute di nascosto dai giornali che Jesse, eludendo il controllo dell'altra nazione, riusciva a recapitarle. Da cui ovviamente non riusciva a recuperare nessuna informazione utile riguardo le prossime mosse degli alleati, né notizie riguardanti il suo paese che non fossero insulti o slogan di propaganda. Sessantacinque giorni di completa agonia in cui ogni suo singolo pensiero era rivolto solo ed esclusivamente alla sua terra, al suo popolo, e a sua sorella. In procinto di essere attaccati ancor più duramente di quanto non lo fossero stati fino ad ora.


Non avrebbe mai pensato che avrebbe sentito così tanto la sua mancanza, dato che avevano passato secoli e secoli distanti l'una dall'altra. Eppure, più i giorni avanzavano e più le sembrava di essere mancante di una parte del suo stesso corpo. D'altronde, persino così distante riusciva ad avvertire il lento ma inesorabile mutamento delle sue città sotto i continui raid aerei, la sofferenza e lo scoramento nazionale che cresceva con le difficoltà della guerra.


Perché Ludwig non l'aveva ancora trovata? Non aveva creduto nemmeno per un istante alle parole del facciadaculo – nonostante tutto, continuava a chiamarlo così. Era davvero la parola migliore al mondo per descriverlo – quando in uno dei loro soliti battibecchi l'aveva informata che Germania stava decisamente meglio senza di lei, potendo così spadroneggiare liberamente sul suo territorio.


...Non ci aveva creduto, però... non poteva mettere le mani sul fuoco anche per i gerarchi nazisti. Né per i suoi stessi politici, che molte volte la vedevano solo come un impiccio fastidioso, invece che come loro primo alleato e controllore super partes. Sapeva anche troppo bene che fuori dalle scatole lei, potevano fare tutti i loro porci comodi come volevano. Soprattutto considerando il fatto che nonostante Lavinia odiasse i giochi di potere politico, il parlamento e ancor di più odiava il regime fascista – senza averlo mai nascosto, neanche nelle fotografie ufficiali – probabilmente contavano parecchio sul fatto che la sorella non sarebbe mai andata a Roma per raddrizzare qualche schiena a bastonate. Questo, da che l'Italia era unita, era sempre stato compito suo.

Maledizione, a ripensarci ora avrebbe fatto meglio a costringere Lavi a seguirla nei meandri della burocrazia per districarcisi in maniera decente, invece che concedergli tutto quel lassismo. Quell'idiota di Spagna l'aveva rovinata, rendendola indolente e pigra. Fosse sopravvissuta a questa guerra avrebbe cambiato un sacco di cose, prima di tutto il governo. E magari avrebbe fatto fuori anche la monarchia, che quel tappetto del re le era sempre stato un po' sul cazzo. E dato che c'era, avrebbe dato il voto anche alle donne!


...Si. E poi ti svegli in un bagno di sudore, Felicia. Tanto come al solito nessuno ti darà ascolto.


La donna sospirò sul suo tea, mentre fissava un punto avanti a sé con espressione assorta


“Qualcosa non va?”


Ecco. Tu non vai, maledetto faccia da culo, si trovò a pensare socchiudendo gli occhi quando avvertì il contatto della mano di Inghilterra sul suo ginocchio. Non poteva assolutamente dire di odiarlo particolarmente, e a parte ormai rari casi – in cui anche lei ci metteva parecchio di suo, doveva ammetterlo – in cui i loro rapporto sfiorava lo zero assoluto in gradi celsius era anche sopportabile. Anzi, decisamente piacevole, come compagnia. Ma ciò non toglieva che la stava tenendo segregata in quella casa da ormai tanto, troppo tempo. Lei, lui, i due ragazzini umani e un paio di gatti selvatici erano un po' pochini come contatto civile per una che era abituata a vivere nel caos della gente praticamente da quando era nata, ormai troppi secoli fa, soprattutto ora che la sua presenza in Italia era assolutamente fondamentale. A volte le sembrava di impazzire, letteralmente.


La stretta sul ginocchio si fece più pressante, e quando risollevò le palpebre incrociò lo sguardo dell'uomo, che la guardava con un misto di apprensione sincera e curiosità.

Assurdo. Se glie lo avessero detto anche solo tre mesi prima, si sarebbe fatta una di quelle risate da slogarsi la mandibola.


E invece, ora ne aveva sotto gli occhi la prova lampante... in lei Inghilterra vedeva VERAMENTE una compagna, una moglie. Quando lo aveva lasciato ad intendere in quella assurda proposta (che pure a ripensarci proposta non le era sembrata per nulla) non stava scherzando.

Di certo non glie lo aveva mai detto a voce – piuttosto si sarebbe strappato da solo le corde vocali, pur di non ammettere una cosa simile – ed alla sola idea di fare i sentimentali sdolcinati veniva la pelle d'oca ad entrambi, ma i suoi comportamenti erano inconfondibili.

Persino ad un occhio disattento come era il suo. Piccoli gesti, gentilezze offerte sempre con una faccia burbera e scocciata e la giustificazione pronta, seppur nessuno glie le avesse chieste.

Certo che per quanto lei fosse inesperta in quanto a sentimenti tra amanti, di certo l'uomo aveva un modo tutto suo per dimostrare i suoi. Contorto e buffo, ma in un certo qual modo anche tremendamente lineare. Assomigliava ad una corda: per quanto potesse arrotolarsi e ingarbugliarsi, aveva comunque sempre una fine ed un inizio, e nessuna diramazione. Con calma e pazienza si poteva sciogliere facilmente qualsiasi nodo.

Una volta che si capiva cosa guardare e cosa tralasciare, districarsi nei suoi comportamenti diventava semplice come bere un bicchier d'acqua. Persino Ludwig confronto a lui era complesso con il suo continuo nascondersi dietro alle regole e alle rigide formalità burocratiche. Kiku poi, era un muro di gomma incomprensibile e inavvicinabile.


“... Nulla, stavo solamente pensando” Rispose dopo un po', sorridendo tiepida alla volta di Inghilterra mentre accostava la tazza alle labbra per bere un sorso di tea ormai raffreddato. Pieno di zucchero e limone, praticamente una limonata calda al vago sapore di Earl Grey. Esattamente come l'uomo odiava venisse ridotta la sua adorata bevanda, giusto per fargli un dispetto.


“A cosa? È un po' che sei particolarmente silenziosa, almeno da un paio di ore” Insistette l'altra nazione, senza smuovere la mano. Non che le desse fastidio, il contatto fisico a lei non aveva mai dato problemi. In effetti era Inghilterra che solo da poco riusciva a sfiorarla – senza intenti belligeranti o vistosamente provocativi – riuscendo a non andare in escandescenza o cominciare a blaterare scuse su scuse anche al di fuori della camera da letto. Già solo due settimane prima, si fosse accorto di averla toccata a quel modo inconsciamente si sarebbe ritirato come se lei avesse avuto la peste, arrampicandosi sul lampadario o sui mobili per mettere più distanza possibile tra loro. Figuriamoci poi in presenza di qualcun altro. Anche ora se avesse sentito la voce dei due ragazzi oltre la porta chiusa si sarebbe trasferito con movimento warp* dall'altra parte della stanza, un libro a caso in mano a far finta di non sapere cosa stesse facendo in quella camera con lei (risposta: a bere il suo dannatissimo tea delle cinque cui la costringeva ogni santissimo giorno, quindi poteva anche evitarsi simili comportamenti da idiota patentato. Senza contare che gli altri due abitanti della casa, non essendo scemi, sapevano benissimo – bé, magari non proprio benissimo, ma a larghe linee lo sospettavano – cosa facessero di notte loro due nello stesso talamo. Ma non glie lo avrebbe mai rivelato, per evitare che morisse d'infarto per il troppo imbarazzo. O forse si... sarebbe stata un'ottima arma da usare contro di lui, prima o poi)

No, decisamente non era quella minuscola libertà che l'uomo si prendeva al di fuori del letto, quanto era il fare finta di non sapere cosa realmente pensasse la donna, a renderla irritata. Come poteva non immaginarlo? Bé, non gli avrebbe indorato la pillola, non oggi.


“A quando potrò tornare nel mio paese, Inghilterra. Stavo pensando al momento in cui potrò finalmente tornare a casa mia da mia sorella e dal mio popolo, dove dovrei stare”


Lo sentì irrigidirsi impercettibilmente, stringendole con una presa tremante il quadricipite. Non sopportava sentirsi dire quelle cose, lo capiva. Ma non per questo avrebbe mai smesso di chiedergli la resa della sua libertà, solo per farlo contento e fingere di essere una mogliettina felice di quella situazione.

D'altronde, sapevano entrambi fin troppo bene che non appena Italia avesse abbandonato quella casa per far ritorno alla sua vera patria e al suo posto naturale nell'ordine delle cose, quella farsa da coppietta fresca di matrimonio sarebbe crollata come un castello di carte. Non avrebbe potuto tenerla legata a lui per sempre, non in quel modo, e per lo meno non con quel metodo, Questo era poco ma sicuro. E anche se si ostinava a negarlo, all'uomo la cosa pesava e parecchio. Forse era proprio per questo che si mostrava tanto scostante...


“... Dopo quasi due mesi ancora ti ostini a chiamarmi Inghilterra. Ti costa così tanto chiamarmi Arthur?” Mugolò scocciato e con lo sguardo basso, prendendola comunque in contropiede. Tra tutte le risposte che avrebbe potuto darle, questa domanda non se l'era aspettata. Risollevò lo sguardo verso di lui, piegandolo di lato per guardarlo di sbieco. Aveva un lieve accenno di rossore sulla punta delle orecchie, e la mascella era contratta.

Italia sorrise, e posata la tazza sul piattino si sporse verso di lui, voltandogli il viso quel tanto che bastava per posargli un delicato bacio sulla bocca stretta in una smorfia. Lo sentì irrigidirsi di colpo, mentre il volto cambiava velocemente sfumatura di colore passando dal roseo al rosso vivido, estendendo quel che prima era localizzato solo sulle orecchie per tutta la faccia, fino al collo. Si scostò da lei di colpo, distogliendo gli occhi lucidi e coprendosi le labbra con il pugno serrato per evitare che gli tremasse la mandibola.


Erano una perfetta coppia di bugiardi, si trovò a pensare Italia, mentre lo osservava da sotto le palpebre socchiuse, sorridendo mesta. Lei che mutuava quella che avrebbe potuto essere, in un'altra situazione, una reale ed affettuosa amicizia in un tiepido amore di convenienza e sopportazione. E lui che celava la sua passione e il desiderio – e si, anche il suo amore – dietro uno scudo di ritrosia e scontrosità testarda.


“Non ancora. Lo farò un giorno, forse, ma ancora no. Non posso” Gli sussurrò a fior di labbra, incrociandone lo sguardo aggrottato che ora la fissava di sbieco, dal basso.


“Perché non puoi? Cosa ti manca, si può sapere?”


“... La fiducia. Tu non ti fidi di me, e quindi nemmeno io posso darti la mia fiducia”


Gli avesse dato un pugno sulla tempia, lo avrebbe stordito di meno. Inghilterra si fermò persino nel respirare, fissandola stranito e con gli occhi pericolosamente venati di rosso.

“Lo sai che non posso! io...” di colpo si era alzato in piedi, e aveva cominciato a fare avanti e dietro per il salotto di fronte a lei. Una tigre in gabbia, nervosa e infuriata con chi l'aveva rinchiusa in quella piccola prigione. Strano, e dire che la sequestrata a conti fatti, era lei.


“Si, si. Conosco le motivazioni per cui debba rimanere qui ormai a memoria. La buona riuscita dell'operazione Husky nel sud Italia, l'onore del servizio di spionaggio inglese, gli ordini dall'alto...il fatto che la mia mancanza sul campo demoralizzi i soldati che quindi si arrendono più facilmente. Ho dimenticato qualcosa?” chiese Italia, contando sui polpastrelli della mano mentre enumerava le varie scuse “Ah, giusto. Dimenticavo la più bella di tutte: devo imparare a bere il tea come una persona civile e non come una selvaggia, rovinandolo con chili di zucchero e limone” seguitò poi appena sardonica, mentre ripresa la tazza beveva apposta con deliberata passione un sorso della sua limonata-tea.


“Quella roba è un insulto a qualsiasi inglese degno di questo nome!” Esclamò l'uomo, fermandosi di colpo per puntarle un dito contro, minaccioso. Ora che Italia aveva riportato la conversazione sui binari del sarcasmo, era decisamente più a suo agio “Il mio orgoglio da gentiluomo britannico non può permettere che chicchessia si sollazzi con una cosa tanto triviale come quella robaccia che ti ostini a paragonare con il tea!” sbuffò concitato, incrociando le braccia al petto È ormai diventata mia precisa e personale missione trasformare una mangiamaccheroni come te in una lady elegante e raffinata, anche se è un'impresa titanica...”


Ah, si si.. Eppure...” sospirò fintamente sconsolata Italia, mentre accavallava le gambe con grazia “Mi pare sia tu quello che a cena mangia più di tutti, persino più di Jesse che è nel pieno della crescita e quindi dall'appetito robusto per definizione, nonostante sia proprio la mangiamaccheroni a cucinare. Forse che la mia volgare e dozzinale cucina italiana è un filino meglio della tua?” aggiunse, sfarfallando con le ciglia in maniera civettuosamente ironica.


“Ngh... è che odio gli sprechi. Mica mangio perché mi piace, anzi! Starei decisamente meglio se non fossi costretto a mangiare tutte le sere la robaccia che prepari...”


Italia socchiuse gli occhi, contando mentalmente fino a cinque. Quando li riaprì, non si stupì affatto nel vedere sul volto di Inghilterra l'imbarazzo e la colpa aggrottargli le sopracciglia già importanti di loro fino a farle combaciare al centro, mentre le labbra cominciavano impercettibilmente a tremare e gli occhi a farsi di nuovo lucidi. Prima diceva una cosa spiacevole e indelicata o anche solo fuori luogo – per i suoi standard. Lei e Lavi quando ci si mettevano di buzzo buono a sciorinarsi cattiverie l'una contro l'altra, ci andavano giù mooolto più pesante, e a volte arrivavano pure a prendersi a pugni. Questa era un'offesa all'acqua di rose – e poi se ne pentiva immediatamente. Ma non avendo il coraggio o l'onestà per chiederle semplicemente scusa del suo comportamento sconclusionato, metteva su quella faccia da cane bastonato alla catena entrando in un mutismo scorbutico ed autolesionista da cui poi avrebbe dovuto tirarlo lei stessa fuori a fatica, parlando del più e del meno, fino a quando il biondo non si sarebbe sentito abbastanza rassicurato del fatto che non lo odiasse, che non se l'era presa per quel che le aveva detto e che non lo trovasse patetico e disgustoso.


Bé, non lo trovava né patetico né disgustoso. Ma scemo si, e anche tanto.


Distolse lo sguardo, sospirando mentre si appoggiava allo schienale del sofà. Come con gli animali selvatici, era meglio evitare il contatto visivo diretto... lo sentì agitarsi appena, fremere di nervosismo, e poi mugugnare qualcosa di incomprensibile mentre si dirigeva alla porta uscendo velocemente. Uff... adesso avrebbe dovuto anche andarlo a cercare. Italia pregò che non si fosse rintanato di nuovo in soffitta, quel dannato posto era pieno di cianfrusaglie che rischiavano di crollare ad ogni suo passaggio, di polvere decennale e presenze inquietanti che persino lei, seppur non avesse alcuna capacità spiritica riusciva ad avvertire... e non le piaceva affatto.



Dopo qualche minuto di pace silenziosa, la porta si aprì lentamente alle sue spalle. Dallo spiraglio, fece la sua comparsa il viso sottile e delicato di Rose, con un lieve cipiglio dietro gli occhiali dalla montatura dorata.

Signora Felicia, vi disturbo?” Domandò con la sua vocina dolce, ma era già entrata chiudendosi la porta alle spalle “il signor Inghilterra è uscito di casa poco fa in tutta fretta, senza lasciar detto dove stesse andando. È successo qualcosa?” chiese poi, con nervosismo e una punta di speranza.


Si, perché il fatto che la sua nazione madrepatria avesse reclamato la donna come suo possesso, alla giovane ausiliaria inglese non era andata per niente giù. Sebbene la ragazza sapesse che un'umana aveva ben poche possibilità di conquistare il cuore di una nazione, fosse anche per una mera differenza nelle aspettative di vita, l'aver dovuto lasciare il passo all'altro senza nemmeno avere il diritto di far valere i suoi sentimenti le era scocciato terribilmente.


Italia aprì di nuovo gli occhi, e voltando il capo la guardò da sopra la spalla, sorridendo “niente di particolarmente grave, suppongo. Probabilmente aveva solo voglia di uscire... lui che può” disse con un sospiro stanco, battendo leggermente la mano sull'imbottitura del divano accanto a lei. La ragazza non se lo fece ripetere due volte, e andò ad accomodarsi lì accanto, sporgendosi verso di lei col petto minuto appoggiato al suo braccio e lo sguardo fisso nei suoi occhi.

Certo che lo spirito di competizione trasforma gli umani... Italia stentava a credere che quella ragazza, i primi giorni tanto timida e riservata da arrossire ogni volta che le rivolgeva la parola, ora provasse a sedurla ogni volta che ne avesse avuto l'occasione. Non che le dispiacesse... era divertente, una volta ogni tanto, essere la “preda” e non la cacciatrice. Una preda già messa nel paniere, tra l'altro: Inghilterra non era sempre presente, e si sa che quando il gatto non c'è...

Sorrise lieve, sporgendo il viso a baciarne le labbra sottili che fremettero appena “mi spiace per la situazione in cui siete finiti tu e Jesse... dev'essere stancante doverci sopportare tutto il giorno. In fondo siamo solo due vecchi brontoloni e testardi...”


No... non dovete preoccuparvi per noi, signora” l'inglese scosse il capo leggermente, pur di non perdere il contatto con la pelle dell'altra donna “a me spiace che voi siate costretta a subire... bé, quello che subite” uno sbuffo, accompagnato da un veloce rabbuiarsi dello sguardo chiaro “mi sento in colpa per quello che la mia nazione vi sta facendo, e se potessi...”


Non ti preoccupare... confronto alla guerra, esser l'amante di Inghilterra potrei quasi definirla una cosa positiva e...” si fermò un attimo. Voleva aggiungere che probabilmente tra poco avrebbe sofferto molto, ma molto di più con lo spostarsi del conflitto nel suo paese. Ma solo sentirla parlare di amanti aveva reso Rose gelosa e accigliata. Meglio non aggiungere altri capi d'imputazione sulle spalle della nazione britannica agli occhi di una sua figlia. Sospirò appena, e le passò le braccia attorno alla schiena, attirandola a sé per abbracciarla e cullarla teneramente, ricambiata.


Rimasero silenziose per alcuni momenti, poi da qualche parte vicino alla scollatura dell'abito sentì la voce di Rose ovattata e timida “Signora Felicia... avete pensato a quello che vi avevamo detto? Io e Jesse ne abbiamo parlato a lungo, e abbiamo deciso... se vuole, noi siamo pronti anche ora...”


… Ci aveva pensato si. Da quando i due ragazzini, in barba a tutto quello che poteva credere, le avevano proposto di farla scappare da lì, con la sola clausola di portarli con lei in Italia. Cosa che l'aveva messa in un atroce dilemma... Certo, la loro presenza durante il viaggio di ritorno le avrebbe fatto comodo. Per quanto potesse aver migliorato il suo inglese nell'ultimo periodo, il suo accento era palesemente straniero, individuabile anche da un bambino. E le abitudini britanniche le erano ancora ostiche... persino guidare, se fosse riuscita a prendere “in prestito” un'automobile sarebbe stato un problema, dato che qui guidavano al contrario – e poi si definivano civili. Con la guida al contrario. Bah... - senza contare che la sua conoscenza delle campagne inglesi proveniva dall'ultima volta che aveva visitato il regno di Britannia, circa mille e settecento anni prima. Potevano esserci stati dei piccoli cambiamenti nel frattempo, in effetti.

Lei poi non aveva nulla da perdere a portarseli dietro... loro però avevano tutto. Non solo quel che rimaneva della loro famiglia, le amicizie e i possedimenti economici. Aiutarla volontariamente equivaleva ad alto tradimento, e per un soldato – perché nonostante tutto, sia Jesse che Rose erano nell'esercito – poteva voler dire anche la condanna a morte. Senza contare che poteva essere parecchio pericoloso: viaggiare di notte, senza soldi o aiuti, passare per vie traverse e nascoste alla pubblica sicurezza... e per le vie traverse non ci passano mai i gentiluomini. Lei non si era mai fatta problemi a tagliare un paio di gole, non le era mai pesato troppo versare sangue altrui. Ma farlo sotto gli occhi di due ragazzini, sia pure per proteggerli... bé, era diverso. Non se la sentiva di mostrare il suo volto nascosto, quello di creatura spietata, sadica e vendicativa, anche a loro.


Rose, tesoro mio... Ne abbiamo già abbondantemente discusso. È troppo pericoloso, sia che la cosa riesca, sia che ci ricatturino per strada... una volta scappati, non potrete tornare indietro. Certo...” sospirò lieve, posando un leggero bacio tra i capelli castano-cinerei della ragazza stretta al suo petto “Potrei sempre dire di avervi preso in ostaggio, magari vi eviterebbe la fucilazione. Ma sarebbe comunque un rischio che non mi sento di farvi correre. Solo per pura fortuna siete scampati alla morte qui nella vostra terra... bé, l'Italia è ridotta come Londra da ormai due anni. Non c'è più un capoluogo di regione che non abbia ricevuto un attacco aereo e non sia stata bombardata. E tra poco sarà ancora peggio, con il conflitto direttamente sul territorio e non solo aereo. Conosco decisamente troppo bene la mia terra e la sua conformazione per farmi illusioni di sorta. Posso già predire che sarà una guerra lunga e sofferta, soprattutto di trincea, dove bisognerà combattere per ogni singola strada, ponte o valico. La mia povera Italia diventerà un lago di sangue e fango... Mi sembra assurdo portarvi in un inferno simile e-”


Non riuscì a completare la frase. La ragazza gli aveva chiuso la bocca con la propria, insistendo in un bacio che sapeva di testardo e infantile. Davvero, l'idea di essere la causa di morte di quello scricciolo era decisamente deprimente. Anche se alla fin fine, era solo una fra le migliaia di scriccioli che durante questa guerra erano o sarebbero morte.


Se non ci permettete di venire assieme a voi, vi seguiremo di nascosto. Ormai abbiamo deciso, e non cambieremo idea. Chiamateci sciocchi, o folli, o traditori. Non ha alcuna importanza.” mormorò la ragazzina a fior di labbra, posando al fronte nell'incavo del collo della donna mediterranea. “Se davvero ci tenete anche solo un briciolo a noi come avete dimostrato fino ad ora, allora lasciate che vi seguiamo. Vi potremmo essere utili, e inoltre Jesse ha sempre sognato di poter diventare un attore. È bravissimo a recitare e sono sicura che diventerà un ottimo baritono, se avrà la possibilità di studiare. Ha sempre desiderato di poter vedere il vostro paese e diventare un artista tale da esibirsi alla Scala. Ama l'Italia con tutto sé stesso...”


Italia ristette, lo sguardo basso e stanco di chi ha scaricato ormai da un pezzo le munizioni della sua arma e tiene in mano solo un inutile ferro vecchio “Potrei sempre avvisare delle vostre intenzioni Inghilterra. Vi costringerebbe a rimanere qui... forse potrebbe espellervi dall'esercito , o addirittura farvi incarcerare per tradimento. Ma sareste relativamente al sicuro, a questo modo” mormorò la donna, debolmente. Non credeva nemmeno lei a quel che aveva appena minacciato, e la ragazza sulle sue gambe lo aveva intuito con una facilità disarmante. Sorrise beffarda con un lieve ghigno sulle labbra rosee “No, non lo fareste. Anche perché se solo subodorasse l'idea che voi possiate fuggire, il signor Inghilterra sarebbe pronto a chiudervi a chiave in camera. E stavolta stando ben attento che non possiate scappare... A lui non importa molto di noi due. Siamo al pari dei gatti nel cortile, confronto a voi” Touché. Era molto più probabile che invece di fermare quei ragazzini bloccasse completamente lei. No, meglio tenere il faccia da culo fuori da questa storia... per quanto possibile, essendo lui il principio di tutta questa storia. Italia si poggiò con le spalle allo schienale, sospirando, e socchiuse gli occhi arresa.


Anche ammesso che vi permetta di seguirmi... avete davvero compreso cosa possa significare? Pochissimi soldi, niente mezzi. Scappare da ogni possibile centro abitato o posto di blocco, mescolandoci alla peggio feccia che come noi evita i controlli fino a raggiungere un porto che non abbia solo sbocchi sulla manica o sul mare nordico... Il che significa, se ho ben capito dove ci troviamo, un viaggio incredibilmente lungo. Probabilmente da fare a piedi. Dormire dove capita, mangiare quando capita” la donna sbuffò pesantemente, mentre sentiva la ragazza sistemarlesi meglio in grembo ed abbracciarla più stretta. Istintivamente riprese ad accarezzarle il capo “E anche se riuscissimo a raggiungere un porto internazionale, dovremmo imbarcarci di straforo. Se avessi un gran culo potremmo trovare un passaggio su una nave argentina, dato che ho legami stretti con quella nazione non mi dovrebbero negare un simile favore anche se decisamente pesante e pericoloso. Ma dato che le cose se possono andar male vanno sempre peggio, potremmo dover fare i clandestini imbarcandoci di straforo, nella speranza che nessuno ci scopra.


Sai cosa succede ai clandestini se li scoprono, Rose?”domandò abbassando lo sguardo, per osservarla dall'alto.


L'ausiliaria le fece cenno di no con la testa “Ecco, meglio che tu non lo sappia mai. Comunque, posto per caso la possibilità di trovare un passaggio, potrebbero portarci solo fino alle Canarie, prima di dirigersi oltre l'Atlantico. Il che significherebbe il dover cercare un altro passaggio per la Spagna o il Portogallo, un viaggio via terra attraverso la penisola iberica per evitare lo stretto di Gibilterra, e solo allora poter sperare di raggiungere le coste italiane di nuovo via mare, tra le navi vedetta francesi e quelle militari alleate...


Sarà un viaggio duro e difficile, lungo giorni, forse settimane ad andar di sfiga. Con nessun aiuto esterno, e le forze alleate a starci col fiato sul collo, Inghilterra in primis. Nessun vantaggio, nessuna sicurezza, e rischio continuo” Italia sospirò pesantemente. Quanto sarebbe stato più semplice se non fosse su una fottuta isola... poteva rapirla Francia, eh. Sarebbe stata ad un tiro di schioppo da casa sua. Persino negli immensi territori di Braginski sarebbe stato più facile evadere... sebbene la sola idea di riaffrontare la campagna russa, anche ora che la cattiva stagione era alle spalle, diede alla donna una scarica di gelido e puro terrore fin dentro il midollo osseo.


Ciononostante voglio lo stesso seguirvi, Signora Felicia. Se non lo facessi, se non ci provassi sento che me ne pentirei per il resto della mia vita...” Mormorò piano l'inglese, ora discostandosi dal petto dell'italiana per poterla osservare. Aveva il volto arrossato e tremava lieve, ma negli occhi lucidi la donna poteva leggere una sicurezza infantile e incrollabile, che sfociava nell'ostinazione.


Pensi davvero che ne valga la pena, Rose? Per cosa abbandoneresti il tuo paese, le tue certezze, la tua unica parente ancora in vita...?” Le domandò allora la donna ricambiandone lo sguardo, mentre la faceva sedere sulle sue ginocchia abbracciandone la vita sottile. Rose celò gli occhi nascondendoli dietro le palpebre per alcuni istanti, arrossendo. Ma quando le rispose, tornò a guardarla in volto, diretta e sincera


“Perché anche io amo l'Italia, con tutta me stessa”








Fu solamente dopo parecchie ore, a notte ormai inoltrata che Inghilterra si ripresentò a casa, canticchiando una canzoncina stonata da osteria. Essendo ancora sveglia a leggere un libro Felicia ne sentì lo sferragliare incerto sul portone di casa, e i passitraballanti sulle scale di legno. Poi, per circa una decina di minuti non lo avvertì più, segno che si era fermato, molto probabilmente, nella stanza da bagno.

Quando si presentò nella camera aveva la giacca ripiegata sul braccio e la cravatta dal nodo storto, ed appariva stranamente col volto arrossato... come se avesse bevuto. Doveva essersi risciacquato la faccia con una certa esuberanza, da come aveva i capelli e il collo della camicia bagnati. Si... era abbastanza alticcio, cosa molto strana essendo un giorno infrasettimanale**

“Bentornato” lo salutò con un delicato sorriso sollevando lo sguardo dalla pagina. In risposta, ricevette un basso e incomprensibile mugugno, mentre appendeva la giacca sull'attaccapanni e posava cintura e fondina con pistola annessa sul mobile da toeletta. I primi giorni, pensò Italia, la pistola la ficcava dentro la cassaforte chiudendola a chiave. Ora la lasciava in bella vista a tre metri da lei, e non solo per via dell'alcool. In fondo, non era affatto vero che non si fidasse di lei. Anzi, forse lo faceva anche troppo... ma nel modo sbagliato.


Tornò alla sua lettura, mentre avvertiva il peso di Inghilterra abbassare il suo lato del letto impegnato a trafficare con gli stivali per toglierseli. Ma invece di finire a spogliarsi, l'uomo si buttò all'indietro, mancando lo spigolo del libro per un soffio e poggiando con pesantezza la testa sulle gambe leggermente piegate di Felicia. Che per lo spavento aveva sputato fuori l'aria di colpo, e si era messa a tossire leggermente.


“Ma che ti prende, adesso?” Gli chiese di nuovo, abbassando lo sguardo quando i colpi di tosse scemarono completamente. Di nuovo, non ricevette alcuna risposta.


Inghilterra rimase silenzioso a fissare il soffitto per parecchi istanti, prima di rotolare su un lato e affondare il viso nel grembo della donna, abbracciandone al contempo i fianchi con entrambe le braccia. E di nuovo rimase silenzioso, tanto che le parve quasi che si fosse messo a dormire in quella posizione strana. Ma effettivamente non dormiva, aveva gli occhi aperti seppur lucidi e offuscati dall'alcool.


Felicia posò il libro sul comodino – decisamente era troppo difficile continuare a leggere così – e posò le mani sulla spalla dell'altra nazione e sulla sua testa, tra i fini capelli biondo sporco scarmigliandoli più di quanto già non lo fossero.


“Avanti, un penny per i tuoi pensieri. Si dice così, no?”


Inghilterra si prese tempo per rispondere, ma da come le strinse i fianchi, se non altro aveva sentito la domanda, stavolta. Gli tamburellò con tutte e quattro le dita sulla spalla, per mettergli fretta.


“E va bene. Stavo pensando... se ti mettessi incinta, qualsiasi cosa succeda saresti legata a me. Cosa ne pensi?”


“… Che è stato il peggior investimento di un penny che abbia mai fatto in vita mia, davvero.”


“Non sei simpatica”


“E tu sei ubriaco. Uno a uno palla al centro”


“No, sto parlando seriamente!” Sbuffò l'uomo, torcendo il collo per guardarla dal basso con l'espressione contrita “Un figlio lega incredibilmente due persone, funziona così per i normali esseri umani, o almeno per la maggior parte di loro. Non vedo perché non dovrebbe funzionare anche per noi nazioni. E dire che ci provo da ormai più di un mese...” seguitò, fissando lo sguardo opaco in un punto indefinito, ragionando ormai da solo “forse devo solo impegnarmi un po' di più”


Cos'è che stava facendo lui da più di un mese? Per cosa voleva impegnarsi un pochetto di più?

Santo cielo, spero che sia l'ubriacatura a farlo sragionare e inventarsi le baggianate...

… No. Era serio, fottutamente serio. Per quanto la sbronza potesse lasciargli solo un barlume di coscienza, stava realmente pensando di avere un figlio da lei. Così, tutto d'un tratto – non poi così tanto d'un tratto, ripensò poi. Dato che il cretino era un mese e passa che voleva mettere in forno lo scone, a giudicare da quel che aveva confessato. Nel vino la verità e nella birra le sciocchezze.


Un conto però era giocare a far la coppietta appena sposata, ma quello che le aveva chiesto era decisamente un'aggiunta alle regole di gioco che non aveva preso in considerazione, neanche per un secondo in tutta la sua plurimillenaria esistenza. Un figlio? No, grazie. Non voleva proprio finire come i suoi antichi fratelli e sorelle, le provincie romane, che dopo essersi uniti alle popolazioni locali avevano perso tutte le loro forze, sparendo per sempre. Con l'unico risultato di aver lasciato dei figli che nemmeno si ricordavano della loro esistenza. Ed anche lei, sebbene fosse riuscita in qualche modo a sopravvivere a tutti loro, a quante cose aveva dovuto rinunciare? Ne era valsa la pena, dopotutto?

Per un secondo ripensò a tutti quelli che si era lasciata alle spalle... tante, troppe nazioni e semplici umani che aveva amato. Mai e poi mai, aveva giurato a sé stessa, si sarebbe più permessa di legare il proprio destino a chiunque altro non fosse Lavinia. Non avrebbe retto il contraccolpo della perdita, non di nuovo.


Felicia strinse i denti indurendo la linea della mascella, e riprese il libro, riaprendolo con cocciutaggine stampata in volto alla pagina poco prima abbandonata, mentre appoggiava i gomiti sopra la testa del biondo.


“A parte che questo discorso non sta né in cielo né in terra, secondo te mi lascio mettere incinta durante una guerra dove rischio la vita un giorno si e l'altro pure? Mica sono scema”


L'uomo sbuffò, scocciato per come la sua proposta – se quella potesse essere considerata una proposta – fosse stata accantonata in maniera tanto rapida e perentoria dalla compagna “Su questo avrei molto da rid-ahio, ma che hai al posto del gomito, una baionetta? Mi hai trapassato il cranio!! Comunque” lieve colpo di tosse, per schiarirsi la voce mentre cercava di togliersi dalla testa quei due punteruoli travestiti da braccia “Da che mondo è mondo i figli arrivano, non puoi decidere tu se, come e quando rimanere fecondata. Soprattutto se non si prende nessuna misura contraccettiva, ed io sono stato ben attento a fare centro ad ogni colpo in canna, senza false modestie. Da qualche parte” ummeggiò pensieroso, grattandosi il naso sul suo stomaco “dovrei avere la ricetta di una pozione per la fertilità di epoca medievale... chissà dove l'ho messa. Magari aiuta”


Italia alzò gli occhi al cielo, pregando che le desse la pazienza necessaria a non stordire del tutto l'amante con una testata e poi legarlo come un salame dentro a un tappeto per appenderlo davanti alla porta di casa, così da fargli smaltire l'alcool in modo meno stupido. E con voce lievemente annoiata spiegò “Per le donne normali forse si, ma vorrei ricordare al tuo piccolo e alcolizzato cervellino che io sono una nazione. Posso decidere tutto quello che voglio del mio corpo... se lo volessi, potrei anche tornare nuova, intatta e candida come un foglio di carta appena uscito dalla cartiera. E con le tue pozioni, onestamente parlando, ci faccio i gargarismi... per essere educata”


Ci mise un pochetto Inghilterra a comprendere il significato di quelle parole, ma quando ci riuscì rizzò un poco la testa, fissandone il viso da sotto in su con gli occhi spalancati “Stai scherzando? Davvero sei in grado di fare una cosa simile?”


“Cosa, i gargarismi?”


“Certo, rintronata. Mi chiedevo proprio se tu sapessi fare i gargarismi, non riesco più vivere senza questa informazione” sbottò l'uomo, e l'espressione da stupefatta mutò velocemente in una sardonica “sto parlando del tuo rimaneggiare... qua sotto. Davvero sei in grado di decidere se poter rimanere incinta o meno, e addirittura tornare vergine? … Quindi tutto quello che ho fatto finora è stato inutile? Pure segnarmi il tuo ciclo mestruale sull'agenda e chiedere pronostici agli spiriti fatati sui tuoi giorni fertili?” aggiunse mugolando a voce bassissima e impastata


“Bé” Felicia si strinse le spalle, ignorando lo sguardo dell'uomo con innata classe “in fondo si tratta pur sempre di una ferita, persino minuscola paragonata a tante altre. Quindi come ben dovresti sapere, rimarginabile con un minimo di buona volontà e impegno anche a distanza di anni. E per rispondere alla seconda domanda... bé, se non altro è stato decisamente piacevole. Vedila da questo punto di vist- aspetta, cos'è che avresti fatto TU?”


“... Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”


“... Si, in fondo anche io non sono poi così tanto sicura di voler sentire davvero la risposta.”


Rimasero in silenzio in cui l'uomo la fissava da sotto in su e la mora lo ignorava bellamente, poi Inghilterra sollevò appena un sopracciglio per questionare


“... E quindi s-”
“No.” Lo interruppe secca e lapidaria, senza nemmeno alzare lo sguardo dal libro.


“Non sai nemmeno cosa volessi chiederti!” protestò l'uomo, tornando ad appoggiare la testa sul corpo della compagna, coi muscoli del collo che urlavano pietà.


“Era un no a prescindere, dato che sicuramente stavi per dire un'immensa stronzata. Fine del discorso” Liquidò il tutto con uno sbuffo annoiato, voltando pagina. Solo dopo un po', in cui il silenzio si era fatto pesante – e si era anche stufata di come Inghilterra gli stesse tamburellando con le dita sul fianco in maniera nervosa – riprese la parola


“Comunque, come mai ti è presa questa fregola? Di solito sono le donne ad avere l'orologio biologico che le punzecchia e a fare simili uscite tra capo e collo, non gli uomini...” domandò poi, abbassando di nuovo lo sguardo su di lui. Che nascose il suo spingendo il volto tra le pieghe della camicia da notte, in un cambio di espressione rapidissimo e colpevole, premendo sul suo ventre mentre stropicciava la stoffa con entrambe le mani. Sembrava un bambino che per scappare dai fantasmi e dai mostri notturni nascondeva la testa sotto alle coperte... considerato però il livello di affabilità che Inghilterra aveva con fantasmi e la roba occulta in generale, si chiese cosa mai potesse preoccuparlo tanto.


Giusto. Come aveva fatto a non pensarci prima? Era così logico... Ma in momenti simili, anche lei a volte si dimenticava cosa stesse accadendo al di fuori di quelle quattro mura.


“Per quando è previsto il primo attacco?”

Domandò con voce dolce e tranquilla, quasi gli avesse chiesto se per il giorno dopo preferisse il polpettone o l'arrosto per cena. Inghilterra al contrario fremette, come se Italia invece di sussurrare gli stesse urlando contro con inusitata rabbia. La strinse ancora di più, affondando il viso fino a mostrarle, da quella posizione, solo la nuca


“I... primi di giugno. Pantelleria...*** Creeremo una testa di ponte per proteggere lo sbarco vero e proprio sull'isola di Sicilia, e poi sul continente. È già... tutto deciso. Ormai le truppe tedesche e quelle italiane hanno dato la resa in Tunisia, la campagna d'Africa è conclusa in modo vittorioso per gli alleati. E il conflitto si sposterà a nord. Ormai i bombardamenti aerei hanno distrutto la maggior parte delle strutture sulle isole, militari... e civili ” La voce di Inghilterra era bassa e debole, soffocata dal morbido e sottile lino che avvolgeva il corpo della donna.


Italia sospirò con triste rassegnazione, e l'uomo tremò di nuovo, quando questa posato nuovamente il libro riprese ad accarezzargli il capo.


“E cosi è finita con la sconfitta, alla fine. Non posso dire che mi abbia colto di sorpresa. Sarai dunque sempre tu la potenza alleata ad attaccarmi con i bombardamenti?”


Inghilterra trattenne il fiato e annuì col capo, per poi balbettare “Quel che è stato fino ad ora... è solo un assaggio di quel che succederà. Gli attacchi alle città italiane fino ad ora, confronto a quelli avvenuti nei mesi scorsi sono poca roba... Poi anche America attaccherà. E quello nella sua corsa all'eroismo esaltato, schiaccerà tutto quello che gli capita davanti” si bloccò in un singulto, mentre attirava le gambe al corpo strisciandole sulla coperta, fino ad assumere una posizione accucciata di fianco a quella seduta sul letto di Italia, ancora con le braccia attorno al corpo caldo della donna “mi odi, non è vero? Lo capisco... non puoi fare a meno di odiarmi. Non posso fare a meno di farmi odiare. Hai ragione tu, non c'è nessuno al mondo che possa volere uno come me... riesco solo a distruggere tutto quello che desidero e tocco”


“Non ti odio” rispose semplicemente Italia, interrompendo il flusso di depressione in cui Inghilterra si stava infilando in una lenta e dolorosa nenia “Magari mi stavi decisamente sull'anima, ma non ti ho mai odiato. Non ho mai odiato veramente nessuno, a dire il vero. È la guerra, semplicemente una guerra mostruosa e distruttiva per tutti.”


Aveva ripreso a parlare col tono basso e tranquillizzante, mentre cullava l'altro assecondando il suo naturale ondeggiare dolente.

“Non è colpa tua, né di nessun altro. Noi nazioni non siamo niente altro che foglie trascinate dalla corrente degli eventi, e a prescindere da quel che desideriamo veramente non possiamo far altro che eseguire ciò che il nostro popolo e soprattutto il nostro governo decide per noi. E se chi ci comanda decide che dobbiamo distruggerci a vicenda...” non continuò la frase, non ce ne era bisogno. Restò in silenzio ad accarezzare i capelli di Inghilterra per parecchi minuti, lasciando che questi sfogasse a quel modo la sua sbornia diventata improvvisamente triste. Poi, di punto in bianco riprese a parlare, cambiando totalmente argomento.


“Sai, il mio albero simbolo è la quercia rovere. Buffo, vero? La pianta che più di tutte le altre rappresenta la virilità, la saggezza e la forza militare accostata a me, che sono tra le nazioni una delle più deboli, fragili e decisamente poco virile. Chi ha deciso quale pianta dovesse rappresentarmi doveva avere un grande senso dell'umorismo...”


Non sapeva dire se l'altra nazione l'avesse sentita o meno, ma se non altro ora si era tranquillizzata abbastanza da mostrare, se non tutto il viso per lo meno l'orecchio e lo zigomo, arrossati per la posizione precedente e per il pianto soffocato in singhiozzi silenziosi. Finse di non farci caso.


“Io invece mi son sempre considerata più simile al giunco... sai, quello che cresce vicino agli stagni e nelle zone paludose, come la mia pianura padana fino a pochi decenni fa” Continuò la donna, sorridendo lieve mentre le dita sfioravano la pelle accaldata dell'altro con la punta e le unghie , grattando sull'ombra di barba lungo la linea della mascella “insipida, poco considerata per come nasce e cresce nel marciume. Quasi infestante, direi... però, tenace. Che ci sia una tempesta, un uragano tale da strappar via gli altri alberi dal terreno o persino un incendio... finché rimane vivo un solo rizoma nascosto sotto la terra, il giunco rinascerà sempre. Non importa con quanta cattiveria ci si scagli contro, al giunco basta un po' di terra, dell'acqua e il sole e tornerà sempre a farsi vedere, con le sue foglie ineleganti e le sue lunghe canne ondeggianti al vento...”


“Io ti avrei definito più simile ad un arancio” Mormorò Inghilterra, dopo un po'. La voce decisamente più tranquilla e non macchiata dalle lacrime, sebbene il volto fosse ancora rosso e la posizione rannicchiata su se stessa.


“... Se è per fare allusioni poco carine riguardo il mio sedere e alla cellulite, sappi che ti ucciderò adesso, senza rancori. Ti lascio due minuti per rendere l'anima a Dio.”


“No, scema” si sbrigò a spiegare l'uomo, dato che il tono gelido con cui Italia aveva parlato non lasciava adito a dubbi su quanto fosse seria nella sua minaccia “È che profumi di zagara, per questo mi ricordi l'arancio. Zagara, salsedine e incenso, con un vago sentore amaro di essenza di trementina. Ci ho messo un po' per capire cosa fosse quest'ultima nota aromatica... La cosa più assurda è che da te non avverto alcun odore di cibo, e invece un tempo mi sarei aspettato che profumassi di arrosto o di pasta al forno...”


“Guarda che sono una nazione, mica una cucina, veh.” lo avvertì con una nota di sarcasmo la donna, tirandogli appena i capelli tra le dita con fare dispettoso.


“Lo so, lo so. Eppure, mi davi questa impressione... ma ti preferisco così, ai fiori di arancio” ridacchiò appena, tornando ad affondare il volto nel grembo della donna. Probabilmente era ancora l'alcool in circolo che lo faceva parlare così, senza la sua solita scontrosità. Per un singolo, utopico attimo si ritrovò a pensare come sarebbe stato il suo futuro se fosse per sempre continuato accanto ad Inghilterra, senza lo spettro del conflitto tra di loro. Sarebbe mai riuscito ad essere onesto ed apertamente affettuoso con lei anche senza due pinte di birra in corpo?


Italia sorrise, e sospirando aggiunse “Scommetto che non immagineresti mai quale sia la pianta simbolo di Lavinia...”


“... Lo stramonio? La belladonna? Il tasso? Anzi, no... direi l'oleandro****. Si, secondo me è l'oleandro”


“Quanto sei maligno... non è assolutamente vero che Lavi è velenosa. È solo che non ha molta dimestichezza con la diplomazia, ecco tutto. E comunque è l'ulivo*****, per tornare in tema”


Inghilterra finalmente voltò il capo tanto da poterla di nuovo guardare, di profilo, con un occhio solo. Decisamente scettico. Ma quando si accorse che non lo stava prendendo in giro, scoppiò a ridere di gusto


“Pffffft... L'albero simbolo della pace e della saggezza legato a quel demone in gonnella di sud Italia? Si, chi ha fatto i collegamenti tra voi e le piante decisamente era un grande umorista, non c'è nulla da dire...”


Italia sbuffò, tirandogli un piccolo cazzotto sulla spalla “Lavinia quando vuole sa essere molto dolce e gentile, ed anche incredibilmente affettuosa. Sei una pettegola tremenda e parli per partito preso, ecco”


Quando si riprese dalla ridarella, l'uomo sospirò pesantemente, e tornò a nascondere il volto nella camicia da notte di Felicia, sebbene continuasse a guardarla con la coda dell'occhio “Senti... una volta l'avevo presa in ostaggio per poter minacciare Spagna e tenerlo in scacco – non guardarmi a quel modo, per mare la vita di un pirata funzionava così – e l'avevo fatta trasportare sulla mia galera, pieno di marinai esperti abituati alle peggiori traversie e alla disciplina ferrea. Ebbene... dopo neanche mezz'ora d'orologio, il tempo che ho impiegato per andare a parlamentare con Carriedo sul suo galeone e avevo il castello di poppa e la mia cabina in fiamme, metà dei cannoni fuori uso o addirittura fuori bordo, tutte le cime ingarbugliate in maniera incredibile e tre quarti dell'equipaggio passati dall'essere dei soldati disciplinatissimi a furibondi hooligan aizzati l'uno contro l'altro, con parecchi che tentavano di uccidersi tra loro – o di ingropparsi in un'orgia totale, nel caos non l'ho capito molto bene - E quel piccolo diavolo travestito da angioletto attaccata al timone impazzito che canticchiava con una bottiglia di rhum in mano e l'aria candida di chi non sapesse assolutamente cosa stesse accadendo attorno a lei. Da quel giorno è diventata una leggenda al pari del kraken o del triangolo delle Bermuda, per la marina imperiale britannica. Nonché il mio personalissimo incubo per almeno due secoli.


No, non fa assolutamente ridere, sai? Smettitela”


Aggiunse, quando sentì la donna non trattenere in alcun modo una risata divertita e cristallina coprendosi a malapena le labbra con entrambe le mani, gli occhi stretti in una fessura lucente. Sebbene anche a lui venisse da ridere, ora che la raccontava. Effettivamente... l'idea che una marmocchia alta un metro e un pomodoro l'avesse messa in saccoccia a centocinquanta uomini tignosi e nerboruti e soprattutto a lui, faceva veramente ridere ripensandoci a mentre fredda, e mettendo da parte per cinque minuti l'orgoglio. La cosa peggiore tral'altro è che a quel mostriciattolo era bastato fare gli occhioni dolci e innocenti – assolutamente falsi, lo sapeva benissimo. Eppure... – e gli era divenuto impossibile prendersela con lei. Infatti se l'era presa con Spagna, che tanto ci era abituato.


Italia sospirò, asciugandosi una lacrimuccia che le aveva rigato la guancia per il troppo ridere. Ora che il momento ilare era passato, sul volto era venuta a crearsi una espressione decisamente malinconica, che faceva palese contrasto con quella divertita di poco prima.


“... Ti manca, vero?” domandò Inghilterra, tornando serio. Le accarezzò il fianco con dolcezza, conoscendo già la risposta. Che non tardò ad arrivare, con un cenno di assenso del capo da parte della donna

“Si. Da morire. Così come mi manca la mia terra... ma soprattutto, quello che mi fa sentire peggio non è la lontananza, è il non poter fare nulla, qui. Molto probabilmente anche in Italia sarei inutile, ma potrei almeno combattere, o aiutare i civili. Così invece sono del tutto impotente, e mi sento di tradire la fiducia del mio stesso popolo...” Lasciò che la voce morisse lentamente, in un sospiro. Senza speranze né desiderio di vendetta o rivincita, solo semplicemente rassegnata.


Rimasero così, immobili per un periodo di tempo relativamente lungo, ognuno immerso nei propri pensieri. Poi, di colpo Inghilterra si staccò dalla donna, dandole le spalle mentre si metteva a sedere sul letto. E raccattati gli stivali, disse con voce bassa mentre li rimetteva “Sai bene che io non posso lasciarti andare. Sarebbe tradimento nei confronti del mio governo”


“Si... lo so. Ma cosa...?” lo scatto dell'uomo l'aveva preoccupata. Ed ora lo seguiva con lo sguardo, mentre risistemava la camicia e la cravatta, e recuperata poi la giacca la indossava nuovamente, allacciandola di tutto punto.


“Cosa hai intenzione di fare?” Italia finì la domanda lasciata poco prima in sospeso, spostando istintivamente lo sguardo verso la finestra dalle tende tirate “Ormai non mancherà più tanto a mezzanotte... qualunque cosa tu debba fare, non puoi farla domani mattina?”


Inghilterra si fermò per un attimo, mentre risistemava la pistola d'ordinanza nella fondina sulla cintura appena allacciata. Poi sembrò ripensarci, e posò nuovamente il ferro sul ripiano della toeletta. Da che si era alzato, aveva evitato accuratamente di rivolgere anche solo un quarto di viso verso il letto e la donna “... No. È una cosa che devo fare ora. Mi sono ricordato di avere un impegno urgente e non posso più rimandarlo. Starò fuori per almeno una settimana... forse dieci giorni. Tu torna pure a dormire, non preoccuparti per me.” parlò velocemente, con nervosismo. Gli tremava appena la voce... e la mano, quando la poggiò allo stipite della porta che aveva aperto.

Certo, fino a cinque minuti prima stavano ridendo tranquilli, poi di colpo aveva assunto l'aria di chi stava scappando come avesse il diavolo attaccato al culo e lei non si doveva preoccupare? E nemmeno la stava degnando di uno sguardo... Velocemente scese dal letto per poterlo avvicinare e guardare in faccia, ma prima che riuscisse a girare attorno al mobile per dirigersi alla porta lui la fermò, sempre dandole le spalle.


“NO! Ti ho detto di tornare a dormire. Obbedisci, donna. Non dimenticare chi è che comanda qui dentro... È meglio per tutti e due”


Il tono imperioso con cui l'aveva apostrofata era servito a fermarla, bloccandola sul posto. Si trovò a balbettare nervosamente, incapace di comprendere il repentino cambio di umore dell'uomo


“Ma -ma... perché? Inghilterra, che è successo all'improvviso? Guardami, almeno...”


Da teso e nervoso che era, lo vide afflosciarsi su se stesso, le spalle cadere in avanti come se reggessero un tremendo peso. Non le rispose, e nemmeno si voltò a guardarla.

Mormorò un bassissimo “Arrivederci, Felicia” prima di uscire dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle. La donna ne seguì i passi lungo il corridoio, poi sulle scale. Anche quando non riuscì più a distinguere i rumori fatti dall'uomo al piano inferiore, rimase immobile al centro della stanza da letto, il corpo a malapena coperto dalla leggera camicia che andava velocemente disperdendo calore nella fredda aria notturna. Eppure, il freddo maggiore lo sentiva da dentro, senza neanche capirne il motivo.





Inghilterra non si presentò in quella casa se non dopo dieci giorni, trovandola fredda e vuota. Alla fine anche i due ragazzini se ne erano andati, seguendo la donna. Piccole serpi in seno... Sospirando arrivò in cucina, dalla cui ghiacciaia proveniva l'odore dolciastro e nauseabondo di cibi deteriorabili a diversi stati di decomposizione. Persino i fiori sul tavolo erano secchi ed emettevano un vago tanfo di morte.

Sul piano di legno rovinato, parecchie cartine e mappe nautiche, gli orari dei treni e quelli delle navi traghetto e mercantili di parecchi porti, sia sulla manica che diretti verso l'oceano, aperti e sottolineati in più punti. Avrebbe potuto facilmente ricostruire i movimenti dei tre solo seguendo le indicazioni fornitegli – sembrava quasi apposta – e controllando quali, tra le mappe e i vari libelli che aveva lasciato a bella posta sopra il tavolo la notte di dieci giorni prima, mancassero all'appello.


Ma prese tutte le carte e le buttò dentro la stufa bruciandole senza dar loro una minima occhiata, fino a che non ne rimase solo cenere impalpabile.


Andò poi nello studio. Al posto della busta contenente le sterline per il viaggio, ve ne era una più piccola, indirizzata a lui. All'interno un biglietto scritto a mano, due semplici parole nella morbida ed elegante calligrafia di Italia. Solo due parole, eppure gli bastarono per sentire di aver fatto la cosa giusta.



Arthur, grazie.




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* il movimento warp è quella tecnologia che, sulla saga fantascientifica di Star Trek, permette alle navi spaziali di muoversi ad una velocità superiore a quella della luce. Inghilterra lascia dietro di sé l'immagine illusoria sulla rétina, tanto si muove veloce...


**Il popolo anglosassone (e i suoi derivati) ha un rapporto decisamente tormentato con l'alcool. Si potrebbe dire che l'alcolismo è il problema più diffuso a livello del territorio, quasi una piaga sociale. Perché a differenza dei popoli latini, che bevono sempre ma, nella media con parecchia moderazione - nessun adulto si nega un bicchiere di vino a pasto, ma è difficile che si superi questa soglia - gli inglesi invece durante la settimana non toccano alcool. Son tutte delle bigotte puritane che solo a vedere una carta dei vini al ristorante si scandalizzano tremendamente, manco al posto di una bottiglia di bianco i camerieri avessero appoggiato sulla tovaglia un topo morto. Durante la settimana, badate bene.

Quando invece scatta l'ora x del venerdì pomeriggio, cambiano come il giorno e la notte. Da ogni parte, ad ogni ora, senza alcuna distinzione di sesso, età e ceto sociale il popolo anglosassone beve come una spugna. Roba che una uscita con gli amici non è considerata ben conclusa se quasi tutti non hanno vomitato l'anima sul marciapiede e almeno due o tre non rischiano il coma etilico.

C'è una ragione storica per questo. Durante la rivoluzione industriale, gli stipendi degli operai erano pagati in parte con la distribuzione di alcolici, e quasi tutte le fabbriche avevano il proprio pub privato, dove i lavoratori potevano andare nel dopolavoro a bere pagando pochissimo. Quindi, per un Tom Jones a caso, farsi una bevuta equivaleva spesso all'aver ricevuto lo stipendio, ed era motivo di soddisfazione. Poi l'abitudine di pagare in gin è andata perdendosi, ma non quella di considerare l'alcool come causa scatenante di festa e divertimento. Potremmo dire che la compita e tremendamente regolata società inglese galleggia placida su un mare d'alcool, e la maggior parte delle relazioni sociali lubrifica i suoi ingranaggi sotto l'effetto dello stupore alcolico. Basti pensare che il nostro "ci si vede", in Inghilterra spesso e volentieri viene sostituito con "let's have a drink", andiamo a bere qualcosa...

Inutilmente il governo ha tentato di arginare questo problema, cambiando gli orari dei pub - inutilmente. Prima erano aperti solo nel dopolavoro e nel finesettimana, dopo che potevano star aperti sempre (sperando che, avendocelo sempre a disposizione magari gli inglesi si autoregolassero come gli animali di appartamento) si sono ritrovati coi bar vuoti alle tre del pomeriggio e pieni di vomito all'una del mattino, esattamente come prima - aumentando il costo degli alcolici, alzando l'età media per l'acquisto... Tutta fatica sprecata. anche le campagne di sensibilizzazione lasciano il tempo che trovano, e le scritte allarmanti sulle bottiglie hanno lo stesso valore di quelle sui pacchetti di sigarette o sulle slot machines; chi ne abusava prima, ne abuserà anche dopo aver letto la scritta.


*** Finita la campagna d'Africa con la vittoria degli stati alleati su quelli dell'asse, si apriva finalmente un nuovo fronte, quello italiano. Già decisa durante la conferenza di Casablanca, quest'operazione - chiamata operazione corkscrew, "cavatappi" - iniziò ufficialmente il 9 maggio del '43, e durò per più di un mese, fino al 13 di giugno.

Era principalmente un'azione di apertura, atta a distruggere le difese della penisola poste sulle quattro isole nello stretto siciliano: Pantelleria - che fu anche la più colpita, essendo l'unica ad avere un porto tanto grande da poter essere usata come base di appoggio ed avendo anche un aeroporto - Lampedusa, Linosa e Lampione per un mese subirono continui bombardamenti prima dal cielo e negli ultimi giorni dell'operazione anche dal mare. Non erano i primi bombardamenti fatti sul suolo italiano, ma furono i primi ad essere continuativi e metodici e con lo scopo di annientare completamente le difese terrestri del luogo. Sulla sola Pantelleria, i B17 e i B24 della RAF (Royal Air Force, l'aeronautica militare inglese) scaricarono oltre 5.000 tonnellate di esplosivo.

Infine, nei primi giorni di giugno, la 1° divisione inglese sbarcò effettivamente sulla terraferma, quando ormai c'era poco da combattere. Va detto che comunque su Lampedusa, molto meno colpita della principale isola obiettivo, vi furono degli scontri tra fanterie e anche qualche scambio di colpi terrestro-navali ma che non sortirono alcun effetto. Linosa si arrese immediatamente, conscia dell'inferiorità numerica e tecnologica, Lampione invece non era nemmeno difesa, sottovalutata dalle stesse potenze italiane (d'altronde, è un isolotto veramente piccolo) e conquistarla fu una passeggiata.


Così l'operazione corkscrew si concluse in un successo pieno. Con la presa dello snodo principale del mediterraneo, il canale di Sicilia, la difesa delle flotte alleate che dovevano passare per forza di cose in quelle zone ed infine la creazione di un'ottima testa di ponte per la seguente operazione Husky, che vedrà l'attacco vero e proprio all'Italia, in Sicilia. Fu anche l'ultima operazione a livello di comando in cui l'esercito inglese la fece da padrone... poi passò decisamente in sordina, attenendosi semplicemente ad eseguire le direttive del generale americano Eisenhower. Sebbene nel lato adriatico dell'Italia, abbia comunque fatto i suoi bei danni (povera la mia Ancona ç_ç)...


**** Lo stramonio, detto anche l'erba del diavolo o delle streghe, la belladonna, il tasso e l'oleandro. Quattro piante, in ordine crescente di velenosità, potenzialmente mortali per l'uomo. Tutte belle cariche di tossine e alcaloidi tanto da mandare una persona adulta direttamente al Creatore senza passare per il via in poco tempo. L'oleandro soprattutto è velenoso per qualsiasi specie animale (se ne avete una pianta in giardino fateci caso: è una delle poche che le lumache non toccano...) in ogni sua parte: foglie, fiori, rami, radici... Si racconta che dei soldati napoleonici siano morti per avvelenamento dopo aver usato dei rami di oleandro come spiedi per la carne. Cosa avrà voluto insinuare Iggy accostando queste splendide piantine alla piccola&dolce Italia del sud?


***** la pianta simbolo dell'Italia è il corbezzolo. Poiché fiorendo in inverno e avendo la completa maturazione delle bacche sempre nella stagione invernale, porta su di sé i colori della bandiera tutti assieme: foglie verdi, fiori bianchi e bacche rosse. Non è dunque la margherita come si ostina a ripetere Himaruya. Il corbezzolo comunque rappresenta tutta l'Italia, quindi ho pensato che Feli e Lavi, essendo in due a reggere il peso di una sola nazione, avessero anche due altri alberi simbolo personali.

La quercia rovere e l'ulivo, infatti, fanno parte dello stemma italiano assieme alla stella (il vespero o esperia, la stella dell'ovest legata a Venere prima e alla Madonna poi, rappresentate l'Italia ancor prima della nascita della repubblica romana) e alla ruota dentata, simbolo della forza lavoro su cui si basa la nostra patria. Entrambe le piante avevano una grande simbologia fin dai tempi dell'impero romano. Come dice Felicia, la quercia rappresenta la forza, la virilità e il valore militare (oltreché, in altre simbologie, anche la saggezza e la perseveranza) mentre l'ulivo è il simbolo indiscusso della pace, oltre che della purezza, della giustizia divina e della sapienza.



Angolo del perché e del percome (che nessuno voleva)


EEEEHHH.... ed eccoci finalmente alla conclusione delle Idi di marzo (anche perché ormai siamo, in ordine di tempo della storia, a maggio inoltrato...). È strano che, fino ad ora abbia sempre scritto un sacco di corbellerie, ed ora, all'ultimo angolino scemo, non sappia cosa dire. O meglio, di cose ne avrei così tante che non so nemmeno da dove cominciare, e quindi mi impallo abbestia <.<


Bé, iniziamo dall'inizio, lasciamo l'ascia e accettiamo l'accetta, dato che ci siamo.
Se una persona emotivamente normale si trova a dover convivere forzatamente con uno tsundere timido e facile a cadere in depressione, cosa deve fare per non trasformarsi nell'omicida del suddetto tsundere? Semplice, studiarlo come si studiano le scimmie allo zoo. E questo fa Italia, per la bellezza di quasi due mesi. Vi risparmio l'osservazione empirica sul campo – altrimenti, avrei tirato fuori un trattato di psicologia in 120 comodi volumi da 1000 pagine l'uno – e vi porto direttamente ai risultati. Come rivela Feli, una volta capite le meccaniche del gioco, tutto risulta facile (un po' come quando vai nei ristoranti etnici: cinese tutto fritto, giapponese roba cruda, indiano niente vacche). Basta sapere che tutto quello che esce dalla bocca di Arthur, anche la peggio cattiveria deve essere filtrato e ben dosato, e scorporato dal contesto. Un'analisi logica in piena regola.

Comunque, sebbene tra i due i rapporti si siano ammorbiditi parecchio, è un po' una versione all'acqua di rose della sindrome di Stoccolma. Ma molto molto diluita. Quindi nel continuo della storia, non vi aspettate che si amino alla follia, questi due, o che stiano sempre culo & camicia dopo l'armistizio... di certo, non durante il conflitto. Non esiste città in Italia che non abbia visto cadersi sopra le bombe alleate, e per alcune zone – vedi il Frosinate e altre zone laziali e toscane – quasi che l'arrivo degli alleati fu il momento peggiore di tutta la guerra. E tutto questo non aiuta in un sano rapporto di coppia, decisamente no. Ma vedremo se supereranno la prova del tempo e della guerra...


Poi Inghilterra se ne va, e torna Rose. E qui temo di aver fatto un po' schifo, lo ammetto.

Perché volevo dire un sacco di cose, e temo di averlo fatto in maniera decisamente confusionaria e caotica. Senza nemmeno rendere bene l'idea del rapporto che intercorre tra le due. Mi scoccia un casino, ma di meglio non sono riuscita a fare. Uff... Più che altro volevo spiegare come semplicemente Italia veda Rose come una graziosa conquista e nulla più. Le piace e la trova adorabile, ma non è di certo l'amore della sua vita. Anche perché la vita della ragazzina è neanche un centesimo di quella della nazione...

Inoltre la parte descrittiva del possibile viaggio è stata stancante (e fortuna che è solo descritta per somme righe). Perché è veramente difficile immaginarsi come si possa scappare da un'isola come la gran Bretagna, se si è in guerra con il paese stesso. Ovvio che non ci sarà nessuna nave, tranne quelle militari – ma quelle le lascerei stare, se volessi passare inosservata – che si dirigerà in una zona adatta allo sbarco vicino alle coste alleate (di viaggi aerei è anche inutile parlarne)... Personalmente avessi il giro di conoscenze che può avere una nazione scapperei in quel modo, cercando la via più lunga, si, ma anche la più sicura. Ma come al solito sono elucubrazioni mie, e potrei sbagliarmi di parecchio.
Anche perché l'Argentina era si neutrale (e quindi non si era vista tagliare le rotte commerciali) ma aveva delle leggere simpatie naziste... inoltre, un sacco di argentini – quasi due terzi del paese intero – hanno o vantano antenati italiani. Sarebbe quindi un piccolo favore alla madre patria (e se non proprio madre, sorella patria XD), chiamiamolo così.


E veniamo alla parte fluff... o meglio, a quel che io tento maldestramente di far passare per fluff. Ma mi rendo conto benissimo di non esserci riuscita (purtroppo la mia totale incapacità di scrivere qualcosa di serio per più di tre minuti si è fatta di nuovo sentire. Terry Pratchett ha avuto una cattiva influenza su di me) U.u

Di nuovo una scena notturna... decisamente più intima e familiare. Magari non sentimentale, ma di certo affettuosa.
E ricollegandomi alla nota alcolica sopra scritta, Arthur per una volta si toglie la maschera del burbero e mostra i suoi veri sentimenti e pensieri (pensieri decisamente idioti o depressi, ma da Iggy non mi sarei aspettata nulla di meno), sebbene con l'aiuto dell'alcool. Purtroppo senza, gli inglesi non carburano... Ed anche Felicia, si trova a fare strani pensieri. Forse la parte della rapita/amante/pseudomoglie non le sta poi così tanto stretta come credeva.

Arriviamo al finale. Che, nonostante tutto, posso consideralo un lieto fine, relativamente parlando (non potevo certo scrivere “e vissero per sempre felici e contenti”, dato che nel continuum della Storia tra nemmeno un mese inizierà il conflitto direttamente in Italia e altro che amore e baci... voleranno bombe e pugni).

Forse un po' triste, ma il fatto che dopo due mesi in cui Felicia si ostinava a non chiamare per nome Arthur, finalmente si sia decisa a riconoscerlo come degno della sua fiducia e del suo affetto... bé, fa pensare anche a me, con un po' di immodesto orgoglio, di aver dato con questo finale l'unica soluzione giusta (altrimenti non lo avrei scritto, of course (me la canto e me la suono con la fanfara))XD


Per la cronaca, quello che Italia voleva, seppur inconsciamente – se n'è accorta solo alla fine – non era la libertà a tutti i costi: quella avrebbe potuto ottenerla fin dal primo giorno, senza fatica. I problemi che elenca a Rose ci sono, ma sono comunque superabili.

Quello che chiedeva al biondo, era piuttosto una prova di fiducia. Lasciandola andare volontariamente, l'uomo avrebbe perso ogni diritto su di lei ottenuto con la prigionia. Ma gli avrebbe offerto la possibilità di scegliere se, dopo la guerra, tornare da lui o meno come vera compagna e non come prigioniera coatta. Solo che questo alla fine lo fa a modo suo, vergognandosi quasi più della sua gentilezza che del suo caratteraccio.

Comunque, come recita un detto cristiano “Il Padre non toglie la gioia ai suoi figli se non per donarne loro una ancor più grande e maestosa”; per cui, se son rose fioriranno... (e poi io sono una shipper UkIta, quindi perché non accoppiarli? XD)

Aggiungo una piccola postilla, che avrebbe dovuto essere una nota ma già ne avevo scritte troppe: Arthur rivela che Felicia profuma di fiori d'arancio, ma in realtà la zagara è il nome comune di tutti i fiori degli agrumi. Quindi anche del limone, della limetta, del cedro e del bergamotto. Anche perché se di agrumi di ogni specie l'Italia è piena, gli aranceti sono presenti in grande preponderanza a sud per via del clima più adatto.


Ok, basta parlare di quel che è stato, pensiamo al nuovo!


Che, in soldoni, è il continuo di questa storia. Avverto già da subito che mi prenderò una pausa nello scrivere – almeno la prossima long, ma potrei mettere delle storie autoconclusive – perché ho in mente un bel mattone. E minimo prima di pubblicare il primo capitolo voglio avere la storia definita almeno nella linea principale e se possibile anche quattro o cinque capitoli già finiti e solo da rivedere, il che significa anche leggersi un casino di libri e annali della guerra di resistenza italiana. Per cui, potrei riprendere il tutto tra uno o due mesi, dipende come sono ispirata e se non sono morta sotto la carta stampata.

I protagonisti saranno uno sfacelo – anche perché nella guerra del '43 - '45 ci fu davvero una babele di eserciti... si sono dati tutti appuntamento da noi : 9

Spero di non far troppi casini...


Un bacione e un sentito ringraziamento a tutte quelle che hanno seguito questa long: grazie, non sapete nemmeno quanto mi ha fatto piacere leggere le vostre recensioni e scambiare le missive con parecchie di voi. In particolare Kesese_93 che mi ha addirittura segnalato per le storie scelte (troppa grazia ç_ç), poi Lady Monet, Eliot Nightray e KnucklesGirl, a cui ho scopiazzato ignominiosamente il pairing. Ecco, l'ho ammesso. Fanciulla, è colpa tua se ho scritto questa roba. (tanto lo sò che non ti penti di ciò, ma non importa) pentiti! *le punta il dito contro tipo la scimmia cattiva di Family guy* 


Ringrazio anche ghiaccioomega, IvyLotus, Kesese_93 e KnucklesGirl che hanno messo la storia tra le preferite, ed Dar K ya, Eliot Nightray, Gogy e Lady Monet che invece mi hanno infilato nella lista delle storie seguite. E infine sempre Kesese_93 e Lady Monet che mi hanno addirittura messa tra le autrici preferite. Vi lovvo, mie adorate fanciulline, lo sapete? E se non lo sapete, sapevatelo, su rieduchescionàl channel (questa mi sa che come battuta è troppo vecchia...)


Ovviamente un bacione anche a chi ha solo letto la storia (prima o poi capirò anche perché qualche capitolo ha il doppio delle letture degli altri...) e anche chi ha solo aperto la storia e poi l'ha richiusa senza darci peso; se vi è piaciuta ne sarò orgogliosa, se vi ha schifato me ne rammarico, ma se vi avesse anche solo fatto sorridere per un istante mi renderebbe una persona appagata e felice : )


Un bacione e alla prossima storia,

Monia

  
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